I ministri dell'Esecutivo Monti
Al governo in prima persona banchieri, alti ufficiali, superburocrati statali, baroni universitari, tecnocrati e personalità borghesi ammanigliate col Vaticano

La biografia del presidente del Consiglio e ministro dell'Economia e Finanze Mario Monti è apparsa sullo scorso numero de "Il Bolscevico"
 
Segretario del Consiglio dei ministri
ANTONIO CATRICALA'

Nel segno della continuità la scelta di Antonio Catricalà alla poltrona di Sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Egli infatti è stato per ben quattro anni (dal 2001 al 2005) il fedelissimo di Gianni Letta, braccio destro di Berlusconi, prima che questi lo promuovesse come presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust).
Avvocato, due figlie, nato a Catanzaro il 7 febbraio 1952, Catricalà a ventidue anni si è laureato con lode in legge a Roma ed è stato nominato, a seguito di concorso, assistente del prof. Pietro Rescigno all'università La Sapienza, facoltà di Giurisprudenza. Attualmente è professore a contratto in Diritto dei consumatori all'Università LUISS "Guido Carli".
Per due anni ha studiato economia, sociologia, storia e scienza dell'amministrazione presso l'Istituto Luigi Sturzo di Roma, dove è stato allievo di Federico Caffè. A ventiquattro anni ha vinto il concorso in magistratura ordinaria e ha superato l'esame di abilitazione all'esercizio della professione forense. Ha vinto i concorsi per procuratore dello Stato e, a ventisette anni, per avvocato dello Stato. Ha vinto il concorso per consigliere di Stato con decorrenza dal 1982. Dal 2006 è Presidente di sezione del Consiglio di Stato in posizione di fuori ruolo.
Presidente e componente di collegi amministrativi, ha collaborato con l'Ufficio legislativo della presidenza del Consiglio dei ministri ed è stato capo di gabinetto e consigliere giuridico nei ministeri.
È capo di gabinetto con Antonio Ruberti (PSI) negli anni del governo Andreotti, con Giuliano Urbani (Forza Italia) nel primo governo Berlusconi, con Franco Frattini (ex PSI, poi Forza Italia) nel governo "tecnico" Dini.
Nel 1997 è capo di gabinetto di Antonio Maccanico, ministro delle poste del governo Prodi. E in tale veste, fu proprio Catricalà a trovare un espediente giuridico per evitare che la legge sulle emittenti televisive mandasse la televisione di Berlusconi, Rete 4, sul satellite. Con ciò conquistandosi la fiducia e la riconoscenza del neoduce Berlusconi.
Nel 2001 diventa così segretario generale della presidenza del Consiglio, di fatto braccio destro di Letta e nel 2005 va alla presidenza dell'Antitrust per volontà di Berlusconi. Le sue aziende infatti stanno passando un momento delicato poiché vengono accusate di posizione dominante nel mercato televisivo e si mettono allo studio rimedi legislativi per ridimensionarle. Ovviamente da allora niente è stato fatto in questo senso.
Piuttosto, Catricalà è un grande sostenitore delle liberalizzazione. Proprio pochi mesi fa, nel corso della relazione annuale come presidente dell'Antitrust, ha voluto sottolineare con rammarico che esse "sono scivolate via dall'agenda politica", mettendo a rischio "la vitalità, già compromessa, del sistema economico".
Nel 2010 era stato designato dal governo Berlusconi ad assumere la presidenza dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, carica alla quale ha rinunciato nove giorni dopo per opportunità politica, ossia per non rimanere imbrigliato nella guerra per le nomine esplosa fin dentro il PD.
 
Interno
ANNA MARIA CANCELLIERI

È il ministro dell'Interno del governo Monti. Nata nel 1943, si laurea in Scienze politiche alla Sapienza di Roma nel 1972. È giornalista pubblicista. Ha iniziato la sua carriera presso la presidenza del Consiglio ad appena 19 anni. Nel corso della sua folgorante ascesa, viene nominata capo ufficio stampa e relazioni esterne della prefettura di Milano e responsabile del progetto Efficienza della pubblica amministrazione.
Nel 1993 è nominata prefetto, carica che ricopre a Vicenza, Bergamo, Brescia, Catania e Genova.
A Genova nel 2007, nel corso della sua prefettura, dichiarò: "Emergenza mafia? Non ci risulta", dichiarazioni ampiamente smentite dalle numerose inchieste della magistratura e da numerosi arresti, tra cui quello di Domenico Gangemi, considerato tra i referenti della 'ndrangheta nel capoluogo ligure.
Nel febbraio 2010 e per oltre un anno ricopre l'incarico di commissario straordinario a Bologna, dopo lo scandalo del "Cinziagate" che coinvolse il sindaco Delbono (PD). Si contraddistingue per la politica antipopolare dal pugno di ferro. Voci insistenti la vogliono successiva candidata sindaco prima dell'UDC e poi del "centro-destra" bolognese. Dopo un tira e molla decide di rinunciare alla possibilità.
Nell'ottobre del 2011, la Cancellieri diventa commissario prefettizio in una disastrata Parma, dove il neopodestà Vignali, alla guida di una coalizione di "centro-destra", si era appena dimesso in seguito agli arresti per corruzione di funzionari comunali e assessori della sua giunta. A Parma si contraddistingue per la sua impostazione decisionista, aziendalista e antipopolare della gestione della città.
Dopo fortissime proteste popolari l'amministrazione comunale aveva messo i sigilli al cantiere dell'inceneritore da 130.000 tonnellate della Iren Spa. Bypassando la volontà popolare e quella della precedente amministrazione la Cancellieri si impegna in una trattativa con Iren con l'obbiettivo di riaprire il cantiere dietro una cospicua transazione finanziaria, suscitando l'indignazione degli ambientalisti.
L'odioso vizio fascista dell'arroganza diventa per la prefetta un pregio tanto che l'antipopolare, antifemminile carrierista di destra Cancellieri dichiara: "Io l'8 marzo lo abolirei, la donna non deve sentirsi razza a parte, perché siamo molto meglio degli uomini".
La prefetta che non si accorge, o fa finta di non accorgersi, dell'esistenza della mafia a Genova è, a parere del governatore siciliano Lombardo (MPA,) la persona adeguata a presiedere nel 2009 la commissione per il piano rifiuti, settore in mano alla mafia nell'isola. In quella veste la Cancellieri concorre a determinare i risultati disastrosi e i cumuli di spazzatura nelle metropoli siciliane. Non contento, nel novembre di quell'anno Lombardo la nomina commissario straordinario del Teatro Bellini di Catania. Alla fine del 2009 viene indagata dalla procura etnea per abuso d'ufficio. Il pm Alessandro La Rosa le contesta consulenze "inutili e costose per i bilanci del teatro".
Se non appaiono proprio brillanti i suoi meriti amministrativi l'arrivista decisionista Cancellieri ha il piglio fascista necessario per affrontare l'opposizione popolare al governo Monti. È questo il vero motivo per cui è stata nominata al Viminale.

Difesa
GIAMPAOLO DI PAOLA

Per la prima volta nella storia parlamentare italiana dal dopoguerra, un alto ufficiale ancora in servizio attivo ricoprirà il ruolo di ministro della Difesa. Si tratta dell'ammiraglio Giampaolo Di Paola, attuale presidente del Comitato militare della Nato e ex capo di Stato alla difesa.
Classe 1944, è nato a Torre Annunziata ed è entrato in Accademia navale di Livorno nel 1963 dopo aver frequentato il Collegio Navale "Francesco Morosini"; è prima comandante, poi capitano di vascello e infine, dopo oltre trent'anni di carriera nella Marina militare italiana, è nominato Ammiraglio di divisione nel 1997.
Capo del reparto politica militare dello Stato maggiore della Difesa dal 1994 al 1998, nel 1998 viene scelto come capo di gabinetto del ministro della Difesa, Carlo Scognamiglio (ex PLI, poi UDR), nel primo governo D'Alema, ed è poi confermato dal successore Sergio Mattarella (ex DC, poi PPI).
Nominato segretario generale della Difesa il 26 marzo 2001, mantiene l'incarico fino al 10 marzo 2004, quando è promosso a capo di stato maggiore della Difesa. Incarico che ha mantenuto sia con il governo Berlusconi che con il governo Prodi. Nel frattempo è anche Direttore nazionale degli armamenti. In questa veste, Di Paola firmò al Pentagono, il 24 giugno 2002, il memorandum d'intesa che impegnava l'Italia a partecipare, con una spesa prevista di oltre 15 miliardi di euro, come partner di secondo livello, al programma del caccia statunitense Joint Strike Fighter, successivamente denominato F-35 Lightring, un cacciabombardiere concepito per le missioni di attacco. Una scelta politica, prima che militare, che lega l'Italia, in maniera ancor più stretta al carro dell'imperialismo americano.
Secondo la concezione militare di Di Paola, occorre trasformare le forze armate italiane in uno "strumento proiettabile", dotato di spiccata capacità "expeditionary" coerente col "livello di ambizione nazionale". Tale modello è funzionale alla strategia di "proiezione di potenza" adottata dagli Stati Uniti e quindi dalla Nato.
Nel 2007 il Comitato militare della Nato, composto dai capi di stato maggiore dei ventisei Paesi dell'alleanza, lo ha eletto presidente del Comitato, incarico effettivamente ricoperto dal 13 febbraio 2008. Nello stesso anno Di Paola lascia il comando dello stato maggiore della Difesa.
Scontato il gradimento della sua nomina a ministro della Difesa negli ambienti del Pentagono.
 
Affari Esteri
GIULIO TERZI DI SANT'AGATA

Giulio Terzi di Sant'Agata è il nuovo ministro degli Affari Esteri.
Nato a Bergamo il 9 giugno 1946, Terzi è da sempre dedito alla carriera politica e diplomatica. Laureato in giurisprudenza a Milano, specialità in diritto internazionale. il suo primo incarico da diplomatico fu al cerimoniale della Repubblica, dove curò le visite ufficiali delle delegazioni del governo italiano all'estero, per poi trasferirsi a Parigi nel 1975 come primo segretario per gli Affari politici dell'ambasciata.
Nel 1978 approdò nello staff del Segretario generale della Farnesina, prima del trasferimento in Canada, dove rimarrà per quasi cinque anni, in veste di consigliere economico e commerciale dell'ambasciata e poi di Console generale a Vancouver. Nella città della British Columbia curò la rappresentanza italiana all'Expo '86.
Dopo un passaggio a Roma, presso la direzione generale degli Affari Economici, fu consigliere politico presso la Rappresentanza italiana alla Nato a Bruxelles in un periodo particolarmente impegnativo, segnato dalla fine della cosiddetta "guerra fredda", dalla riunificazione della Germania e dalla prima guerra nel Golfo.
Dal 1993 al 1998 è stato a New York presso la Rappresentanza italiana alle Nazioni Unite, inizialmente come primo consigliere per gli affari politici e poi come ministro e vice rappresentante permanente sotto la guida dell'ambasciatore Francesco Paolo Fulci.
Terzi è stato anche ambasciatore in Israele tra il 2002 e il 2004, dove ha lavorato al rafforzamento delle relazioni tra Unione europea e Israele durante la presidenza italiana dell'UE (luglio-dicembre 2003). La sua nomina a ministro degli Esteri ha il sostegno convinto del Terzo Polo e di Fini in particolare. Terzi, in qualità di ambasciatore infatti gettò le basi della visita di Gianfranco Fini (allora ministro degli esteri e segretario di An) in Israele nel novembre 2003. Una visita che fu definita storica visti i trascorsi politici del caporione fascista.
Terzi ha prestato servizio presso il ministero degli Esteri a Roma come vice segretario generale, Direttore generale per la cooperazione politica multilaterale e diritti umani e Direttore politico.
Tra il 2008 e il 2009 ha guidato la rappresentanza permanente alle Nazioni Unite, partecipando alle riunioni del Consiglio di sicurezza di cui l'Italia era membro non permanente e occupandosi, in particolare, del dossier Afghanistan.
Dall'8 ottobre 2009 al giorno del suo incarico ministeriale, è stato ambasciatore dell'Italia negli Stati Uniti.
 
Sviluppo economico; ad Interim Infrastrutture e Trasporti
CORRADO PASSERA

Il neoministro allo Sviluppo Economico, Corrado Passera, con interim ad Infrastrutture e Trasporti è uno dei più noti banchieri e manager italiani, alla direzione di Intesa Sanpaolo fino alla nomina nel governo Monti.
Nasce a Como nel 1954 e si laurea alla Bocconi nel 1980, specializzandosi in Business Administration (MBA) alla Wharton School di Philadelphia (USA). È membro del Consiglio di amministrazione della Bocconi e della Fondazione Teatro alla Scala.
Negli anni Ottanta intraprende una collaborazione con Carlo De Benedetti che lo vede impegnato in CIR, la holding del gruppo, dove ricopre la carica di direttore generale fino al 1990, occupandosi della Buitoni, dell'Espresso, della Mondadori e dell'Olivetti. Nel 1991 diventa direttore generale di Arnoldo Mondadori Editore e, a seguire, del Gruppo editoriale L'Espresso. Dal 1992 al 1996 è co-amministratore del Gruppo Olivetti ed uno dei principali responsabili della drastica ristrutturazione del settore informatico. Dopo una decennale collaborazione abbandona il gruppo per dissapori con il boss De Benedetti.
I suoi appoggi gli valgono comunque nel 1996 la nomina ad amministratore delegato e direttore generale del Banco Ambrosiano Veneto.
Nel 1998 il governo Prodi lo nomina amministratore delegato dell'appena privatizzate Poste italiane. Le Poste entrano nei servizi finanziari: il Piano d'impresa 1998-2002 prevede il taglio di oltre 20.000 posti di lavoro. Alcuni sindacalisti denunciano Passera per la selvaggia precarizzazione dei contratti dei neoassunti, casi di dimissioni per mobbing diffuso e super-carico di lavoro.
Nel 2002 il pupillo del "centro-sinistra" italiano Passera è chiamato a ricoprire la carica di amministratore delegato di Banca Intesa e nel 2006 è tra gli artefici dell'integrazione tra Banca Intesa e Sanpaolo IMI, che darà vita a Intesa Sanpaolo. Il progetto ottenne l'approvazione entusiasta del premier Prodi che benedicendo gli sciacalli della finanza italiana esultava: "Io sono per la concorrenza ma invece di essere sempre predato vorrei, qualche volta, anche essere il predatore". I risultati della politica di predazione finanziaria, in primo luogo la crisi, sono sotto gli occhi di tutti.
Il colosso bancario italiano inizia a perdere in Borsa in questi anni, mentre l'amministratore delegato continua ad incassare personalmente milioni di euro l'anno: nel solo 2010 be 3 milioni 811 mila euro. La banca guidata da Passera è una delle prime a chiedere a Bankitalia di accedere alle procedure previste dalle "misure anticrisi". Di fatto la presenza di Corrado Passera uno dei maggiori banchieri italiani, nonché consigliere e membro del Comitato esecutivo dell'Associazione Bancaria Italiana, è la garanzia che la politica "anticrisi" del governo Monti sarà orientata unicamente a difendere gli interessi della grande finanza, la stessa che ha generato la crisi finanziaria. Pur vicino al "centro-sinistra", non disdegna di aiutare e collaborare attivamente con Berlusconi, come testimonia il ruolo da protagonista ritagliatosi nella vicenda della privatizzazione e dello scorporo dell'Alitalia.

Giustizia
PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO

L'avvocatessa dei "poteri forti", Paola Severino coniugata Di Benedetto, è il nuovo ministro della Giustizia.
Nata a Napoli nel 1948, è una delle più potenti penaliste della capitale e consulente di società, banche e associazioni di categoria.
Severino si è laureata in giurisprudenza nel 1971 presso l'Università di Roma La Sapienza e nel medesimo anno ha iniziato la propria carriera come ricercatrice in diritto penale. È stata allieva e collaboratrice del ministro della giustizia nel governo Prodi I, Giovanni Maria Flick (ex DC). È stata membro di commissioni ministeriali per la riforma della legislazione penale e processuale.
Vanta un lunghissimo curriculum come docente in università pubbliche e private. È divenuta professore associato di diritto penale nel 1987 e professore ordinario dal 1995. Dal 2002 al 2007 è stata preside della Facoltà di Giurisprudenza alla LUISS "Guido Carli" di Roma di cui dal 29 maggio 2006 è vice-rettore.
È avvocato dal 1977 ed è abilitata al patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori dal 1991.
Nel corso della sua attività di avvocato ha difeso Romano Prodi nel processo sulla vendita della Cirio, il legale della Fininvest Giovanni Acampora nel processo IMI-SIR, Francesco Gaetano Caltagirone nell'inchiesta di Perugia su Enimont, Cesare Geronzi per il crac della Cirio, l'ex segretario generale del Quirinale Gaetano Gifuni nell'indagine sui fondi per la gestione della tenuta di Castelporziano. Ha difeso anche Rutelli, Cesa, Formigoni e il sottosegretario alla giustizia uscente, Mario Caliendo, quand'era indagato nell'affaire P3. Ha prestato inoltre assistenza legale a colossi come Eni, Enel, Sparkle, Telecom, Rai, Total, Federconsorzi e all'Abi.
Non sarà certo un caso se nel 1998 era in testa alla classifica dei manager pubblici più ricchi d'Italia, con un reddito da 3,3 miliardi delle vecchie lire.
Dal luglio del 1997 fino al luglio 2001 ha rivestito la carica di Vice Presidente del Consiglio della magistratura militare. Nel 2002 è stata considerata per quasi un mese destinata a ricoprire il ruolo di vice-presidente del Consiglio superiore della magistratura (CSM), in quota UDC, ma poi dovette rinunciare alla candidatura perché le correnti più a sinistra della magistratura la consideravano troppo vicina a Berlusconi. Tant'è vero che si parlò di lei per sostituire Alfano quando l'ex ministro della giustizia fu chiamato da Berlusconi alla reggenza del PDL.
Casini è tutt'oggi il suo principale sponsor. Non a caso la Severino è la legale del gruppo Caltagirone e del Messaggero, giornale sul quale peraltro scrive. Ma all'epoca della sua candidatura al CSM uno dei suoi primi sostenitori fu Luciano Violante (PD). Insomma la Severino piace sia alla destra che alla "sinistra" borghese. Quest'ultima, fra l'altro, non sembra affatto preoccupata degli attacchi che la Severino negli anni ha rivolto ai "pentiti" di mafia e alle intercettazioni telefoniche, che la dicono lunga su come intenda muoversi nella veste di nuovo ministro della giustizia.

Lavoro e politiche sociali con delega alle Pari opportunità
ELSA FORNERO

Elsa Fornero è il nuovo ministro del Lavoro, delle Politiche Sociali e del welfare che succede a Maurizio Sacconi. Nata a San Carlo Canavese (Torino) nel 1948, si diploma in ragioneria e prosegue gli studi in Economia all'Università di Torino. Diventa presto docente di Economia Politica presso lo stesso ateneo.
Dal 1993 al 1998 è consigliere al Comune di Torino, eletta all'interno della lista "Alleanza per Torino", un movimento di laici e cattolici, che concorse in un'alleanza di "centro-sinistra" all'elezione a sindaco di Valentino Castellani. Collabora spesso con i Radicali Italiani. È amica personale di Monti. Cattolica, ospite fissa, in quanto dirigente di Intesa San Paolo, del meeting di Comunione e liberazione di cui la banca è un grande sponsor.
Tra il 2003 e il 2004 è nella commissione di esperti valutatori della Banca Mondiale, qui ha il compito di valutare il ruolo della Banca nell'attuazione delle riforme pensionistiche nei paesi con economia di transizione (Russia, Macedonia, Albania e Lettonia). Dal 2005 al 2006 è membro del comitato scientifico di Confindustria, nello stesso anno e fino al 2007 prende parte al consiglio direttivo della Società italiana degli economisti.
Dal 2010 ricopre un importante incarico in veste di vicepresidente del consiglio di sorveglianza di Banca Intesa San Paolo (2010-2011). Lo stesso incarico l'aveva ricoperto nella Compagnia San Paolo di Torino (2008-2010), la principale azionista di Intesa San Paolo. Grazie a questo ruolo di primo piano conosce Corrado Passera ora suo collega al governo come titolare del dicastero dello Sviluppo Economico. È altresì coordinatore scientifico del CeRP (Center for Research on Pension and Welfare Policies), uno dei maggiori centri studi sullo "Stato sociale" in Italia e in Europa. È membro del Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale costituito presso il ministero del welfare e membro del Comitato scientifico de L'Observatoire de l'Epargne Européenne (Parigi).
A ciò vanno aggiunte la sua attività all'interno del comitato editoriale della Rivista italiana degli economisti e la collaborazione con Il Sole 24 Ore e Lavoce.info. È sposata con l'economista nonché editorialista de "La Stampa" Mario Deaglio.
Non mancano gli impegni universitari, è membro del collegio dei docenti per il dottorato in Scienze economiche dell'Università di Torino e del collegio per il dottorato in Social Protection Policy presso l'Università di Maastricht di cui è anche docente.
La Fornero, allieva di Onorato Castellino, è considerata una delle massime esperte di pensioni. In particolare la Fornero è una convinta sostenitrice di una "riforma" strutturale della previdenza che comprende l'estensione del sistema contributivo a tutti i lavoratori. E più volte ha parlato della necessità di una fascia flessibile di uscita per uomini e donne tra i 63 e i 70 anni. In questo modo, di fatto, si abolirebbero anche le pensioni di anzianità. Cosa mai ci si poteva aspettare di diverso dal vicepresidente della Banca più potente d'Italia?
 
Istruzione, Università e Ricerca
FRANCESCO PROFUMO

Il ministro dell'istruzione nasce a Savona nel 1953. È un ingegnere e docente universitario. Dal 13 agosto 2011 ricopre la carica di presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), su incarico della ex-ministra Gelmini.
Ha lavorato presso l'Ansaldo a Genova. Dal 1985 intraprende la carriera di ricercatore universitario presso il Politecnico di Torino, è professore ordinario nel 1995. Nel 2003 è preside della Facoltà di Ingegneria e nel 2005 è nominato rettore del Politecnico.
Nel 2010, dopo un tira e molla durato diverse settimane, pur avendo l'appoggio trasversale di "centro-sinistra" e imprenditoria torinese, ritira la sua candidatura a sindaco di Torino a causa della sua indisponibilità ad affrontare le primarie per il PD.
È membro del Consiglio di amministrazione di alcune Spa come Reply, di Fidia SpA, di Unicredit Private Bank e di Telecom Italia, oltre ad essere consigliere per Il Sole 24 Ore e Pirelli. È strettamente legato ai gruppi imprenditoriali d'assalto torinesi e impegnato a sostenere diversi progetti, tra cui "Laguna Verde", un immenso piano di riqualificazione urbana a fini abitativi, in una zona dove oggi trova posto, tra l'altro, lo stabilimento Pirelli che verrà dismesso. Negli anni di governo del Politecnico, apre le porte anche a Fiat e Motorola, a General Motor e Pirelli, iniziando una "riorganizzazione" con la chiusura di sedi decentrate, l'adozione del regime di gestione aziendalistico proprio della legge Gelmini, ignorando scioperi e manifestazioni degli studenti, dei lavoratori, precari in testa, tra cui ricercatori e personale tecnico-amministrativo.
In un documento le RSU del Politecnico di Torino denunciano il "rapporto privilegiato di Profumo con la Gelmini", testimoniato dal fatto che l'Ateneo, durante il mandato dell'allora direttore amministrativo M. Tomasi, si è classificato ai vertici della graduatoria degli Atenei italiani, diventando primo nel 2010, quando Tomasi va a ricoprire l'incarico di direttore generale del ministero di Viale Trastevere. Il rapporto privilegiato con la ex-gerarca di Viale Trastevere è documentato dal fatto che il 15 novembre 2011 il MIUR ha inviato al Politecnico parere positivo sulla nuova bozza di controriforma dello statuto di Ateneo offrendo così a Profumo, la possibilità di approvarla, nella sua nuova veste di Ministro.
Con Profumo ministro è assicurata la continuità con il progetto neofascista aziendalista e privatista della Gelmini.
 

Salute
RENATO BALDUZZI

Renato Balduzzi è il nuovo ministro della salute. Nato a Voghera (Pavia) il 12 febbraio 1955, giurista, esperto di diritto costituzionale, promotore di movimenti e riviste di area cattolico-sociale, da quattro anni è presidente dell'Agenas, l'agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali.
Al ministero della Salute era già stato in qualità di esperto giuridico del ministro tra il 1996 e il 2000, voluto dall'allora ministro Rosi Bindi, che seguirà poi tra il 2006 e il 2008, sempre come consulente, al ministero della famiglia.
Laureato nel 1979, è stato per anni ordinario di diritto costituzionale all'Università del Piemonte Orientale "Avogadro", facoltà di giurisprudenza di Alessandria. Da quest'anno è professore ordinario di Diritto costituzionale nella facoltà di Giurisprudenza dell'università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
È stato consigliere giuridico dei ministri della difesa (1989-1992), della sanità (1996-2000) e delle politiche per la famiglia (2006-2008), dove collaborò alla stesura del ddl sui cosiddetti "Dico", per il riconoscimento di alcuni diritti dei conviventi, miseramente falliti prima ancora di diventare legge. Ha ricoperto l'incarico di Capo dell'ufficio legislativo del Ministero della sanità dal 1997 al 1999, presiedendo la Commissione ministeriale per la "riforma" sanitaria.
Dal 2002 è responsabile dell'Osservatorio sulle politiche sociali e sanitarie del Centro di ricerca sulle pubblica amministrazioni "Vittorio Bachelet" della Luiss "Guido Carli" di Roma.
Dal 2009 è presidente del Nucleo di valutazione dell'Azienda ospedaliero-universitaria "Maggiore della Carità" di Novara e, dal 2006 al 2010 ha presieduto il Comitato di Indirizzo dell'Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna. È presidente, dal febbraio 2007, dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). È componente del Comitato scientifico delle riviste "Quaderni regionali", "Amministrazione in cammino", "Politiche sanitarie", "Dialoghi" e "Studium".
Dal 2002 al 2009 è stato presidente nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale (MEIC, già Movimento Laureati di Azione Cattolica). È direttore, dal 2003, del bimestrale culturale "Coscienza", che si schierò a favore dell'astensione, come indicato dalla Conferenza episcopale italiana (Cei), in occasione del referendum del 2005 contro la legge 40 sulla "fecondazione assistita".

 
Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare
CORRADO CLINI

Nasce a Latina nel 1947. Laureato in Medicina e Chirurgia a Parma nel 1972, si è specializzato in Medicina del Lavoro e in Igiene e Sanità Pubblica. Da giovane svolge una breve attività politica con i socialisti veneziani dell'allora ministro Gianni De Michelis.
Dal 1978 al 1990 è direttore sanitario del Servizio pubblico di igiene e medicina del Lavoro di Porto Marghera, l'inquinatissima area veneziana dove a causa dei veleni del petrolchimico morirono per gravi malattie centinaia di operai.
Dal 1991 al 2000 ha avuto la responsabilità tecnica ed amministrativa della applicazione in Italia, e delle relative autorizzazioni, delle direttive e dei regolamenti europei in materia di qualità dell'aria, di emissioni dagli impianti industriali, di sicurezza degli impianti industriali, di eliminazione delle sostanze chimiche pericolose per la fascia di ozono. I risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Dal 1992 al 1998 è docente presso l'Università di Parma nel Dipartimento di Scienze Ambientali. Dal 1991 è direttore generale del ministero dell'Ambiente, su proposta del ministro Giorgio Ruffolo (PSI) del VI governo Andreotti.
Rimane in carica indisturbato fino al 2011, praticamente lavorando con tutti i governi che si sono succeduti e passando in rassegna dalla sua poltrona ministeriale tutti i disastri ambientali che negli ultimi anni hanno devastato città, mari, monti, colline e pianure d'Italia.
Gli anni a Porto Marghera evidentemente non gli hanno insegnato nulla: la sua linea ambientale si rivela strettamente ortodossa rispetto alle politiche governative devastatrici, tant'è che non appena eletto, infischiandosene del referendum e delle lotte popolari, si affretta a dichiarare che l'Italia "dovrebbe considerare l'energia nucleare", non a caso dal 1993 al 1997, e successivamente dal 2004 al 2005, è stato membro del Consiglio di amministrazione dell'Ente nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente, che la Tav è da fare "assolutamente", che il Ponte dello Stretto "è un'opera di ingegneria bellissima".
Particolarmente "bizzarra" è la giustificazione che ha dato in questi giorni del valore degli Organismi geneticamente modificati (OGM): "in molti casi fanno bene" ha affermato, dicendosi "favorevole ad usare OGM nelle zone marginali dove c'è aridità e dove c'è dissesto idrogeologico". Ad esempio, secondo il nuovo ministro si potrebbero utilizzare in Italia "in alcune zone appenniniche, dove si potrebbero studiare piantumazioni ad hoc che possano conservare la sicurezza dei suoli e aumentare l'assorbimento del carbonio".
 
Beni e Attività Culturali
LORENZO ORNAGHI

Il nuovo ministro dei Beni culturali, nasce a Villasanta (Monza) nel 1948. Si laurea nel 1972 all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove è stato allievo di uno dei "padri" della Lega, lo storico razzista Gianfranco Miglio, studioso della dottrina fascista e teorico della Lega, che Ornaghi riconosce come uno dei suoi maestri insieme all'ecclesiastico Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione. Di Gianfranco Miglio, Lorenzo Ornaghi è stato ricercatore e assistente. Mentre il fondatore di Comunione e Liberazione, Luigi Giussani, quando il futuro rettore era una matricola di Scienze politiche, era il suo professore di Dottrina morale cattolica.
Ornaghi è un convinto sostenitore della sussidiarietà dello Stato riguardo ai servizi sociali e del federalismo.
Dopo una folgorante carriera universitaria, nel 2002 è eletto rettore dell'Ateneo, e riconfermato in tale carica nel 2006 e nel 2010.
Nel 2005 ha ricevuto la laurea honoris causa in Giurisprudenza, conferita dall'Università Cattolica Pazmany Peter di Budapest. Dal 2001 al 2006 è stato il primo presidente dell'Agenzia per le Onlus. Dal 1996 è direttore dell'Alta scuola di Economia e relazioni internazionali (Aseri), destinata alla formazione post-universitaria di esperti di sistemi economici e politici globali.
È di certo uno dei politologi più vicini alle tesi più reazionarie dell'attuale vertice della Chiesa. Soprattutto è stata riscontrata una notevole aderenza intellettuale alle tesi del cardinale Camillo Ruini, che nei decenni di episcopato ha sostenuto la necessità di una presenza organizzata della Chiesa e dei cattolici nel mondo della cultura. Ricordiamo che Ruini è il cardinale che nel 2005, in occasione dei referendum abrogativi della legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita e la ricerca scientifica sulle cellule staminali, si fece portavoce dell'istanza ufficiale della Conferenza episcopale italiana, invitando i cattolici a non presentarsi alle urne, facendo fallire il referendum. Lo stesso Ornaghi, schieratosi sul fronte del boicottaggio definì il referendum, uno strumento "povero, debole e improprio". Dal 1998, il reazionario Ornaghi è membro del Consiglio di amministrazione di "Avvenire", quotidiano della CEI, di cui dal 2002 è vicepresidente. Con il ministro Ornaghi, la parte più reazionaria dei vertici dello Stato del Vaticano viene a governare in Italia il nevralgico settore della cultura.
 
Affari europei
ENZO MOAVERO MILANESI

Enzo Moavero Milanesi, per nove anni braccio destro di Mario Monti a Bruxelles, è il nuovo ministro per gli Affari europei.
Avvocato di 57 anni, Moavero ha da sempre prediletto l'estero: dopo la laurea in legge alla Sapienza nel 1977 e un tirocinio in uno studio legale di diritto internazionale, nel 1982 decide di specializzarsi al College de France di Bruges (Belgio), dove ottiene il diploma di diritto comunitario. Un anno dopo è alla University of Texas di Dallas per una nuova specializzazione in diritto internazionale.
Dal 1977 al 1979 ha prestato servizio nella guardia di finanza con il grado di tenente.
È stato professore incaricato di diritto comunitario presso l'Università La Sapienza e la LUISS di Roma dal 1993 al 1996. Poi, dal 1996 al 2000 è approdato all'Università Bocconi di Milano, per tornare dal 2002 al 2006 di nuovo a La Sapienza.
Nel 1983 scatta la scelta "europeista": a 29 anni, entra come funzionario della Direzione generale della Concorrenza della Commissione dell'allora Comunità europea (Ce), per poi passare al gabinetto del vicepresidente e commissario per la scienza, la ricerca, lo sviluppo, le telecomunicazioni e l'innovazione con Filippo Maria Pandolfi (DC), cui succede nel 1989.
Il suo primo incarico governativo risale al primo governo Amato (1992) nel quale si occupa di risanamento degli enti pubblici. In seguito, nel 1994, Carlo Azeglio Ciampi lo nomina sottosegretario agli affari europei, dove si occupa anche di coordinamento della politica economica italiana con la politica comunitaria.
Quindi l'incontro a Bruxelles nel 1995 con Monti, appena nominato commissario per il mercato interno, che lo nomina capo del suo gabinetto. In seguito, dal 2002 al 2005, diventa segretario generale aggiunto della Commissione Europea. Dal 2005 al 2006 è direttore generale dell'Ufficio dei Consiglieri per le Politiche europee della Commissione, e poi giura a Lussemburgo come giudice del Tribunale di primo grado della Corte di Giustizia della Ue, ruolo che ricopre tuttora.
 
 
Rapporti con il Parlamento
PIERO GIARDA

Piero Giarda è il nuovo ministro per i Rapporti con il Parlamento. Un ruolo nevralgico, vista la natura "tecnica" del governo Monti e la maggioranza eterogenea e trasversale che lo ha votato.
Milanese, classe 1936, laureato in Economia e Commercio alla Cattolica nel 1962, Giarda ha studiato nelle Università di Princeton e Harvard nella seconda metà degli anni 60, è stato quindi libero docente di Scienze delle Finanze e diritto finanziario nel 1970. Ha insegnato alla Cattolica dal 1968 al 1976 in qualità di professore incaricato e dal '76 al 2011 in qualità di professore ordinario di Scienza delle Finanze. Ha insegnato anche alla Università degli studi della Calabria dal 1972 al 1975.
È attualmente responsabile del Laboratorio di analisi Monetaria della Cattolica, componente del comitato direttivo della scuola per il dottorato in Economia e finanza delle amministrazioni pubbliche.
È un profondo conoscitore della macchina parlamentare e un esperto di spesa. Ha svolto attività di consulenza alla presidenza del consiglio e al ministero delle finanze. È stato presidente della Commissione tecnica per la spesa pubblica al ministero dell'Economia dal 1986 al 1995 e sottosegretario di stato, sempre al Tesoro, dal '95 al 2001 con i governi Dini (I), Prodi (I), D'Alema (I e II) e Amato (II).
È membro del consiglio di sorveglianza del Banco popolare.
A lui l'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha affidato il coordinamento di uno dei tavoli del cantiere sulla "riforma" fiscale, quello sulla spesa pubblica.
 
Turismo e sport
PIERO GNUDI

Piero Gnudi, ex presidente di Enel (fino allo scorso aprile) è il nuovo ministro del Turismo e dello Sport.
Bolognese, classe 1938, si è laureato in economia e commercio, presso l'Università di Bologna nel 1962. È titolare di uno studio commercialista con sede a Bologna e ha rivestito numerose cariche all'interno di consigli di amministrazione e di collegi sindacali di importanti società italiane.
Già nel 1995 aveva vissuto un'esperienza politica quando fu nominato consigliere economico del Ministro dell'Industria Alberto Clò, sotto il governo Dini.
Dal 1994 ha fatto parte del consiglio di amministrazione dell'Iri, ricoprendovi l'incarico di sovrintendere alle privatizzazioni nel 1997, presidente ed amministratore delegato nel 1999 e presidente del comitato dei liquidatori nel 2002.
Membro del direttivo di Confindustria, della giunta direttiva di Assonime, consigliere di amministrazione di Unicredit.
È anche membro del comitato esecutivo dell'Aspen Institute, un'altra centrale di tipo massonico del potere capitalistica, fondata nel 1950 da un petroliere texano e finanziata, fra gli altri dalla Rockefeller Brothers Fund e dalla Ford Foundation. La sezione italiana è nata invece nel 1984 per iniziativa di Gianni De Michelis (PSI) e il capo dei gladiatori Francesco Cossiga ed oggi è presieduta dall'ex ministro Giulio Tremonti.
Gnudi è stato presidente del consiglio di amministrazione dell'Enel dal maggio 2002 all'aprile 2011. È stato infine presidente di Rai Holding, presidente Locat e presidente Astaldi, membro del Consiglio di amministrazione o sindaco di Eni, Enichem, Stet, Merloni, Ferré, Beghelli, Irce, gruppo Il Sole 24 ore. È considerato un prodiano, anche se ci sono voci di un suo recente avvicinamento a Casini.
 
Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
MARIO CATANIA

Mario Catania, nuovo ministro delle politiche agricole alimentari e forestali nasce a Roma il 5 marzo 1952. Laureato in Giurisprudenza all'Università La Sapienza di Roma nel 1975, dal 1978 è dipendente del ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, presso la Direzione generale degli affari generali e dal 1987 presso la Direzione generale della tutela economica dei prodotti agricoli, dove si occupa di politica agricola comunitaria. In questa veste, partecipa ai lavori del Consiglio dei ministri dell'Agricoltura dell'Unione europea ed alle altre riunioni comunitarie.
Dal 1990 è uno dei più importanti rappresentanti italiani presso l'Unione in materia di politiche agricole, partecipando ai lavori e ai negoziati comunitari e dal 1999 è nominato capo delegazione e portaparola italiano nel Comitato Speciale Agricoltura che presiederà durante la guida italiana dell'Unione nel 2003.
Dal settembre 2005, durante il governo Berlusconi ter è nominato direttore generale delle politiche agricole del ministero dell'Agricoltura.
Continua la sua ascesa e nel 2008, durante il ministero del leghista Zaia, è direttore generale delle politiche comunitarie e internazionali di mercato. Ha ricoperto negli anni numerosi altri incarichi ministeriali nel settore, ma quello che interessa mettere in rilievo è che il ministro "tecnico" Catania fa parte del sistema politico che nulla ha fatto per affrontare la crisi dell'ortofrutta, della suinicoltura e della pastorizia in Italia.
Una crisi che addirittura alcuni esperti del settore hanno definito "indotta" tra le altre cose anche dalla Politica agricola comune (PAC) di cui Catania è uno dei principali fautori a livello nazionale e internazionale. Una politica selvaggiamente contro la piccola impresa agricola in quanto ha implementato un modello agroalimentare basato sul predominio della commercializzazione, della finanziarizzazione, del controllo delle filiere agricole da parte delle multinazionali speculative che vivono sulla competizione al ribasso fra i produttori.
Catania continua la sua inarrestabile carriera anche con il ministro forzista Galan, resosi noto e per l'apertura alle colture OGM e per la sua politica assoutamente schierata sulle linee europee dell'agricoltura, che in Italia per fare una cifra produce l'esposizione finanziaria di ben 980 mila aziende agricole, di cui più di 700 mila nel Mezzogiorno, Catania rimane in sella anche con il ministro mafioso Romano. Preoccupa notevolmente, soprattutto in vista della proposta europea di abolire i sussidi alla produzione e i sostegni al reddito degli agricoltori, il fatto che la soluzione della crisi agricola italiana sia demandata ad un esponente di quei settori succubi della finanza che l'hanno fomentata.
 
Coesione Territoriale
FABRIZIO BARCA

Fabrizio Barca, già Direttore generale presso il ministero dell'Economia e delle Finanze, è il neo ministro alla Coesione Territoriale.
Nasce da una nota famiglia impegnata nel vecchio PCI revisionista: figlio di Luciano Barca, deputato e senatore, direttore dell'edizione torinese dell'"Unità" ed economista. Dopo la laurea in Economia presso la Facoltà di Scienze Statistiche e Demografiche dell'Università di Roma e un Master in "Economics" presso l'Università di Cambridge, tiene dei corsi universitari di economia e storia economica nelle Università Bocconi di Milano, Siena, Modena, Roma (Tor Vergata), Urbino e Parigi (Scienze-Po).
Da giovanissimo impiegato nella Fgci, Barca è stato dirigente nel Servizio Studi della Banca d'Italia, dove compì un'escalation costante fin quasi a salire su fino alle "alte sfere". Carlo Azeglio Ciampi, alla guida del governo neofascista, liberista, interventista e massone, durato dall'aprile 1993 alla primavera 1994, lo volle al vertice del neonato Dipartimento politiche di sviluppo (Dps) del ministero dello Sviluppo economico, con l'obiettivo di rilanciare il Sud. Rimase saldo in quell'incarico anche con l'arrivo del ministro forzista Giulio Tremonti col I governo Berlusconi.
In questa veste è stato fautore della linea di "puntare sulle eccellenze", attraverso l'altrettanto fallimentare meccanismo dei patti territoriali, in buona parte assistiti dalla Comunità europea che avrebbero dovuto far fronte a quello che per Barca è il vero problema del Mezzogiorno, che non risiederebbe nell'insufficienza delle risorse finanziarie, tecnologiche e umane disponibili, quanto piuttosto nell'incapacità di mobilitare le energie esistenti e soprattutto di produrre quei beni collettivi indispensabili per dare competitività alle imprese dell'area e attrarre nuove risorse dall'esterno. Mentre le risorse finanziare stanziate dai governi Berlusconi per il Sud sono diminuite, la forza lavoro prendeva la via dell'emigrazione e le imprese del Mezzogiorno crollavano, diveniva evidente il fallimento della "nuova programmazione economica" per lo sviluppo del Mezzogiorno e la conseguente ripresa dell'occupazione per mettere al punto la quale il grande capitale italiano spendeva uno dei suoi maggiori esperti di economia. Nel 1999 ottiene la nomina alla presidenza del comitato per le Politiche territoriali dell'Organizzazione per la Cooperazione
e lo Sviluppo Economico, OCSE.
 
Cooperazione Internazionale e Integrazione
ANDREA RICCARDI

Ministro senza portafoglio alla Cooperazione internazionale e all'integrazione, nasce a Roma nel 1950. È studioso della Chiesa e ordinario di Storia contemporanea presso l'Università Roma Tre. Anticomunista viscerale da giovanissimo è in politica con i cattolici di Comunione e Liberazione, successivamente fonda la Comunità di Sant'Egidio. Per lui la Grande Rivolta del Sessantotto è "la scoperta del Vangelo, una scoperta che ha fatto nascere in me un senso critico nei confronti delle ideologie e dei sistemi ideologici in genere".
Alla guida di alcuni rampolli della Roma bene e sfruttando il movimento giovanile nel settembre del 1973 fissa il quartier generale della Comunità a Sant'Egidio, in un edificio del ministero degli Interni, che lo cede ai giovanissimi, ma evidentemente appoggiatissimi, in cambio d'un affitto di poche lire, persino dopo un restauro, eseguito a spese dello Stato.
Il boss della comunità, Riccardi, laureato in legge, studia storia da autodidatta, e riesce ad aggiudicarsi rapidamente una cattedra universitaria. Qualche anno dopo entra nelle grazie del papa nero Giovanni Paolo II e vi rimane per sempre.
È autore di una biografia apologetica di Wojtyla, che per Ricciardi "è un santo contemporaneo" in quanto "aveva capito che non bisognava rassegnarsi al comunismo". Tra i suoi protettori il gesuita Carlo Maria Martini, ex arcivescovo di Milano.
Alcuni esperti della gerarchia ecclesiastica denunciano come settaria la Comunità fondata da Ricciardi, descrivendo quella che si configura come un'organizzazione reazionaria, classista e sessita (e massone?). Divisa in due rami, Sant'Egidio da una parte la "Pentecoste": i ricchi borghesi; dall'altra la Resurrezione: i poveri proletari e sottoproletari. Anche il reclutamento degli studenti avverrebbe in modo separato: per la Pentecoste nei licei, per la Resurrezione nelle scuole professionali di periferia. Gli uomini si dedicano agli studi e alla politica, le donne alla cura dei poveri. Un esercito al servizio di carrieristi senza scrupoli che hanno scalato i vertici della Chiesa e dello Stato. Riccardi ha guadagnato varie onorificenze in qualità di fondatore della Comunità, tra cui il premio per la pace dell'UNESCO e la Legion d'Honneur della Repubblica francese per l'intervento diplomatico in scenari di guerre con una sorta di delega da parte dei governi italiani.
Con Riccardi, il Vaticano ha messo direttamente le mani sul governo italiano.

23 novembre 2011