Alle elezioni politiche del 13 maggio
POLO E ULIVO CHIEDONO DI VOTARE UNA VALANGA DI RICCONI, BORGHESI,INQUISITI,
RINNEGATI, RICICLATI, PARENTI E AMICI DI BOSS DELLA PRIMA E DELLA SECONDA REPUBBLICA

I candidati scelti dopo squallide risse per contendersi le dorate poltrone di Camera e Senato
Ogni chiamata alle urne registra un sempre più marcato spostamento a destra dei partiti parlamentari che ambiscono a governare la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista. Ciò si riflette non solo nei programmi, negli slogan e nei metodi di propaganda, ormai speculari, ma anche nella scelta e nella tipologia dei candidati che si contendono le 945 dorate poltrone in palio tra Montecitorio e Palazzo Madama. Mai come questa volta, infatti, si è assistito a un disgustoso mercato dei collegi e a squallide risse per ottenere una candidatura.
La fortissima personalizzazione della campagna elettorale, incentrata sui singoli più che sui partiti e le coalizioni, ha comportato la definitiva cancellazione di ogni candidatura che, sia pure formalmente, rappresentasse in qualche modo i ceti popolari e la cosiddetta "società civile''. Ora c'è un'autentica valanga di candidati ricchi sfondati, borghesi, inquisiti, rinnegati, riciclati, parenti e amici di boss della prima e della seconda repubblica, accomunati dall'origine o dall'attuale appartenenza di classe. Il nepotismo è generalizzato e interessa figli, mogli, familiari di ogni grado. Costoro danno vita a una campagna elettorale che verrà a costare cifre da capogiro, anche in questo caso con differenze relative tra Polo e Ulivo. Le donne sono pochissime e quasi tutte ricche e famose. Non manca la solita "giungla'' di simboli e liste legate a particolarismi e localismi messe su da elementi rifiutati dai vari partiti in corsa.
Le candidature sono state decise in maniera oligarchica dalle segreterie dei partiti, anzi spesso direttamente dai capibastone di ciascun partito, al termine di violente liti e all'insegna di un dilagante presidenzialismo e neofascismo. In molti casi sono stati "paracadutati'' dei candidati in collegi assolutamente estranei all'attività da essi esercitata pur di farli arrivare alle agognate poltrone da 25 e passa milioni netti al mese (Camera) o 27,5 netti (Senato). Ci riferiamo non solo a certi esponenti di partito cui era "ovvio'' trovare posto, ma anche a dirigenti più o meno conosciuti e a qualche "figlio d'arte'' della politica borghese appena affacciatosi sulla scena politica. Una situazione che ha provocato contraddizioni sia tra le file berlusconiane sia tra quelle rutelliane, con una serie di esclusi "eccellenti'' (ad alcuni tuttavia è stato promesso un "posto al sole'' nel governo che verrà). Vere e proprie battaglie, anche legali, basti pensare al clamoroso caso del Trentino dov'è capolista il ministro della Difesa, il democristiano Sergio Mattarella, e dove stavano per presentarsi due liste della Margherita, nonché della Sicilia col PdCI che ha subìto "ferite difficili da rimarginare'' (parole di Diliberto), di Pisa, della Sardegna, ecc.
In ossequio al dilagante presidenzialismo, comunque, ormai ogni candidato pensa per sé e tenta di condizionare le scelte della propria coalizione: il rinnegato Achille Occhetto, ad esempio, è stato persino in "auto-esilio'' a Londra finché non gli hanno regalato un seggio senatoriale "sicuro'' sotto il simbolo dell'Ulivo a Cosenza. Col che egli ha di fatto tagliato i ponti coi DS che pure sono emanazione di quel partito-mostriciattolo che fondò 10 anni fa sulle ceneri del PCI revisionista.
Il Polo berlusconiano, invece, si è ufficialmente alleato tramite desistenza in Sicilia con la Fiamma tricolore del bombarolo fascista Pino Rauti dando vita a una vicenda clamorosa che ha suscitato proteste anche fra gli ulivisti, "dimentichi'' però del fatto di Sanremo, laddove è stato il capogruppo DS in consiglio comunale, Marco Andracco, ad autenticare le firme della Fiamma rautiana che così ha potuto presentare le proprie liste.
Dal canto loro le formazioni di "centro'' che fanno capo a Sergio D'Antoni e Antonio Di Pietro, rispettivamente Democrazia europea e Italia dei valori, hanno fatto incetta di fuoriusciti dai due Poli che non avevano più collegi e prebende garantite dalle precedenti coalizioni in cui erano schierati. In prossimi articoli ci occuperemo di costoro così come dei candidati della Lista Bonino e di quelli presentati dai partiti e gruppi che esibiscono la falsa falce e martello. Adesso passiamo in rassegna i principali candidati polisti e ulivisti rilevando che diversi di costoro fino all'ultimo non sapevano se aderire all'uno o all'altro fronte, data la interscambiabilità derivante dalla loro sostanziale omologazione politica. Mentre già nel "totoministri'' per il primo governo della XIV legislatura circolano alcuni nomi che potremmo ritrovare sia in un esecutivo capeggiato dal cavaliere piduista di Arcore sia in uno guidato dal neopodestà uscente di Roma. Eclatante il caso di Giuliano Amato contattato dal Polo per fare il ministro nel possibile governo Berlusconi II.
Un'infinità sono i parlamentari uscenti che si ripresentano, una grossa fetta dei quali hanno cambiato partito e addirittura coalizione nel corso dei cinque anni che ci separano dalle precedenti elezioni politiche.
In corsivo tra parentesi abbiamo indicato il numero o i numeri de Il Bolscevico che hanno trattato la biografia dei vari candidati. Dopo il 13 maggio torneremo più approfonditamente sugli eletti.

Il Polo
Su Berlusconi (45/1993 e 31/1997), Fini (31/1997), Bossi (21/1996 e 31/1997), Casini (31/1997), Buttiglione (31/1997) e Cossiga (27/1985, 13/1991, 31/1997 e 40/1998) il nostro giornale è intervenuto a più riprese smascherandoli politicamente sia quand'erano al governo sia all'"opposizione''.
Ricompaiono nelle file del "centro-destra'' Fabrizio Cicchitto, piduista e craxiano, Margherita Boniver ex ministro con Craxi, Alfredo Vito, ex DC da 100mila preferenze a Napoli, uno dei massimi protagonisti della tangentopoli partenopea e già costretto da sentenze a restituire allo Stato 5 miliardi che aveva rubato, Calogero Sodano, ex sindaco di Agrigento condannato per abusivismo, Giovanni Mauro, forzista il cui curriculum annovera un arresto e 4 processi da completare.
La cosiddetta Casa delle libertà propone parecchi uomini delle istituzioni rappresentative borghesi in camicia nera. Tra questi Roberto Antonione, presidente forzista della regione Friuli-Venezia Giulia, Giancarlo Galan presidente forzista della regione Veneto, Lucio Barani, sindaco di Aulla, esponente del Nuovo PSI e noto alle cronache per aver fatto erigere un monumento in memoria delle cosiddette "vittime di tangentopoli''. Ci sono i forzisti Ettore Romoli, assessore regionale friulano e Ferruccio Saro, capogruppo alla regione Friuli. Inoltre, Giuseppe Bongiorno, sindaco di Castelvetrano (Trapani), ex esponente della Rete di Leoluca Orlando e oggi intruppato con AN.
Reclutati alcuni esponenti della magistratura come Luigi Bobbio (AN), pm della Direzione distrettuale antimafia a Napoli, Francesco Nitto Palma, forzista e sostituto procuratore nazionale antimafia, Giuseppe Lezza, forzista e consigliere della Corte di Appello di Bari. Ci sono pure gli avvocati personali di Berlusconi Niccolò Ghedini e di Bossi Carlo Taormina.
Un posto di primo piano è stato riservato a Claudio Scajola (31/1997) e coordinatore di Forza Italia. Egli è stato sindaco DC di Imperia ed è il boss ligure di Berlusconi.
Confermate le candidature dell'ex ministro della Giustizia nel governo Dini Filippo Mancuso (31/1997), già testa d'ariete delle posizioni berlusconiane sulla giustizia, dei plurinquisiti Marcello Dell'Utri (31/1997) e Cesare Previti (20/1994 e 31/1997), nonché quella di Franco Frattini (31/1997), ex "comunista'' e oggi presidente forzista della Commissione parlamentare di controllo sui Servizi segreti. Rimanendo in tema di rinnegati, spiccano Ferdinando Adornato (26/2000), approdato infine a Forza Italia dopo mille capriole dalla FGCI passando per AD, Vittorio Sgarbi (31/1997) e l'ex leader di "Servire il popolo'' Aldo Brandirali (47/1985 e 14/1996), che riprova a entrare a Montecitorio per Forza Italia dopo la trombatura di cinque anni fa.
Molti squadristi, ex repubblichini e fascisti "doc'' albergano nelle file del Polo. Tra questi il leghista Mario Borghezio (31/1997), gli esponenti di AN Mirko Tremaglia (31/1997) amico del ministro DS della Giustizia Fassino, Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano, Teodoro Buontempo (31/1997), Giulio Maceratini (31/1997) e Achille Totaro (3/2000), consigliere regionale in Toscana.
Gianfranco Vestuto, immobiliarista ed editore, è un secessionista meridionale, segretario della cosiddetta "Lega Sud'' per la quale anni fa cercò di fondare il "libero Stato del Sud Ausonia''. Si presenta con la Lega Nord di Bossi, cui aderisce dal '95, mentre prima era stato eletto consigliere circoscrizionale a Napoli Fuorigrotta in quota al Ms-Ft di Rauti.
C'è il provocatore forzista Elio Vito (31/1997), che sfiderà Rutelli e col quale collaborò, da radicale come lui, all'epoca delle elezioni regionali del 1990. Si ripresentano gli ex ministri del governo Berlusconi il liberale Raffaele Costa (20/1994 e 31/1997) e Antonio Guidi (20/1994 e 31/1997), mentre vengono ripescati l'ex segretraio PRI ed ex ulivista Giorgio La Malfa (31/1997), l'ex andreottiano ed ex sottosegretario DC Vito Bonsignore, l'ex DC lombardo Bruno Tabacci. Al loro fianco anche Antonio Del Pennino (PRI, altro beccato da tangentopoli) e Mauro Del Bue, ex PSI e martelliano dichiarato.
A livello femminile vengono proposte tra le altre Gabriella Carlucci starletta delle tv di Berlusconi, Daniela Santanché, "regina'' dei salotti della borghesia milanese, Melania Rizzoli, medico e moglie di Angelo, pesantemente invischiato nello scandalo P2, Vera Slepoj (AN), psicologa, Chiara Moroni, farmacista e figlia di Sergio, suicida per tangentopoli, in quota Nuovo PSI. Bossi propone alcune dirigenti leghiste come Giovanna Bianchi Clerici (31/1997), Francesca Martini e Sonia Viale, avvocato e già deputata dal '94 al '96, leader della "Associazione donne padane'' e consigliera comunale a Ventimiglia.
Altri "personaggi'' polisti: l'ex presidente del Coni Mario Pescante, il primario ospedaliero Sante Tura e l'immunologo Ferdinando Aiuti, che corre per AN così come l'ex DC ed ex giornalista "Rai'' Gustavo Selva (31/1997) e l'ex direttore del Sismi Luigi Ramponi. Le penne nere Paolo Guzzanti (vicedirettore de "Il Giornale'') e Genny Sangiuliano (direttore de "Il Roma''), hanno scelto Forza Italia.
Tra i candidati "amici degli amici'' ci sono Paolo Naccarato, factotum di Cossiga, Lorena Milanato, segretaria di Galan, Jole Santelli, assistente di Marcello Pera, una delle teste d'uovo berlusconiane assieme a Giuliano Urbani (31/1997) e al rinnegato Lucio Colletti (14/1996 e 31/1997), tutti nuovamente messi in lista da Berlusconi.
Tra i parenti "famosi'' nel Polo spuntano: Bobo Craxi col suo Nuovo PSI, Giorgio Fanfani, uno dei figli del DC ex presidente del Consiglio Amintore (suo fratello Giuseppe è invece con l'Ulivo), Alessandro Forlani per il CCD, Toto (Salvatore) Mannino, figlio di Calogero che ha rinunciato alla candidatura per favorire il proprio rampollo, Giuseppe Cossiga, figlio del capo dei gladiatori ed ex capo dello Stato, Pietro Testoni, giornalista e nipote di Francesco Cossiga stesso.
Concludiamo la rassegna con Antonio Pappalardo (14/2000) , il golpista responsabile del Cocer dei carabinieri che correrà a Taranto per la "Lega d'Azione meridionale'', il gruppo di cui è padre-padrone l'ex squadrista e plurinquisito Giancarlo Cito (31/1997), il quale ha messo in lista pure i suoi due figli Mario e Antonella.
L'Ulivo
Cambiando coalizione, sostanzialmente non cambia la musica. Infatti, anche i sostenitori di Francesco Rutelli (39/2000) infarciscono le liste con "grossi calibri'' a partire dall'intera squadra di ministri e sottosegretari del governo presieduto da Giuliano Amato (28/92 e 18/2000). Tra costoro c'è il candidato vicepremier Piero Fassino (40/1998 e 15/2001), di recente autoproclamatosi "erede di Cavour''. Inoltre tutti i principali leader ulivisti come il rinnegato numero 1 Massimo D'Alema (40/1998), Pierluigi Castagnetti, Arturo Parisi, Grazia Francescato, Enrico Boselli (31/1997), il rospo per antonomasia Lamberto Dini (4/1995, 23/1996 e 31/1997), nonché i presidenti di Senato e Camera, Nicola Mancino (21/1996) e Luciano Violante (21/1996), rispettivamente PPI e DS.
Come il Polo, l'Ulivo "vanta'' inquisiti nelle sue liste, su tutti l'ex sottosegretario diniano Angelo Giorgianni, l'attuale sottosegretario agli Esteri Ugo Intini, già craxiano di ferro, l'ex ministro diessino Claudio Burlando.
Ci sono pure ex fascisti, come il sottosegretario alla Difesa Massimo Brutti (23/1996 e 31/1997), oggi diessino ma da giovane sostenitore per ben 6 anni della "Giovane Italia'' l'organizzazione giovanile del MSI. Teorizzava il corporativismo fascista e fondò in seguito il movimento "Ordine umano'', collaborando al foglio "L'orologio'' collocato a destra del MSI. Dal 1975 si legò al PCI revisionista, che gli facilitò la carriera universitaria, e personalmente prima a Ingrao poi a Violante che lo sistemò nel Csm. Di recente ha espresso posizioni razziste sugli immigrati "clandestini''.
Tra le toghe "prestate alla politica'' rutelliana troviamo Giovanni Kessler, sostituto procuratore a Bolzano, Giuseppe Tuccio, presidente della Corte di Appello di Catanzaro, Marcello Veneziale, consigliere della Corte di Appello di Roma ed ex presidente della regione Molise.
Tra i giornalisti, confermati i parlamentari uscenti Demetrio Volcic, ex direttore del "Tg1'', Tana de Zulueta (31/1997) e Carlo Rognoni (31/1997), ripescato all'ultimo momento.
Dalle istituzioni borghesi in camicia nera l'Ulivo propone la sindaco di Lametia Terme Doris Lo Moro, già giudice della sezione lavoro del Tribunale di Roma, il sindaco di Trieste, l'imprenditore Riccardo Illy, l'ex sindaco prodiano di Belluno Maurizio Fistarol, il rinnegato Michele Ventura, già assessore regionale in Toscana e vicesindaco di Firenze, Giulio Lazzarini, ex sindaco di Lucca, Massimo Ferrara, sindaco di Castelvetrano (Trapani), Guglielmo Minervini , sindaco prodiano di Molfetta (Bari). Chiude la fila un transfugo, Onofrio Amoruso Battista, già capogruppo di Forza Italia alla regione Lombardia, poi cossighiano e ora membro dell'Udeur mastelliana. Avvocato civilista, sfiderà Dell'Utri per il Senato a Milano.
Tra i più danarosi ci sono il senatore PPI Vittorio Cecchi Gori (31/1997), peraltro catapultato da Firenze ad Acireale e il senatore diessino Franco Debenedetti (31/1997), fratello del padrone del "centro-sinistra'' Carlo, imprenditore che da giovanissimo aiutava i famigerati "comitati civici'' di Gedda e poi elaborò una particolare forma di cottimo per meglio supersfruttare gli operai nella sua fabbrica. Costui propugna nientemeno che la "desovietizzazione'' dello Stato italiano.
Dopo un "ballottaggio'' col Polo che glielo aveva chiesto, si è arruolato nell'Ulivo il generale interventista Franco Angioni (15/2001).
Tra i parenti "famosi'' la moglie di Mastella, Sandra Lonardo e quella di Fassino, la rinnegata e plurideputata Anna Serafini (31/1997). Inoltre, Luca Danese genero di Andreotti, anni fa schierato col Polo e poi sottosegretario con D'Alema in quota Udeur, Giuseppe Fanfani, figlio ulivista del defunto capo DC Amintore, l'imprenditore agricolo Luca Marcora, figlio dell'ex ministro DC Giovanni e Giacomo Mancini jr., figlio del boss socialista di Cosenza.
Tra gli "sponsorizzati'' spiccano Maria Teresa (Sesa) Amici, messa in lista alla Camera dal candidato sindaco di Roma e segretario diessino Walter Veltroni, funzionaria del PCI-PDS-DS, ex consigliera comunale a Sezze (Latina) e deputata dal '94 al '96, Ermete Realacci, capo di Legambiente, e apparentato col PdCI cui è stato riservato un collegio "blindato'' a Pisa suscitando furibonde polemiche tra i DS locali, Marina Magistrelli, avvocato e prodiana di ferro.
Tra i riciclati Matteo Graziano, ex presidente DC della regione Sicilia e l'ultimo segretario del PSDI Gianfranco Schietroma (31/1997). Con loro l'ex presidente del Consiglio ed ex segretario DC Ciriaco De Mita (14/1996 e 31/1997) che ha passato giorni e giorni a sparare a zero sulle candidature e poi è regolarmente in lista, Adriano Ossicini (31/1997) ora in quota Margherita, Giorgio Bogi (31/1997), diessino ed ex ministro PRI. A Sesto Fiorentino gli elettori dovranno votare l'ex PSI Roberto Villetti (31/1997), già direttore dell' "Avanti!'' craxiano e oggi in quota al Girasole, l'alleanza tra SDI e Verdi. Questi ultimi hanno di fatto escluso dalle liste quei dirigenti che venivano da esperienze "rivoluzionarie'' del passato per soppiantarli con nuove leve del tipo di Francesco Saverio Borrelli, tirapiedi napoletano del ministro per le Politiche agricole Alfonso Pecoraro Scanio (31/1997).
Diversi gli ex "ultrasinistri'' anche nell'Ulivo. Si ripresenta, stavolta in quota alla Margherita, il saltafossi doc Nando Dalla Chiesa (31/1997), di origini "marxiste-leniniste''. C'è Rino Piscitello (31/1997), ora coi Democratici e tra i massimi protagonisti della stesura delle candidature uliviste, il quale era un fedelissimo del rinnegato Mario Capanna all'epoca di DP, ma ha militato anche nella FGCI e nella Rete dell'ex DC Leoluca Orlando. Suo padre fu senatore PCI. Piscitello auspica la privatizzazione della "Rai''. Confermati il già citato Enrico Boselli, così come il rampante ministro dei Trasporti Pierluigi Bersani (23/1996 e 40/1998) e il deputato verde Pier Paolo Cento (31/1997), che votò a favore dell'intervento militare italiano nell'aggressione imperialista alla Serbia del 1999.
Tra gli elementi di richiamo Sergio Zavoli, ex presidente della "Rai'', Franco Grillini, diessino presidente dell'Arcigay, Olga D'Antona, diessina vedova di Massimo, il sindacalista collaboratore dell'ex ministro Bassolino ucciso dai terroristi sedicenti "rossi'' due anni fa.