Care compagne, cari compagni,

in occasione della manifestazione nazionale del vostro Partito, ci piace inviarvi un caloroso saluto militante e invitarvi a riflettere sulla parola d'ordine con la quale siete stati convocati a Roma.
Non sappiamo cosa effettivamente voi pensiate di essa, ma speriamo che troverete il modo di farci conoscere le vostre opinioni in merito. Comunque, con la franchezza che deve distinguere i rapporti tra compagni sinceri e che si stimano, riteniamo che sia nostro dovere proletario rivoluzionario dirvi che secondo noi "Redistribuire la ricchezza. Cambiare la vita" è una parola d'ordine roboante quanto falsa e riformistica. Perché i fatti dimostrano chiaramente che nel capitalismo né si può "redistribuire la ricchezza", né si può "cambiare la vita". Non ci è mai riuscito nessuno. Nemmeno Rifondazione quando era, per ben due anni, nella maggioranza del governo Prodi.
Nel capitalismo, gli operai, i lavoratori, i pensionati a basso e medio reddito, le masse popolari, indipendentemente dalle loro condizioni economiche e di vita, sono nient'altro che dei "liberi" schiavi assoggettati "liberamente" ai capitalisti e alla classe dominante borghese. Ad essi spettano solo le briciole della ricchezza che produce la forza-lavoro, mentre i profitti li incassano i capitalisti, i finanzieri e i giocatori in Borsa.
Una porzione di questa enorme ricchezza, a volte si tratta di miliardi per i più alti gradi, va distribuita ai manager privati e pubblici, agli amministratori degli affari della borghesia, ivi inclusi i governanti e i parlamentari, e agli alti funzionari dello Stato. A tutti coloro insomma che occupano i più alti livelli direttivi nel sistema economico, finanziario, commerciale, distributivo, dei servizi, istituzionale. Una ricchezza che si godono per tutta la vita con pensioni d'oro e gonfi pacchetti azionari. Non a caso anche i fascisti possono tranquillamente usare la parola d'ordine "redistribuire la ricchezza", come ha fatto Gianfranco Fini nell'intervista rilasciata a "Il Messaggero" del 3 settembre.
Quando poi si va a vedere cosa si intende in concreto per "redistribuire la ricchezza" ci si rende conto che si tratta di un piatto di lenticchie. Consideriamo infatti il cosiddetto "salario sociale", l'aumento di 200 mila lire mensili per le pensioni minime e le altre misure sociali proposte dal PRC delle richieste riduttive e alcune fuorvianti rispetto alle necessità effettive dei disoccupati, dei pensionati e dei lavoratori.
Noi, per esempio, chiediamo un lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e i lavoratori; l'abrogazione della controriforma pensionistica Dini-Prodi e il rilancio di un sistema pensionistico pubblico, universale, unificato, a ripartizione, fondato sulla contribuzione obbligatoria e con una tassa sui profitti dei capitalisti; un aumento delle pensioni sociali e dell'assegno sociale fino alla metà del salario medio degli operai dell'industria, con la rivalutazione annuale sui dati Istat.

Care compagne, cari compagni,

certamente nel capitalismo si possono ottenere, con la lotta di classe, dei miglioramenti delle condizioni di vita e di lavoro delle masse. Mai però, perdurando il capitalismo, si può "cambiare la vita", se con ciò si intende oltre al benessere economico la libertà dallo sfruttamento, dall'oppressione, dalla guerra imperialista, l'uguaglianza sociale, la giustizia sociale, l'abolizione delle classi e delle disuguaglianze territoriali e di sesso.
Tutte cose che si possono ottenere solo nel socialismo e nel comunismo. Questo è il punto. Questo è il discrimine fondamentale tra il proletariato e la borghesia, tra il progresso sociale e la reazione. Questa è la sola via per uscire da sinistra da questa seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, per combattere il governo affamatore Amato e i due Poli della borghesia e per smascherare e isolare tutti gli imbroglioni politici mascherati da comunisti. Questa è la scelta che voi siete chiamati a fare.
Nove anni di esperienza istituzionale, parlamentare ed anche governativa, nel governo centrale con Prodi e in una miriade di governi regionali, provinciali e comunali del vostro Partito avrebbero dovuto farvi capire che collaborando con la borghesia, anche se attraverso un governo cosiddetto di "sinistra plurale" alla Jospin, è assolutamente impossibile "cambiare la vita" e che la madre di tutte le questioni è la conquista del potere politico da parte del proletariato.
Noi da oltre 23 anni lavoriamo per realizzare questo grande evento storico, se verrete con noi ci aiuterete ad affrettare i tempi dell'avvento del socialismo da sempre sabotato dai partiti falsamente comunisti. Non spenderete così invano la vostra vita e contribuirete alla conquista dell'Italia unita, rossa e socialista.

Coi maestri vinceremo!

 

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

Firenze, 10 settembre 2000