IL "BILANCIO PARTECIPATO'' E' UNA "INNOVAZIONE'' RIFORMISTA
I Centri sociali romani veicolo per integrare gli "antagonisti'' nel sistema capitalista
Da poco sono state formate le giunte comunali di Napoli e di Roma, conquistate dal "centro-sinistra'' a scapito del polo del neoduce Berlusconi nei ballottaggi del 27 maggio scorso. Le nuove amministrazioni, quella partenopea guidata dalla democristiana Jervolino e quella capitolina guidata dal rinnegato del comunismo Veltroni, hanno introdotto la medesima "innovazione'', ossia una delega al "bilancio partecipato'', in entrambi i casi affidata ad assessori di Rifondazione, rispettivamente Raffaele Tecce a Napoli e Luigi Nieri a Roma.
Tale delega viene esaltata come una cosa "pensata sull'esempio della straordinaria esperienza di governo della brasiliana Porto Alegre'' ed è figlia delle teorizzazioni avanzate in occasione del Forum sociale mondiale che dal 25 al 30 gennaio scorsi si tenne appunto a Porto Alegre sotto lo slogan "Un altro mondo è possibile''. In quella riunione, contemporanea a quella dei capitalisti a Davos in Svizzera, si lavorò da parte dei socialdemocratici, dei revisionisti e dei trotzkisti internazionali per imbracare il crescente movimento antiglobalizzazione (cfr. Il Bolscevico n. 6/2001).
Una delle principali teorizzazioni riguardava la cosiddetta "democrazia partecipativa'', cioè una nuova strada per integrare le masse nel regime capitalista, il quale dovrebbe rendersi in qualche modo più "umano'' e quindi accettabile anche agli "antagonisti'' e più in generale agli sfruttati e oppressi che verrebbero coinvolti in varie forme nelle decisioni su certi aspetti della loro vita politica, economica e sociale.
Riferendosi all'applicazione italiana di questa linea, Guido Lutrario, tra i rappresentanti dei "Centri sociali per il diritto di cittadinanza'' di Roma e del centro sociale romano "Corto circuito'', definisce "ambizioso obiettivo'' del "bilancio partecipato'' quello di "ridare voce ai cittadini'' (notare il riferimento generico e interclassista) e realizzare così un "momento di innovazione''.
All'apparenza, dunque, una novità, quasi che le istituzioni rappresentative borghesi, storicamente sorde alle istanze delle masse proletarie e popolari e oggi irreggimentate nella seconda repubblica in camicia nera, si fossero decise ad "ascoltare'' e quindi a intervenire seriamente per avviare a soluzione i drammatici problemi delle fasce sociali più deboli, delle periferie urbane, ecc. Dietro l'apparenza, però, vediamo che l'"innova-zione'' non è altro che un tentativo di stampo riformista finalizzato in primo luogo al recupero del dissenso popolare, spesso motivato proprio dalla sfiducia nell'operato dei governi locali e nazionali e dei loro partiti e che soprattutto nelle ultime tornate elettorali si è manifestato attraverso forti avanzate dell'astensionismo.
Il vero ma inconfessabile obiettivo della suddetta novità non è perciò quello di "ricon-segnare'' (e quando mai l'avrebbero avuto?) "il potere decisionale a chi vive il territorio'', né di "sperimentare forme di democrazia diretta'', come sostengono i trotzkisti e i movimentisti sponsor del "bilancio partecipato''. L'obiettivo è di contribuire a ridare credibilità (e voti dagli astensionisti di sinistra) alle varie amministrazioni. Qualcosa dovrà pur dire il fatto che tale progetto può contare sull'avallo dell'ex vicepresidente del Consiglio Veltroni e dell'ex ministro degli Interni Jervolino e che costoro l'hanno affidato alle "sicure'' mani del partito che copre a "sinistra'' l'Ulivo, il partito della rifondazione trotzkista che è solito mugugnare verso il "centro-sinistra'' ma intanto ci governa assieme in numerose città, province e regioni in tutta Italia.
Il "bilancio partecipato'' in definitiva costituisce un imbroglio teso a creare nuove illusioni riformiste ed elettoraliste, punta a intrappolare e depotenziare certe forze suscettibili di essere conquistate alla lotta di classe antistituzionale e antiparlamentare, intende ricreare una verginità politica alle screditate amministrazioni locali, sempre più dirette emanazioni e al servizio delle varie fazioni dei potentati economici e finanziari della classe dominante borghese in camicia nera.