Tramite un emendamento di Tremonti alla Finanziaria
LA CASA DEL FASCIO METTE LE MANI SULLE FONDAZIONI BANCARIE
Gestirà 80.000 miliardi
Un'altra mossa pigliatutto della casa del fascio: con un emendamento alla Legge finanziaria presentato in parlamento a fine novembre il ministro dell'Economia Tremonti ha creato le premesse di una nuova "riforma'' delle Fondazioni bancarie che ne rimette completamente in discussione il ruolo, gli assetti e gli equilibri, così come si erano formati dopo gli interventi di Amato e Ciampi dei primi anni '90.
L'emendamento di Tremonti, ispirato al modello americano, prevede entro 90 giorni la riscrittura degli statuti e l'azzeramento completo degli attuali vertici delle Fondazioni, con l'elezione di nuovi gruppi dirigenti. Le Fondazioni dovranno cessare ogni partecipazione di cui ancora dispongono nelle banche entro il 2003, o in alternativa affidare i loro pacchetti azionari a delle Sgr (Società di gestione del risparmio) regolamentate dalla Banca d'Italia. Nei nuovi statuti sarà sancita l'incompatibilità dei membri con incarichi nelle banche e sarà abolita la cooptazione. Nella loro composizione dovrà essere prevalente la partecipazione degli enti territoriali (Regioni, Province, Comuni), e il loro scopo sociale dovrà essere prevalentemente no profit, in linea con l'applicazione in tutti i settori dei principi del federalismo e della sussidiarietà.
In sostanza sarà chi gestisce il potere politico a livello territoriale a controllare le Fondazioni ex bancarie, con tutto il loro patrimonio. L'emendamento Tremonti assegna infatti agli enti locali le potestà normative e amministrative su alcuni settori d'intervento tipici delle Fondazioni, come istruzione, ricerca scientifica, tutela della salute, beni culturali e ambientali, attività culturali. Settori nei quali il governo conta di realizzare notevoli risparmi grazie appunto all'intervento delle Fondazioni "riformate''.
Da ciò si intuisce anche quale sia il disegno politico che sta dietro questa mossa a sorpresa di Tremonti. Tenuto conto che il patrimonio attualmente amministrato dalle Fondazioni ammonta a qualcosa come 80.000 miliardi di lire, che la maggior parte di esse è concentrato nelle regioni del Nord, e che queste regioni sono ormai amministrate tutte dalla casa del fascio, è facile capire a cosa mira questa "riforma'': dare alla casa del fascio l'opportunità di mettere le mani su questa ricca cassaforte, facendo fuori definitivamente o comunque ridimensionando quei vertici ancora legati ai precedenti governi, e ridisegnando completamente gli assetti politico-finanziari in questo importante settore. Con ripercussioni anche sulla ristrutturazione del sistema bancario e sulle sue guerre in atto, prima fra tutte quella attorno a Mediobanca.
Anche in questa vicenda è emersa la piena intesa del governatore di Bankitalia Fazio con la casa del fascio. Il blitz sulle Fondazioni è stato infatti discusso preventivamente da Tremonti assieme al governatore, che ha dato il suo pieno assenso all'operazione. Si capisce anche perché il piano abbia destato l'allarme dell'Ulivo, non tanto perché sia contrario al principio in sé, quanto perché teme di essere estromesso da un settore il cui controllo politico è sempre stato fondamentale per governare, come la vecchia DC ha insegnato, e come la casa del fascio ha ben imparato.
Non va poi sottovalutato, per gravità e insidiosità, il nuovo metodo sempre più usato dal neoduce e dai suoi uomini di attuare controriforme politiche, istituzionali e perfino costituzionali in maniera mascherata, attraverso interventi apparentemente solo "tecnici'' o economici su norme di bilancio e articoli della Finanziaria. Come appunto è il caso dell'emendamento sulle Fondazioni bancarie, che in colpo solo attua un altro pezzo di federalismo, ridimensiona il ruolo dello Stato ed estende i tentacoli della casa del fascio sul sistema bancario.

12 dicembre 2001