Nel messaggio di fine anno
MUSSOLINI RINASCE IN CIAMPI
Propaganda contro l'astensionismo
Il tradizionale messaggio di fine anno del presidente della Repubblica, diffuso com'è ormai consuetudine a reti unificate dalla Rai e dalle reti di Berlusconi, è stata l'ennesima occasione per Carlo Azeglio Ciampi per dare fiato alle trombe del nazionalismo e della retorica patriottarda. Il famigerato motto mussoliniano "Dio, patria e famiglia" è stato rinverdito e rilanciato da Ciampi.
Del resto nel suo discorso non una sola volta ha nominato il valore dell'antifascismo. Al contrario ha voluto ridatare la nascita della repubblica al 2 giugno e non più al 25 Aprile, proprio per sostituire il valore fondante dell'antifascismo con i "principi comuni" della nazione e dell'"amor di patria".
Per venti minuti ha letteralmente martellato sui "valori" tipicamente fascisti e cattolici della patria e della famiglia (invocandone persino la protezione divina) ed esaltato la "fierezza dell'italianietà", la "grandezza" dell'Italia e del suo ruolo di grande potenza nel mondo mandando letteralmente in sollucchero i fascisti e tutto il polo, nonché il "centro sinistra", ormai totalmente allineato e omologato nell'esaltazione del nazionalismo e sciovinismo.
Il revival mussoliniano è stato coronato dal bagno di folla che Ciampi ha cercato dopo aver concluso il discorso partecipando al concerto, da lui stesso voluto nel piazzale del Quirinale (ribattezzato enfaticamente "la casa degli italiani"), durante il quale per ben due volte sono risuonate le note di "Fratelli d'Italia" forzatamente intonate anche dalla piazza alla quale erano state distribuite a tappeto le copie del testo dell'inno di Mameli.
Ormai perfettamente calato, ancor di più e meglio dei suoi predecessori, nel ruolo di presidente della seconda repubblica capitalista, neofascista, federalista e presidenzialista, Ciampi sta svolgendo un ruolo propulsivo, da una parte, per spingere le forze politiche a completare la sua instaurazione anche sul piano legislativo (da qui l'ennesimo appello all'unità di tutte le forze politiche per portare a compimento la controriforma costituzionale) e, dall'altra, per conquistare al regime neofascista il consenso e l'appoggio popolare.
In questo quadro, nel suo discorso, ha voluto prendere la testa della crociata antiastensionista che in vista delle prossime elezioni politiche si preannuncia quanto mai violenta. Prendendo a pretesto l'esperienza delle presidenziali americane, egli si è infatti appellato direttamente agli italiani affinché non disertino le urne perché "anche un solo voto conta", per concludere con un perentorio e ducesco "debbo votare" un modo per trasformare il voto da un diritto in un dovere, il dovere di dare una base elettorale al regime neofascista proprio come ai tempi di Mussolini.
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