La Camera raddoppia i soldi ai partiti parlamentari
ABBUFFATA GENERALE A SPESE DEL POPOLO
5 euro (quasi diecimila lire) a elettore. Rimborsate anche le liste che non hanno eletto neppure un parlamentare
DECUPLICATO ANCHE IL FINANZIAMENTO PER LE ELEZIONI REGIONALI E DEPENALIZZATO IL REATO DI FALSO. IGNORATO IL REFERENDUM CHE VIETAVA IL FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI PARTITI

Come i ladri che agiscono nell'ombra e aspettano il momento più propizio per colpire, così le cosche parlamentari di Montecitorio hanno approfittato della discussione presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera di una legge inerente la richiesta di un mancato rimborso elettorale a favore della lista Vallée d'Aoste per le politiche del 2001 e del Biancofiore per le amministrative siciliane per approvare alla chetichella e all'unanimità nel pomeriggio dell'11 luglio un emendamento a questa legge che aumenta di ben 125 milioni di euro all'anno il finanziamento pubblico dei partiti ampliando fra l'altro anche il numero delle cosche parlamentari che ne potranno beneficiare.
La legge è stata approvata in sede legislativa e pertanto non sarà nemmeno discussa in aula e passerà direttamente al Senato per l'approvazione definitiva. A favore hanno votato tutti i membri della Commissione facenti capo sia alla destra che alla "sinistra'' del regime neofascista, dai fascisti di AN ai falsi comunisti del PRC, con la sola eccezione di Marco Boato dei Verdi che si è astenuto ma non certo per questioni morali o di opportunità politiche ma semplicemente per una mera questione procedurale in quanto l'emendamento è stato presentato in Commissione all'ultimo momento e non è stato nemmeno illustrato. Un retroscena questo, che, al di là dell'atteggiamento pilatesco di Boato, rende ancora più odioso l'emendamento e svela in maniera palese a che livello di ladrocinio sono arrivati i partiti parlamentari. Pur di far cassa sono disposti a tutto ivi compresa l'approvazione di leggi e leggine a scatola chiusa, come è avvenuto in questo caso, alimentando con altre centinaia di milioni di euro la grande abbuffata di denaro estorto al popolo. Il tutto in totale disprezzo per i milioni di operai, lavoratori, pensionati, studenti e disoccupati che quotidianamente sono costretti a fare i salti mortali per poter sbarcare il lunario.
Finora era previsto un finanziamento di 4.000 lire per ogni elettore, da dividere in proporzione ai consensi ottenuti dai partiti, purché essi avessero superato il tetto del 4% o avessero almeno un parlamentare eletto. L'emendamento approvato prevede che il contributo ammonti a 1 euro per ciascun elettore, ma il fondo totale viene ripartito non più una sola volta a legislatura, ma ciascun anno. Quindi in una legislatura è prevista una rata di 5 euro a elettore, circa 10.000 lire. Accederanno al finanziamento pubblico tutti i partiti che hanno raggiunto almeno l'1% dei voti validi. Vi rientreranno quindi Lega, Italia dei Valori, Verdi, Sdi, Pdci, Biancofiore ed anche Democrazia Europea di Sergio D'Antoni, ora unito ai centristi ma comunque presentatosi da solo alle politiche.
Tutto ciò con buona pace dei due referendum tenuti nel 1993 con cui oltre il 90% degli elettori si era espresso a favore dell'abolizione del finanziamento pubblico, successivamente ripristinato dal governo del rinnegato D'Alema e ora addirittura rifinanziato annualmente e allargato a tutte le cosche parlamentari proprio come avveniva ai tempi di tangentopoli e della prima repubblica.
Ma non è tutto, perché con questa leggina anche il contributo elettorale per le elezioni regionali viene notevolmente aumentato, in pratica decuplicato, passando dalle attuali 200 lire a elettore a 1 euro. Il tutto si traduce in un aumento netto di 125 milioni di euro per il 2002 e il 2003, e di 153 milioni per il 2004.
Ma i partiti stanno per farsi pure un altro regalo. Sempre alla commissione Affari costituzionali della Camera è in via di approvazione un'altra leggina di due articoli che esenterà le forze politiche dal raccogliere le firme per la presentazione di candidature e liste alle elezioni, sia politiche che amministrative. Per ottenere l'esenzione occorre avere almeno dieci parlamentari eletti o avere un gruppo parlamentare alla Camera o al Senato. Una clausola che danneggia i piccoli partiti a tutto vantaggio delle più forti cosche parlamentari. Non dover raccogliere le firme si traduce in un risparmio sia sul piano dell'organizzazione che su quello dell'onorario dei notai. E risparmi ancora più congrui potranno essere ottenuti sui compensi degli avvocati penalisti, ai quali non dovranno più ricorrere i partiti per i reati di falso compiuti in passato nella presentazione delle firme. La stessa leggina, infatti, depenalizza questo reato: niente più pena carceraria da uno a sei anni, ma la sola sanzione amministrativa da 300 a 2.000 euro.
Insomma la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista è peggio della prima repubblica: ora le cosche parlamentari non si limitano a rubare soldi al popolo, ma pretendono anche l'impunità per i reati dei loro capibastone.
Il voto in Commissione prevedeva fra l'altro il fatto che la notizia dell'approvazione dell'ennesima leggina regalo a favore dei partiti del regime neofascista doveva passare sotto silenzio. Invece il bubbone è diventato di dominio pubblico e i boss delle cosche parlamentari, presi con le mani nel sacco, hanno fatto finta di stupirsi, scandalizzarsi e sono arrivati a smentire perfino se stessi pur di giustificare lo scandaloso aumento. Primo fra tutti il neoduce Berlusconi che nel '94, dopo la schiacciante vittoria del referendum per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti disse: "Il mio pensiero è che lo Stato non debba finanziare i partiti, neanche attraverso esenzioni fiscali, anche perché ciò è stato deciso tramite un referendum. Fare politica costa, la democrazia costa, ma devono essere i cittadini liberamente a fare i versamenti che ritengono opportuni''. Oggi invece il neoduce smentisce se stesso e all'indomani dello scandaloso aumento sostiene: "I partiti hanno bisogno di essere finanziati come istituzione di raccordo fra i cittadini e lo Stato. Non vedo quale sia lo scandalo''.
Allo stesso modo anche il suo vice a Palazzo Chigi il fascista Fini, che per anni ha "predicato'' contro il malcostume e la corruzione e strumentalmente votò Sì al referendum del '93, ha laconicamente affermato che: "Era necessario indicizzare il contributo che era già previsto e che riguarda il rimborso per ogni voto ricevuto".
Il leader dell'Ulivo Rutelli invece ha fatto finta di cadere dalle nuvole dichiarando: "non ne sapevo nulla''. Mentre per il capo dei diessini Fassino lo scandalo non sono i mille milioni di euro che i partiti parlamentari si papperanno nei prossimi tre anni, ma "la maniera carbonara con cui è stata approvata la norma''. Cioè critica la forma ma non la sostanza.
E Bertinotti e Cossutta? Non hanno nemmeno commentato la notizia. Segno evidente che chi tace...

17 giugno 2002