Chi è Giovanni Consorte
Il "capitano coraggioso" di Fassino e D'Alema tra i "furbetti del quartierino"
Una "brillante" carriera da perfetto manager d'assalto iniziata nella grande industria di Ferruzzi e Gardini e poi consolidata nel mondo delle Cooperative all'ombra del suo nume tutelare politico: il rinnegato Massimo D'Alema e del suo "tifoso" più accanito: Piero Fassino.
Questo è in estrema sintesi il biglietto da visita dell'ex presidente di Unipol Giovanni Consorte che tra i "furbetti del quartierino" finiti in galera o nel registro degli indagati delle procure di Milano, Roma e Perugia per lo scandalo della tangentopoli bancaria detiene attualmente il record del maggior numero di reati contestati.
La carriera di Consorte, che nasce a Chieti il 16 aprile 1948, inizia nel novembre '73 in Montedison, dopo la laurea in ingegneria chimica conseguita nel 1972 all'Università di Bologna.
Fino all'aprile 1975 in Montedison Consorte si occupa di analisi e budget degli investimenti.
A partire dal 1976 passa alla Lega delle Cooperative dove, fino al 1978 ricopre il ruolo di responsabile di un piano per la ristrutturazione e gestione dei processi di cambiamento di grandi cooperative. Dal 1979 viene assunto come Dirigente in Unipol Assicurazioni ricoprendo vari incarichi manageriali (Direttore Programmazione, Organizzazione, Controllo, Partecipazioni, Amministrazione, Finanza, Immobiliare). Poi, nel luglio 1996, diventa presidente e amministratore delegato dell'istituto di assicurazioni della Lega delle Coop e accentra nelle sue mani il controllo di tutta la galassia Unipol grazie a un'architettura societaria così arzigogolata e autoreferenziale, piena di scatole cinesi e partecipazioni incrociate, da far invidia perfino alle strutture delle holding berlusconiane.
Dal novembre '91 al giugno '96 cura la ristrutturazione prima finanziaria e poi societaria della finanziaria di controllo del Gruppo Unipol, oggi Finsoe.
Dal '96 al '99 cura il lancio e la gestione di Unisalute, compagnia di Assistenza Sanitaria Integrativa.
A partire dal dicembre '98 cura la ristrutturazione di Banec e successivamente il lancio di Unipol Banca contribuendo alla elaborazione delle strategie di sviluppo ed occupandosi delle politiche gestionali della Banca.
Dal '97 cura quale presidente e ad di Finec (oggi Unipol Merchant Banca per le Imprese) la ristrutturazione di numerose cooperative e medie imprese operanti nel settore industriale e delle costruzioni, trasformandola nel 2003 in una Merchant di mercato ed oggi in una Banca di medio termine.
Ma il suo grande sogno è la costruzione del primo polo bancario-assicurativo nazionale con al centro la scalata alla Bnl.
Un progetto che, prima di finire sotto i riflettori della procura di Roma, lo porta a "sporcarsi le mani" e a incrociare la sua sorte con quella dei "furbetti del quartierino" fra cui spiccano il finanziere d'assalto Emilio Gnutti, l'immobiliarista Stefano Ricucci, e, soprattutto, il banchiere democristiano, leghista pupillo di Fazio, Gianpiero Fiorani che, per conto di altre cordate e col benestare di Fazio, sono impegnati in altre due importanti scalate: Antonveneta e Corriere della Sera.
L'assalto alla Bnl arriva al culmine di una lunga serie di scalate a dir poco torbide operate da Consorte nel mondo della finanza. Prime fra tutte la quota azionaria in Hopa che Consorte detiene fin dall'inizio della scalata di Roberto Colaninno a Telecom Italia. Una partecipazione che gli frutta oltre che una ricca plusvalenza, anche un sodale patto di collaborazione con Gnutti.
Frequentazioni e affari che ben presto portano Consorte e Gnutti ad avere i primi guai giudiziari. È la Procura di Milano, infatti, ad indagare entrambi per insider trading su un bond Unipol. E un'altra indagine li coinvolge per la vendita di titoli Olivetti da parte dell'Unipol alla Bell a un prezzo più alto di quello che in quel momento era sul mercato.
Ciononostante Consorte, incoraggiato e protetto dai suoi grandi "tifosi" D'Alema e Fassino tira dritto per la sua strada. La sua irrefrenabile "passione" per gli investimenti e le scalate finanziarie è talmente forte e spregiudicata che lo spinge a entrare anche nel capitale di Antonveneta e partecipare attivamente, al fianco di Gianpiero Fiorani e dei "concertisti", alla scalata di Antonveneta acquisendo ulteriori azioni oltre a quelle già possedute, sino a raggiungere il 3,4-3,5%.
Prima di finire nella polvere della tangentopoli bancaria, i rapporti con l'allora Bpl hanno portato infatti all'accordo di bancassurance con Reti Bancarie Holding (gruppo Bipielle) gestito con la società Aurora.
Dalla madre di tutte le opa lanciata da Gnutti su Telecom, fino agli odierni arrembaggi a Bnl, Antonveneta e Corriere della Sera, Consorte, come dimostrano le inchieste giudiziarie di questi giorni, è al centro di un losco patto d'affari con Fiorani, Gnutti e i palazzinari romani, con cui fa cordata in molte operazioni benedette dal governatore Fazio.
Dagli spalti di Montecitorio e dagli scranni di moltissimi Consigli regionali, provinciali e comunali D'Alema, Fassino e tutta la rete degli amministratori locali Ds (necessari, per esempio, per stipulare grandi contratti pubblici con Unipol, o per concedere licenze edilizie a una Coop in grande espansione) fanno il tifo per lui. Tra i tanti spicca Pierluigi Bersani, ministro dell'industria all'epoca della scalata Telecom da parte dei "capitani coraggiosi".
Allora nell'operazione fu coinvolto anche il Monte dei Paschi di Siena, che pochi anni prima, nel 1996, era stato convinto da un suo consigliere d'amministrazione (Silvano Andriani, molto legato a D'Alema) ad acquistare una partecipazione in Mediaset decisiva per il successo del collocamento in Borsa della holding televisiva di Berlusconi.

11 gennaio 2006