Completando il disegno della P2, Gelli, Craxi e del nuovo Mussolini
LA CASA DEL FASCIO CAMBIERA' DEFINITIVAMENTE LA COSTITUZIONE
La devolution divide l'Italia in 20 staterelli
L'IDEA DI BERLUSCONI SUL PREMIERATO E' QUELLA DI MUSSOLINI

Il 28 agosto, al termine di una riunione dei leader della Casa del fascio allargata ai "quattro saggi'' che lo hanno messo a punto, Berlusconi ha annunciato trionfante che è ormai pronto il progetto di "grande riforma costituzionale che attua il nostro programma presentato agli elettori'', e che egli intende presentarlo subito a settembre in parlamento affinché sia approvato in tempi rapidissimi.
Il progetto, così com'era stato elaborato ad agosto nella baita di Lorenzago di Cadore dalla commissione formata da Pastore (FI), Nania (AN), D'Onofrio (UDC) e Calderoli (Lega Nord), prevede l'abolizione dell'attuale Senato della Repubblica e la sua sostituzione con un Senato federale, o Senato delle regioni, eletto su base regionale e che "si configura - secondo il documento dei `quattro saggi' - come il luogo istituzionale idoneo per armonizzare una compiuta riforma federale con l'interesse nazionale della Repubblica''. Strettamente collegate ad esso, nell'ottica di un radicale ribaltamento federalista della Costituzione, ci sono poi la devolution alle regioni su sanità, istruzione scolastica e polizia locale, che ricalca fedelmente il disegno di legge Bossi fermo attualmente al Senato, e l'introduzione nella Corte costituzionale di un certo numero di "giudici federali'' (si parla di 6), eletti su base regionale allo scopo di "federalizzare'' anche la Consulta, attualmente composta da 15 giudici eletti per un terzo dal capo dello Stato, per un terzo dal parlamento e per un terzo dalla magistratura.
A completare il progetto c'è infine il pezzo più forte, il premierato, ossia il rafforzamento dei poteri del presidente del Consiglio, con l'elezione diretta e le cosiddette "norme antiribaltone'', cioè lo scioglimento automatico delle Camere in caso di sfiducia al premier. L'intero progetto dovrebbe essere contenuto in un unico disegno di legge costituzionale da presentare in parlamento al più presto, possibilmente entro metà settembre e da varare, secondo gli intenti del neoduce, in tempi strettissimi, compatibilmente con la procedura che per le leggi costituzionali impone la doppia approvazione a distanza di almeno tre mesi: prima lettura entro fine anno, seconda lettura entro aprile 2004, terza lettura a settembre 2004 e approvazione finale entro dicembre 2004. Lo stesso calendario che aveva controfirmato davanti a Bossi per garantirsi la permanenza della Lega nella coalizione di governo.
Su questo ferreo programma il neoduce non è disposto a transigere. Vietato cantare fuori dal coro: da oggi in poi, ha annunciato minacciosamente, si terrà una "contabilità'' delle dichiarazioni, e chi ne farà di "dannose per la Cdl alle prossime elezioni non sarà ricandidato''. Allusione evidente ai malumori che continuano a serpeggiare tra le file di UDC e AN malgrado la tregua stabilita dalla "verifica''. Quanto a un possibile dialogo con l'"opposizione'' sulla controriforma costituzionale, "la speranza del confronto è l'ultima a morire'', ha ironizzato Berlusconi, lasciando capire di essere pronto a far passare la sua "grande riforma'' a colpi di maggioranza, tanto da aver già messo in conto un referendum confermativo alla fine del percorso.
Ma non è neanche detto che si debba andare per forza al muro contro muro. Anche perché il progetto neofascista, presidenzialista e federalista del neoduce non cade dal cielo, ma riparte da dove l'aveva forzatamente lasciato interrotto la Bicamerale golpista di D'Alema, nella quale la "sinistra'' borghese, compresi Bertinotti e Cossutta, aveva dato un contributo fondamentale alla fase finale della controriforma della Costituzione aprendo al federalismo e al presidenzialismo nella forma del premierato.
La stessa devolution, che frantumerebbe l'Italia in 20 staterelli in concorrenza fra loro per accaparrarsi poteri e risorse economiche, con il Nord che secondo il disegno secessionista e razzista di Bossi farebbe la parte del leone, non è altro che la logica estensione a destra del federalismo già sancito come principio dalla Bicamerale di D'Alema e Berlusconi e tradotto in pratica dalla legge Bassanini e dalla "riforma'' costituzionale attuata dal "centro-sinistra'' prima dell'ultimo scioglimento delle Camere.
Del resto le prime reazioni dell'Ulivo all'iniziativa controriformista della Casa del fascio non sono di totale chiusura, anzi. Basti pensare al "confronto esplorativo'' avviato tra il rinnegato D'Alema e il caporione fascista Fini al meeting di Cl a Rimini. O alla posizione di Rutelli, che non solo non denuncia come tale il progetto neofascista, presidenzialista e federalista del neoduce, ma scavalcandolo a destra con sciocca spavalderia sfida addirittura quest'ultimo a tirarlo fuori nero su bianco per andare a un confronto, dicendosi scettico perché "in estate il polo fa delle proposte, poi arriva l'autunno e queste cadono. Come le foglie''.
Neanche sul premierato costoro hanno delle pregiudiziali di principio, specie se si ispirasse a un modello alla Blair. Non riescono a vedere, o piuttosto fanno finta di non vedere, che il "premierato forte'' di Berlusconi è ispirato più ai poteri speciali che Mussolini si assegnò con la legge del 24 dicembre 1925 (vedi testo pubblicato in questa stessa pagina), e che inaugurarono il ventennio fascista, che al premierato all'inglese o alla tedesca.
Non solo perché prevede l'elezione del premier direttamente con la scheda elettorale, e sancisce il potere di quest'ultimo di nomina e revoca dei ministri, cosa che di fatto, anche se formalmente non ancora scritto nella Costituzione, con questo governo Berlusconi è già avvenuta; ma soprattutto perché con il potere di ricatto sulle Camere che gli conferirebbero le "norme antiribaltone'' il capo del governo assumerebbe una posizione nettamente dominante rispetto a un parlamento esautorato, già indebolito dalla sparizione del Senato, con un numero di deputati fortemente ridimensionato e ridotto in definitiva a mero organismo decorativo.
Come il suo maestro Mussolini nella seconda metà degli anni '20 completò il colpo di Stato eliminando gradualmente il parlamento e instaurando la dittatura fascista aperta, passando prima per la fase intermedia dei poteri speciali, così Berlusconi vuol completare la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista attraverso il suo progetto di "grande riforma costituzionale'' con al centro il premierato. Che è poi lo stesso disegno della P2, di Gelli, di Craxi e dello stesso neoduce, che ha da loro ereditato e che porta avanti da un decennio.