Cinguettio tra la leader dei padroni dell'industria e il leader della destra Cgil
Epifani pronto a fare un patto con la Confindustria sul modello contrattuale

Mentre è in atto un piano governativo e padronale senza precedenti per la distruzione dei fondamentali diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, per la demolizione dello "Statuto dei lavoratori", del contratto nazionale di lavoro, della libertà di sciopero, per imporre nelle fabbriche condizioni di supersfruttamento e un regime da caserma, che si realizza a colpi di accordi separati con i sindacati complici, Cisl e Uil, e la sistematica esclusione della Cgil, nel convegno della Confindustria tenuto a Genova il 24 settembre sul tema "Occupazione e competitività", si è assistito a un crescendo di cortesie, strette di mano, sorrisi, disponibilità di collaborazione per un nuovo "patto sociale", a un vero e proprio cinguettio, con scambio di baci, come si è visto in Tv, tra il leader della Confindustria, Emma Marcegaglia, e il leader della destra della Cgil, Guglielmo Epifani, per un verso incomprensibile date le suddette premesse, per un altro stomachevole e che non promette nulla di buono per i lavoratori.
A questo scambio di "affettuose" aperture aveva contribuito il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, che nella sua relazione introduttiva aveva affermato: "Ci sono tutte le condizioni per decidere di fare insieme un primo tagliando all'accordo del 2009 (quello sul nuovo modello contrattuale, ndr) e, con i sindacati tutti, firmatari o no, verificare oggettivamente lo stato dell'arte". Rivolgendosi alla Cgil aveva aggiunto: "Non abbiamo alcun preconcetto contro nessuno più siamo e meglio è. L'importante è che non si pongano condizioni, non si mettano limiti. Bisogna sedersi sgombri da preconcetti, con l'obiettivo di guardare avanti". Si può fare "sulla base di ciò che è avvenuto negli ultimi 12 mesi nei tanti rinnovi dei contratti nazionali e nella realtà di fabbrica (vedi l'intesa separata alla Fiat di Pomigliano, ndr), è chiaro - ha sostenuto Bombassei - che la riforma risponde proprio all'esigenza di recente espressa dalla Cgil, di costruire un contratto nazionale 'più largo e generale'. Questo era l'obiettivo della piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil. Questo è il risultato dell'intesa raggiunta con Cisl e Uil nel 2009".
È stata la volta di Emma Marcegaglia la quale, facendo riferimento alla proposta annunciata della Cgil di formulare una sua "riforma" dei contratti, convergente con quella della Confidustria, ha detto: "Ho colto un clima diverso, un interesse reciproco ad andare avanti insieme. Credo che sia interesse da parte loro (la Cgil, ndr) a ritornare al tavolo e da parte nostra a fare questo passaggio". "Bisogna togliere dal tavolo le ideologie - ha aggiunto, con un riferimento chiaro alla Fiom - che rendono difficile il lavoro di tutti". Sulla trattativa tra Federmeccanica e Fim e Uilm sulle deroghe al contratto "confido - ha detto - in un esito positivo nei prossimi giorni nel pieno rispetto dell'accordo del 2009". Infine "un ringraziamento a Bonanni e Angeletti per il percorso fatto insieme a noi assumendo i rischi e mettendoci la faccia".
Più in generale il presidente della Confindustria ha chiesto ai sindacati, compresa la Cgil, "un patto sociale", per spronare il governo ad affrontare la crisi industriale, per aumentare la produttività. Cosa debba riguardare questo "patto" non è stato chiarito. Resta il fatto che Confindustria sin qui ha condiviso tutte le scelte del governo, compresi i piani di Sacconi per smantellare lo "Statuto dei lavoratori".
L'invito a salire sul carro di Confindustria e dei sindacati complici di Bonanni e Angeletti, per fare una semplice operazione di "manutenzione" all'accordo di "riforma" della contrattazione, senza cambiarne le finalità, ovvero il ridimensionamento del contratto nazionale di lavoro, creare una flessibilità nell'applicazione delle norme e dei salari a livello aziendale, all'interno di un "patto sociale" più ampio è stato colto al volo dal leader della destra della Cgil, non aspettava altro. "Sì al dialogo - ha risposto subito - se si fa seriamente". "Capisco la volontà di riaprire il dialogo, ma chiedo di fare le cose seriamente, a partire dai nodi che finora non ci hanno permesso di fare passi avanti. La riforma contrattuale è il nodo che ci divide da tempo, aggravato dalla disdetta del contratto dei metalmeccanici".
Nodi che Epifani pensa di sciogliere con una proposta di "riforma" contrattuale che vada molto incontro a quella voluta da Confindustria e sancita nell'accordo separato padronale e corporativo del gennaio 2009 alla quale la Cgil ha già incominciato a lavorare nel suo recente seminario di Todi. Può ingannare la formula sintetizzata da Epifani "Non deroghe ma regole, non conservazione ma innovazione". Le linee guida di questa "riforma" contrattuale attualmente in discussione nei direttivi nazionali di categoria per l'approvazione finale in un prossimo direttivo confederale parla infatti di un contratto nazionale più leggero, più flessibile, meno vincolante, un contratto come cornice dove definire in generale gli incrementi retributivi e le normative da demandare alla contrattazione di secondo livello: orario di lavoro, inquadramento, contrattazione della produttività, formazione senza chiudere alla bilateralità come sviluppo, si sostiene, della contrattazione. Insomma, meno contratto nazionale e più contrattazione aziendale, senza dire che nel 70% delle aziende non si pratica nessuna contrattazione di secondo livello. Questo non è un ritorno plateale e sbracato a Canossa?
Le aperture di Epifani trovano però l'opposizione dell'area programmatica "La Cgil che vogliamo". "Non è percorribile nessun patto per la produttività, così come anticipato nella recente assemblea di Confindustria" ha affermato in una dichiarazione il coordinatore nazionale, Gianni Rinaldini. "L'attacco concentrico ai diritti dei lavoratori e alla stessa contrattazione... rende incomprensibile qualsiasi ipotesi di patti concertativi comunque definiti". Chiediamo "la convocazione urgente del Comitato Direttivo Nazionale della Cgil per un confronto di merito sulla fase e sulle scelte che la Cgil è chiamata a compiere".

6 ottobre 2010