Biografie
Chi è Ligresti
Chiacchierato per i suoi presunti rapporti con la mafia è finito in carcere per l'inchiesta "mani pulite" e condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione ha scontato la sua pena affidato ai servizi sociali. Salvatore Ligresti, il costruttore travolto dagli scandali, il tangentista che dava mazzette direttamente a Craxi, l'imprenditore che grazie ai suoi buoni rapporti con la politica è stato salvato dalle banche quand'era sull'orlo del fallimento, ora vive una nuova vita dorata. Il piede che ha messo nella Rcs Media Group è solo l'ultimo tassello in ordine temporale.
L'abbraccio col neoduce Berlusconi sta dando grossi frutti. Il feeling tra l'ingegnere di Paternò e il cavaliere di Arcore però non è di vecchia data. Don Salvatore negli anni '80 era un concorrente di Berlusconi, come lui costruiva la sua fortuna sul mattone. Entrambi erano sponsorizzati dal PSI di Craxi, ma Ligresti ha sempre avuto riferimenti politici più ampi e articolati, che spaziano da AN alla vecchia DC.
Nato nel 1932 a Paternò, in Sicilia, da famiglia agiata. Ha frequentato il liceo classico e poi l'università di Padova, dove ha conseguito la laurea in Ingegneria. Negli anni '50 si trasferisce a Milano "in cerca di fortuna". Qui Ligresti si lega a Michelangelo Virgillito e Raffaele Ursini, due immigrati originari anche loro di Paternò. Gli insegnarono il "corsarismo" in finanza tanto che il giovane Ligresti superò il maestro e "rilevò" da Ursini il primo pacchetto di azioni Sai. Avrebbe dovuto essere una vendita simulata, ma Ligresti sostenne di aver regolarmente pagato e una sentenza gli diede ragione. La sua fortuna crebbe rapidamente tanto che negli anni '80 Ligresti era l'immobiliarista più potente di Milano. In questi anni acquista a destra e a manca quote azionarie di società di gran nome come Cir, Pirelli e Montedison. Sotto l'ala di Cuccia e Craxi entra in Mediobanca.
Nel 1986 scoppia lo scandalo delle aree d'oro: Ligresti viene indagato per corruzione, ma alla fine se la cava con piccole condanne per abusi edilizi. Passata la bufera come sempre si rialza e sei anni dopo, nel '92, viene travolto da "tangentopoli".
Il 16 luglio '92 finì a San Vittore. Dopo quattro mesi mise a verbale una deposizione fiume che consentì al pool anti-corruzione di arrivare a Craxi. I guai seri arrivarono con l'inchiesta Eni-Sai, coimputati l'ex finanziere Sergio Cusani e lo stesso Craxi. Altre vicende giudiziarie le ha chiuse col patteggiamento: quelle per le tangenti per i piani edilizi di Pieve Emanuele e per l'ampliamento del palazzo di giustizia di Milano e il processo per la svendita del patrimonio immobiliare dell'Ipab.
Ed ora con questo curriculum alle spalle entra trionfante in via Solferino. Da finanziatore di Craxi a sostenitore di Berlusconi, il passo è stato breve.
21 luglio 2004