Nel cinquantesimo del ritorno di Trieste all'Italia
Il "centro-sinistra" fa sue le posizioni dei fascisti sugli esuli istriano-dalmati
Le sei medaglie d'oro conferite da Ciampi hanno una matrice nazionalistica
In occasione del cinquantesimo anniversario del ritorno di Trieste sotto la giurisdizione italiana (26 ottobre 1954) i presidenti dei gruppi parlamentari alla Camera del "centro-sinistra" Luciano Violante (DS), Pierluigi Castagnetti (Margherita) e Ugo Intini (SDI) si sono recati in visita ufficiale nel capoluogo friulano per prendere parte attiva all'orgia patriottarda, nazionalista, irredentista e sciovinista organizzata dagli eredi di Almirante col patrocinio di Vittorio Emanuele Ciampi che per l'occasione ha dato seguito a una vecchia proposta del MSI conferendo la medaglia d'oro "al valor civile" ai sei militanti di destra morti negli scontri di piazza avvenuti a Trieste il 5 e 6 novembre 1953 durante le manifestazioni organizzate dai fascisti per protestare contro la sigla del Trattato di Osimo che sanciva il ritorno delle terre istriane e giuliano-dalmate occupate dalle truppe nazi-fasciste alla Jugoslavia.
Sposando in pieno le tesi del MSI e del capo dei gerarchi di AN Fini, Violante, Castagnetti e Intini hanno reso solenne omaggio ai fuoriusciti istriani e giuliano-dalmati, in gran parte anticomunisti, fascisti, spie, traditori, delatori, collaborazionisti e personaggi compromessi con gli oppressori nazi-fascisti, che dopo la Liberazione scapparono via per sottrarsi vigliaccamente al giudizio del popolo jugoslavo che reclamava giustizia per gli immani crimini commessi dagli aguzzini in camicia nera.
In una nota inviata al presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, Guido Brazzoduro, e significativamente anche al presidente dell'Unione Italiana, il fascista Maurizio Tremul, alla vigilia del loro "viaggio di riconciliazione", i tre capigruppo del "centro-sinistra" spiegano le ragioni della loro visita: "Intendiamo compiere un atto di riconoscimento anche a nome, ne siamo convinti, di milioni di altri italiani" sottolineando fra l'altro che il ritorno di Trieste all'Italia "non fu un giorno di festa per gli istriani, i paesi si svuotavano, continuava il dramma dell'esodo iniziato con il Trattato di pace del '47... e non ci fu mai piena assunzione di responsabilità da parte degli altri italiani nei confronti di chi pagava per tutti". Perciò, secondo Violante, Castagnetti e Intini, è a loro, cioè ai fuorisciti, che: "va la riconoscenza della Repubblica, così come ai rimasti e ai loro figli". Gente che visse "decenni faticosi, dalla Resistenza allo scontro per l'appartenenza nazionale, alle illusioni per l'internazionalismo, alla volontà di restare comunque lì".
Non una parola sulla brutale oppressione fascista, sulla pulizia etnica, l'italianizzazione forzata e l'istituzione dei tribunali speciali e le leggi razziali attuate da Mussolini contro le popolazioni slave, non un accenno all'occupazione nazista e al collaborazionismo fascista che a partire dal 1• ottobre 1943 misero a ferro e fuoco tutto il litorale adriatico seminando morte e distruzione soprattutto fra la popolazione civile.
Ciò significa che secondo Violante, Castagnetti e Intini chi si è battuto per la liberazione dall'oppressione nazi-fascista e in nome dell'internazionalismo proletario era dalla parte sbagliata e va considerato alla stregua di un criminale, mentre chi ha collaborato con gli aguzzini in camicia nera e ha preso parte attiva ai massacri in nome dell'imperialismo va ricordato come un eroe.
Non c'è da meravigliarsi. è ormai da tempo che la "sinistra" del regime neofascista opera a ruota libera per denigrare e infangare non solo il socialismo e il comunismo ma persino la Resistenza, come dimostra, ad esempio, il voto favorevole espresso l'11 febbraio scorso in occasione dell'approvazione della legge che istituisce il "giorno del ricordo". Del resto già nella primavera del 1998 Violante, per primo, in qualità allora di presidente della Camera, in un incontro a Trieste al fianco del caporione Fini chiuse definitivamente i conti con la storia del movimento operaio e resistenziale rinnegando i giudizi del PCI e riconoscendo la "tragedia delle foibe" e degli "esuli istriani".
A furia di revisionare la storia la "sinistra" del regime neofascista e in particolare il gruppo dirigente dei DS è arrivato a contestare al PCI revisionista di Togliatti non i suoi errori, bensì i suoi meriti fra cui vi è senza dubbio quello di essere stato 60 anni fa l'unico partito che invitava apertamente gli operai a bloccare le navi, i treni e gli autobus carichi di fuoriusciti e organizzava le barricate "contro il rimpatrio dei fascisti". Mentre oggi, Fassino e Violante, in nome della "memoria condivisa" e della "riappacificazione" fra antifascisti e fascisti sotto le nere bandiere della seconda repubblica neofascista del neoduce Berlusconi e di Vittorio Emanuele Ciampi non provano nemmeno un briciolo di vergogna a inginocchiarsi sulla tomba dei sei "eroi triestini" e attaccano vigliaccamente la Resistenza e la comune lotta di liberazione dei partigiani italiani e dell'esercito di liberazione jugoslavo contro l'oppressione nazi-fascista.
Tutto ciò per dare ulteriore prova della sua definitiva capitolazione e rassicurare la classe dominante borghese che non ha nulla da temere nel caso il "centro-sinistra" dovesse vincere le prossime elezioni insieme a Bertinotti, che peraltro si è detto da tempo d'accordo anche sulla questione delle foibe.

10 novembre 2004