Discorso di Denis Branzanti per il 24° anniversario della scomparsa di Mao
CHE I GIOVANI SI ISPIRINO A MAO ED EMULINO LE SUE GESTA

Care compagne e cari compagni, amiche e amici,
Benvenuti alla commemorazione pubblica di Mao, grande maestro del proletariato internazionale, dei popoli e delle nazioni oppresse, nel 24° Anniversario della scomparsa.
Ringrazio il Comitato centrale del PMLI per avermi incaricato di aprire questa iniziativa, sono molto onorato di ciò, e spero che il dibattito pubblico e libero che ne seguirà sia all'insegna degli insegnamenti di Mao, in ogni caso ci si dica le cose in faccia in modo franco, leale e aperto, ne avremo da guadagnare noi, come voi.
Il cuore di Mao ha cessato di battere il 9 settembre del 1976. Quello è stato un giorno molto triste, non solo per il popolo cinese, ma anche per tutti i popoli del mondo che aspiravano e aspirano tutt'oggi alla liberazione dalla schiavitù salariata e dall'oppressione imperialista. è stato un giorno molto triste anche per i primi pionieri del Partito che grazie al marxismo-leninismo e con il fondamentale apporto e impulso del pensiero di Mao hanno dato vita al glorioso PMLI.
Anche in noi oggi vi è tristezza perché sentiamo la grande mancanza di Mao sotto il profilo politico, organizzativo e umano, ma nello stesso tempo questa è una bella giornata per il Partito, perché voi siete qui con noi a rendere omaggio e onore a Mao e a discutere sul come i suoi insegnamenti e il suo esempio possono servire ai giovani italiani nella lotta per l'emancipazione.
Ciò dimostra che non avete buttato il cervello all'ammasso, che non vi siete fatti ingannare dagli specchietti per le allodole posti in ogni angolo dalla borghesia, dal papa, dai revisionisti, dai trotzkisti e dagli opportunisti di ogni genere, e che ritenete vitale confrontarvi apertamente con il PMLI. Questo vi fa onore e contribuisce alla riuscita dell'iniziativa.

PERCHE' I GIOVANI ITALIANI D'OGGI DEVONO ISPIRARSI A MAO

I giovani italiani che vogliono trasformare il mondo, ossia cambiare radicalmente la situazione economica, istituzionale, giuridica, sociale, culturale e morale dell'Italia, non possono che seguire Mao e i suoi insegnamenti. Perché Mao ha dimostrato come si fa. Egli infatti ha cambiato il volto della Cina semifeudale e oppressa dall'imperialismo attraverso la rivoluzione più lunga e complessa della storia. Fare come Mao, è questa la parola d'ordine che dovrebbe ispirare le ragazze e i ragazzi italiani. è la realtà dell'Italia di oggi e le stesse condizioni dei giovani che lo impongono.
Noi viviamo in un Paese capitalistico in cui al potere c'è la borghesia. Gli affari di questa classe sfruttatrice e oppressiva sono curati dai due Poli, così come da tutti gli altri partiti parlamentari, che stiano al governo o all'opposizione del governo, e non certo del sistema capitalistico.
Viviamo perciò in un Paese dove esistono le classi, le contraddizioni di classe, la lotta di classe, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, le disuguaglianze economiche, territoriali e di sesso, le ingiustizie sociali, la disoccupazione, la povertà, l'emarginazione sociale degli anziani, degli handicappati, dei giovani delle periferie urbane.
In un Paese in cui i pericoli di guerra sono sempre presenti. Vedi la partecipazione dell'Italia di D'Alema all'aggressione imperialista della Federazione jugoslava.
Il nostro Paese è parte integrante dell'imperialismo che, nonostante quello che dicono i politicanti borghesi e il servo dei padroni Bertinotti, esiste ancora, eccome se esiste, ed è più forte che in passato, quando c'era il campo socialista che lo contrastava e la rivoluzione avanzava in tutto il mondo.
Oggi l'imperialismo più pericoloso ha la faccia di Usa, Ue e Giappone. Gli Usa rimangono l'imperialismo più forte a livello economico, politico e militare, il Giappone è quello dei tre attualmente più debole, anche se sta cercando di riorganizzarsi militarmente, mentre è l'Unione europea l'imperialismo ascendente che mira a spodestare Usa e Giappone e contende loro le zone d'influenza e i mercati mondiali. L'Unione europea, nonostante l'attuale debolezza dell'euro, è dal punto di vista economico potenzialmente superiore agli Usa e si sta attrezzando per sorpassarli anche dal punto di vista politico e militare, con la formazione di un governo e un esercito unificati.
In prima fila nella costruzione dell'Europa imperialista vi è l'Italia, in particolare con i governi del cosiddetto ``centro sinistra'' da Prodi a D'Alema ad Amato, che hanno compiuto passi fondamentali nella realizzazione della seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, funzionale agli interessi dell'imperialismo italiano e della classe dominante borghese.
Perseguendo tale linea politica i rinnegati e i traditori del comunismo, assieme alla borghesia cosiddetta di ``sinistra'', ma che naturalmente può essere solo di destra, hanno dilapidato quasi interamente il patrimonio di lotte e di vittorie del proletariato e delle masse popolari italiane dal dopoguerra fino alla grande rivolta giovanile del Settantasette, con grandi sacrifici e patendo gravi lutti.
Tutte le conquiste ottenute sui fronti politico, sociale, sindacale, pensionistico, della tutela e normativa sul lavoro, scolastico e sociale sono diventate merce di scambio per l'entrata di tali voltagabbana nella ``stanza dei bottoni'' e il loro assorbimento nel pantano delle istituzioni borghesi.
Oggi tocca ad Amato, questo sanguisuga dei lavoratori e dei pensionati, ex braccio destro di Craxi, tentare di risollevare le sorti del ``centro sinistra''. Egli sta mostrando ogni giorno di più il suo decisionismo neofascista nel percorrere la strada delle controriforme istituzionali, in particolare col federalismo e la cosiddetta ``devolution'', a tal punto che ha addirittura abbassato le pretese della Lega fascista e razzista di Bossi, evidentemente soddisfatta di quanto le è stato concesso, per non parlare della politica razzista e discriminatoria contro gli omosessuali, vedi l'atteggiamento assunto contro il World Pride 2000 e gli immigrati cosiddetti ``clandestini''.
Il governo Amato, poiché attualmente è esso che regge le sorti del capitalismo e dell'imperialismo italiani, è il nemico principale delle lavoratrici e dei lavoratori, dei giovani e delle masse popolari in genere, contro di esso vanno concentrate tutte le nostre energie e tutte le nostre forze. La cacciata del governo Amato sarà una vittoria per il proletariato. Pronti a riprendere la lotta contro il governo che gli succederà.
Certo la situazione attuale, la coscienza del proletariato e il livello dello scontro di classe non fanno pensare che questo sia possibile in tempi brevi. Questo perché oggi prevalgono nella classe operaia il revisionismo, il neorevisionismo, l'elettoralismo, il parlamentarismo, il pacifismo, il riformismo per colpa del PCI, DS, PRC e PCDI e del trotzkismo. Così la borghesia è riuscita a distoglierla dal suo compito storico di lottare e abbattere il capitalismo e realizzare il socialismo.
Poiché è stata disarmata a livello ideologico, politico e organizzativo la classe operaia italiana non è più, come in passato, una classe per sé, ma una classe in sé, ed è così ritornata ad una situazione premarxista. A prima cioè di quando Marx ed Engels avevano dato alla classe operaia dei vari paesi una coscienza di classe e le armi teoriche, politiche e organizzative per lottare contro la borghesia ed emanciparsi.
Riarmare il proletariato della sua concezione del mondo, della sua ideologia e unirlo al suo Partito, il PMLI, è un compito molto difficile, ma anche pieno di soddisfazioni. Quelle stesse difficoltà e soddisfazioni che hanno incontrato i primi pionieri e fondatori del PMLI, con alla testa il Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, ai quali va tutta la nostra riconoscenza e stima per quanto hanno fatto durante il tortuoso cammino della costruzione del Partito del proletariato iniziato 23 anni fa, un'impresa epica che non ha precedenti nella storia del movimento operaio nel nostro Paese.
In tanti hanno tentato e tentano continuamente di spegnere la fiamma del socialismo che oggi solo il PMLI alimenta nel nostro Paese, ma nessun traditore, nessun borghese vestito di rosso, nessuna divisa di qualsivoglia esercito borghese e imperialista vi riuscirà mai, la fiamma del socialismo arderà sempre finché non avrà bruciato l'intera prateria ed avrà spalancato le porte del mondo alla nuova società.
L'unico modo, sperimentato nella pratica in un quarto del mondo, per cambiare la nostra società borghese è il socialismo. Ma per alimentare questa gloriosa fiamma di rivolta, ci vuole il giusto carburante, e l'unico combustibile in grado di sostenerla è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, l'invincibile teoria rivoluzionaria elaborata dai grandi maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao.
Non importa quanti sacrifici dovremo fare, quante privazioni dovremo sopportare; non importa il parziale e momentaneo isolamento, la repressione di qualsiasi natura essa sia: poliziesca, sul lavoro, scolastica, familiare; non importa se subiremo delle sconfitte durante il nostro percorso, ci rialzeremo ogni volta a testa alta e con maggior determinazione, impugnando la rossa bandiera della rivoluzione socialista e dell'internazionalismo proletario, procederemo per la nostra strada sicuri che il socialismo è il futuro della classe operaia.
Mao dice che ``il popolo, e solo il popolo, è la forza motrice, che crea la storia del mondo'', e noi siamo sicuri che il nostro popolo ci seguirà, i giovani ci seguiranno una volta che avranno capito che cosa bisogna veramente fare per cambiare il mondo e se stessi.
Noi abbiamo fiducia negli operai, nei lavoratori, nei disoccupati, negli studenti, nelle donne; abbiamo fiducia nei contadini poveri, negli intellettuali, negli emarginati e nel sottoproletariato se si sapranno mettere al servizio della causa del proletariato; abbiamo fiducia nella piccola borghesia rivoluzionaria se saprà rinunciare all'individualismo, alla velleità di essere la classe dirigente della lotta di classe e all'avventurismo.
Abbiamo fiducia in particolare nella giovane classe operaia, negli studenti, nelle ragazze progressiste e rivoluzionarie, poiché i giovani sono i più sensibili alle ingiustizie sociali e i primi a gettarsi nella lotta di classe.
Un grosso onere e onore poggia sulle loro spalle, da essi dipenderà, in una certa misura, per quanto tempo ancora il nostro popolo dovrà languire sotto le forche del capitalismo.
La condizione giovanile d'oggi non è quella che ci vuol far credere la borghesia: tutta discoteca, macchine, calcio e divertimenti; la realtà è ben altra.
è la realtà degli studenti costretti a studiare in scuole e università inadeguate e a volte fatiscenti, con programmi di studio basati sulla metafisica, sul nozionismo borghese e sull'idealismo cattolico, con professori molte volte barricati dietro le loro cattedre come fossero gli unici a sapere qualcosa, dovendo poi affrontare mille difficoltà, dal reperimento dei libri di testo e del materiale didattico ai trasporti, all'alloggio, alle rette per poter frequentare l'università.
è la realtà dei giovani lavoratori sempre più ``atipici'' e supersfruttati e sempre meno tutelati. L'Italia ``vanta'' il non certo onorevole primo posto per quanto riguarda la disoccupazione giovanile nell'ambito dei 29 paesi dell'Ocse. Lavora solo il 32,9%, dei giovani ossia uno su tre, al Sud uno su due non trova un lavoro regolare. Per i giovani che riescono a trovare lavoro si aprono le porte del precariato, della flessibilità d'orario e di stipendio, del lavoro interinale, in affitto, tanto che il 90% dei contratti stipulati negli ultimi 4 anni sono stati a tempo determinato, come se fossimo macchine da lavoro da noleggiare e poi riconsegnare a lavoro finito.
è la realtà dei giovani che vivono in periferie degradate, fatiscenti e abbandonate dalle istituzioni, tanto vicine a parole alle masse in campagna elettorale per poi disattendere le promesse dei politicanti borghesi appena sono stati eletti.
è la realtà dei minorenni supersfruttati e fatti oggetto di turpi violenze fisiche e sessuali.
è la realtà dei giovani che non hanno luoghi dove ritrovarsi e instaurare sani rapporti sociali invece dei soliti videogiochi e delle discoteche; che non hanno a disposizione spazi attrezzati dove poter fare sport, coltivare i propri interessi, dove poter soddisfare e sviluppare le proprie attitudini artistiche ed espressive nella musica, nella grafica, nella recitazione, nella letteratura, ecc.; che non hanno a disposizione biblioteche ben fornite dove poter soddisfare la curiosità, la sete di conoscenza che c'è in ogni giovane.
Questa è la realtà della situazione dei giovani, che noi vogliamo cambiare assieme a loro, non certo quella dei giovani figli di papà con la loro vita mondana, che sfoggiano macchine di gran cilindrata, denaro e successo. Anch'essa è una realtà, ma a noi non interessa perché questi giovani fanno parte di un altro mondo, quello borghese, e il loro benessere si basa sullo sfruttamento e l'oppressione di tutti gli altri giovani. Non è a costoro che i giovani figli del popolo devono guardare per emanciparsi. Perché emancipazione non vuol dire egoismo, ricerca esclusiva del benessere personale, arricchirsi e fare carriera sfruttando i lavoratori, bensì cancellare ogni forma di ingiustizia sociale e di disuguaglianza sociale e territoriale, nella lotta incessante per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse e per trasformare il mondo e se stessi.
Se i giovani vogliono far ciò non possono che ispirarsi a Mao ed emulare le sue gesta.

CHI E' MAO E COSA HA FATTO

Mao, per come è vissuto, per quello che ha fatto e insegnato, è un esempio per tutti i giovani rivoluzionari della Terra che vogliono un nuovo mondo. Egli è un esempio di abnegazione, di combattività, di coerenza marxista-leninista, di internazionalismo proletario.
Egli è un maestro di rivoluzione, un educatore proletario rivoluzionario, un modello di marxista-leninista, un punto di riferimento insostituibile per i giovani che vogliono veramente lottare contro il capitalismo, l'imperialismo, il colonialismo, il fascismo, il razzismo.
Per tutta la vita Mao ha servito umilmente la causa del socialismo, il Partito e le masse cinesi, dando sempre tutto se stesso e non ricercando nulla per sé.
Mao ha indicato al popolo cinese e a quelli di tutto il mondo la via della liberazione dal capitalismo e dall'imperialismo, e fin quando i popoli l'hanno seguito, applicando i suoi insegnamenti, hanno ottenuto grandissimi successi e il vento rivoluzionario dell'Est prevaleva su quello borghese e revisionista dell'Ovest. Poi purtroppo, dopo la sua morte, la via che Mao aveva percorso e indicato è stata abbandonata, chiusa, addirittura dichiarata non più percorribile da coloro che si sono svelati dei revisionisti, degli opportunisti e degli imbroglioni politici, riportando così le condizioni di interi popoli di molto all'indietro.
Seguendo l'esempio e gli insegnamenti di Marx, Engels, Lenin e Stalin e sviluppando la teoria marxista-leninista Mao ha realizzato lo Stato più avanzato, progredito e giusto mai raggiunto da nessuna società borghese neanche al momento attuale.
Mao ha imparato e insegnato al suo popolo e a tutti i popoli del mondo che solo avendo alla testa un autentico Partito marxista-leninista, applicando il marxismo-leninismo, costituendo un fronte unito rivoluzionario e un Esercito rosso, facendo affidamento sulle masse, isolando e attaccando il nemico principale si possono vincere le battaglie e conquistare e difendere il potere politico da parte del proletariato con la rivoluzione.
Fin da giovanissimo, seppure figlio di un contadino relativamente ricco per quei tempi, provando le durissime condizioni in cui viveva il popolo cinese, Mao si è formato un carattere rivoluzionario che lo ha portato ad opporsi e a contrastare tutte le vecchie concezioni e pratiche del confucianesimo. ``Dobbiamo sviluppare le nostre capacità fisiche e mentali - ebbe a dire secondo certe fonti - ecco perché i 3 vincoli della nostra nazione, principe e suddito, padre e figlio, marito e moglie, devono essere combattuti e devono essere considerati insieme alla religione, i capitalisti e l'autocrazia i demoni maligni dell'impero''.
A 7 anni si oppone al maestro di scuola che pretendeva, come da regola vigente, che ogni bambino si alzasse in piedi di fronte al maestro per recitare. Mao trovando la cosa inutile si rifiutò di alzarsi dicendo: ``Se lei mi può sentire bene stando seduto, perché io dovrei alzarmi per recitare?''.
Mai in mille anni questo sistema era stato contestato, ma il giovane Mao avrebbe dovuto fare ancora tanta strada prima di rivoltare cielo e terra.
Tutta la sua vita è stata segnata da una grande sete di conoscenza, Mao voleva conoscere a fondo ogni situazione, particolarità, bisogno del suo popolo: ``Senza inchiesta - diceva - non si ha il diritto di parlare''. Per conoscere a fondo la Cina, Mao intraprendeva grandi viaggi a piedi, come quello attorno al lago Rangting con una circonferenza di 250 km, o quello nella provincia dello Hunan dove percorse 450 km, durante questi viaggi si intratteneva instancabilmente a colloquiare con contadini e operai, studenti e donne, si informava delle condizioni di vita, sui raccolti e le piogge, sugli affitti e i padroni.
Mao studiava moltissimo, portava sempre con sé dei libri, risparmiando sul cibo per poterseli comprare, ``la conoscenza è senza fine'' e lui non avrebbe mai smesso di imparare. Mao ha vissuto i problemi della gioventù cinese del suo tempo. Ricordiamo che egli è nato nel 1893. Solo che egli era profondamente animato dalla volontà di ``salvare la Cina'' dall'imperialismo, dal feudalesimo e di emancipare il popolo cinese.
A 20 anni si iscrive ad un istituto per insegnanti di Changsha dove mette in pratica le sue conoscenze e capacità dialettiche e diventa un leader degli studenti, un agitatore politico.
Impavido di fronte al potere dei signori della guerra già dirige l'Associazione degli studenti che sotto la sua guida organizza manifestazioni in favore dei contadini e dei lavoratori e contro le pretese espansioniste del Giappone.
Nel 1918 assieme ad un amico fonda la Nuova Associazione popolare di studio che si occupa anche dell'oppressione della donna perpetuata attraverso il sistema tradizionale di matrimonio, lo pseudonimo che utilizza per firmare i suoi articoli è 28 colpi: i 28 tratti di pennello con cui si scrive il suo nome in cinese.
La nuova associazione di Mao, che all'inizio contava appena 13 membri, divenne il nucleo fondante del futuro Partito Comunista, che ha visto la luce il 1° luglio del 1921.
è nel 1920, all'età di 27 anni, che Mao scopre e legge il ``Manifesto del Partito Comunista'' di Marx ed Engels e ne viene immeditamente conquistato, mettendolo in pratica organizzando politicamente per la prima volta i lavoratori.
Una delle sue più grandi imprese è rappresentata dalla Lunga Marcia, iniziata come una ritirata strategica per sfuggire all'esercito reazionario del Guomindang e trasformatasi in grandiosa opera di propaganda, di organizzazione ed educazione delle masse.
I valorosi soldati dell'Esercito Rosso seppur attaccati ad ogni angolo, male armati, malati e affamati non persero mai la fiducia nella vittoria finale. Animati da Mao cantavano: ``L'Esercito Rosso non ha paura della morte! Chi ha paura della morte non fa parte dell'Esercito Rosso''. La loro fiducia in Mao era incrollabile e ne seguivano fedelmente le direttive.
Pur dovendo patire enormi sacrifici, i soldati dell'Esercito Rosso si calarono completamente come pesci nell'acqua fra le masse contadine e operaie diventando il loro esercito, lavoravano i campi e li aiutavano, ma non prendevano nulla per sé, addirittura cuocevano pelli di maiale e cuoio per cibarsene, non avendo altro da mangiare.
Tanti giovani e giovanissimi parteciparono a questa epica impresa: ragazzi di 12-15 anni curavano i feriti, procuravano il cibo, aiutavano i soldati e combattevano al loro fianco. Nella Lunga Marcia, in cui percorsero a piedi ben 12.900 chilometri, vedevano per la prima volta la possibilità di aprire per la Cina una strada nuova.
è il 1° Ottobre del 1949 che Mao, in piedi sulla tribuna di Tian An Men a Pechino, parlando a milioni e milioni di persone festanti ha proclamato la vittoria della rivoluzione con queste parole: ``Il popolo cinese si è alzato in piedi... nessuno ci insulterà più''. E fino a quando Mao è rimasto in vita nessuno ha più insultato il popolo cinese, un popolo forte, potente, che nonostante le precarie condizioni in cui avrebbe versato ancora per un certo tempo, decideva ciò che era meglio per sé, non ammettendo interferenze esterne dell'imperialismo nello sviluppo della propria società.
Di fronte agli avvenimenti internazionali, alle aggressioni imperialiste e socialimperialiste, allo sfruttamento e all'oppressione dei popoli, e in linea con l'internazionalismo proletario, i marxisti-leninisti cinesi non potevano non levare alte le loro voci di condanna. Mao ha indicato la resistenza armata contro le aggressioni militari imperialiste, la via del fronte unito antimperialista e l'unità dei popoli di tutto il mondo contro le aggressioni imperialiste.
Il più grande contributo che il popolo cinese poteva dare a tutti gli altri popoli era quello di portare avanti la rivoluzione nel proprio paese, che Mao considerava ``parte della rivoluzione mondiale'', e l'edificazione socialista. Questo però non gli ha impedito di difendere, inviando anche delle forze armate, la Corea di fronte all'attacco dell'imperialismo americano sotto il cappello dell'Onu.
Mao ha denunciato e combattuto non solo l'imperialismo, in particolare quello americano, ma anche il socialimperialismo sovietico, che sotto le vesti comuniste si comportava come una potenza egemonica e oppressiva. L'Urss di allora era infatti in mano ai revisionisti che avevano restaurato il capitalismo. Mao ha fatto moltissimo per smascherare la cricca revisionista di Mosca, da Krusciov a Breznev, e le altre cricche analoghe degli altri paesi, compresa quella di Togliatti.
Un profondo legame univa il popolo cinese, l'Esercito rosso, il Partito Comunista Cinese e i popoli di tutto il mondo.
Mao era fortemente legato ai giovani, ne comprendeva i bisogni e le aspirazioni e sapeva come mobilitarli. Il movimento delle Guardie Rosse è un esempio lampante e inconfutabile di questa profonda unione, un movimento di milioni di giovani fedeli a Mao e che svolsero un ruolo fondamentale nella Grande rivoluzione culturale proletaria cinese, il più grande capolavoro teorico e politico di Mao. Con essa Mao ha voluto esporre il Partito Comunista e l'intera società cinese al benefico influsso della forza dirompente e purificante della rivoluzione nelle condizioni della dittatura del proletariato. Una rivoluzione socialista in un paese socialista, questa è la più grande intuizione di Mao seguendo la quale il proletariato di ogni paese, indistintamente, una volta conquistato il potere può garantire che il Partito e lo Stato rimangano rossi.
La borghesia ha la pelle dura, più di quanto noi pensiamo, e come di fronte ai successi nei paesi socialisti si abbassa la guardia, eccola rispuntare ovunque e sotto molteplici forme, ma pur sempre riconducibili al liberismo, per tentare di riconquistare il potere politico.
è proprio contro la borghesia annidata nel Partito e nello Stato che Mao ha lanciato la Grande rivoluzione culturale proletaria, non basta infatti una rivoluzione per abbatterla, ne servono altre e altre ancora per impedire la restaurazione del capitalismo e per eliminare comportamenti, modi di pensare e di agire vecchi di centinaia di anni.
La Grande rivoluzione culturale proletaria è una via universale, come quella dell'Ottobre sovietico. La prima insegna come si mantiene il potere politico, la seconda come lo si conquista. Questo illuminante insegnamento di Mao e la pratica rivoluzionaria del proletariato e dei giovani cinesi hanno risvegliato le masse antifasciste, anticapitaliste e antimperialiste di tutto il mondo.
In Italia i giovani con i grandi movimenti del '68-'69 e del '77 hanno assestato colpi che sono andati vicini al radere al suolo tutto ciò che era espressione della borghesia, e solo per colpa dei revisionisti di destra e di ``sinistra'', che hanno frenato e deviato le lotte delle masse, si è potuto salvare il capitalismo.
Il marxismo-leninismo e il revisionismo, ci spiega Mao, non possono andare d'accordo e quindi mai i marxisti-leninisti devono condividere le posizioni dei revisionisti, da cui ci si deve eventualmente dividere, una volta che hanno conquistato il potere nel Partito e non è più possibile recuperarlo al proletariato e alla rivoluzione, per dare vita ad un nuovo vero Partito marxista-leninista.
I preziosi insegnamenti e l'esempio di Mao sono stati raccolti dai valorosi ed eroici fondatori del PMLI che hanno così finalmente dato al proletariato italiano la sua organizzazione di classe, rivoluzionaria, socialista, che lo condurrà alla vittoria finale sul capitalismo e l'imperialismo.
Il PMLI è l'unico Partito in Italia che si fonda sull'invincibile teoria dei grandi maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao. Questi sono i nostri maestri, non possiamo farne a meno di nessuno, tutti e cinque hanno dato dei contributi fondamentali alla causa del socialismo e del comunismo. Tutti e cinque stanno per noi sullo stesso piano, ma dobbiamo indubbiamente a Mao il merito storico di averci portato alla nascita del PMLI.
è infatti grazie all'influenza del pensiero di Mao e della Grande rivoluzione culturale proletaria che i fondatori del PMLI hanno scoperto il vero marxismo-leninismo e agito di conseguenza sul piano ideologico, politico, programmatico e organizzativo.
La fedeltà ai principi marxisti-leninisti e ai grandi maestri del proletariato internazionale, il tipo di organizzazione basata sul centralismo democratico, l'uso onesto e sincero della critica e dell'autocritica, l'operato politico quotidiano, lo stile di lavoro e di vita dei suoi militanti, la sua composizione di classe e rivoluzionaria, la sua linea politica e programmatica che mette al centro gli interessi a breve, medio e a lungo termine del proletariato e delle masse popolari, fanno del PMLI l'unico Partito autenticamente marxista-leninista presente e operante nel nostro Paese.
Sfidiamo chiunque a dimostrarci il contrario, sfidiamo chiunque a dimostrare che il PMLI non è l'unico Partito autenticamente marxista-leninista, o che non lo è affatto, se qualcuno lo dimostrerà nella pratica, in base alla storia del movimento operaio internazionale e della situazione attuale, allora gli daremo ragione e siamo pronti a fare i bagagli. Ma se nessuno ci riuscirà allora è dovere di tutti i sinceri anticapitalisti, antifascisti, di tutti i sinceri comunisti, di liberarsi dai falsi comunisti e unirsi al PMLI per realizzare l'Italia unita, rossa e socialista.
Questo invito è rivolto in particolare modo ai giovani e ai giovanissimi. Fin dall'età di 14 anni si può essere membri del Partito, come lo sono state alcune compagne che oggi sono dirigenti del Partito.

COSA DEVONO FARE I GIOVANI PER SEGUIRE L'ESEMPIO DI MAO

Giunti a questo punto del nostro discorso ormai dovrebbe essere chiaro ciò che i giovani italiani devono fare per seguire l'esempio di Mao. Comunque lo riassumiamo in alcuni punti.
Per prima cosa i giovani devono separarsi nettamente dal punto di vista ideologico, politico, organizzativo dalla borghesia e dai suoi partiti, unirsi al proletariato e al PMLI e dedicare la propria vita alla causa del socialismo.
Giovani, la causa dell'emancipazione del proletariato, e con essa di tutta l'umanità è la causa più nobile che ci sia, niente è meglio che legarsi alle masse e soddisfare le loro aspirazioni.
Il periodo della gioventù, quello in cui abbiamo più energia, in cui siamo meno intaccati dalle influenze della borghesia e la nostra mente è più libera, in cui siamo più reticenti ad adottare stili di vita borghesi ed imposizioni oscurantiste e repressive, in questo periodo della nostra vita noi possiamo dare un enorme contributo a questa nobile causa, se solo lo vogliamo.
I giovani rivoluzionari devono avere il coraggio di andare controcorrente, di scalare le vette più alte, di ``osare pensare, osare parlare, osare agire, basandosi sul marxismo-leninismo'', come dice Mao.
Essi devono appropriarsi della cultura proletaria rivoluzionaria dando un impulso a questa cultura, rappresentando i sentimenti, i bisogni, le rivendicazioni delle masse attraverso nuove opere che risveglino il cuore, la mente e l'azione del proletariato. Ma per fare questo occorre principalmente intraprendere con ardore proletario rivoluzionario la grande opera di trasformazione del mondo e di se stessi, in primo luogo immergendosi nello studio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, studiandolo sui libri del proletariato che sono gli illuminanti testi di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, nonché i documenti del PMLI e ``Il Bolscevico'', il nostro glorioso organo di stampa, la voce marxista-leninista del proletariato e delle masse popolari, attraverso i quali noi apprendiamo la teoria rivoluzionaria, l'analisi concreta della situazione attuale e quello che bisogna fare per cambiarla.
Lo studio è il primo fondamentale elemento per cambiare il mondo e se stessi, nessun marxista-leninista, giovane o non, dirigente o non, si può sottrarre allo studio e dedicargli poco tempo e farlo male, pena il deperimento ideologico, il deviazionismo politico e un poco incisivo lavoro politico.
Di pari passo a questa rivoluzione culturale deve procedere anche quella materiale, e cioè impegnarsi a fondo nella lotta di classe che deve avanzare, svilupparsi, conquistare nuove schiere di rivoluzionari, e attaccare i piani sempre più alti dei palazzi dei signori capitalisti.
Ma per fare questo si deve applicare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea politica del Partito alla nostra situazione particolare, calandoci come pesci nell'acqua fra le masse: ``Questo significa che bisogna raccogliere le idee delle masse (frammentarie, non sistematiche), sintetizzarle (attraverso lo studio trasformarle in idee generalizzate e sistematiche) quindi portarle di nuovo alle masse, diffondere e spiegare queste idee finché le masse non le assimilino, vi aderiscano fermamente e le traducano in azione, e verificare in tale azione la giustezza di queste idee. Poi sintetizzare ancora una volta le idee delle masse e riportarle quindi alle masse perché queste idee siano applicate con fermezza e fino in fondo. E sempre così, ininterrottamente, come una spirale senza fine; le idee, ogni volta saranno più giuste, vitali e ricche. Questa è la teoria marxista della conoscenza''. Questa è la via da seguire per radicarsi fra le masse lavoratrici e popolari italiane, che rappresenta attualmente il nostro obiettivo principale. ``Noi comunisti siamo come i semi e il popolo è come la terra. Ovunque andiamo dobbiamo unirci al popolo, mettere radici e fiorire in mezzo al popolo''.
Dobbiamo conquistare la fiducia del nostro popolo, assumendo un atteggiamento coerente alla nostra scelta, nei luoghi di vita, di lavoro e di studio, legandoci strettamente alle masse e diventando un tutt'uno con esse.
``Diventato rivoluzionario - spiega Mao - vissi tra gli operai, i contadini e i soldati dell'esercito rivoluzionario e, a poco a poco, familiarizzai con essi, ed essi con me. Allora, e solo allora, cambiai radicalmente il mio modo di sentire borghese e piccolo borghese che mi era stato inculcato nelle scuole borghesi... Ecco cosa intendo per cambiamento del proprio modo di sentire: sostituire il modo di sentire di una classe con quello di un'altra''.
Anche noi dobbiamo vivere tra gli operai, i contadini e gli studenti per cambiare il nostro modo di sentire borghese in quello proletario.
Bisogna abbandonare e contrastare tutto ciò che la borghesia ci propone: il suo stile e modo di vita, l'individualismo, l'egoismo, il carrierismo, l'opportunismo, la frammentazione e la divisione, la prevaricazione, l'emergere a tutti i costi a discapito di altri, la rincorsa al successo, ai soldi e alle belle auto, la vita sregolata nociva per la salute fisica e mentale, la cultura dello sballo e del divertimento ad ogni costo.
A tutto questo noi opponiamo l'esempio marxista-leninista, l'esempio di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, l'esempio dei giovani militanti del PMLI, che, abbandonato il modo di sentire e di vivere borghese, senza alcuna paura di fronte al potere dominante della borghesia in camicia nera, coscienti dell'impegno che si sono presi di fronte al Partito, al proletariato italiano e internazionale, hanno preso il loro posto di combattimento nel PMLI, il Partito della rivoluzione socialista, il Partito che attraverso la lotta armata rivoluzionaria abbatterà il dominio borghese e instaurerà una ferrea dittatura del proletariato sulla borghesia per passare poi dal socialismo al comunismo, la società in cui non vi saranno né guerre né lotta di classe, in quanto non vi sarà più sfruttamento dell'uomo sull'uomo, le classi, lo Stato e il Partito.
Non deve spaventare il parlare di lotta armata rivoluzionaria e ferrea dittatura del proletariato perché: 1° - ``Il potere politico nasce dalla canna del fucile''; 2° - perché non vi è, e mai vi sarà pace alcuna in nessun angolo del mondo finché esisteranno capitalismo e imperialismo. Questi due mostri sono gli unici responsabili delle guerre e della lotta di classe, sono le fonti che provocano: disoccupazione, impoverimento, emigrazione, emarginazione, criminalità, dissesti ambientali, mafia, differenziazione fra Nord e Sud.
Solo rigettando il falso pacifismo, quello che viene chiesto a gran voce dagli imperialisti che prima aggrediscono, reprimono, sfruttano e poi invocano la pace, si può dare un serio contributo alla lotta contro il capitalismo e l'imperialismo.
Bisogna rifuggire dal pacifismo della chiesa cattolica, peraltro in palese contraddizione con la predicazione del ``diritto all'ingerenza umanitaria'' anche armata negli Stati indipendenti e sovrani, che nega ai popoli del mondo il diritto storico alla rivoluzione e alla lotta di liberazione nazionale e lega le mani e i piedi dei cattolici progressisti al carro dell'imperialismo.
Il papa nero Wojtyla, ai giovani dei vari paesi, convenuti a Roma per il cosiddetto Giubileo, ha chiesto di ``mettere fuoco in tutto il mondo'', ma in realtà non si tratta di ``mettere fuoco'' ma di buttare acqua nei focolai antimperialisti e anticolonialisti, e in particolare nelle lotte per il socialismo, che la Chiesa cattolica considera il nemico principale.
Egli ha altresì chiesto ai giovani di essere le ``sentinelle del terzo millennio'', ossia le sentinelle della morale cattolica oscurantista, retrograda e reazionaria che arriva fino all'assurdo scientifico e sociale di considerare l'embrione umano una persona.
Il nostro auspicio è che i giovani cattolici che vogliono cambiare davvero il mondo capiscano l'antifona e si schierino col progresso, la rivoluzione, il socialismo, il comunismo e il PMLI.
Ad ingannare i giovani non ci sono solo la chiesa cattolica e le altre confessioni religiose, ci sono pure i falsi comunisti e imbroglioni incalliti alla Bertinotti e alla Cossutta che garantiscono così la sopravvivenza del capitalismo e dell'imperialismo, che addirittura dicono non esistono più, purché lascino loro una piccola tribuna.
Come dimostra anche la storia del movimento operaio italiano, il pacifismo e il riformismo arrecano gravi danni alla coscienza e alla combattività del proletariato e delle masse. Altrettanti danni produce l'``ultrasinistrismo'', che attecchisce particolarmente nei giovani poiché essi amano l'azione, il movimento, hanno fretta di realizzare le loro aspirazioni, sono più sensibili all'eroismo individuale e poiché non hanno esperienza nella lotta di classe.
Non sanno o non credono che il terrorismo, l'avventurismo, il guevarismo, l'``azione dimostrativa'', di piccolo gruppo sono inutili e dannosi per le masse, contrari alla linea marxista-leninista, al coinvolgimento rivoluzionario delle masse e alla via universale dell'Ottobre.
Come diceva Mao: ``La freccia deve attendere per essere lanciata'', non si possono bruciare le tappe, né ritardarle, ma occorre cogliere il momento giusto, il momento in cui le masse sono più combattive e la borghesia più debole, per sferrare l'attacco e usare, quando è necessario, anche la violenza rivoluzionaria. Mai però sostituirsi alle masse, fare azioni violente e isolate delle sole avanguardie che non portano da nessuna parte e fanno il gioco della reazione.
La guerra fra proletariato e borghesia è nata col capitalismo. Questa guerra è ancora in atto. Al momento la borghesia ha la meglio, ma noi siamo sicuri, e lavoriamo per questo, che il proletariato armato del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e della linea del PMLI saprà contrattaccare e usare al momento opportuno i fucili dell'Esercito Rosso per conquistarsi quel nuovo mondo che gli spetta di diritto. E i giovani saranno i primi a salire sugli spalti della rivoluzione socialista.
Nell'immediato i giovani rivoluzionari devono lottare contro i governi della borghesia e della seconda repubblica, che siano di ``centro sinistra'', come l'attuale, o di ``centro destra'', come potrebbe essere quello che uscirà dalle prossime elezioni di primavera.
Devono lottare per il lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per i disoccupati e per tutti gli occupati.
Devono lottare contro qualsiasi forma di lavoro precario, i lavori ``atipici'', la flessibilità e il ``salario d'ingresso'' per i giovani, prendendo esempio dai lavoratori della Zanussi che hanno bocciato in massa il ``lavoro a chiamata''.
Devono lottare nei luoghi di lavoro per costruire un grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori basato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale alle Assemblee generali dei lavoratori.
Devono lottare affinché le scuole e le università siano pubbliche, gratuite e governate dagli studenti.
Mao ci indica la tortuosa via che ci porterà ad un avvenire radioso, noi, dirigenti e militanti giovani, di media età e anziani del PMLI armati delle cinque fiducie marxiste-leniniste: nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao, nel socialismo, nel Partito, nelle masse e in noi stessi, seguendo l'esempio e gli insegnamenti dei grandi maestri del proletariato internazionale, e quello dei primi pionieri e dell'attuale gruppo dirigente del PMLI con alla testa il Segretario generale Giovanni Scuderi, abbiamo intrapreso tale via con lo stesso entusiasmo e la stessa determinazione con cui Mao valicava le montagne della Cina durante la grandiosa Lunga Marcia e sconvolgeva il suo paese e scuoteva tutto il mondo durante la Grande rivoluzione culturale proletaria.
Compagne e compagni,
non abbiate paura di niente, non pensate che tutto questo sia troppo grande per voi e che non ne siate all'altezza e capaci, ``non c'è nulla di impossibile al mondo per chi osa scalare le vette più alte'' basta avere coraggio e fiducia nella nostra grandiosa causa, e ce la faremo.
``Quando la gente vede solo ciò che le sta sotto i piedi - ha detto Mao - e non ciò che sta sulle montagne e al di là dei mari, è pro-babile che sia vanagloriosa come la `rana in fondo al pozzo'. Ma quando alza la testa per vedere l'immensità del mondo, il caleidoscopio dei problemi umani, lo splendore e la magnificenza della causa dell'umanità, la ricchezza dei talenti umani e l'ampiezza del sapere, diventa modesta.
Il compito al quale siamo dediti è tale da scuotere il mondo''.
E allora continuiamo a scuotere questo marcio mondo capitalista e imperialista fin dalle sue radici, lottiamo per creare le condizioni per abbatterlo completamente senza lasciarne traccia alcuna, e apriamo così le porte dell'Italia al socialismo e al comunismo.
Giovani, abbandonate la borghesia al suo destino, che è quello di finire nella pattumiera della storia, abbandonate gli ignobili servi della borghesia alla Bertinotti e alla Cossutta e tutti i falsi comunisti che finiranno per primi e in fondo a tale pattumiera, unitevi al PMLI per combattere il governo imperialista, razzista, antioperaio e antipensionati di Amato, la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista. Spendete la vostra vita per l'Italia unita rossa e socialista!
Gloria eterna a Mao! Egli vivrà per sempre nel cuore del proletariato e dei popoli oppressi di tutto il mondo!
Viva i grandi maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao!
Viva il marxismo-leninismo-pensiero di Mao!
Viva il PMLI alfiere del socialismo in Italia!
Costruiamo un grande, forte e radicato PMLI!
Avanti sulla via dell'Ottobre!
Coi maestri vinceremo!
Note:
1. Mao, Sul governo di coalizione, 24 aprile 1945, Opere scelte, vol. 3°, Edizioni in lingue estere - Pechino, p. 213
2. Mao, Prefazione e poscritto a ``Inchieste nelle campagne'', marzo-aprile 1941, Opere scelte, vol. 3°, Edizioni in lingue estere - Pechino, p. 9
3. Mao, Discorso alla Seconda sessione dell'VIII Congresso nazionale del Partito comunista cinese, 17 maggio 1958
4. Mao, Alcune questioni riguardanti i metodi di direzione, 1° giugno 1943, Opere scelte, vol. 3°, Edizioni in lingue estere - Pechino, p. 119
5. Mao, Sui negoziati di Chungking, 17 ottobre 1945, Opere scelte, vol. 4°, Edizioni in lingue estere - Pechino, p. 49
6. Mao, Discorso di apertura alla Conferenza di Yenan sulla letteratura e l'arte, 2 maggio 1942, Opere scelte, vol. 3°, Edizioni in lingue estere - Pechino, p. 71
7. Mao, Problemi della guerra e della strategia, 6 novembre 1938, Opere scelte, vol. 2°, Edizioni in lingue estere - Pechino, p. 233
8. Mao, poesia del 1965
9. Mao, Intervista con i minatori di Anyuan, 1965
10. Mao, da una Direttiva emanata dal Centro del Partito comunista cinese attribuita a Mao, 13 dicembre 1963