Grave atto intimidatorio della mafia calabrese ai giudici
Bomba della 'ndrangheta al tribunale di Reggio
Nel mirino dei clan la Procura generale

All'alba del 3 gennaio il palazzo dove ha sede il Tribunale di Reggio Calabria è stato scosso da un gravissimo attentato dinamitardo perpetrato dalla mafia calabrese a chiaro scopo intimidatorio nei confronti dei giudici che si occupano dei processi contro i boss. Un ordigno è esploso davanti al portone di ingresso dell'ufficio del giudice di pace a pochi passi dall'entrata principale della Procura Generale. L'esplosione ha provocato solo danni al portone, e per fortuna in quel momento non c'erano passanti. L'ordigno, ad alto potenziale, era costituito da una bombola di gas e materiale esplosivo, innescato da una miccia.
"Non ci sono dubbi sulla matrice mafiosa dell'attentato contro la Procura Generale". Queste le parole del procuratore della repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone che ha aggiunto: "Abbiamo arrestato decine di latitanti, sequestrato centinaia di milioni di euro e fiumi di cocaina. È chiaro che ci troviamo davanti a una reazione. Sono fatti di estrema gravità e le indagini faranno chiarezza sulle responsabilità e motivazioni. Ma mi pare chiaro che ci troviamo davanti a una reazione legata all'azione della magistratura di Reggio Calabria che negli ultimi tempi è stata intensa e continua. Solo nell'ultimo anno nella provincia abbiamo sequestrato 800 milioni di euro".
"Si tratta di un attentato diretto dalla criminalità organizzata alla Procura generale" ha aggiunto il procuratore generale del tribunale di Reggio Calabria Salvatore Di Landro, il quale ha ricordato che la Procura generale si occupa della confisca e del sequestro dei beni alla 'ndrangheta e dei procedimenti d'appello davanti ai giudici di secondo grado e che riguardano le cosche più importanti della città e della provincia. Motivi, secondo il magistrato, che avrebbero determinato l'attacco dinamitardo. Il procuratore generale ha inoltre confermato che dalle immagini riprese dal sistema di videosorveglianza si vedono due persone a bordo di un motorino con il volto coperto da un casco che posizionano l'ordigno e poi fuggono. "Dalla telecamera di servizio - ha detto Di Landro - è stato possibile notare che due individui, che indossavano i caschi e che sono giunti a bordo di un motorino, hanno depositato l'ordigno composto da una bombola di gas e da materiale esplodente. Siamo certi che si tratti di un grave attentato perpetrato dalla criminalità organizzata".
Sul grave episodio è intervenuto anche il Procuratore antimafia Pietro Grasso secondo cui la bomba di Reggio è "la conseguenza del clima che si è creato negli ultimi tempi in cui sembra che si possano facilmente attaccare i colleghi anche con un atto del genere".
Un clima di quotidiana aggressione e delegittimazione dei giudici impegnati in prima fila nella lotta contro la mafia alimentato dal neoduce Berlusconi e dal suo nero governo per imporre la controriforma della giustizia e la sottomissione dei magistrati al potere esecutivo.
Critiche al governo per i tagli sulla giustizia sono arrivate anche dal procuratore aggiunto Michele Prestipino secondo cui: "si è creata una sproporzione tra quello che negli anni è diventata la 'ndrangheta e le condizioni in cui sono rimasti gli uffici giudiziari e non parlo solo di giudici e pm ma del personale amministrativo".
In ogni caso, anche alla luce di ciò che è avvenuto a Rosarno, è chiaro che se le 'ndrine hanno deciso di colpire simboli e luoghi dove mai prima d'ora avevano osato alzare il tiro consapevoli del rischio di riaccendere i riflettori su Reggio Calabria come è accaduto con l'omicidio di Franco Fortugno, la posta in gioco deve essere molto alta a cominciare dagli schieramenti e la lotta per le candidature alle prossime regionali, la spartizione degli appalti per il ponte sullo Stretto per finire ai beni sequestrati e ai processi d'appello sull'omicidio Fortugno (il vice presidente del Consiglio regionale ucciso nel 2005 davanti ad un seggio delle primarie dell'Unione), la strage di Duisburg e gli appalti sulla Salerno-Reggio Calabria che in primo grado si sono conclusi con numerosi ergastoli e pesantissime condanne per i boss.

13 gennaio 2010