Dopo gli attentati terroristi a New York e Washington
BUSH DICHIARA
GUERRA AGLI STATI SOSPETTATI DI SOSTENERE IL TERRORISMO
La Nato, la Ue e
l'Italia schierate con gli Usa
FERMARE LA GUERRA IMPERIALISTA
I miopi e folli
attacchi terroristici dell'11 settembre a New York e Washington hanno fornito a
Bush il pretesto per dichiarare guerra agli Stati sospettati di sostenere il
terrorismo. Nel mirino della infernale macchina da guerra messa in moto
dall'imperialismo americano, al momento, vi è l'Afghanistan governato dai
Taliban che sono accusati di dare rifugio e protezione al saudita Osama Bin
Laden, indicato dalla Casa Bianca come organizzatore degli attacchi
terroristici. Ma la minaccia di un attacco imperialista è rivolta anche ad
altri paesi visti i tentativi già in atto della Cia di coinvolgere almeno l'Irak
nella vicenda. L'operazione chiamata dall'amministrazione americana
"libertà duratura'', in un primo tempo era stata definita "giustizia
infinita'', prelude a un intervento militare imperialista di lunga durata che ha
evidentemente lo scopo immediato di "punire i colpevoli'' degli attentati e
gli Stati che appoggiano e sostengono in qualsiasi forma il terrorismo e quello
ultimo di approfittare dell'occasione per fare tabula rasa all'interno di ogni
paese e fra i paesi del mondo di tutte le opposizioni anticapitalistiche e
antimperialistiche, soprattutto delle opposizioni rivoluzionarie. Allo scopo ha
ottenuto il pieno sostegno della Nato e dell'Unione europea (Ue) nonché del
Vaticano, che col via libera all'operazione definita ipocritamente di "autodifesa''
ha dato la benedizione alla nuova crociata imperialista.
I terroristi suicidi dirottano la mattina dell'11 settembre 4 aerei di linea.
Due aerei sono partiti da Boston e sono diretti verso San Francisco e Los
Angeles; alle 8,45, ora di New York, il primo colpisce una delle torri gemelle
del World Trade Center l'altro si schianta sulla seconda torre venti minuti
dopo. Il terzo aereo è partito da Washington per Los Angeles e alle 9,45 si
abbatte su un'ala del Pentagono; il quarto, il volo Newark-San Francisco, cade
alle ore 10 a sud di Pittsburgh. Nello stesso momento la prima torre del World
Trade Center crolla seppellendo chi non aveva fatto in tempo a uscire e i
soccorritori. Poco dopo anche la seconda torre si sbriciola. Crolli e
danneggiamenti si registrano anche in altri edifici adiacenti. Il bilancio
ancora provvisorio dell'attentato è di oltre 6 mila tra vittime e dispersi.
Unanime nel mondo la ferma e risoluta condanna dell'attentato terrorista e la
solidarietà al popolo americano. A Bush che promette di punire i responsabili
arriva la solidarietà imperialista degli altri paesi occidentali, della Nato e
della Ue che si offrono di partecipare alla rappresaglia militare. Sono gli
imperialisti sionisti israeliani che per primi invocano la crociata contro il
terrorismo islamico in difesa della "civiltà occidentale''. Il segretario
generale della Nato Robertson parlava di "intollerabile attacco alla
democrazia'' e annunciava che la Nato avrebbe risposto con "il massimo
sostegno agli Usa'' per punire i responsabili dell'attentato. Siamo determinati
a combattere il terrorismo "con ogni mezzo a disposizione'', annunciava a
nome della Ue la presidenza di turno belga. Siamo "spalla a spalla'' con
Bush aggiungevano Blair e il neoduce Berlusconi mentre Ciampi e Schroeder
definivano l'attentato "un atto di guerra contro il mondo civile'', a cui
rispondere con la guerra. Il nuovo zar del Cremlino Putin, alle prese con la
guerriglia degli indipendentisti islamici ceceni che Mosca definisce terroristi,
offriva a Bush l'alleanza della Russia per combattere "la peste del
ventunesimo secolo'', il terrorismo.
LA NATO ATTIVA L'ARTICOLO 5 DEL TRATTATO
Il 12 settembre Bush afferma che "è stato un atto di guerra, non solo un
atto di terrorismo. E in quanto atto di guerra risponderemo in modo adeguato''.
è l'annuncio dell'avvio della ritorsione militare, di una "lunga
battaglia'' condotta da "una forte e ampia coalizione'' guidata dagli Usa.
La definizione dell'attentato terrorista come un atto di guerra consente al
Consiglio della Nato di attivare per la prima volta l'articolo 5 del trattato
atlantico col quale un attacco a un paese membro è considerato un attacco
all'intera alleanza che si impegna immediatamente a rispondere con tutti i mezzi
necessari. Per quanto riguarda la possibilità di intervenire al di fuori
dell'area geografica dell'Alleanza, non prevista dal trattato istitutivo, e
contro la minaccia del terrorismo il Consiglio fa riferimento ai documenti
approvati nel vertice di Roma del novembre 1991. Nella foga militarista i paesi
imperialisti della Nato omettono la seconda parte dell'articolo 5 che prevede,
al di fuori dell'intervento urgente come sarebbe in questo caso, l'intervento
del Consiglio di sicurezza dell'Onu. O meglio possono tranquillamente farne a
meno dato che, contemporaneamente al Consiglio Nato di Bruxelles, il Consiglio
di sicurezza dell'Onu con la risoluzione numero 1368 richiama il diritto di
legittima difesa, individuale o collettivo, e chiede a tutti gli Stati membri di
lavorare urgentemente assieme per assicurare alla giustizia i protagonisti, gli
organizzatori e gli sponsor dell'attacco terrorista, di cui sarà ritenuto
responsabile anche chi ha dato loro aiuto, supporto e rifugio. Non è il via
libera esplicito alla rappresaglia militare ma di fatto è la copertura
all'intervento deciso dai paesi imperialisti e alla dichiarazione di guerra dei
19 paesi dell'Alleanza atlantica. Bush ringrazia ma successivamente fa sapere
che perlomeno in una prima fase gli americani faranno da soli. Blair e
Schroeder, con l'assenso del verde Fischer, mettono comunque a disposizione i
loro corpi speciali.
Il 13 settembre nella sede centrale di Bruxelles si svolge una riunione
straordinaria del Consiglio congiunto permanente Nato-Russia. L'ambasciatore
russo firma una dichiarazione congiunta di solidarietà agli Usa mentre da Mosca
il ministro degli Esteri Ivanov suggerisce di tenere un G8 dedicato alla lotta
al terrorismo. L'appello è raccolto dal neoduce Berlusconi ma produrrà solo un
comunicato; Bush non si muove dalla Casa Bianca dove prepara la reazione
militare.
A sostegno degli Usa si esprimono il 12 settembre i ministri economici e i
governatori del gruppo dei "sette grandi''. Il G7 garantisce un intervento
coordinato per impedire l'aggravarsi delle crisi finanziarie e economiche in
corso; intervento che assieme a quello straordinario del governo americano
salverà, almeno provvisoriamente, la borsa di New York dal tracollo.
A fronte delle prime manovre di guerra degli Usa Wojtyla si augura che l'atto
terrorista "non indebolisca nei cuori dei popoli del mondo la ferma
volontà di rifiutare ogni forma di violenza'' ma è evidentemente un appello ai
popoli perché non si rivoltino dato che successivamente il portavoce del
Vaticano approverà gli atti di "autodifesa'' degli Usa.
LA SOLIDARIETA' DELLA UE
La solidarietà della Ue agli Usa è ribadita il 14 settembre in una
dichiarazione congiunta firmata dai capi di Stato e di governo, dal presidente
della Commissione Prodi, dell'europarlamento Nicole Fontaine e dal responsabile
della politica estera e di difesa Solana. Gli europei ribadiscono l'impegno
comune a "punire i responsabili'', fanno riferimento agli strumenti del
diritto internazionale e chiedono il coinvolgimento dell'Onu. Quella che sembra
una presa di posizione prudenziale, rispetto alle posizioni espresse dai
principali paesi europei in sede Nato, è dettata soprattutto dalla
preoccupazione di smorzare i toni da crociata antiislamica e antiaraba che
soffiano forti dagli Usa e che mettono a rischio la fitta rete di rapporti che
diversi paesi, Francia e Italia in testa, hanno tessuto coi paesi della regione.
Lo confermerà il successivo comunicato del vertice dei capi di Stato e di
governo dei Quindici del 21 settembre ove si afferma che "sulla base della
risoluzione 1368 delle Nazioni Unite è legittima una risposta degli Usa. Ogni
Stato membro in ragione dei suoi mezzi è pronto a intraprendere queste azioni.
Esse devono essere mirate. Potranno essere dirette anche contro gli Stati che
aiutano, sostengono o ospitano i terroristi''. è il via libera della Ue, nel
"rispetto'' del diritto internazionale, alla rappresaglia Usa contro
l'Afghanistan alla quale i singoli Stati decidono di partecipare in base
"ai propri mezzi'', o meglio in base alle richieste dell'imperialismo
americano che guida la danza.
Blair il 20 settembre mobiliterà 20mila soldati in Oman per l'operazione
"Aquila nobile'', una esercitazione già programmata da tempo e che casca a
fagiolo per l'imperialismo inglese per rafforzare la sua presenza militare nella
regione. Il ministro della Difesa Martino conferma che anche l'Italia "è
pronta a offrire i suoi soldati''. Il neoduce Berlusconi vuole per
l'imperialismo italiano un posto in prima fila nell'attacco.
L'ESCALATION DI GUERRA DEGLI STATI UNITI
Il 13 settembre Bush candida gli Usa a guidare il mondo nella "guerra del
XXI secolo'' nella lotta senza quartiere al terrorismo. Il 14 settembre ottiene
dal Congresso carta bianca per organizzare la rappresaglia e richiama 50 mila
riservisti. Il segretario di Stato, Colin Powell, accusa l'Afghanistan di
ospitare e sostenere Bin Laden e minaccia l'attacco. Il 15 settembre Bush in un
discorso televisivo annuncia che gli Usa faranno "qualunque cosa per
colpire e sradicare i colpevoli. (...) Chi ha deciso di colpire l'America ha
scelto la propria distruzione''. Il riferimento non è solo a Bin Laden ma anche
ai Taliban dell'Afghanistan. Il ministro della Difesa Rumsfeld avverte che
questa guerra sarà "lunga e segreta'', coperta dalla censura militare come
nell'aggressione all'Irak nel '91.
In varie parti del mondo e negli stessi Stati Uniti, in particolare in diverse
università, si svolgono manifestazioni contro la guerra annunciata da Bush ma
la Casa Bianca non recede. Il Pentagono fa partire il 19 settembre un centinaio
di aerei e la portaerei Roosevelt verso le basi del Golfo che già li avevano
ospitati nel '91 e Bush annuncia che l'operazione si chiamerà "Giustizia
infinita''. Il nome da monito divino, da guerra santa, è successivamente
ritirato. "Voglio Bin Laden. Ora è il tempo di agire non di negoziare''
afferma il presidente americano dando il via ufficiale alla crociata. Il giorno
seguente per rompere gli indugi degli alleati avverte tutti i paesi del mondo
con l'ultimatum, già usato da Mussolini, "o con noi o con i terroristi''.
Gli Emirati arabi e l'Arabia Saudita rompono le relazioni diplomatiche con
Kabul; dei tre paesi che avevano riconosciuto il regime dei Talebani resta solo
il Pachistan che ha comunque assicurato il suo appoggio agli Usa. La lunga
guerra promessa da Bush non interessa solo l'Afghanistan: "il nostro
avversario ha saputo mettere radici ovunque, in decine di nazioni e queste
radici vanno tagliate una per una pazientemente''.
La Lega araba avverte che coopererà con la coalizione antiterrorismo con
strumenti politici, giudiziari e economici ma non militari e ammonisce che
"noi non ammetteremmo mai, in nessuna circostanza, un bombardamento o una
rappresaglia militare di qualsiasi genere contro un paese arabo''. E ricorda che
per i paesi arabi anche l'occupazione israeliana della Palestina è "una
forma di terrorismo''.
Il 23 settembre il ministro della Difesa americano Rumsfeld prospetta l'uso
delle bombe atomiche: "gli Usa non hanno mai escluso l'uso di armi
nucleari''. Da Kabul i Talebani chiedono tempo ma la macchina da guerra
dell'imperialismo americano non si ferma. Un aereo spia americano, senza pilota,
è abbattuto sui cieli dell'Afghanistan il 23 settembre mentre secondo i
giornali britannici alcuni reparti speciali inglesi sono già all'interno del
paese. Reparti americani sbarcano in Uzbekistan, nella zona da dove nell'80
partirono le truppe di Mosca per invadere l'Afghanistan.
Con una efficienza sospetta i servizi europei scoprono una quantità di cellule
terroriste in vari paesi e rivelano di attentati preparati in passato contro
sedi europee. L'Organizzazione mondiale della sanità lancia l'allarme per
prepararsi "alla possibilità di un attacco chimico o biologico'' dei
terroristi. Una campagna intimidatoria che vuol portare il consenso di massa
all'azione "punitiva'' degli Usa. Il necessario rifiuto del terrorismo non
deve significare il sostegno all'imperialismo; o con gli Usa o con i terroristi
ha detto Bush ma non può essere fra questi due termini la scelta di campo.
Contro l'imperialismo è la scelta giusta, a cominciare dalla mobilitazione
popolare per fermare la guerra imperialista.
Fermare la guerra imperialista ai paesi sospettati di terrorismo.
Sabotare la macchina da guerra dell'imperialismo.
Né un soldo, né un soldato, né una base per la guerra imperialista
all'Afghanistan.
26 settembre 2001
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