Capriola dei democratici per "senso dello Stato e lealtà costituzionale"
Il Pd vota alla camera la legge salva-effetti presentata dal governo

Per "senso dello Stato" (borghese) e "lealtà costituzionale" (alla terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista, razzista e interventista) è questa la vera ragione per cui il Pd si è reso corresponsabile dell'ennesimo golpe istituzionale, imbastito dal neoduce Berlusconi e controfirmato dal nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano, con cui il 5 marzo scorso il governo ha cambiato per decreto le regole elettorali per salvare le liste del Pdl presentate in Lombardia e nel Lazio in occasione delle recenti elezioni regionali.
Con una capriola di 180 gradi, il 15 aprile il Pd ha votato a favore del cosiddetto "decreto salva liste" levando letteralmente le castagne dal fuoco al governo.
Mentre fino a un mese prima, era il 15 di marzo, il Pd con lo slogan: "sì alle regole, no ai trucchi" manifestava il suo dissenso in tutte le piazze d'Italia contro il "decreto truffa" del governo e annunciava: "la scomparsa della democrazia, uccisa dal Governo Berlusconi il 5 marzo 2010 attraverso l'approvazione del decreto interpretativo per le elezioni regionali. I funerali si terranno il 28 e il 29 marzo 2010".
Non solo. Fino a tre giorni prima del voto definitivo sul "decreto salva-effetti", i parlamentari del Pd addirittura esultavano per la mancata conversione del decreto da parte della maggioranza in camicia nera e festeggiavano "uno dei tonfi parlamentari più clamorosi della storia dell'Aula" perché, grazie ai 69 deputati Pdl assenti, era passato un emendamento dell'opposizione che sopprimeva il decreto.
Insomma, di fronte alla possibilità di dare il via a un fiume di ricorsi che avrebbe portato all'invalidazione delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo scorsi, il Pd ha preferito votare la "salva-effetti" che rende validi tutti gli atti compiuti nel periodo in cui il decreto è stato in vigore e conferma la riammissione di una ventina di liste che non avevano rispettato i termini e le modalità di presentazione. Senza la conversione del decreto il governo del neoduce Berlusconi rischiava di perdere completamente la faccia e di subire un umiliante ritorno alle urne.
Altro che: "vanificare l'espressione della sovranità popolare" e annullamento della "certezza del diritto e della convivenza civile e democratica" di cui cianciano i vertici Pd nel vano tentativo di giustificare il loro servile sostegno al neoduce Berlusconi.
Non esiste nessuna "lezione di stile figlia del nostro senso dello Stato, della nostra lealtà costituzionale". La verità è che, dal PCI, al PDS ai DS e ora PD, la "sinistra" del regime neofascista ha ormai rinunciato a tutto ma non alla sua missione storica: ingannare le masse operaie e popolari per tenerle legate al carro dei capitalisti, del parlamentarismo e del legalitarismo borghesi e della terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista, razzista e interventista.
Tutto ciò in cambio di qualche poltrona nella nuova bicamerale golpista che il nuovo Mussolini si appresta ad allestire col sostegno aperto di Napolitano per varare compiutamente la terza repubblica.

12 maggio 2010