CHI SONO I NUOVI COMPONENTI DEL CDA RAI

Antonio Baldassarre
Da Ingrao, a Cossiga, Craxi e ora a Fini
Il nuovo presidente della Rai Antonio Baldassarre è il prototipo dell'opportunista elevato alla massima potenza, dell'arrivista sempre pronto a salire sul carro del vincitore e disposto a rinnegare la sua passata militanza nel PCI, a prostituire le sue idee e le sue convinzioni politiche, a diventare antiabortista per coltivare le sue frequentazioni in Vaticano e disposto perfino a stringere amicizie poco raccomandabili con il capo dei gladiatori Cossiga, il defunto ladrone del PSI Craxi, il plurinquisito Cesare Previti e il fascista in doppiopetto Fini pur di fare carriera.
Appena nominato neo presidente Rai, Baldassarre ha confermato di avere anche una "bella'' faccia di bronzo affermando di essere "un uomo senza partito e imparziale'': proprio lui che, come testimonia la sua storia politica e personale, di partiti ne ha cambiati tanti da "sinistra'' a destra ed è sempre stato al servizio di tanti padroni.
Nato a Foligno 62 anni fa, figlio di ferroviere, educato al cattolicesimo fino all'ingresso al liceo classico di Terni dove, come lui stesso ha dichiarato, il suo professore di filosofia, Giovanni Lazzaroni, "ci ha convertiti tutti al marxismo''.
Laureato in giurisprudenza a Roma alla fine degli anni '60, già a 29 anni Baldassarre diventa professore universitario, titolare di una cattedra a Legge, si professa un "comunista doc'' e va fiero della sua grande amicizia con Oreste Scalzone fondatore di "Potere Operaio''.
Dopo una breve esperienza come consigliere comunale a Terni in quota al PCI, Baldassarre, già esponente di spicco della corrente ingraiana, approda al "Centro per la riforma dello Stato'' di Pietro Ingrao e Ugo Spagnoli.
Qui conosce e frequenta per oltre un decennio il suo grande amico e sponsor politico Cesare Salvi, l'ex ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer e Aldo Tortorella.
Nello stesso periodo collabora alla rivista "Democrazia e diritto'' per cui scrive decine di saggi citando da revisionista spesso e volentieri Marx e Lenin e disserta sulla "democrazia di popolo''.
Nel 1974 vola a Yale dove frequenta un corso di specializzazione biennale. Durante il soggiorno americano si converte anima e corpo al liberalismo di Robert Dahl e Charles Lindblom e all'atlantismo.
Stimatissimo dall'ex segretario del PCI Alessandro Natta, agli inizi degli anni '80 Baldassarre approda alla corte dell'allora neoduce Craxi.
Nel 1988 Baldassarre fa parte del codazzo di politici, professori e intellettuali che a New York presero parte al banchetto della Naif, l'associazione degli emigranti di successo, organizzato per celebrare la nomina di Craxi come "italiano dell'anno'' e di cui ha parlato diffusamente Stefania Ariosto nell'ambito dei processi per corruzione giudiziaria.
Tra il 1988 e il 1994 Baldassarre frequenta assiduamente il salotto romano di Cesare Previti dove era di casa gran parte dell'entourage di Berlusconi a cominciare da Fedele Confalonieri, stringe amicizia con il futuro leader dell'Ulivo Francesco Rutelli, anche lui ospite fisso di casa Previti, e dove, secondo le inchieste dei Pm di Milano e i racconti dell'ex madrina di casa Stefania Ariosto, fra un cocktail e l'altro veniva deciso l'ammontare delle mazzette per corrompere i giudici romani e comprare le sentenze.
Ma quando nel 1986 Natta deve indicare al capo dei gladiatori Cossiga un giudice costituzionale in quota al PCI, la scelta è praticamente obbligata e cade proprio sull'amerikano Baldassarre.
Passano solo una decina d'anni e nel '95 Baldassarre viene nominato presidente della stessa Corte costituzionale divenendo così a soli 55 anni il più giovane giudice ad aver ricoperto quella carica.
Nel 1996 viene nominato presidente del Giurì della Pubblicità e tre anni dopo anche presidente della Sisal Spa.
Indicato come guardasigilli nel tentativo di governo Maccanico, e, pare, anche durante la formazione dell'attuale governo Berlusconi bis, Baldassarre dalla poltrona di presidente della Consulta ha sempre lavorato per favorire i suoi sponsor politici e per accrescere le sue simpatie in Vaticano. Attacca il diritto all'aborto e viene lungamente applaudito dai ciellini a Rimini per aver detto che la 194 è fuori dalla Costituzione, boccia le regole sulla par condicio e autorizza gli spot televisivi per i referendum scatenando la gratitudine e le simpatie di Berlusconi che lo ricopre di elogi, collabora attivamente alla stesura di una possibile soluzione del conflitto di interessi che non penalizzi più di tanto Berlusconi. Più recentemente esprime un parere giuridico favorevole a Berlusconi per quanto riguarda la ricezione da parte dell'Italia delle nuove norme sul mandato di cattura europeo. Alle ultime politiche, quando Scajola, dopo aver combinato il pasticcio delle "liste civetta'', fu costretto a cercare un giurista disposto a difendere Forza Italia in Cassazione, trovò solo Antonio Baldassarre. Due pronunce quest'ultime che gli hanno fatto guadagnare anche la stima e la simpatia del neofascista Fini che Baldassarre in più di un'occasione ha già dimostrato di gradire molto volentieri.
Insomma un uomo che si è saputo vendere bene e che alla fine ha avuto un equo compenso per i servigi resi ai suoi attuali padrini politici: Berlusconi, Fini e Bossi, ma anche Cossiga e Previti, Ingrao, Natta e Salvi.

Luigi Zanda
Uomo ombra di Cossiga fin dal rapimento Moro

Sessant'anni, cagliaritano, laureato in giurisprudenza, Luigi Zanda ha cominciato la sua carriera di politico e manager pubblico negli uffici legali dell'Iri.
Sotto l'ala protettrice del capo dei gladiatori Cossiga, negli anni settanta Zanda ricopre l'incarico di consulente del ministero della Riforma della Pubblica Amministrazione. Successivamente, Cossiga lo vuole con sé sia a Palazzo Chigi che al Viminale affidandogli l'incarico di addetto stampa del ministero degli Interni durante il rapimento Moro.
Ex consigliere di amministrazione dell'editoriale l'Espresso e vicepresidente dell'editoriale Periodici del Gruppo Espresso, Zanda è stato dal 1986 al `95 presidente del consorzio Venezia Nuova per la salvaguardia della laguna. Nel '95 Rutelli, allora sindaco di Roma, lo impone al vertice dell'Agenzia per il Giubileo e Zanda si scontra duramente con l'allora ministro dei Lavori Pubblici Antonio Di Pietro per la spartizione delle competenze per i golosi appalti del Giubileo.
Da tempo al vertice della classifica dei manager pubblici più ricchi, Zanda, ex presidente di Lottomatica, attualmente è consigliere della Fondazione Castani, presidente della Fondazione La Quadriennale di Roma e della Fondazione Palaexpò a cui è affidata la gestione del Palazzo delle Esposizioni e delle Scuderie papali al Quirinale.

Marco Staderini
Uomo di Casini e Maccanico in Rai

Cinquantacinque anni, romano, laureato alla Sapienza in ingegneria, Marco Staderini è arrivato al vertice della Rai grazie alla sua grande e intima amicizia con il presidente della Camera Pierferdinando Casini e l'ex ministro delle Poste e Telecomunicazioni nel governo Prodi, Antonio Maccanico.
Amministratore delegato e direttore generale di Lottomatica, la società concessionaria di Stato per il gioco del Lotto, nella quale lavora dal 1990.
Membro della Fondazione Bellonci, presieduta da Antonio Maccanico, Staderini nel 1974 entra a far parte in qualità di programmatore del gruppo Finsiel, nel '76 passa alla Sogei dove diviene direttore dei progetti speciali.
Cavaliere del lavoro, più recentemente durante i governi dell'Ulivo è stato nominato consigliere della presidenza del Consiglio per l'Information Tecnology col compito di difendere i computer dello Stato dal "baco del millennio'', e membro del Comitato anno 2000 per il Giubileo.

Carmine Donzelli
L'editore dell'Ulivo

Dopo una lunga permanenza a Torino dove lavora per 18 anni di seguito alla Einaudi, Carmine Donzelli, catanzarese di 53 anni, nel 1994 fonda a Roma la casa editrice che porta il suo nome.
Nel giro di pochi anni Donzelli pubblica il libro di Norberto Bobbio "Destra e sinistra'', il volume manifesto di Romano Prodi "Governare l'Italia'' e altri saggi dei cosiddetti intellettuali e economisti di "sinistra'': Popper, Stiglitz, Foucault, Todorov, Spaventa, Cassese, Rodotà, De Cecco e Portelli che fanno la fortuna della casa editrice di via Mentana e gli procurano anche il nomignolo di "editore rosso''.
Un po' meno bene gli è andata con le riviste, fra cui ricordiamo "Meridiana'', adesso abbandonate.
"Meridionalista'' dichiarato come lui stesso ama definirsi, recentemente ha pubblicato un libro forse non destinato al grande successo, ma sicuramente molto gradito ai DS: gli atti del congresso di Torino.

Ettore Albertoni
Il filofascista ideologo della Lega, già craxiano

Dopo la scomparsa di Gianfranco Miglio, è lui il nuovo ideologo della Lega secessionista di Bossi.
Nato a Sesto San Giovanni, classe 1936, dopo la laurea in Giurisprudenza all'università degli studi di Milano conseguita nel 1959, ha intrapreso la carriera accademica e quella forense e si è specializzato in Diritto civile e commerciale.
Per oltre 20 anni ha insegnato nella facoltà di Scienze politiche dell'Università degli studi di Milano come professore ordinario di storia delle dottrine politiche. Dal 1998 è professore ordinario di storia delle dottrine politiche e titolare del corso di dottrina dello Stato all'Università degli studi dell'Insubria (Varese e Como).
Dopo una lunga militanza fra le file del PSI di Craxi ai tempi della "Milano da bere'', Albertoni si è avvicinato alla Lega nella prima metà degli anni '90.
Dal 1997 al 1999 è stato presidente del Comitato scientifico del "Progetto autonomia città di Bergamo'' e componente effettivo del nucleo di valutazione dei dirigenti della provincia di Bergamo.
Nominato assessore alla Cultura, identità e autonomie nell'attuale giunta lombarda di Formigoni, ha inaugurato il suo incarico affermando che: "La mia cultura sarà lombardo-veneta''.
Anche per questo egli è oggi considerato l'uomo che più richiama alla memoria Gianfranco Miglio.
Insomma un leghista duro, puro e filofascista che non scontenta nemmeno gli alleati di AN in quanto è stata proprio sua l'idea di aprire a Salò un centro studi sulla cosiddetta "repubblica sociale''.

6 marzo 2002