Il pupillo di Berlusconi accusato di concorso in corruzione
Bertolaso indagato
Arrestato il suo ex vice Balducci. Indagato Verdini coordinatore del Pdl. Spuntano la "cricca Veltroni" e Rutelli. Un Pm tra i quaranta indagati
Il governo ne respinge le dimissioni, lo applaude e lo difende a spada tratta

All'alba del 10 febbraio un violento terremoto politico-giudiziario ha investito in pieno la Protezione civile italiana e in particolare il suo capo, Guido Bertolaso, pupillo del neoduce Berlusconi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, finito in cima alla lista degli indagati con l'accusa di concorso in corruzione per aver elargito appalti in cambio di tangenti e prestazioni sessuali.
L'epicentro dell'inchiesta è situato nella procura di Firenze, ma la sua devastante onda d'urto, alimentata dalle indagini della procura di Roma, scuote dalle fondamenta i palazzi governativi di Roma. Le indagini partono dalle grandi opere urbanistiche e infrastrutturali effettuate a Firenze di recente, passano dai lucrosi lavori di ristrutturazione degli impianti del Foro Italico per i mondiali di nuoto 2009 a Roma, dal completamento dell'aeroporto internazionale dell'Umbria S. Egidio di Perugia in vista delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia e arrivano fino in Sardegna, sull'isola della Maddalena, teatro dei lauti appalti in preparazione del G8 dell'anno scorso, poi spostato a L'Aquila.

Gli arresti
In manette sono finiti Angelo Balducci, presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e stretto collaboratore di Bertolaso alla Protezione Civile; Fabio De Santis, provveditore alle opere pubbliche della Toscana e successore di Balducci come "soggetto attuatore" delle opere per il G8; Mauro Della Giovampaola che ha occupato incarichi di rilievo nella protezione civile, attuale braccio destro dell'architetta Elisabetta Fabbri, commissario straordinario per i Nuovi Uffizi che a sua volta fa parte della struttura incaricata di portare a compimento le opere per i 150 anni dell'Unità d'Italia, fra cui l'auditorium della musica di Firenze; Diego Anemone, giovane rampante imprenditore romano che in cambio degli appalti per la realizzazione delle opere per il G8 e per i mondiali di nuoto a Roma dell'anno scorso elargiva tangenti e favori e organizzava festini a luci rosse per gli alti papaveri della Protezione civile e in particolare per il capo Bertolaso.

Bertolaso, Verdini e i 40 indagati
Su ordine della magistratura di Firenze, in coincidenza con l'approvazione in Senato del decreto che trasforma la Protezione Civile in una Società per azioni (successivamente l'infame operazione è stata bloccata dallo stesso governo), i carabinieri del Ros di Roma hanno effettuato anche una ventina di perquisizioni, tra cui la sede del dipartimento della Protezione civile a Roma, e notificato altri ventotto avvisi di garanzia.
Tra Firenze e Roma gli indagati sono in tutto una quarantina. Accanto a Bertolaso (che secondo i magistrati ha concesso appalti per il G8 de La Maddalena a una serie di imprenditori amici in cambio di favori e altre prestazioni) nella lista degli indagati spiccano fra gli altri Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl accusato di concorso in corruzione, e il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, coordinatore dei reati contro la pubblica amministrazione, accusato di rivelazione di segreto d'ufficio. Nel provvedimento dei magistrati fiorentini si fa riferimento a una informazione che un imprenditore avrebbe appreso dal figlio del magistrato, Camillo Toro. Questa parte d'inchiesta è stata trasmessa per competenza alla procura di Perugia. Mentre Verdini, secondo l'accusa dei giudici di Firenze, si è adoperato per favorire un trio di imprenditori amici: Francesco De Vito Piscicelli (direttore tecnico dell'impresa Opere pubbliche e ambiente spa di Roma), Vincenzo Di Nardo e Riccardo Fusi (rispettivamente amministratore delegato e presidente del colosso delle costruzioni Fiorentino Baldassarri-Tognozzi-Pontello) nel grande affare della ricostruzione del post terremoto a L'Aquila e in alcuni lavori per il G8 e il 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

Una "cupola dei lavori pubblici"
Dalle indagini emerge chiaro che il giro di escort, i festini e le prestazioni sessuali enfatizzati dai media sono solo la punta di un iceberg ben più inquietante dietro cui agiva un vero e proprio comitato d'affari in grado di controllare tutti gli appalti delle opere pubbliche a livello nazionale. Una sorta di "cupola dei lavori pubblici" in cui l'immagine "eroica" di Bertolaso, l'organizzatore dei "grandi eventi" e il suo "efficientismo" in soccorso delle popolazioni colpite da calamità, sembra costruita apposta per coprire il grumo di interessi che grava intorno alla Protezione civile e ai lavori pubblici. Una vera e propria associazione a delinquere in cui sono coinvolti ai massimi livelli sia i boss della destra che della "sinistra" del regime neofascista e dietro cui si allunga sempre più inquietante l'ombra della massoneria e della mafia.

Le origini dell'inchiesta
L'indagine principale condotta dal procuratore capo di Firenze Giuseppe Quattrocchi e dai Pubblici ministeri (Pm) Luca Turco, Giuseppina Mione e Giulio Monferini è stata avviata circa due anni fa in seguito a un'intercettazione di Marco Casamonti, l'architetto già indagato nella vicenda fiorentina inerente la mega speculazione edilizia effettuata su varie zone della città e in particolare nell'area di Castello in cui sono indagati il presidente onorario di Fondiaria Sai, Salvatore Ligresti, il suo braccio destro Fausto Rapisarda e una lobby di corrotti e corruttori che fanno capo al PD fiorentino fra cui due ex assessori della passata giunta di "centro-sinistra" Domenici più l'attuale vicepresidente del Consiglio comunale Salvatore Scino eletto nella lista del neopodestà Matteo Renzi (vedi "Il Bolscevico" 26 novembre 2008 e 4 novembre 2009).

Un sistema di potere corrotto
Nelle 126 pagine dell'ordinanza giudiziaria il Giudice per le indagini preliminari (Gip) di Firenze Rosario Lupo parla di un "reticolo di rapporti tra gli indagati in cui il pubblico e il privato sono confusi in un intreccio di interessi che si traduce in condotte altamente dannose per la collettività", non solo da un punto di vista economico, ma anche ambientale, "atteso lo sventramento di un'oasi naturale come l'isola della Maddalena". Si tratta di un "sistema di potere forte, collaudato, insidioso" nel quale è stato evidenziato "il coinvolgimento, a vario titolo e in gran parte ancora da definire nei suoi contorni, di personaggi di grossa levatura istituzionale" fra cui i "rapporti poco chiari con consiglieri della Corte dei Conti, quali Mario Sancetta e Antonello Colosimo", quest'ultimo dal 2005 al 2008 vice alto commissario per la lotta alla Contraffazione.
Mentre il procuratore Quattrocchi ha aggiunto: "Sono stati ravvisati, come è scritto nell'ordinanza, gravi indizi di colpevolezza che riguardano fattispecie corruttive relative agli appalti di alcune grandi opere che sarebbero stati assegnati nel quadro di uno scambio di favori tra dirigenti dello Stato preposti agli uffici interessati e privati imprenditori".

Gli appalti illeciti
Ad esempio in Sardegna, col falso pretesto di rilanciare l'economia dell'Isola, per il mancato vertice del G8 a La Maddalena, sono stati investiti 327 milioni di euro senza che le opere previste siano state terminate. Non solo, sulla mancata trasformazione dell'ex base Nato in un villaggio a cinque stelle pende anche un ricorso del Tar per aver assegnato - senza gara d'appalto - una concessione di 30 anni al Mita Resort che fa capo al gruppo di Emma Marcegaglia presidente di Confindustria.
La stessa fine è toccata agli appalti in favore del costruttore Ligresti inerenti il recupero, mai eseguito, dei fari sugli isolotti di Rozzoli e di Santa Maria. A tale proposito il Gip di Firenze scrive: "Trattasi di una vicenda che denota l'illecita messa a disposizione dei Pubblici Ufficiali De Santis e Della Giovampaola, i quali, avendo assicurato al Gruppo Anemone il pagamento di una consistente somma di denaro connesso agli appalti del G8 in corso di realizzazione sull'Isola della Maddalena, ad opera di imprese riconducibili a detto gruppo, immediatamente chiedevano di essere premiati mediante l'organizzazione di un incontro a carattere sessuale per entrambi".

Il fronte investigativo romano
Sul fronte romano l'inchiesta è coordinata dal procuratore Giovanni Ferrara e dal sostituto Sergio Colaiocco, che dovranno fare luce sui rapporti d'affari e i legami più o meno diretti tra Balducci, suoi familiari e le società di costruzione legate al gruppo Anemone. Secondo l'accusa queste società hanno pagato fior di tangenti in cambio di contratti milionari per i Mondiali di Nuoto 2009, per i quali ad Angelo Balducci erano stati assegnati i super-poteri per autorizzare opere in deroga al piano regolatore. Si è accertato che esistevano legami tra gli Anemone e i Balducci sin dal maggio 2004, quando Filippo Balducci e Diego Anemone costituiscono la Società Sportiva Romana e rilevano il centro sportivo della Banca di Roma a Settebagni, dopo alcune cessioni e altri acquisti costituiscono il Salaria Sport Village venti giorni prima che Angelo Balducci sia nominato commissario straordinario. In seguito il Salaria Sport Village decide l'ampliamento del centro sportivo a Settebagni in una zona agricola vincolata e in una a rischio esondazione, per il costo di 36 milioni di euro. Ad eseguire i lavori è la Redim 2002 azienda della moglie di Diego Anemone. Le indagini si sono allargate anche alla Erretifilm Srl di cui è amministratrice e proprietaria al 50% la moglie di Angelo Balducci, l'altra metà appartiene a Vanessa Pascucci che figura anche nella Redim 2002 e nell'Arsenale Scarl che aveva ricevuto appalti per il G8 pari a 100 milioni di euro.

L'ombra della mafia
Dalle indagini svolte, scrive il Gip: "è emerso l'interessamento anche di soggetti legati alla malavita organizzata di stampo mafioso che controllano cordate di imprese interessate al banchetto costituito dagli ultramilionari appalti" in Abruzzo. Infatti il "cinismo" dei personaggi coinvolti in questa inquietante inchiesta non si ferma nemmeno davanti "alle macerie ancora calde" del terremoto. "Qui bisogna partire in quarta subito... non è che c'è un terremoto al giorno", ripetono al telefono alcuni degli imprenditori finiti sotto inchiesta, che, grazie alla complicità di "pubblici funzionari venduti", sono pronti "a buttarsi sul denaro per la ricostruzione del martoriato Abruzzo" e a fare affari con la mafia.

La "cricca Veltroni" e Rutelli
Alcuni dei retroscena più inquietanti emergono dalle oltre 20 mila pagine di informative del Ros che accompagnano l'ordinanza del Gip fiorentino. Dalle intercettazioni spuntano i nomi del presidente del Senato Schifani, del ministro per le Infrastrutture Altero Matteoli e di Paolo Berlusconi, intercettati in riferimento agli appalti per le opere pubbliche di Firenze e Roma. E poi ancora Vito Bonsignore, ex Dc, europarlamentare Pdl, già coinvolto in bancopoli, che fa da tramite fra Verdini e la Baldassarri-Tognozzi-Pontello (bpt) per gli appalti del G8 e del 150° dell'Unità d'Italia. In particolare da una di queste intercettazioni a carico dell'amministratore della btp Di Nardo emerge anche il gravissimo e pieno coinvolgimento della "cricca Veltroni" e di Rutelli.
"I romani arrivano sempre davanti", si lamenta il 28 dicembre 2007 Di Nardo appena saputo di aver perso l'appalto da 80 milioni di euro per l'Auditorium di Firenze. Parla di un "sistema Pd-centrico" che ruota attorno agli ex sindaci della capitale Rutelli e Veltroni e tira in ballo anche l'ex sindaco di Firenze Domenici, l'ex viceministro Vannino Chiti e i Della Valle.

"Bertolaso non si tocca"
Si tratta, ha detto Bertolaso poco prima di simulare la sue dimissioni, di "accuse infamanti e drammatiche". Non ho "seguito direttamente e personalmente la vicenda degli appalti" sulla quale, però, ha ammesso il capo della Protezione civile: "sicuramente saranno stati commessi anche degli illeciti". Perciò, ha concluso ipocritamente: sono "disposto a dare la vita" per convincere gli italiani che "non li ho mai ingannati".
Una linea di difesa concordata personalmente col suo grande protettore, il potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che prontamente ha chiamato il governo e la maggioranza a fare quadrato intorno a Bertolaso. Tant'è che poche ore dopo il neoduce Berlusconi in Consiglio dei ministri nel respingere le sue dimissioni ha ribadito la sua piena fiducia al capo della Protezione civile: "Sono convinto che Bertolaso potrà chiarire ogni cosa. Mi sembra che ci sia lo sport nazionale di andare a deprimere chi fa il bene del Paese. Contro di lui - taglia corto il nuovo Mussolini - vanno a sollevare un problema di questo genere. I Pm si vergognino, Bertolaso non si tocca''.
Forse è per questo che nelle settimane scorse, quando si discuteva della possibilità di estendere l'immunità del Lodo Alfano, Berlusconi aveva proposto una poltrona da ministro a Bertolaso; forse proprio per garantirgli uno scudo giudiziario che comunque Bertolaso ha ottenuto lo stesso dal momento che il decreto per la trasformazione della Protezione civile in Spa appena approvato in Senato contiene anche una norma che garantisce l'impunità all'ex commissario dell'emergenza rifiuti in Campania, ossia a Bertolaso. In particolare l'articolo 3, comma 5, impone che: "Dalla data di entrata in vigore del presente decreto e fino al 31 gennaio 2011 non possono essere intraprese azioni giudiziarie ed arbitrali nei confronti delle strutture commissariali e quelle pendenti sono sospese".
La verità è che il governo del nuovo Mussolini col decreto-legge 343 del 2001 (uno dei primi atti del secondo governo Berlusconi) ha trasformato e esteso il concetto stesso di emergenza applicandolo a tutti i "grandi eventi" istituzionali, sportivi, sociali e religiosi come appunto il G8, i mondiali di nuoto, le celebrazioni dell'Unità d'Italia fino all'Expo 2015 di Milano. In questo modo le assegnazioni dei lavori e le procedure esecutive vengono svincolate da ogni tipo di controllo pubblico. Basta una semplice ordinanza firmata dal presidente del Consiglio senza passare né dal Parlamento né dal Quirinale né tantomeno dal vaglio preventivo della Corte dei conti, per avere mano libera sulle deroghe alle norme sugli appalti, al diritto del lavoro, ai vincoli urbanistici, ai controlli amministrativi, alle direttive comunitarie e, soprattutto, avere immediatamente a disposizione i soldi necessari ai lavori e alle assunzioni, prendendoli dal fondo ordinario della Protezione civile oppure da altri capitoli del bilancio pubblico (Fas, Anas, ecc).
Insomma: "Una storia di ordinaria corruzione" come l'ha definita il Gip Lupo che parla di "fatti gravissimi proprio per la sistematicità delle condotte illecite e dei rapporti illeciti di cointeressenza tra gli indagati e per le rilevantissime ripercussioni finanziarie ed economiche ai danni del bilancio dello Stato rese possibili, tra l'altro, da una normativa ampiamente derogatoria delle ordinarie regole in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici che presuppone in chi la deve gestire e applicare ancora di più rispetto delle regole di trasparenza, fedeltà, imparzialità ed efficienza imposte da legge e Costituzione ai pubblici ufficiali".

17 febbraio 2010