La questione del nucleare iraniano in discussione al Consiglio di sicurezza dell'Onu
Bush: contro l'Iran sul tappeto l'opzione militare
Ahmadinejad: "taglieremo le mani agli aggressori"
Il 28 aprile il responsabile dell'Agenzia per l'energia atomica (Aiea) Mohammed El Baradei ha inviato all'Onu il rapporto per comunicare che l'Iran non ha sospeso l'attività di arricchimento dell'uranio. Il rapporto inviato alla scadenza dell'inaccettabile ultimatum al governo iraniano da parte del Consiglio di sicurezza apre la strada a possibili sanzioni da parte dell'organizzazione internazionale.
L'Aiea ha inoltre riferito che l'Iran ha proposto di fornire una tabella di marcia per la cooperazione con gli ispettori nucleari dell'Onu nel caso in cui sia l'Agenzia invece del Consiglio di sicurezza a supervisionarne l'applicazione. "l'Iran proporrà una tempistica per la cooperazione entro le prossime tre settimane'', se "il dossier nucleare resterà in sede Aiea e sotto la sua piena salvaguardia'', riporta il rapporto dell'agenzia Onu.
Collaborazione con l'Aiea per lo sviluppo della tecnologia nucleare iraniana, rifiuto dei diktat dell'Onu è la posizione del governo di Teheran ribadita dal presidente Mahmoud Ahmadinejad che ha ribadito: "La repubblica islamica non negozierà con nessuno sul suo diritto assoluto all'uso della tecnologia nucleare pacifica, a cui non rinuncerà mai". Il presidente iraniano ha chiesto il rispetto dei "diritti dell'Iran"; "come Paese nucleare - ha aggiunto - la repubblica islamica è disposta a discutere, insieme alle altre potenze nucleari e a tutti gli altri Paesi, di come assicurare la pace mondiale". Il Consiglio di sicurezza dell'Onu, ha proseguito il presidente iraniano, "deve salvare la faccia e non essere uno strumento nelle mani di alcune grandi potenze". L'Iran "non avrà mai colloqui con nessuno sui suoi legittimi diritti sull'uso pacifico dell'energia nucleare", tra cui quello di arricchire l'uranio. La Repubblica islamica, ha aggiunto, vuole invece avviare confronti, da pari a pari, "con gli altri Paesi che possiedono la tecnologia per l'arricchimento per decidere le politiche da seguire".
Da Washington il presidente americano George W. Bush auspicava una soluzione pacifica del contenzioso mentre l'ambasciatore Usa all'Onu John Bolton confermava che l'intenzione degli Stati Uniti è di ottenere una risoluzione delle Nazioni unite contro l'Iran che non escluda l'uso della forza.
È quanto aveva sostenuto pochi giorni prima lo stesso Bush quando, riferendosi agli argomenti che sarebbero stati affrontati nell'incontro col presidente cinese Hu Jintao in visita negli Usa, sosteneva che era necessario definire una linea da seguire tra i paesi "che riconoscono il pericolo di un Iran in possesso dell'arma atomica". L'Iran sviluppa il nucleare per uso civile come è suo diritto ma nella campagna contro l'Iran dell'imperialismo americano il "pericolo atomico" iraniano è sbandierato come imminente a supporto della necessità di intervento diplomatico e militare. Bush ha affermato di voler affrontare personalmente il problema ripetendo che la Casa Bianca "vuole risolvere la questione con la diplomazia" ma ricordando che comunque "tutte le opzioni sono sul tavolo". Fra queste anche quella di un attacco all'Iran con bombe nucleari.
Pochi giorni prima il segretario di Stato americano Condoleezza Rice aveva chiesto al Consiglio di sicurezza di adottare una risoluzione che minacci l'uso della forza contro l'Iran. E la minaccia era accompagnata dalla consueta campagna di stampa sul "pericolo iraniano". Questa volta toccava al settimanale The New Yorker che pubblicava un articolo per annunciare che gli Stati uniti stanno preparando piani per attaccare le installazioni nucleari iraniane e che questi piani includono l'uso di bombe nucleari tattiche, quelle chiamate "bunker buster", perché possono penetrare i siti sotterranei. L'articolo rilanciava anche la notizia che agenti delle truppe speciali Usa sono già in Iran in missione segreta per raccogliere informazioni su possibili obiettivi.
Bush il 19 aprile aveva definito "pure illazioni" queste notizie mentre il portavoce della Casa Bianca aveva invitato a non " trarre conclusioni generali a partire dalla normale pianificazione di emergenze"; come dire che l'attacco era comunque pianificato dal Pentagono.
La risposta alle minacce dell'imperialismo americano erano già venute a tambur battente dal presidente iraniano Ahmadinejad che il 19 aprile, nel discorso tenuto nella Giornata dell'esercito, affermava che la Repubblica islamica "taglierà le mani agli aggressori e porrà il simbolo del disonore sulle loro fronti". Le forze armate iraniane, sottolineava Ahmadinejad, sono "al servizio della pace e della sicurezza del genere umano, soprattutto della regione e dei suoi vicini" ma risponderanno agli attacchi contro il paese.

3 maggio 2006