Marco Biagi, autore del "Libro bianco" di Maroni

Nonostante il suo barbaro assassinio da parte delle sedicenti "brigate rosse'' che noi condanniamo con sdegno e senza appello, Marco Biagi non poteva essere certo considerato un amico e un difensore dei diritti delle masse popolari e lavoratrici.
Ordinario di diritto del lavoro all'università degli studi di Modena e Reggio Emilia, il consulente del ministro del Lavoro Maroni era considerato un'autentica testa d'uovo della borghesia e tecnico prediletto della Confindustria. Egli ha speso tutta la sua vita per deregolamentare il mercato del lavoro in Italia e in Europa a favore dei padroni e contro i lavoratori.
Di formazione cattolica, cresciuto nel Movimento politico dei la-voratori di Livio Labor, iscritto al PSI fin dal 1974, Biagi era il proto-tipo del neoliberista convinto capace di lavorare indifferentemente sia coi governi di "centro-sinistra'' che col "centro-destra'' pur di por-tare a termine il suo nero progetto di "riforme'' che puntano dritto alla definitiva liberalizzazione del mercato del lavoro e alla cancellazione dei diritti fondamentali dei lavoratori. Non a caso il neoduce Berlusconi nel commentare dagli schermi televisivi il suo barbaro assassinio lo ha definito "uno di noi, che condivideva in pie-no il programma del nostro governo''.
Già consulente del ministero del Lavoro a fianco del suo grande amico Tiziano Treu e poi di Antonio Bassolino nei governi Prodi e D'Alema, Biagi figura tra i principali estensori del famigerato "Libro bianco'' di Maroni. Ha coordinato insieme al sottosegretario Maurizio Sacconi (Polo) il gruppo di lavoro che ha portato alla stesura del documento articolato in 44 punti.
Nell'ambito della delega sulla riforma del mercato del lavoro chiesta dal governo del neoduce al parlamento, Biagi ha curato la parte relativa alle deroghe all'art. 18 dello "Statuto dei lavoratori''.
Nel febbraio del 2000, Biagi è stato anche il curatore della parte giuridica del "Patto di Milano'' voluto dal neopodestà Gabriele Albertini e sottoscritto da Comune, Cisl, Uil, Provincia, Assolombarda, Unione del commercio, Api, Cespel Lombardia, Italia Lavoro e le confederazioni cooperative e artigiane. Contraria la Cgil che non appose la propria firma in calce al documento conclusivo.
Amico d'infanzia di Romano Prodi, durante i governi di "centro-sinistra'' Biagi fu, insieme a Massimo D'Antona, l'artefice dello smantellamento del collocamento pubblico e il massimo ideatore del cosiddetto "pacchetto Treu'' che ha introdotto la flessibilità, i contratti d'area e territoriali, il lavoro interinale e in affitto e tutte quelle forme di lavoro supersfruttato mal pagato e per niente tutelato che tanto piacciono alla Confindustria e ai padroni. Anche la bozza contenente il testo sul nuovo collocamento e ormai in fase avanzata di gestazione porta la sua firma.
Non a caso Biagi era anche collaboratore della direzione del lavoro e affari sociali dell'eurogoverno con l'incarico di proporre ai politici e alle parti sociali della Ue "raccomandazioni tese a modernizzare le relazioni industriali''.
51 anni, sposato e padre di due figli, Biagi era anche esperto della Confindustria e membro del Comitato scientifico e collaborava con diversi quotidiani e riviste fra cui il giornale della Confindustria, dove è apparso il suo ultimo articolo proprio il giorno dopo la sua morte.
Legato da profonda amicizia con il leader dello Sdi Enrico Boselli, nel '99 per lo Sdi Biagi era stato candidato alle elezioni amministrative per il comune di Bologna e, a detta di Treu, alle ultime politiche avrebbe votato Margherita.
Negli anni '80 collabora attivamente prima con la Cgil e poi con la Cisl e il Sinnea, una società di formazione professionale della Lega regionale delle Cooperative.
Nella prima metà degli anni '90 quando sindaco di Bologna era Walter Vitali gli era stata proposta anche la carica di vicesindaco che rifiutò. Ma poco tempo dopo fu ben contento di assumere l'incarico di consulente al ministero del Lavoro con Treu occupandosi in particolare di comparazioni tra legislazioni a livello europeo. Era inoltre assiduo frequentatore dell'associazione Arel degli ex ministri Enrico Letta (che ne è il segretario generale) e Beniamino Andreatta.

27 marzo 2002