Con il voto a favore della Casa del fascio
La Camera nera riconferma l'occupazione italiana dell'Iraq
La Gad non chiede il ritiro immediato delle truppe. Anche Bertinotti tradisce i pacifisti
Prodi: "se c'è un cambiamento le truppe possono restare"
Il 27 ottobre la Camera nera ha riconfermato il mantenimento senza scadenza delle truppe di occupazione italiane in Iraq. Con 256 voti a favore, 209 contrari e 5 astenuti è stata approvata infatti la mozione della Casa del fascio che ribadisce il carattere "umanitario" della missione militare italiana e la sua prosecuzione finché lo richiederà il governo fantoccio iracheno di Allawi.
Con gli stessi numeri, ma a parti invertite, è stata respinta la mozione unitaria presentata dall'opposizione. Ma c'è da dire che il risultato non sarebbe cambiato nella sostanza, anche se a passare fosse stata quest'ultima anziché quella della maggioranza, ossia le truppe di occupazione italiane sarebbero rimaste comunque in Iraq senza una scadenza definita.
Infatti la mozione presentata unitariamente dalla Gad, dalla Lista Prodi a Rifondazione, esclusa l'UDEUR di Mastella che si è astenuta, chiede sì al governo di "disporre il rientro del contingente militare italiano" (si noti l'uso del termine "rientro" anziché "ritiro", nonché l'assenza anch'essa non casuale dell'aggettivo "di occupazione" dopo "contingente militare"); ma lo fa senza fissare una scadenza precisa, e per di più in coda e in via subordinata al realizzarsi di una serie di condizioni tutte sottoscrivibili - e in gran parte già sottoscritte - dal governo Berlusconi: come la conferenza internazionale di fine novembre in Egitto e lo svolgimento delle elezioni farsa di gennaio in Iraq, che hanno semplicemente lo scopo di ottenere un consenso internazionale all'occupazione imperialista di quel Paese e al suo regime fantoccio.

"Apprezzamento" del governo
Non per nulla il ministro degli Esteri Frattini, che ha parlato a nome del governo, ha dichiarato di aver "apprezzato fortemente quei passaggi della mozione della maggioranza ed anche il riferimento, che sta in un paragrafo della mozione dell'opposizione, al successo della conferenza internazionale sull'Iraq"; conferenza di cui ha rivendicato il merito di averla proposta per primi a Putin e Berlusconi, e ammettendo in pratica che se non fosse stato per la frasetta finale di circostanza sul "rientro del contingente italiano" la maggioranza avrebbe anche potuto tranquillamente votare la mozione dell'opposizione.
Quest'ultima ricalca fedelmente la formula ipocrita inserita nella piattaforma della Gad dopo l'accordo tra Prodi e Bertinotti, col quale il leader neorevisionista e trotzkista del PRC ha accettato di rinunciare definitivamente a qualsiasi velleità di richiesta di ritiro "immediato" del contingente italiano. Di conseguenza la mozione per il ritiro dell'Italia dall'Iraq preparata dai gruppi parlamentari di Rifondazione, PdCI, Verdi e correntone DS, per discutere la quale era stata appositamente chiesta la discussione del 27 alla Camera, si è trasformata all'ultimo momento in una mozione unitaria di tutta la Gad a sostegno della conferenza internazionale truffa, delle elezioni farsa in Iraq e della sostituzione "graduale" delle truppe della coalizione imperialista con "forze multinazionali sotto egida Onu", rimandando al compimento di tutte queste condizioni, cioè alle calende greche, il "rientro" delle truppe italiane.
Truppe che però potrebbero addirittura restare lo stesso, se nel frattempo succedesse "qualcosa" (magari un avvicendamento alla Casa bianca tra il guerrafondaio Bush e il guerrafondaio Kerry) che ne giustificasse in qualche modo la permanenza: è quanto ha lasciato capire infatti lo stesso Prodi nel salotto televisivo di Vespa, dichiarando che "se c'è un movimento politico, un cambiamento le truppe si possono lasciare per un po' di tempo".
La stessa "disponibilità", nello spirito dell'"unità nazionale" già offerta in un piatto d'argento al governo al tempo del rapimento delle due volontarie italiane, è stata ribadita anche dalla diessina Marina Sereni, che nella dichiarazione di voto letta a nome di tutta l'opposizione, Rifondazione compresa, ha così spiegato la postilla finale sul "rientro" del contingente italiano: "Chiediamo al governo una cosa molto semplice: che all'interno della strategia più complessiva che abbiamo indicato si preveda e si predisponga il rientro del contingente italiano, pronti, com'è ovvio, a sostenere un diverso impegno dell'Italia, in particolare sul terreno della cooperazione, per la ricostruzione economica, civile e politica dell'Iraq, e pronti, com'è ovvio, a misurarci con scenari nuovi che dovessero aprirsi, come noi certamente auspichiamo, dopo le elezioni americane del prossimo 2 novembre". E come se non bastasse tutto ciò, si è assistito anche non soltanto all'astensione scontata dei democristiani dell'UDEUR, ma persino alla defezione di alcuni rappresentanti della Margherita che non hanno preso parte al voto, tra cui lo stesso leader Rutelli, per marcare il loro dissenso da una mozione giudicata troppo "forte"!

Il voltafaccia di Bertinotti
Il comportamento della "sinistra" borghese alla Camera rappresenta quindi un vergognoso tradimento, una pugnalata alle spalle inferta al movimento per la pace e contro la guerra imperialista, fra l'altro alla vigilia di una manifestazione contro la guerra in Iraq e per il ritiro immediato delle truppe italiane già convocata nella capitale, i cui partecipanti sono stati perciò beffati e presi in giro da chi si presenta come loro referente politico e pretende i loro voti. E una grossa responsabilità di questo ricade anche sul narcisista trotzkista Bertinotti, che con la rinuncia definitiva alla richiesta di ritiro immediato e senza condizioni dall'Iraq si è pagato il biglietto d'ingresso nella Gad e nello sperato nuovo governo di "centro-sinistra" guidato dal democristiano Prodi.
Uno "strappo", questo del leader falso comunista del PRC, che non passerà senza conseguenze, approfondendo la già vistosa frattura con i movimenti e la stessa base del suo partito, per nulla convinta a seguirlo passivamente nella sua ormai sbracata corsa a destra. Lo si capisce anche dalle contraddizioni che si riflettono sul vertice del PRC, come l'astensione di Ramon Mantovani al momento del voto sulla mozione della Gad e le prese di posizione critiche delle due correnti trotzkiste di "Erre", per la quale la mozione è "un passo indietro" persino rispetto alla precedente mozione del maggio scorso, e di "Progetto comunista", secondo cui il "compromesso sull'Iraq prefigura la logica di scambio della neonata alleanza democratica tra Prodi e Bertinotti". Lo rivelano in maniera significativa anche l'imbarazzo e i contorcimenti dialettici con cui il manifesto del 28 ottobre ha tentato di dimostrare che la mozione unitaria "non è un tradimento", anche se - ha dovuto precisare ipocritamente il quotidiano trotzkista - "esultare è fuori luogo".

3 novembre 2004