Nel documento conclusivo dell'assemblea nazionale de "La CGIL che vogliamo"
"Via il governo berlusconi". No al "patto sociale". "Andiamo allo sciopero generale"

"Occorre fare della battaglia della stabilità occupazionale, la qualificazione del Welfare, il rilancio della contrattazione, la definizione delle regole certe per la democrazia e la rappresentanza sindacale il perno dell'iniziativa della CGIL". È scritto nel documento conclusivo approvato nell'Assemblea nazionale dell'Area programmatica "La CGIL che vogliamo" tenutasi il 20 novembre a Roma. "Il taglio previsto di 300.000 lavoratori pubblici, la forte riduzione delle risorse della scuola pubblica, dell'università, della ricerca, il blocco dei contratti pubblici, l'approvazione del collegato lavoro prefigurano un futuro di riduzione dei servizi", una riduzione secca dei diritti dei lavoratori e la fine della contrattazione di cui il blocco del rinnovo delle elezioni delle Rsu nel pubblico impiego è parte integrante.
Nella Finanziaria non ci sarà "nessun intervento nella lotta all'evasione fiscale" e di politiche redistributive. Ciò "acuirà - continua - in modo intollerabile l'emergenza sociale e occupazionale" specie per i giovani "condannati alla disoccupazione o a una precarietà senza prospettive". Lo stesso vale per i migranti oltretutto "costantemente sottomessi al ricatto del permesso di soggiorno", conseguenza della legge Bossi-Fini "ulteriormente peggiorata dall'introduzione del reato di clandestinità" che produce condizioni di supersfruttamento quando non di vera e propria schiavitù. Per quando detto "è nostra convinzione radicata - si legge nel testo - che il Governo Berlusconi debba andare casa".
"La destrutturazione del contratto nazionale attraverso disdette e deroghe, l'attacco ai diritti sindacali e all'esercizio democratico della rappresentanza nei luoghi di lavoro operati da Fiat e Federmeccanica e avallati da Confindustria rappresentano un ritorno indietro". Queste politiche padronali, le scelte del governo, la crisi politica in atto, nonché le diverse posizioni tra le organizzazioni sindacali e l'assenza di regole certe e condivise per la validazione degli accordi portano a giudicare "sbagliata e impercorribile - è specificato - la scelta di un 'patto sociale'".
Anche perché "in questo contesto la trattativa non può che avvenire sul terreno e sui contenuti determinati e dichiarati esplicitamente dalle controparti". Da qui l'impegno dell'Area programmatica "La CGIL che vogliamo" a promuovere "diffuse iniziative e ampia mobilitazione contro il patto sociale. Occorre sospendere il confronto e avviare un'ampia e partecipata discussione negli organismi e tra i delegati per definire una piattaforma della CGIL". Occorre dare "continuità alla mobilitazione, annunciando già in questa occasione - è la conclusione - lo sciopero generale da definire in relazione all'evolversi della crisi politica".

24 novembre 2010