Bertinotti lancia un "Nuovo contenitore" per tutti i riformisti di sinistra
"Più che cambiare noi come contenitore, potremmo confluire noi in un contenitore diverso". Questa frase sibillina di Bertinotti, pronunciata in un intervento sul prossimo congresso DS in una trasmissione de La7, ha agitato ulteriormente le acque nel "centro-sinistra", dopo le polemiche sollevate dal suo annuncio di volersi candidare alle primarie che dovranno incoronare Prodi leader della "grande alleanza democratica" (Gad).
C'è chi in questa frase ha visto un invito alla scissione rivolto al correntone diessino in vista del congresso della Quercia, come Fabio Mussi, che ha risposto a tambur battente "no, grazie"; altri invece, come Pietro Folena, sempre del correntone, e in parte anche Cesare Salvi, si sono mostrati più possibilisti; diffidenza e sospetto hanno caratterizzato invece le risposte di Verdi e PdCI, già abbastanza preoccupati dall'intenzione di Bertinotti di candidarsi alle primarie. A tutti costoro Bertinotti ha cercato di mandare messaggi tranquillizzanti attraverso Liberazione e un editoriale della fedele Rina Gagliardi, rassicurandoli che il suo non vuol essere un invito a promuovere scissioni e a fondare un nuovo partito, ma a valorizzare la "sinistra alternativa".
Ma in realtà è chiaro che con quella frase Bertinotti ha voluto invece proprio lanciare la sua candidatura a leader di tutti i riformisti di sinistra, a capofila della sinistra della Gad: in sostanza vuol ripetere con la sinistra dei riformisti italiani quell'operazione che ha già fatto con il Partito della sinistra europea proponendosi come il leader della sinistra dei riformisti europei. E in questo quadro la candidatura alle primarie, accanto e non in contrapposizione a Prodi (che da parte sua, con grande sconcerto di Fassino, non ostacola questo disegno), rappresenterebbe un importante banco di prova attraverso il quale il narcisista trotzkista di Rifondazione potrebbe raccogliere quella percentuale di voti (c'è già chi ipotizza tra il 15 e il 20%) sufficiente a incoronarlo di fatto leader della sinistra della "sinistra" borghese.
Dunque, al di là delle rassicurazioni sulla sua volontà non scissionistica e non egemonica, Bertinotti in realtà mira a proporsi come leader di una sorta di federazione di tutti i riformisti di sinistra dell'area della Gad e dei movimenti che si situano oltre il suo fianco sinistro. La stessa Gagliardi lo dice tra le righe nel momento stesso in cui con queste parole vorrebbe smentirlo: "Ma chi ha detto - sostiene la trotzkista luxemburghiana alla fine del suo editoriale su Liberazione del 20 ottobre dal titolo "Una proposta alla sinistra" - che le alternative siano solo quelle, tradizionali e simmetriche, della scissione e della `fusione'? Perché non pensare ad un percorso comune in cui, pur rimanendo ciascuno custode geloso della propria identità, tutti si mettono davvero in gioco e lavorano insieme a rompere/ricomporre gli equilibri esistenti? Alla fine, la sinistra alternativa potrà nascere soltanto all'interno di una sfida posta a questa altezza".
La Gagliardi rispondeva soprattutto a Mussi il quale, alla dichiarazione di Bertinotti, aveva replicato a muso duro: "Noi siamo nei Democratici di sinistra, facciamo la nostra battaglia congressuale e restiamo nei DS". Tuttavia, come abbiamo accennato, altri del correntone come Folena hanno mostrato invece una certa apertura verso la proposta di Bertinotti, come pure la rivista online Aprile, vicina al correntone, e anche Cesare Salvi. Letteralmente entusiasta è stata poi l'adesione alla proposta di Bertinotti da parte del rinnegato e traditore Achille Occhetto ("è ormai matura la necessità di una riorganizzazione complessiva della sinistra", ha scritto in una "lettera aperta" a Bertinotti su l'Unità del 22 ottobre), che per questa via spera di riciclarsi dopo il fallimento dell'esperienza elettorale con il neofascista Antonio Di Pietro. Altri segnali di apertura al "nuovo contenitore" di Bertinotti sono venuti da esponenti dei movimenti di area pacifista, cattolica, ambientalista e dei centri sociali.
Il leader neorevisionista e trotzkista del PRC non ha trovato quindi solo porte chiuse alla sua candidatura a leader di tutti i riformisti di sinistra, anzi tutt'altro. Inoltre si sta dimostrando molto abile a sfruttare a suo favore le contraddizioni interne alla coalizione e a cogliere con grande tempismo i momenti favorevoli come questo, in cui il suo apporto alla neonata Gad appare decisivo. A questo scopo continua imperterrito a imprimere una svolta a destra dietro l'altra al suo partito, senza degnarsi minimamente di informare preventivamente non diciamo la base, ma neanche il gruppo dirigente del PRC, salvo la ristrettissima cerchia di suoi fedelissimi, con in testa la Gagliardi che ha il compito di rivestire con argomenti sinistroidi e trotzkisti ogni sua nuova sparata di destra.
Tuttavia stavolta le reazioni all'interno del PRC sono state più articolate rispetto alle sue ultime sterzate a destra, tanto che alle riserve espresse dai trotzkisti dell'area "Erre" e alle critiche del trotzkista Ferrando ha fatto da contrappeso il consenso del leader dell'area de "L'Ernesto", Claudio Grassi, secondo il quale "la necessità di trovare un coordinamento di tutte le soggettività politiche a sinistra del partito riformista è un'esigenza giusta che va perseguita".
è anche in forza di tutto questo che Bertinotti rilancia ulteriormente la sua proposta, cogliendo al balzo un intervento di Alberto Asor Rosa sul quotidiano trotzkista il manifesto del 23 ottobre, nel quale si avanzava l'idea, assai piaciuta anche al segretario del PdCI, Oliviero Diliberto, che la sponsorizza, come pure al DS Salvi, di trovare "a breve scadenza un momento e un luogo d'incontro per tutti coloro che si dichiarano e si sentono a favore di un processo di avvicinamento e di incontro tra quelle forze della sinistra che, sebbene disperse, continuano a resistere alla manovra riformistico-moderata": "L'assemblea della sinistra - ha detto infatti Bertinotti in un'intervista ad Aprileonline mettendo il proprio marchio sull'idea di Asor Rosa - si può fare in termini autogestiti: debbono cioè essere tutte le forze interessate che si autoconvocano".

27 ottobre 2004