Bertinotti lancia la costituente per un nuovo partito

Il capofila dei trotzkisti vuole riunire tutti i partiti a sinistra dell'Ulivo e il correntone DS in uno stesso partito
Con singolare tempismo, lo stesso giorno in cui Prodi avanzava la proposta di una Costituente di tutto l'Ulivo, Bertinotti ha lanciato dalle colonne del "Corriere della Sera" (Cds) del 15 giugno la proposta di una Costituente di tutta la "sinistra radicale".
Le due proposte non sono formalmente in contraddizione, anzi mirano allo stesso obiettivo finale, che è quello di costituire un cartello elettorale per le politiche del 2006 che vada da Mastella a Rifondazione, per spodestare Berlusconi e dare vita a un nuovo ciclo di governo di "centro-sinistra". Tuttavia esse muovono da motivazioni diverse e seguono percorsi autonomi, e il loro rapporto dialettico è legato all'evoluzione delle contraddizioni e dei conflitti che i risultati elettorali hanno innescato all'interno della "sinistra" borghese.
Per Prodi si tratta di consolidare la sua leadership sulla "sinistra" riformista, rimessa in discussione dalla deludente, se non proprio fallimentare, prestazione elettorale del listone alle europee. Per poi, una volta ripreso il controllo dell'Ulivo allargato, dall'Udeur fino a Verdi, PdCI e Di Pietro, estendere il discorso anche al PRC e ai movimenti da esso influenzati, riunificando l'intera "sinistra" borghese sotto la sua cappella per la sfida finale al neoduce. Per Bertinotti si tratta invece di unificare tutta la "sinistra alternativa", dal correntone diessino, ai disobbedienti e centri sociali, a spezzoni dei movimenti no-global, pacifisti, girotondini, ambientalisti, femministi, ecc., per costituire un nuovo partito in cui sciogliere finalmente quel PRC il cui nome e il cui simbolo sono per lui ormai ingombranti e obsoleti. Per poi aprire le trattative con l'Ulivo (chiunque ne sarà il leader, meglio se più in sintonia con lui di Prodi, come per esempio Veltroni), per arrivare ad un'alleanza organica tra la "sinistra" riformista e quella "radicale".

Il progetto bertinottiano
Nell'intervista al CdS Bertinotti ha evitato di farsi coinvolgere nella sorda diatriba apertasi all'interno del listone sulla leadership di Prodi, glissando sulle allusioni alla sua simpatia per Veltroni, pubblicamente esibita con un abbraccio tra i due al seggio romano in cui si erano "incontrati": "Quella di Prodi - ha tagliato corto il leader trotzkista - mi pare una candidatura consolidata in un ampio schieramento". Il che però non gli ha impedito di sottolineare che "è indubbio che il Listone abbia mancato il successo", a causa del "carattere ondivago, incerto, ambiguo e indefinito del suo profilo politico e programmatico".
Ma non gli interessa stabilire di chi siano le colpe: "Non ci tengo a essere coinvolto nei problemi del Listone, ho già quello di costruire una forza di alternativa", ha detto Bertinotti, precisando poi che il suo obiettivo è quello di "far cadere il muro tra Listone e sinistra alternativa". "Penso - ha aggiunto - a una coalizione delle forze democratiche sul modello del partito della Sinistra europea. Costruiamo le fondamenta, circoli, club, associazioni che diventino la costituente nella società di un soggetto della sinistra radicale, la cui connotazione principale sia poi il suo pluralismo".
Dentro a questo nuovo "soggetto", o partito, il leader trotzkista ci vede "culture ecologiste, femministe, il movimento operaio, culture che traggono linfa da fenomeni etico religiosi contrari alla guerra e alle politiche neoliberiste". Non esclude nemmeno di imbarcare Diliberto e Pecoraro Scanio; o perlomeno, se non proprio loro, almeno singoli personaggi o gruppi dei loro rispettivi partiti, visto che i due leader in questione hanno altri progetti: il primo continua a pensare a una "federazione" di tutti i partiti della "sinistra", ciascuno mantenendo il suo carattere e i suoi simboli, e il secondo guarda a un partito europeo dei Verdi, mentre entrambi restano schierati con Prodi.
Tutto fa brodo, insomma, per il capofila dei trotzkisti, che sogna di riunire in un unico partito della "sinistra radicale" tutti i soggetti a sinistra dell'Ulivo, ma con una sola discriminante ben chiara: "Non possono invece essere interessati all'impresa quanti faticano a prendere le distanze dall'eredità staliniana", precisa infatti Bertinotti, rivelando con ciò il vero carattere anticomunista, trotzkista, riformista e borghese di questo nuovo partito.

Incitamente dai trotzkisti e aperture dalla "sinistra" della Quercia
Quella del PRC è stata tutt'altro che una strepitosa vittoria, avendo più che altro tenuto le posizioni rispetto alle ultime politiche e a spese della Quercia più che dell'astensionismo di sinistra. Ha potuto inoltre beneficiare dei voti di tanti elettori antiberlusconiani degli ambienti intellettuali, dei movimenti, sindacali e studenteschi non certo perché convinti dalla sua linea opportunista e socialdemocratica intrisa di nonviolenza gandhiana, ma piuttosto perché rassegnati a votare "più a sinistra possibile" e "turandosi il naso". Ciononostante, di fronte all'evidente flop del listone prodiano, Bertinotti, che si vanta di essere diventato il quarto partito, intende sfruttare il vento favorevole per portare avanti il suo progetto di unificazione della "sinistra radicale".
Ad incoraggiarlo sono in diversi, come i trotzkisti de "il manifesto", a cominciare dal suo direttore Gabriele Polo, che nel giorno stesso delle elezioni incoraggiava a "colmare il vuoto" tra i due poli votando "i partiti che si sono opposti radicalmente alla guerra e alle violenze liberiste"; seguito ad urne chiuse da Rossana Rossanda, elettrice da sempre del PRC, che constatava compiaciuta l'esistenza "alla sinistra dell'Ulivo" di un "grosso bacino in cerca di un grosso partito", un partito reclamato "da almeno il 15 per cento degli italiani": che sono appunto i voti sommati dai partiti alla sinistra dell'Ulivo che Bertinotti aspira a rappresentare.
Un'importante sponda al progetto di Bertinotti viene anche dal correntone diessino, uscito anch'esso politicamente rafforzato da queste elezioni in quanto ha "tenuto" le posizioni rispetto alla débacle complessiva del listone. Cesare Salvi, nel parlare senza mezzi termini di sconfitta del listone, ammettendo che rispetto alle politiche del 2001 sono mancati all'appello "quasi due milioni di voti, persone che sono rimaste a casa" ("l'Unità" del 16 giugno), ha così avvertito Prodi e gli altri leader dell'Ulivo: "è chiaro che o il gruppo dirigente ha l'umiltà e la forza di riconoscere i suoi errori e il coraggio di cambiare strada, oppure si porrà concretamente il tema di costruire in Italia una grande, autonoma, unitaria e plurale forza di sinistra" ("Il Giornale" del 15 giugno).
Anche il coordinatore del correntone, Fabio Mussi, nel respingere la linea della segreteria della Quercia di insistere sul rilancio del listone verso la trasformazione in un partito unico di tipo federativo, ha aperto al progetto bertinottiano affermando che "è utile invece una costituente di tutte le opposizioni per un programma di alternativa e di governo". Quanto alla proposta di Prodi, sostiene a sua volta il sito del correntone "Aprileonline", essa "può essere emendata, migliorata, corretta ad esempio allargando la Costituente a tutta la coalizione, Rifondazione e Di Pietro compresi".
23 giugno 2004