Un altro colpo dei trotzkisti alla Resistenza, al socialismo e al comunismo
Bertinotti attacca le foibe come i fascisti
Il leader di Rifondazione paga il prezzo per entrare in un futuro governo dell'Ulivo
Omologazione di regime

Il 13 dicembre il caporione del partito della Rifondazione trotzkista Fausto Bertinotti ha inferto un altro duro colpo alla Resistenza, al socialismo e al comunismo sposando in pieno le tesi storiche dei fascisti, dei repubblichini e della reazione sulla questione delle foibe.
L'occasione propizia per sferrare il suo vergognoso attacco Bertinotti l'ha colta durante il convegno: "La guerra è un orrore: le foibe tra fascismo, guerra e Resistenza'', organizzato dal PRC Veneto e svoltosi nell'aula magna allo Iuav dei Bolentini a Venezia.
Sottolineiamo subito che più che di una revisione storica e di una riformulazione del giudizio in senso neofascista dei fatti e delle circostanze che tra la primavera del 1943 e il maggio del 1945 caratterizzarono la guerra di liberazione in Venezia-Giulia, Istria e Slovenia, quella di Bertinotti è in realtà una sporca operazione politica e strategica tesa a rinnegare l'essenza stessa della Resistenza, del comunismo, del socialismo e dell'esperienza storica dal proletariato internazionale.
Proprio come il saltafossi Occhetto che nel 1989 avviò la liquidazione del PCI attaccando la Resistenza e si servì del rinnegato Otello Montanari per denunciare i cosiddetti "crimini commessi dai partigiani nel triangolo rosso'', così oggi il trotzkista Bertinotti attacca le foibe per rompere definitavamente ogni legame con la storia del movimento operaio, sostituire alla lotta di classe e alla pratica rivoluzionaria l'imbelle ideologia pacifista, non violenta e interclassista con l'obiettivo di collocare il PRC apertamente e stabilmente nel campo della borghesia e del capitalismo e al fianco dei riformisti e dei revisionisti politici e storici in attesa di entrare a far parte di un futuro governo dell'Ulivo.
Quale credito si può dare a un imbroglione che come Bertinotti dice di difendere la Resistenza, ma subito dopo si smentisce affermando che tuttavia non condivide i metodi di violenza rivoluzionaria usati dai partigiani? Eppure egli ben sa che la Resistenza è stata una guerra di popolo caratterizzata in ogni sua fase dalla violenza di massa rivoluzionaria contro gli oppressori nazi-fascisti.
E che le cose stiano effettivamente così lo dimostrano le conclusioni al dibattito in cui l'imbroglione trotzkista, nel criminalizzare la gloriosa guerra di liberazione e i partigiani, si rendeva responsabile dell'ennesimo e gravissimo inganno ai danni della propria base affermando fra l'altro che il fascismo sarebbe definitivamente morto e che pertanto il nemico principale della classe operaia, degli sfruttati e degli oppressi non sono più l'imperialismo e il capitalismo, che nel nostro Paese sono rappresentati dal governo del neoduce Berlusconi e dai caporioni Fini e Bossi che hanno rimesso la camicia nera all'Italia, ma più in generale la guerra e il terrorismo, che si devono combattere non con la lotta di classe e la lotta rivoluzionaria di massa contro i governi che li generano e li sostengono, ma "solo col pacifismo e la non violenza''. "Il momento storico che abbiamo scelto per discutere della questione delle foibe - ha detto Bertinotti - vede da un lato l'accettazione che il fascismo è definitivamente morto, lo stesso Fini prende atto che quella storia è finita, e dall'altra l'antifascismo che si trova davanti due nuovi nemici: la guerra e il terrorismo''. Come se la guerra e il terrorismo non fossero le due facce della stessa medaglia capitalista e imperialista. Mentre la violenza rivoluzionaria di massa e le lotte di liberazione dei popoli vengono assimilate e confuse ad arte col terrorismo.
Perciò a suo dire, occorre "ripensare la nostra grande, ma anche terribile storia'' e quindi nell'ottica pacifista dobbiamo riconoscere che: "è vero che la tragedia delle foibe è stata marginalizzata dalla cultura di sinistra, ma è altrettanto vero che la nostra direzione di oggi punta a una riflessione che trae forza dalla nostra propensione per il pacifismo e dal desiderio di verità''. "Le foibe sono una tragedia terribile che non ha giustificazioni''. E quindi "deve essere studiata criticamente come una violenza in cui si sono combinati fattori terzi e certamente è stata determinata da una volontà organizzata''. Pertanto, ha proseguito, "di fronte a questi fatti, come di fronte ad altri, non possiamo reagire in modo giustificazionista, dicendo cioè che l'avversario ha fatto comunque di peggio''. Infine, la stoccata finale: "è la prima volta che affrontiamo questa questione a livello nazionale. Abbiamo vissuto per tanti anni pensando che la nostra parte fosse quella giusta. L'abbiamo angelicata pensandola come la guerra dei giusti. Invece ci sono delle zone d'ombra che oggi è necessario rimeditare in maniera critica''. Sembra di sentire il rinnegato Occhetto del 1989.
In realtà non c'è da "rimeditare'' un bel niente perché sulle foibe e su tutti gli altri episodi che hanno caratterizzato la gloriosa Resistenza dei partigiani contro il mostro nazi-fascista la storia ha già da tempo emesso il suo inappellabile verdetto.
Le foibe sono delle voragini situate sull'altopiano del Carso e profonde anche centinaia di metri in cui tra la primavera del 1943 e il maggio del 1945 furono gettati i cadaveri di circa 4 mila e 500 soldati nazi-fascisti, spie e collaborazionisti uccisi in combattimento o giustiziati dai partigiani italiani e jugoslavi durante la Resistenza. Le foibe non furono un "massacro indiscriminato''' una "pulizia etnica'' e né tantomeno un "olocausto'' come sostiene la peggiore feccia fascista a cui Bertinotti si presta a fare da spalla, ma fu la risposta della gloriosa lotta partigiana dei popoli italiano e jugoslavo che insieme lottarono strenuamente e pagarono un prezzo altissimo per porre fine a 20 lunghi anni di dittatura fascista, caratterizzati da atrocità e nefandezze di ogni genere e culminati con l'aggressione fascista del 1941 e la successiva occupazione nazi-fascista iniziata all'indomani dell'8 settembre 1943.