Chi è la nuova segretaria generale della Cgil
Camusso, da fautrice del socialismo a sostenitrice del capitalismo
Rappresenta la continuità del riformismo di destra di Epifani

Susanna Camusso alla elezione a segretaria generale della Cgil, avvenuta il 3 novembre scorso, ci è arrivata a 55 anni e dopo 35 anni di attività sindacale in varie strutture sia di categoria e che di tipo confederale. Il neo-segretario della Cgil ha dunque alle spalle una lunga carriera di cui riporteremo in sintesi gli aspetti salienti per capire chi è, qual è la sua identità politica, quali sono le sue posizioni.
Nasce a Milano nel 1955 da una famiglia borghese (suo padre è direttore editoriale della Mondadori), in una abitazione confortevole nel quartiere centrale di Porta Romana. Dopo le superiori si iscrive alla facoltà di archeologia dell'università Statale. Siamo a metà degli anni '70 caratterizzati da grandi lotte sindacali e sociali del movimento operaio e del movimento studentesco. La Camusso partecipa alle lotte nelle fila del Movimento studentesco guidato da Capanna, influenzato dalla lotta del popolo vietnamita contro l'occupazione imperialista degli USA e dalla Grande rivoluzione culturale proletaria cinese promossa e diretta da Mao. Nei cortei gli studenti portano cartelli con l'effige di Lenin e di Stalin e striscioni che inneggiano al marxismo-leninismo. Nella prima parte della sua vita politica, quando è ancora una giovane studentessa, ha posizioni anticapitaliste e crede nel socialismo. Tanto è vero che al termine dell'esperienza col movimento di Capanna si iscrive e milita nel Movimento Lavoratori per il Socialismo (MLS).
Contemporaneamente inizia un'attività in collaborazione con la FLM (Federazione lavoratori metalmeccanici) per organizzare le 150 ore, una conquista questa per dare agli operai la possibilità di elevare il loro livello scolastico e culturale. Il passo successivo è abbandonare l'università senza essersi laureata, per andare a "lavorare" come funzionario nella Fiom-Cgil. Il suo primo incarico è seguire le politiche dell'Ansaldo. Seguirà una lunga carriera. Nel 1977 dirige la Fiom in una zona di Milano; nel 1980 entra nella segreteria Fiom di Milano e nel 1986 in quella regionale della Lombardia. Dal settembre 1993 alla fine del 1997 è nella segretaria nazionale della Fiom. Nel dicembre 1997 viene eletta segretario generale della Flai Lombardia; nel 2001 è segretario generale della Cgil Lombardia; il 16 giugno 2008 è eletta in segreteria confederale; infine l'ultimo passaggio è di questi giorni con l'elezione a segretario generale.
Una volta lasciato il MLS, la Camusso imprime alla sua vita politica una svolta a destra che segna la sua trasformazione da fautrice, quanto meno soggettivamente, del socialismo a sostenitrice del capitalismo, e l'abbandono del campo rivoluzionario per abbracciare il riformismo di stampo socialdemocratico. Non prende in alcuna considerazione infatti la militanza comunista e sceglie di iscriversi nel PSI del decisionista e anticomunista Craxi dove trova figuri come Fabrizio Cicchitto, Maurizio Sacconi e Renato Brunetta che diventeranno, a seguito delle bordate giudiziarie accusate da Craxi e dal vertice del PSI, esponenti di primo piano della casa del fascio di Berlusconi e del suo attuale governo. Questa scelta influenzerà e condizionerà tutta la sua attività sindacale nella Cgil che porterà avanti con la componente socialista minoritaria, ossia con la destra. Anzi è proprio grazie ai capi bastone di questa componente che potrà assumere incarichi di responsabilità sempre più alti: Vigevani che la chiama a far parte della segreteria nazionale della Fiom, Epifani che la introduce nella segreteria nazionale confederale.
A scavare si potrebbero citare tanti episodi che vedono la Camusso schierata su posizioni riformiste di destra. Ma ce ne sono alcuni che hanno fatto storia. Il primo risale al 1984. Infuria la battaglia per la difesa della scala mobile sviluppata grazie alla mobilitazione dei consigli di fabbrica autoconvocati. Il governo Craxi ha varato il decreto di San Valentino che d'imperio ne taglia alcuni punti. La maggioranza della Cgil guidata da Luciano Lama si oppone, la minoranza capeggiata a quel tempo da Ottaviano Del Turco insieme a Cisl e Uil lo appoggia. La Camusso, pur dicendosi lombardiana, è dunque in difesa dell'atto fascista craxiano. Un secondo episodio risale al 1994. E' nella segreteria nazionale della Fiom e per essa segue il settore auto. Con Fim e Uilm, senza consultare i lavoratori della Fiat di Termoli e senza avere un loro mandato a trattare, firma un accordo che introduce il lavoro notturno (ovvero i famosi i18 turni) che sarà bocciato dal 70% degli interessati nel referendum che farà seguito. Il terzo episodio è successivo, si svolge in sede di contrattazione del rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici: la Camusso dà il suo benestare per il licenziamento dei "lungodegenti" (fin lì in aspettativa senza salario). Altro che tenace negoziatrice al tavolo della trattativa a difesa dei diritti dei lavoratori. Le critiche che seguiranno a questo comportamento le costeranno il posto nella segreteria Fiom, allontanata su proposta dell'allora segretario generale, Claudio Sabattini.
A dar una mano alla Camusso, caduta in disgrazia, interverrà Sergio Cofferati, anch'egli un riformista di destra, che la chiamerà ad assumere la carica di segretario generale della Cgil lombarda. La parte più recente della biografia della Camusso va dal 2008 ad oggi. È in quell'anno che il socialista e leader della destra della Cgil, Guglielmo Epifani, pensa alla sua scadenza del secondo mandato come segretario generale e a un candidato di suo gradimento che lo sostituisca. Perciò chiama la Camusso, allora segretario Cgil Lombardia, a far parte della segreteria nazionale confederale, poi se la mette accanto e le dà uno spazio sempre più grande durante lo svolgimento del XVI congresso nazionale. Dopo la impone come sua vice e la propone come candidato unico per l'elezione del nuovo segretario generale. Infine l'incoronazione, accolta con un'ovazione da destra e "sinistra" borghese, da Confindustria e vertici Cisl e Uil. La sinistra organizzata ne "La Cgil che vogliamo" però gli vota contro.
La Camusso, non è difficile capirlo è la versione femminile di Epifani rispetto al quale si pone in perfetta continuità e, inevitabilmente, porterà avanti lo stesso riformismo di destra. Ciò è testimoniato dalle posizioni espresse nella sua dichiarazione programmatica pronunciata appena eletta. Con in testa: il recupero del rapporto con i sindacati complici, Cisl e Uil; recuperare un tavolo per sottoscrivere la "riforma" della contrattazione che dia spazio al secondo livello a scapito del contratto nazionale; recuperare un tavolo con Marchionne per rientrare nell'intesa della Fiat di Pomigliano e condividere il "Progetto Italia"; portare avanti il confronto con Confindustria per definire un comune "patto sociale" sui temi della crisi e dello sviluppo, da presentare al governo; rinviare sine die la proclamazione dello sciopero generale. Infine, ma non per importanza, normalizzare la ribelle Fiom.

10 novembre 2010