Intervento in Vaticano
CROCIATA DI CIAMPI E DEL PAPA PER "SALVARE LA FAMIGLIA"
Il presidente come Mussolini: "Basta culle vuote"
Nella sua prima visita ufficiale
da capo dello Stato in Vaticano, il "laico" Carlo Azeglio Ciampi si è
comportato come e forse ancor peggio dei suoi predecessori democristiani, dando vita
assieme al papa nero Wojtyla a un disgustoso duetto bacchettone incentrato sulla difesa
della famiglia nella sua accezione più retriva e oscurantista.
"La vita va tutelata fin dal concepimento", ha attaccato Wojtyla con la solita
solfa antiabortista; "e la vita - ha continuato sempre sullo stesso registro
ossessivo - nasce e cresce nella famiglia, la cellula fondamentale su cui si regge la
nazione e che merita di essere meglio aiutata, con provvidi interventi". Senza tanti
complimenti, cioè, il papa polacco ha presentato a Ciampi, quale rappresentante dello
Stato italiano, formale richiesta di sovvenzionamenti alla famiglia, ovviamente cattolica,
come se si trattasse di un atto dovuto.
Da parte sua l'inquilino del Quirinale, anziché prendere come sarebbe stato suo dovere le
distanze da un approccio così perentorio e arrogante, e rimarcare puntigliosamente la
laicità e l'autonomia dello Stato, si è subito voluto mostrare più papista del papa,
non soltanto accogliendo in pieno e rilanciando l'apologia della famiglia cattolica fatta
da Wojtyla, ma aggiungendoci di suo una filippica contro la bassa natalità degli italiani
che sembra prelevata di peso dai discorsi di Mussolini quando esortava le italiane e gli
italiani a "dare più figli alla patria": "Il senso della famiglia - ha
risposto infatti Ciampi - è profondamente radicato nel popolo italiano, è elemento
costitutivo della sua identità, patrimonio da preservare gelosamente. Ogni segno di crisi
di questo nucleo fondante, come quello delle culle vuote per difficoltà economiche o per
sfiducia nell'avvenire, preoccupa e sollecita appropriate politiche di sostegno".
Musica per le orecchie sensibili dei tonaconi di oltreTevere, che difatti hanno lasciato
filtrare commenti più che compiaciuti, come quello di uno stretto collaboratore del papa,
secondo il quale "il `laico' Ciampi ha fatto un discorso più vicino alle nostre
posizioni di tanti altri discorsi di politici e presidenti cattolici". Un
compiacimento tanto più giustificato in quanto Ciampi non si limitava ad esprimere un
semplice auspicio personale, ma parlava evidentemente anche a nome del governo del
rinnegato D'Alema, la cui politica sociale fortemente improntata al familismo cattolico è
perfettamente complementare al liberismo sfrenato che permea tutta la sua politica di
smantellamento dei diritti economici e sociali universali. Una politica familista che con
il discorso di stampo mussoliniano di Ciampi si tinge anche di un nero carattere
neofascista.
"L'Italia è con Lei, la sua parola è luce di speranza per tutti", ha aggiunto
Ciampi nel concludere il suo ossequioso discorso ufficiale davanti al papa. A questo punto
non si capisce proprio in cosa consista la pretesa "laicità" di questo
presidente eletto dalla destra e dalla "sinistra" del regime neofascista: ex
ufficiale dell'esercito mussoliniano, prima; azionista in odore di massoneria, poi;
cattolico praticante e pure bacchettone, oltranzista della "difesa della
famiglia" fianco a fianco col papa nero Wojtyla. Ora si capisce ancor meglio la
soddisfazione con cui oltreTevere fu accolta la sua elezione a presidente della
Repubblica: dove evidentemente, al di là della fama di "laico" che gli era
stata costruita intorno, egli era invece ben conosciuto come un fidato amico della chiesa.
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