Viva il Centenario dell'8 Marzo Giornata internazionale delle donne
 

Documento dell'Ufficio politico del PMLI

La Giornata internazionale delle donne compie cento anni. Fu infatti la seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste (ancora non era avvenuta la scissione fra marxiste-leniniste e socialdemocratiche) a istituire nel 1910, su proposta delle marxiste-leniniste russe ed europee ispirate da Lenin, una giornata internazionale della donna da celebrarsi ogni anno in una domenica fra febbraio e marzo. La storia del movimento operaio nazionale e internazionale ci tramanda che fu deciso di celebrare questa giornata in ricordo del martirio di 129 operaie della Cotton di New York morte nel 1908 nell'incendio della fabbrica in cui il padrone le aveva rinchiuse per rappresaglia. Successivamente, il 14 giugno 1921, la seconda Conferenza delle donne comuniste, decise che questa giornata si tenesse ogni anno l'8 Marzo in ricordo della prima manifestazione delle operaie di Pietrogrado contro lo zarismo, avvenuta proprio in quel giorno del 1917, che viene ricordata come la scintilla che dette fuoco alle polveri della rivoluzione di febbraio, preludio della Grande Rivoluzione d'Ottobre.
Questo è il vero carattere e significato dell'8 Marzo che dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni.
Noi marxisti-leninisti italiani continuiamo con immutato orgoglio e spirito proletario rivoluzionario a celebrare l'8 Marzo come il simbolo della lotta del proletariato italiano e internazionale per conquistare la piena emancipazione femminile che è elemento imprescindibile e qualificante per la conquista dell'emancipazione dell'intera umanità dalle catene del capitalismo e dell'imperialismo.
In questo secolo l'8 Marzo ha illuminato un lungo cammino di lotte e di conquiste delle masse femminili in Italia e nel mondo, grazie anche alla potente forza propulsiva della Rivoluzione d'Ottobre e della Rivoluzione cinese e delle realizzazioni concrete a favore delle donne del socialismo in Urss e in Cina che hanno permesso il diffondersi in tutto il mondo delle idee di uguaglianza fra i sessi e di emancipazione femminile. Questo lungo cammino ha dimostrato in primo luogo che le due leve principali dell'emancipazione femminile sono il lavoro e la socializzazione del lavoro domestico, due obiettivi strategici senza i quali è impossibile si realizzi una reale e concreta uguaglianza fra i sessi. In secondo luogo, ha dimostrato che la soluzione della questione femminile passa dalla via maestra dell'emancipazione femminile e del socialismo, ossia è parte integrante della lotta del proletariato per l'abbattimento del capitalismo e la conquista del potere politico, che è la madre di tutte le questioni.

Una Giornata attuale
Ancora oggi non sono venuti meno i motivi per cui fu istituito l'8 Marzo non solo perché nei paesi una volta socialisti l'emancipazione della donna è stata brutalmente interrotta dalla restaurazione capitalistica, ma anche perché l'uguaglianza fra i sessi non è stata realizzata in nessuna parte del mondo, nemmeno nelle società cosiddette avanzate dell'Occidente capitalistico, ivi inclusa l'Italia.
Nel nostro Paese le masse femminili sono ancora le più sfruttate tra gli sfruttati, discriminate ed emarginate dalla vita produttiva e sociale, costrette a subire una barbara schiavitù domestica e familiare, oppresse da una morale, un'etica, una cultura, una famiglia borghesi, cattoliche e maschiliste sempre più di stampo medioevale e fascista, vittime di soprusi e violenze sessuali soprattutto in famiglia.
Le donne stanno pagando doppiamente il prezzo della devastante crisi economica e finanziaria del capitalismo mondiale. Non solo perché sono inserite nei settori e nelle qualifiche più basse maggiormente tartassati dalla crisi e dalle ristrutturazioni aziendali, ma anche perché ancora oggi il loro lavoro è considerato marginale e subordinato al loro ruolo materno e familiare e quindi sono le prime a essere messe in cassa integrazione, in mobilità, e, se precarie, a essere mandate direttamente a casa.
Nel terzo trimestre 2009, il calo dell'occupazione femminile nell'industria ha registrato una caduta pari a più del doppio di quella maschile: -10,5% a fronte del -4,2%.
A gennaio 2010 la disoccupazione femminile è al 9,8% (+0,8% rispetto al gennaio 2009). Mentre il tasso di occupazione femminile in Italia è fra i più bassi d'Europa, appena il 46,1%, inferiore di ben 12 punti rispetto a quello medio dei 27 paesi dell'Ue. Ma nel Mezzogiorno questo tasso precipita addirittura al 30,8%. In sostanza, quasi tre donne su quattro in età lavorativa al Sud non hanno un lavoro.
I tagli alla spesa sociale, assistenziale e sanitaria, nonché le privatizzazioni e i rincari di prezzi e tariffe, scaricano sulle spalle delle famiglie e quindi delle donne il carico dell'assistenza e della cura dei figli, degli anziani, dei malati.

Il governo Berlusconi e le masse femminili
Per tutta risposta il governo Berlusconi ha aumentato l'età pensionabile delle dipendenti pubbliche a 65 anni e vorrebbe estenderla a tutte le lavoratrici dipendenti. A dicembre dell'anno scorso i suoi ministri Sacconi e Carfagna hanno varato una sorta di "libro bianco", titolato "Italia 2010. Programma di azioni per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro", che auspica maggiori forme di precarizzazione del lavoro femminile (part-time, flessibilità, contratti di inserimento, voucher, staff leasing, telelavoro e lavoro a domicilio, lavoro cosiddetto a chiamata o intermittente), non prevedendo alcun impegno a creare e incentivare contratti stabili, a tempo pieno e di qualità. D'altra parte preannuncia provvedimenti che incentivino la privatizzazione dei servizi sociali, quali asili nido familiari, i "buoni infanzia", il ricorso alle badanti straniere pagate attraverso i voucher, e strumenti fiscali a favore delle famiglie e della maternità che restano centrali nella politica del governo verso le donne, secondo il vecchio motto mussoliniano "dio, patria e famiglia".
È significativo che tale documento teorizzi la centralità della famiglia e della maternità proprio partendo dal "riconoscimento del valore della differenza". In sostanza è la dimostrazione che la deleteria teoria femminista della "differenza sessuale", tanto osannata e invocata anche dalla "sinistra" borghese e dai falsi comunisti, ha spalancato le porte al familismo dilagante fino a divenire una bandiera del governo del neoduce Berlusconi.
Se non ci si libera presto del nuovo Mussolini, resteranno solo le macerie dei diritti e delle conquiste collettive e universali economiche, sociali, civili e politiche delle masse femminili.
Non ci si può affidare all'opposizione parlamentare che si è già dimostrata inaffidabile e non credibile. Balbetta invece di ruggire, ha lasciato campo libero al nuovo Mussolini e aspira solo a sostituirlo nel governo del regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista, razzista e interventista che essa stessa ha contribuito a realizzare.

La battaglia per le elezioni regionali
Occorre che le masse femminili si liberino da ogni illusione elettorale, parlamentare, governativa, costituzionale, riformista e pacifista e rifiutino il proprio voto ai partiti del regime sia della destra che della "sinistra" borghese alle prossime elezioni regionali ed amministrative del 28 e 29 marzo. Non c'è da farsi alcuna illusione nemmeno sulle candidate a governatrici, come la destra e anticomunista doc Emma Bonino o la manganellatrice del popolo No Tav Marcedes Bresso, o, tanto meno, le neofasciste patentate come Renata Polverini e Adriana Poli Bortone, che hanno già dimostrato di essere donne del regime che niente hanno a che spartire con i bisogni e le aspirazioni delle masse femminili sfruttate e oppresse.
Noi chiediamo alle elettrici di astenersi (disertare le urne, annullare la scheda o lasciarla in bianco) per delegittimare, isolare, indebolire e disgregare le istituzioni rappresentative della borghesia e di lavorare per costruire le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo. Per le elettrici di sinistra questo è anche l'unico modo per esprime il proprio consenso al PMLI, all'emancipazione femminile e al socialismo.
Come afferma il Documento del Comitato centrale del PMLI per le prossime elezioni regionali: "Tutto ciò che ci manca e di cui abbiamo bisogno, ce lo dobbiamo guadagnare lottando uniti, non dando la delega in bianco a nessuno e non confidando nelle istituzioni, nei governi e nei partiti di questo regime. Bisogna contare sulle proprie forze per rovesciare cielo e terra. Abbiamo un nuovo mondo da conquistare, l'astensionismo elettorale (disertare le urne, annullare la scheda o lasciarla in bianco) e le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo ci danno una valida mano".
Solo la lotta di massa e di piazza può abbattere il governo del neoduce Berlusconi. Solo la lotta di massa e di piazza può arrestare la macelleria sociale in atto e strappare misure a favore di un'occupazione stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato per le donne, una fitta rete di servizi sociali pubblici a cominciare dagli asili nido su tutto il territorio nazionale, una scuola e una università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti. Solo così potranno essere tutelati i diritti civili fin qui conquistati e oggi fortemente messi in discussione come l'aborto, e conquistarne dei nuovi come il riconoscimento delle coppie di fatto, gay e trans, l'abolizione della legge 104 sulle fecondazione assistita, il diritto a una ricerca e sperimentazione scientifica libera dai condizionamenti della Chiesa cattolica e del mercato capitalistico.

Teniamo alta la bandiera rossa dell'8 Marzo
Teniamo alta la bandiera dell'8 Marzo e l'eredità politica e di lotta che ci hanno lasciato le nostre madri e sorelle che in questi cento lunghi anni di storia si sono battute come leonesse per l'emancipazione.
Che le masse femminili italiane stiano oggi in prima fila nella lotta per abbattere il governo del neoduce Berlusconi, per l'emancipazione e il socialismo. Ne hanno le capacità, le potenzialità e la forza. Lo stanno dimostrando stando in prima fila nelle lotte per difendere il posto di lavoro, loro e dei loro compagni, mariti, fratelli e figli, nelle fabbriche e nelle aziende che chiudono i battenti come a Termini Imerese, nei movimenti No Tav, No Dal Molin, contro la privatizzazione dei servizi come l'acqua, nel movimento del "Popolo viola" e ovunque ci sia da battersi contro le ingiustizie e i soprusi padronali e del regime.
Il PMLI nutre una grande fiducia nelle masse femminili italiane. Noi ci auguriamo che le fautrici del socialismo e dell'emancipazione, le operaie coscienti e avanzate, le giovani rivoluzionarie si uniscano al PMLI per riuscire insieme a unire e mobilitare le masse femminili nella lotta per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica e conquistare l'Italia unita, rossa e socialista.
Buon 8 Marzo, care compagne, militanti e simpatizzanti del Partito residenti in Italia e all'estero per l'esempio e i contributi ideologici, politici, organizzativi e pratici che state dando con spirito di sacrificio e abnegazione per far diventare il PMLI un Gigante Rosso anche nel corpo.
Buon 8 Marzo, operaie, lavoratrici, pensionate, disoccupate, cassintegrate, precarie, migranti, studentesse che subite ogni giorno le angherie del regime e del capitalismo ma continuate a difendere i vostri diritti e quelli di tutto il popolo nelle fabbriche, nelle scuole e nelle piazze.
Abbattiamo il governo del neoduce Berlusconi!
Viva il Centenario dell'8 Marzo!
Viva l'emancipazione femminile!
Conquistiamo l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

L'Ufficio politico del PMLI

Firenze, 1° Marzo 2010