Ignorando i crimini dei fascisti e dei nazisti
Ciampi attacca le foibe. I fascisti e i repubblichini applaudono
Bertinotti: "le foibe sono una tragedia irreparabile"
La destra e la "sinistra" del regime neofascista, impersonate rispettivamente dal fascista Fini e dal rinnegato Fassino, e in mezzo Carlo Azeglio Ciampi, che questo regime copre e legittima, come Vittorio Emanuele III faceva con quello di Mussolini: questo il disgustoso triumvirato che l'8 febbraio al Quirinale ha officiato la celebrazione dell'insulso "giorno del ricordo" in onore dei cosiddetti "martiri" delle foibe e degli "esuli" istriani, fiumani e dalmati, ricorrente ogni 10 febbraio, istituito nel 2004 dal parlamento nero unito come non mai in tutte le sue componenti, dai fascisti fino ai DS, per condurre in porto un'infame operazione di riscrittura in chiave anticomunista della storia.
Con al suo fianco, da una parte, il ministro degli Esteri e vice del neoduce Berlusconi, nonché erede del fucilatore di partigiani Almirante, accompagnato dall'ex repubblichino Tremaglia, e dall'altra il segretario del partito dei rinnegati del comunismo, Vittorio Emanuele Ciampi ha consegnato 25 medaglie alla memoria ai familiari di altrettanti "martiri" delle foibe, ricevuti con tutti gli onori al Quirinale per solennizzare questa seconda celebrazione della ricorrenza: "Sono oggi qui con voi - ha esordito infatti Ciampi - per onorare le finalità della legge che, con decisione pressoché unanime del Parlamento, ha istituito il 'Giorno del ricordo'... è giusto che agli anni del silenzio faccia seguito la solenne affermazione del ricordo. La celebrazione di quest'anno si arricchisce di un momento di grande significato: la prima consegna a congiunti delle vittime di una medaglia dedicata a quanti perirono in modo atroce nelle foibe, al termine della seconda guerra mondiale".
Attribuendo all'incontro il valore di una "presa di coscienza dell'intera comunità nazionale" (come se fosse scontato che tutti debbano sottomettersi al revisionismo storico oggi dilagante), Ciampi ha proseguito sullo stesso tono patriottardo esortando a "tramandare alle giovani generazioni" la "consapevolezza di avvenimenti che costituiscono parte integrante della storia della nostra patria", spargendo retorica sull'"Italia riconciliata nel nome della democrazia", sull'"Europa di fratellanza e di pace" e altre falsità del genere. Naturalmente si è ben guardato anche solo dall'accennare ai crimini dei fascisti e dei nazisti compiuti in jugoslavia, che furono all'origine degli avvenimenti al confine orientale durante la guerra partigiana e nei primi anni del dopoguerra: avvenimenti tra i quali viene ora annoverata la cosiddetta "tragedia delle foibe", alla quale si attribuiscono decine di migliaia di vittime mai dimostrate della "vendetta" dei partigiani comunisti jugoslavi, mentre si tratta al massimo di poche centinaia di persone, perlopiù fascisti e collaborazionisti delle truppe nazifasciste. Ai "crimini dei comunisti titini" viene ascritto anche l'"esodo" delle popolazioni di lingua italiana dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia, vittime secondo il messaggio che Ciampi ha inviato al sindaco di Trieste, il fascioleghista Di Piazza, di "una violenza cieca ed esecranda, ancora oggi viva e presente nella nostra memoria", mentre invece non fu altro che il prezzo che le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale fecero giustamente pagare all'Italia per i crimini, la spoliazione e i massacri commessi ai danni delle popolazioni della Slovenia e della Dalmazia occupate dall'esercito fascista.
Cancellando del tutto questo passato e ricordando solo le foibe e l'"esodo", peraltro accreditando come oro colato le falsità da sempre propalate dai fascisti e ora accettate anche dalla "sinistra" borghese, Ciampi regge quindi il sacco all'infame operazione di revisionismo storico che mira a riabilitare il fascismo e mettere sul banco degli accusati la Resistenza e il comunismo, e fa perfettamente da sponda agli infami spot televisivi ordinati dal neoduce Berlusconi, che hanno propagandato per giorni la falsità delle foibe come "pulizia etnica comunista".
Non per nulla l'inquilino del Quirinale ha ricevuto, seduta stante, il plauso incondizionato ed entusiasta di Fini, che ha esaltato in lui il principale artefice dell'operazione politica che ha portato all'istituzione del "giorno del ricordo": "La cerimonia al Quirinale - ha detto infatti il ministro degli Esteri - è il suggello di quella pagina di riconciliazione scritta unanimemente dal parlamento, soprattutto grazie al presidente Ciampi. Quel voto è stato reso possibile dal mutare dei tempi, dal venire meno del furore ideologico e dalla volontà delle forze politiche di ritrovare una memoria condivisa. Ma senza l'alto e quotidiano monito di Ciampi, senza la sua opera affinché gli italiani ritrovassero la coscienza di appartenere a un'unica comunità nazionale, non sarebbe stato possibile ricordare una storia senza buchi neri e senza pagine strappate":
Che faccia di bronzo! Il caporione fascista viene a parlare di buchi neri e di pagine strappate, mentre proprio in quelle stesse ore il suo partito guidava la maggioranza di governo ad affossare in commissione parlamentare l'inchiesta sull'occultamento dei fascicoli sulle stragi naziste impunite!
Ma quel che aggiunge nausea al disgusto è questa oscena connivenza della "sinistra" borghese con i fascisti nel falsificare la storia e attaccare la Resistenza e il comunismo. Non solo con la presenza di Fassino accanto a Fini al Quirinale, dopo essere stato a Trieste a genuflettersi davanti ai familiari delle "vittime" e degli "esuli", ma anche con la commemorazione organizzata dal rinnegato Veltroni in Campidoglio e la sua presenza, insieme al presidente della provincia Gasbarra e al governatore del Lazio, Marrazzo, alla cerimonia al Vittoriano, e varie altre "testimonianze" del genere. Tra le quali spicca, per ipocrisia e servilismo verso la destra, quella del liberal-trotzkista e gandhiano Bertinotti, che nel salotto televisivo di regime "Porta a Porta" ha detto che quella delle foibe è "una tragedia irreparabile", aggiungendo per rimarcare il mea culpa: "Anche io che appartengo al campo comunista sono urtato, è un mio dovere intellettuale mettere in evidenza la tragicità e lo scempio". Ma ricordando anche, a suo discarico come paggetto del regime neofascista, di essere andato a suo tempo "a Venezia e Trieste per discutere con i compagni e togliere di mezzo qualsiasi elemento giustificazionista".

15 febbraio 2006