Paramilitari assaltano le barricate degli insorti a Oaxaca
Carneficina in Messico
Quattordici morti tra cui un reporter americano di Indymedia
Gli indios insorti decisi a cacciare il governatore usurpatore Ortiz
Il 29 ottobre, al termine di una giornata di duri scontri in tutta la città, la polizia federale messicana inviata dal presidente uscente Vicente Fox ha sgomberato con la forza il presidio dei dimostranti nella piazza centrale di Oaxaca mentre gruppi di poliziotti in abiti civili e col volto coperto hanno rastrellato i quartieri alla ricerca dei capi della rivolta popolare; decine gli arrestati che si aggiungono ai centinaia di fermi effettuati durante gli scontri. L'intervento repressivo dell'esercito per "ripristinare l'ordine", ossia per stroncare una protesta iniziata oltre cinque mesi fa, era stato scatenato dal regime di Fox dopo che il 27 ottobre gruppi di paramilitari inviati dal presidente dello Stato di Oaxaca, Ulises Ortiz, avevano assaltato le barricate degli insorti e sparato a altezza d'uomo. Una carneficina con almeno 14 morti, tra cui un reporter americano di Indymedia, decine di feriti e centinaia di arrestati.
La protesta nello Stato di Oaxaca era iniziata alla fine del maggio scorso da parte degli insegnanti che avevano manifestato nella capitale e dal 22 maggio occupato permanentemente la piazza centrale, lo Zocalo. Chiedevano aumenti salariali e le dimissioni del corrotto governatore Ortiz, eletto nel 2004 tra accuse di brogli. Il 14 giugno, dopo quasi tre settimane di sciopero a oltranza, Ortiz ordinava alla polizia lo sgombero della piazza. In appoggio ai dimostranti erano accorsi gli studenti, gli impiegati statali, le comunità indios che dopo duri scontri avevano respinto l'attacco della polizia, eretto barricate e mantenuto l'occupazione della piazza. Il movimento di protesta si era allora allargato a tutta la città e si era dato una forma organizzativa con la costituzione dell'Assemblea popolare dei popoli di Oaxaca (Appo), una sigla che riunisce più di 350 organizzazioni. La rivolta guidata dall'Appo si era estesa a tutto lo Stato, fino ai piccoli comuni sulle montagne con la richiesta centrale delle dimissioni di Ulises Ortiz.
Richiesta che era stata ribadita nuovamente il 24 ottobre dall'Appo. Di fronte al nuovo rifiuto del governatore di andarsene e alle notizie di preparativi della polizia per un altro attacco ai presidi della rivolta l'Appo aveva chiamato la popolazione a rafforzare i presidi a difesa delle barricate, a bloccare le principali vie di comunicazione e a boicottare le maggiori catene commerciali. La risposta di Ortiz era nell'invio di bande armate di paramilitari, di sicari prezzolati del suo partito, il Pri, e di agenti in borghese a sparare contro i dimostranti che occupavano il centro della città.
La scena dell'attacco dei paramilitari è stata ripresa tra gli altri dal reporter americano di Indymedia compresa quella del suo assassinio con due colpi al petto. Altri reporter hanno fotografato i responsabili dell'omicidio che sarebbero un poliziotto e due funzionari statali in abiti civili. Con i caduti negli scontri del 27 ottobre, il numero dei manifestanti uccisi saliva a 14.
A fronte della decisione del governo centrale di inviare l'esercito a Oaxaca l'Appo dichiarava la mobilitazione generale e invitava la popolazione a occupare la città. Erano in particolare le associazioni degli indios a premere perché continuasse la rivolta per cacciare il governatore.
I 4 mila agenti della polizia federale inviati dal presidente Fox sono entrati in azione la mattina del 29 ottobre. Con le ruspe e i bulldozer del genio hanno iniziato la demolizione delle barricate erette in periferia, difese in particolare da donne e ragazze. La resistenza dei dimostranti si era concentrata sulle barricate nella zona dello Zocalo dove i violenti scontri sono durati per tutta la giornata. I poliziotti hanno usato gli idranti e sparato sui dimostranti con un bilancio di altri 4 morti, fra cui due ragazzi, numerosi feriti e altre decine di arrestati. Gli agenti riprendevano il controllo della piazza centrale, del municipio e della sede della polizia statale ma i dimostranti riuscivano a tenere la sede dell'università.
"A Oaxaca è stata recuperata la pace sociale" assicurava il presidente Fox forte dell'accordo firmato dal governo federale con gli insegnanti che hanno deciso di porre fine al loro sciopero.

2 novembre 2006