Chi è Gaetano Saya, capo della "polizia parallela"

Il capo della "polizia parallela", Gaetano Saya, viene presentato come un personaggio da operetta. Eppure, la sua storia e la sua biografia non paiono quelle di un semplice millantatore. E comunque sembra impossibile credere che egli non abbia goduto di rapporti, coperture e sostegni anche finanziari più o meno occulti a livello politico e istituzionale.
La sua autobiografia si può leggere sul sito del suo partito "Nuovo MSI-Destra nazionale" corredata da foto e riproduzioni. Ce n'è una che lo ritrae con i paramenti massonici e altre con divise varie. C'è poi una foto con dedica di Licio Gelli datata 5 giugno 1991 ("A Gaetano Saya, la verità ha un solo volto, quello dell'onestà verso gli altri e verso se stesso. Con stima e molta simpatia. Licio Gelli") e un'altra con Giovanni Spadolini allora ministro della Difesa.
Saya nasce a Messina nel 1956 ed è allevato a pane e fascismo. Il motto che campeggia sul sito è quello mussoliniano "Dio, patria e famiglia". Viene cresciuto dal nonno che aveva partecipato alla marcia su Roma, il quale, si legge "gli aveva inculcato l'amore per la Patria". Fin da giovanissimo si dichiara legato al Movimento sociale italiano-Destra nazionale di Giorgio Almirante e nel 1970, appena quattordicenne, partecipa ai moti di Reggio Calabria egemonizzati dai fascisti.
A 18 anni si arruola nel disciolto Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. Ne esce a suo dire per entrare nei servizi segreti della Nato, "esperto di Ispeg (Informazioni, Sabotaggio, Propaganda e Guerriglia), controspionaggio e antiterrorismo", sembra con la raccomandazione dell'allora generale del Sismi e piduista Pietro Musumeci.
Raggiunti i massimi livelli si congeda nel 1997. Nel 1975 è il generale Giuseppe Santovito, allora capo del Sismi e altro noto piduista, a iniziarlo in una loggia massonica riservata: da apprendista di primo grado in breve diviene Maestro Venerabile della Loggia "Divulgazione 1" a carattere internazionale.
Nel novembre 1977 viene citato come teste d'accusa della Procura della Repubblica di Palermo, nel processo contro Giulio Andreotti. Saya accusa Andreotti di essere il mandante dell'omicidio del generale dei carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa. Verità che gli avrebbe rivelato l'"amico fraterno" Giuseppe Santovito. Proprio nel corso del processo di Palermo Saya si definì "ex agente di una struttura segreta della Nato", si trincerò dietro il "segreto Nato".
Congedatosi dai servizi, e messosi in "sonno" massonico, decide di dar vita al movimento politico "voluto da Almirante ed iniquamente soppresso", "Movimento sociale Italiano-Destra nazionale" che si presenta alle elezioni regionali 2005. Quello di fondare partiti è un pallino di Saya. Già nel '98 a Firenze aveva dato vita al "Partito giustizialista italiano" o "partito nazionale della destra (Pndi). La Digos di Firenze lo mette sotto inchiesta ritenendo che sia a capo di una associazione segreta e lo accusa di ricettazione di equipaggiamento in dotazione alla polizia e usurpazione di titolo perché si sarebbe qualificato come appartenente al Sismi e alla polizia. L'inchiesta verrà poi archiviata.
Nel 2001 è invece alla testa del partito della "Rinascita della Democrazia Cristiana" (RDC). Intanto nel 2000 registra a Firenze il logo "Destra nazionale", il simbolo è molto simile a quello della CIA: un'aquila sopra il tricolore. Continuano anche i guai giudiziari. A Firenze è sotto processo per una truffa con carte di credito legate a un commercio di pelli. A Milano nel novembre dell'anno scorso è stato rinviato a giudizio dal pm milanese Stefano Civardi per la propaganda di idee fondate sulla superiorità e l'odio razziale, diffuse attraverso il suo sito. Il processo, iniziato a maggio, è stato rinviato a ottobre.
Il primo dicembre 2002 a Milano viene nominato Presidente onorario dell'UNFP (Unione nazionale Forze di Polizia) un fantomatico sindacato di polizia interforze.
Nell'aprile 2004 fonda invece, col suo sodale Riccardo Sindoca, il "Dipartimento Studi Strategici Antiterrorismo - Interforze di Polizia in funzione antiterrorismo islamico", una nuova Gladio per la quale la procura di Genova lo ha messo agli arresti domiciliari. La sede è nel suo attico di Firenze, in via Masaccio 38, addobbata con cimeli militari e tre grandi bandiere, una italiana, una Usa e una israeliana. Ai giornalisti che sono andati a intervistarlo ha mostrato un invito dell'ambasciatore israeliano alla cerimonia per il 57° anniversario della fondazione dello Stato di Israele. Un bigliettino del direttore del Sismi Niccolò Pollari. I suoi collaboratori dichiarano che poteva andare e venire dal Viminale a suo piacimento.
Un "pataccaro" l'ha definito il ministro degli Interni Pisanu, ma che ha trovato credito in ambienti istituzionali nazionali e internazionali e ha potuto mettere in piedi un'organizzazione di centocinquanta adepti pronti a battersi contro il "terrorismo islamico", o per meglio dire, contro le guerre di liberazione nazionale, al fianco degli imperialisti americani, europei e israeliani per un "nuovo ordine mondiale".
Come si legge nel sito del Nuovo MSI di Saya: "Dio benedica George W. Bush.
Dio benedica gli Stati Uniti d'America. Il male sceso tra noi trova in uomini come George Bush in America, in uomini come Gaetano Saya in Italia, un baluardo inespugnabile.
Uomini timorati di Dio, uomini duri e puri che illuminati per volontà Divina, sono scesi nella valle oscura della morte per difendere la Fede Giudeo Cristiana e l'Occidente.
Il bene che questi uomini rappresentano sconfiggerà l'Anticristo. Dio è con loro.
Il male verrà ricacciato dagli inferi da cui è uscito".

13 luglio 2005