Mentre Arafat processa i giustiziatori di un ministro israeliano e li consegna a guardie Usa e inglesi
IL BOIA SHARON RIFIUTA L'INCHIESTA SUL MASSACRO DI JENIN
HAMAS: "NON ABBIAMO CHE UNA VIA: LA LOTTA ARMATA''
Il 5 maggio l'esercito di occupazione imperialista sionista uccideva una donna e tre bambini durante i pattugliamenti attorno a Jenin e una incursione dei reparti speciali a Tulkarem, mentre il boia Sharon si apprestava a partire per Washington e presentare le sue proposte per un piano di pace all'alleato Bush. Forte della copertura dell'imperialismo americano e dell'ultimo accordo con l'Autorità nazionale palestinese (Anp) di Arafat, Sharon ha rifiutato l'inchiesta internazionale sul massacro di Jenin, mantiene l'occupazione militare dei territori palestinesi e pensa di rafforzarla grazie anche alla nuova conferenza di pace proposta dagli Usa. Una conferenza che secondo Washington e Tel Aviv dovrebbe servire a ricostruire la comunicazione fra palestinesi e israeliani per garantire la sicurezza regionale. Neanche una parola sul ritiro delle truppe di occupazione sioniste dai territori palestinesi, sulla creazione di uno Stato palestinese, sul diritto al rientro dei profughi.
Dopo le denunce palestinesi e degli stessi inviati dell'Onu presenti a Jenin il Consiglio di sicurezza aveva adottato una risoluzione per l'istituzione di una commissione internazionale incaricata di condurre un'inchiesta sul massacro compiuto dall'esercito israeliano nel campo profughi. Il 30 aprile, al termine della riunione del Consiglio di difesa israeliano, il governo di Tel Aviv affermava che non erano mature le condizioni per l'arrivo della commissione Onu a Jenin; ovvero siccome l'Onu non aveva accettato i diktat sionisti sulla commissione, i cui poteri dovevano essere limitati al solo accertamento dei fatti senza esprimere giudizi e dare indicazioni, non poteva entrare a Jenin. Sharon e Peres sbattevano la porta in faccia all'Onu che senza colpo ferire ignorava una richiesta dei paesi arabi sulla convocazione d'urgenza del Consiglio di sicurezza per costringre Israele a rispettarne le risoluzioni e dare il via libera all'inchiesta sul massacro di Jenin; l'unica mossa di Annan era quella di rimandare a casa i componenti della commissione già riuniti da alcuni giorni a Ginevra.
Gli imperialisti sionisti israeliani per non aprire nemmeno la questione del massacro di Jenin contavano sulla copertura degli Usa e sull'accordo raggiunto con l'Anp. Nella settimana precedente l'Anp e Sharon, col patrocinio americano, avevano definito l'intesa per porre fine al confino forzato di Arafat a Ramallah in cambio della condanna dei giustiziatori del ministro israeliano Zeevi e della loro consegna a guardie americane e inglesi. Il trasferimento dei quattro condannati nella prigione di Gerico il 1° Maggio, sotto la scorta imperialista, apriva le porte della prigione di Arafat.
Assieme ai quattro palestinesi l'Anp consegnava anche il segretario del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), Ahmad Saadat, arrestato il 15 gennaio scorso su richiesta israeliana perché ritenuto il mandante dell'attacco. La liberazione del dirigente del Fplp era chiesta con forza in un comunicato del 3 maggio del Comando unificato delle Forze Nazionali e Islamiche, l'organismo che riunisce le 13 principali organizzazioni della resistenza palestinese.
La liberazione di Saadat e l'accordo tra l'Anp e Sharon era denunciato anche in una dichiarazione del 29 aprile dell'Ufficio politico del Fplp, che aveva rivendicato l'esecuzione di Zeevi e ribadiva che questo era stato un atto di "legittima resistenza del nostro eroico popolo palestinese''. Il Fplp affermava che l'accordo "rappresenta l'inizio di uno scenario volto a porre fine all'isolamento dell'entità sionista'' che continua e intensifica l'occupazione dei territori palestinesi e quindi "va respinto da tutti i punti di vista''. Il comunicato concludeva affermando "la nostra determinazione e decisione di resistere all'occupazione con ogni possibile mezzo fino a quando non saranno ottenuti i nostri diritti nazionali, in primo luogo il diritto al ritorno dei profughi, l'autodeterminazione l'edificazione di uno Stato palestinese sovrano e indipendente con Gerusalemme capitale''.
Il 2 maggio Arafat poteva lasciare dopo 5 mesi di confino forzato il quartier generale di Ramallah; nella notte i carri armati sionisti si erano ritirati fuori della città palestinese. Nella prima visita all'ospedale della città e alle fosse comuni dove erano stati seppelliti i palestinesi uccisi durante l'offensiva degli imperialisti sionisti Arafat attaccava Sharon accusandolo di "crimini di guerra nazisti''.
Poco dopo, nella sede del Consiglio legislativo si dichiarava però "pronto a riprendere il dialogo politico con Israele'' richiamandosi agli accordi raggiunti nel 1993 a Oslo, quegli accordi violati per primi dai governi israeliani. Nei giorni seguenti Arafat accetterà la proposta americana, formulata per conto del "quartetto'' diplomatico di cui fanno parte anche Onu, Ue e Russia, per una nuova conferenza di pace. O meglio per quella burla di conferenza i cui compiti sono oggetto del vertice tra Bush e Sharon alla Casa Bianca iniziato il 7 maggio.
Quale sia il giudizio di Hamas sulla conferenza di pace lo spiegava in una intervista un dirigente dell'organizzazione nei territori occupati: "non esiste alcuna possibilità di giungere a un compromesso soddisfacente con le forze di occupazione. Israele intende solo il linguaggio della forza ed è per questo che non esiste alternativa alla lotta armata. Per quanto riguarda la cosiddetta conferenza di pace, a farsene garanti sarebbero gli Stati Uniti, i migliori alleati di Israele. Solo un pazzo o un traditore potrebbe sostenere che la Palestina verrà liberata da chi arma i nostri oppressori e spaccia per uomo di pace un criminale di guerra come Sharon''.
Lo stesso dirigente di Hamas concludeva ribadendo che "la resistenza armata contro il nemico sionista non si arresterà solo perché Arafat non è più prigioniero di Sharon. è l'intero popolo palestinese ad essere ostaggio dell'esercito israeliano ad essere sottoposto al terrorismo di Stato israeliano. Israele vuole trasformare i palestinesi in un popolo di schiavi e i suoi dirigenti in secondini o collaborazionisti. Sharon ha barattato la liberazione di Arafat con la copertura internazionale al massacro nel campo profughi di Jenin. Ma quella carneficina di civili e di combattenti palestinesi non verrà mai dimenticata''.

8 maggio 2002