Spazzati via decenni di conquiste e di diritti pagati con dure lotte dai lavoratori
IL SENATO APPROVA LA CONTRORIFORMA SUL "MERCATO DEL LAVORO"
Collocamento in mano ai privati, lavoratori in affitto a tempo indeterminato, lavoro a chiamata, socio lavoratore senza diritti, part-time a piacere dell'azienda
TUTTO IL LAVORO E' PRECARIO
Un colpo mortale ai diritti dei lavoratori. Sono queste, in estrema sintesi, le conseguenze della controriforma del "mercato del lavoro" il cui testo definitivo è stato approvato dal Senato mercoledì 5 febbraio. Dopo il voto a favore, come previsto, del "centro-destra", e mentre l'"opposi-zione" abbandonava l'aula, il ministro del Welfare Maroni e il vice Sacconi definivano questa giornata "storica". Purtroppo hanno ragione, in negativo, perché in un colpo solo vengono spazzati via anni e anni di conquiste che i lavoratori si erano guadagnati con dure lotte. Il ministro leghista si è pure detto commosso, dedicando la controriforma a Marco Biagi, l'economista borghese ucciso dalle "BR", nominando decine di volte il suo nome e sottolineando che questa legge rispetta la sua volontà, insinuando subdolamente che chi si è opposto e si oppone alle "riforme" in fin dei conti è uguale ai terroristi.
Bisogna anche dire che la precarizzazione del lavoro contenuta nella delega 848 approvata a febbraio non è tutta farina del sacco del governo Berlusconi. Difatti in buona parte fa giungere a compimento riforme gia avviate dai governi di "centro-sinistra" e in particolare quelle contenute nel cosiddetto "pacchetto Treu" (dal nome dell'allora ministro del lavoro). Tuttavia liquidare la questione, come hanno fatto molti quotidiani e parecchi esponenti politici dell'opposizione parlamentare, solo come un'estensione della flessibilità è un grosso errore. Primo perché la controriforma investe tutto il mondo del lavoro nel suo complesso, secondo perché ci sono delle novità negative che avranno una grave ricaduta sulle condizioni dei lavoratori di oggi e ancor di più su quelli di domani.
I punti contenuti nella legge delega estendono i poteri delle aziende e restringono quelle dei lavoratori, rendono il lavoro completamente precario annullando la centralità dell'assunzione a tempo indeterminato che anche per l'Ue dovrebbe rappresentare la normalità, smantellano la contrattazione collettiva, tendono a isolare e sottopagare il lavoratore. Altro che governo "incapace e immobile" come lo definisce l'Ulivo, il neoduce Berlusconi i suoi programmi neofascisti li mette in pratica eccome! Questa controriforma difatti è l'attuazione pratica del "patto di ferro" tra Casa del fascio e Confindustria, stipulato personalmente alla vigilia delle elezioni dal cavaliere piduista di Arcore e da D'Amato che prevedeva la totale deregolamentazione del "mercato del lavoro" che poi ha avuto l'avallo della Cisl e della Uil con la firma del "Patto per l'Italia" e tutti e 10 gli articoli della delega vanno in quella direzione.

Collocamento ai privati
Torna il capolarato. Il collocamento pubblico era stato voluto fortemente dal movimento operaio e dai sindacati affinché non si speculasse tra la domanda e l'offerta di lavoro. Con la possibilità di intermediazione da parte dei privati, sarà ora esercitato dalle agenzie che trattano il lavoro interinale e che non avranno più i limiti ristretti alla manodopera in affitto ma potranno trattare anche quella a tempo indeterminato; altri soggetti abilitati saranno i consulenti del lavoro e le università. Si tratta della definitiva liberalizzazione dell'avviamento al lavoro già iniziata con lo smantellamento dei vecchi uffici di collocamento e che vede, con l'entrata dei privati, il ritorno dei ricatti, delle truffe e dei caporali che non staranno più nelle piazze ma dietro una linda scrivania e con cui il lavoratore si troverà a sottostare.

Cessioni di rami d'azienda
Si potrà più facilmente portare all'esterno, cedere o trasferire rami d'azienda. Finora la vecchia legge concedeva la possibilità di contestare davanti al giudice che il ramo ceduto non aveva una sua reale autonomia gestionale. Non che fino ad ora le cessioni (chiamate nella delega con il termine inglese outsourcing) non si facessero ma adesso spezzettare un'azienda e dare in subappalto diventa più facile. La nuova legge, sommata a quella sull'articolo 18 (la 848 bis) e alla riforma della regolamentazione dei licenziamenti collettivi permetterebbe alle aziende di licenziare a piacimento i lavoratori. Una fabbrica dentro la stessa area potrebbe formare tante piccole aziende magari sotto i 15 dipendenti per vanificare il potere contrattuale dei lavoratori.

Lo "staff leasing" (affitto a tempo indeterminato)
Un'altra grave misura è la possibilità per le aziende di affittare lavoratori non solo a tempo determinato ma per tutto il tempo che vogliono. Le solite agenzie di lavoro interinale non fanno più interposizione ma somministrazione di manodopera il che vuol dire permettere ad un'azienda di avere anche tutti i lavoratori in affitto che gli prestano lavoro ma che dipendono dall'agenzia anche per tutta la vita. Il lavoratore viene quindi scambiato, venduto e trattato come le macchine. I lavoratori in questo modo non hanno più un rapporto diretto con l'azienda e sarà più difficile trattare e rivendicare lavorando materialmente da una parte e dipendere da un'altra. Dopo la liberalizzazione dei contratti a termine in questo modo abbiamo anche quella del lavoro a tempo intederminato.

Nuovi contratti precari
Nuove forme di lavoro saranno introdotte. Naturalmente saranno precarie e quasi sempre importate da altri paesi. Il job on call, o lavoro a chiamata, una forma odiosa che rende il lavoratore sempre a disposizione dell'azienda in brevissimo tempo, che oltre a rendere precaria la propria vita privata riduce al minimo i suoi diritti. Oppure il job sharing, un posto di lavoro condiviso da due persone che in pratica saranno tutti e due lavoratori a part-time, percependo metà stipendio ma con l'obbligo di sostituire un'eventuale assenza dell'altro dipendente.

Soci lavoratori
Con questa formulazione quasi sempre sono indicati dipendenti di cooperative che non hanno i diritti dei soci ma hanno i doveri dei lavoratori. Questa situazione viene ulteriormente aggravata perché la nuova legge permette alle società di considerare tutti i dipendenti "soci" che così possono essere cacciati facendo passare i licenziamenti come un'espulsione dalla società. Oltretutto rende difficile per i dipendenti aprire un contenzioso con l'azienda perché non potranno avvalersi del tribunale del lavoro come avviene per gli altri lavoratori. Saranno estesi i diritti sindacali ma non l'articolo 18 e potranno avere trattamenti peggiorativi mentre prima avevano diritto almeno alla retribuzione prevista dal contratto nazionale di settore.
Part-time
In questo caso ci si rifà al decreto legislativo 61/2002. Precedentemente l'azienda non poteva modificare in modo unilaterale la collocazione oraria della prestazione lavorativa. La "riforma" invece prevedeva un "patto" padrone-lavoratore che ovviamente vedeva quest'ultimo sotto il ricatto del posto di lavoro. La legge delega intende aumentare questa flessibilità concedendo alle aziende la facoltà totale di stabilire l'orario di lavoro della prestazione part-time e potranno più facilmente pretendere lavoro supplementare (straordinario) da chi lavora con questo tipo di contratto, soprattutto da chi svolge part-time "orizzontale" (tempo pieno per alcuni giorni del mese).

L'organo bilaterale per i contenziosi
Di fronte all'intricata giungla del lavoro precario aumenteranno sicuramente i contenziosi ed ecco che il governo presenta la foglia di fico della "certificazione del rapporto di lavoro", un vero e proprio inganno. Al momento della stipula un ente bilaterale (azienda-sindacati) attesta il tipo di contratto cosicché in caso di ricorso perché ne viene praticato un altro, il giudice si rifa a questa certificazione e il lavoratore è fregato. è pura ipocrisia affermare che il tutto avviene di comune accordo; il lavoratore pur di essere assunto "certificherà" quello che vuole il padrone e quest'ultimo prenderà solo coloro che saranno giudicati da questa commissione. Inoltre sarà uno dei campi d'intervento degli enti bilaterali tanto cari alla Cisl che creano una commistione d'interessi e clientelismo che coinvolgono il sindacato e che lo snaturano dal ruolo di rappresentante dei lavoratori e controparte dei padroni.
Poi ci sono altre misure, ad esempio quelle che investono lavoratori atipici come i "co.co.co" (collaboratori coordinati continuativi) che nonostante i proclami rimangono fortemente discriminati rispetto agli altri lavoratori riguardo ai trattamenti salariali, della maternità e della malattia. L'apprendistato e la formazione-lavoro saranno riordinati e collegati ai sussidi di disoccupazione in modo da poter essere sfruttati dalle aziende senza alcun onere. Insomma, un quadro completo che renderà tutti i rapporti di lavoro precari.

Gli scopi della legge
Questa controriforma rappresenta un ulteriore attacco ai diritti dei lavoratori che questo governo sta portando avanti a testa bassa fin dal suo insediamento e sono ridicole le argomentazioni di Pezzotta e Angeletti che si ostinano a difendere la loro adesione al patto del tradimento e della capitolazione del luglio 2002 e la legge delega del governo come misure per favorire l'occupazione. Lo scopo della legge è quello di ottenere con la deregolamentazione del "mercato del lavoro" una manodopera completamente flessibile alle esigenze delle aziende, trasformare i lavoratori alla stregua di qualsiasi altra merce senza alcun diritto, comprimere ulteriormente il costo del lavoro e i salari (già tra i più bassi dell'Ue), snaturare e ridimensionare il ruolo e il potere contrattuale e rappresentativo dei sindacati che in Italia hanno un peso notevole rispetto agli altri paesi industrializzati.
Questi sono gli obiettivi della Confindustria che non a caso si è detta soddisfatta della legge che essa stessa ha invocato per favorire, sulla pelle dei lavoratori, la competitività delle aziende italiane nella globalizzazione del mercato capitalistico e recuperare posizioni di primo piano tra i paesi dell'euro dopo che la moneta unica ha eliminato il vantaggio di avere una lira debole che in qualche modo favoriva le esportazioni. L'opposizione più risoluta, a livello sindacale, per ora arriva dalla Cgil che ha stroncato la controriforma e annuncia battaglia: "Sono stati mesi di scontro sociale e lo saranno ancora". Giuseppe Casadio, segretario confederale aggiunge: "siamo alle prese con l'azzeramento dei diritti che colpisce la dignità di milioni di lavoratori italiani, un nuovo `articolo 18' la cui responsabilità cadrà tutta sul governo Berlusconi. Anche perché, come è ormai chiaro a tutti, questo attacco violentissimo contro i lavoratori punta a snaturare il ruolo stesso di sindacato, che si vuole solo come erogatore di servizi e non più come soggetto di rappresentanza di interessi specifici a cui si possa aderire liberamente".
Certo la partita non è ancora chiusa perché Berlusconi non si fermerà qui. I lavoratori e le masse popolari dovranno continuare sulla strada percorsa nel 2002, un anno straordinario di lotte, a cui ha partecipato attivamente e in prima linea anche il PMLI, che ha riportato in primo piano la grande forza della classe operaia. Tutti i mezzi sono buoni, i referendum, le proposte di legge, ma soprattutto la lotta di piazza e gli scioperi che ancora una volta si sono dimostrati i più efficaci. Dopo l'appuntamento dello sciopero generale del 21 febbraio dell'industria e dell'artigianato indetto dalla Cgil, occorre intensificare la lotta per respingere la controriforma del "mercato del lavoro".

Le principali misure contenute nella controriforma Maroni
Privatizzazione del collocamento. I privati potranno esercitare l'intermediazione tra la domanda e l'offerta di lavoro. Possono svolgere queste attività le agenzie di lavoro interinale, i consulenti del lavoro e le università.
Outsourcing (esternalizzazione). Viene facilitata la possibilità di cedere interi rami d'azienda. I lavoratori possono essere scambiati e trasferiti come qualsiasi altra merce.
Staff leasing (affitto di manodopera). Le aziende possono affittare a vita interi reparti di produzione da agenzie specializzate che mantengono alle loro dipendenze i lavoratori.
Nuovi contratti precari. Nuove forme di lavoro sono il job on call (lavoro a chiamata) dove il lavoratore rimane sempre a disposizione dell'azienda e il job sharing, un unico posto di lavoro condiviso da due dipendenti.
Soci lavoratori. Il dipendente risulta associato ma ne deriva solo un peggioramento dei diritti: non potrà fare ricorso al tribunale del lavoro e può guadagnare meno di quanto previsto dal contratto nazionale.
Part-time. Diventa più "flessibile ed elastico". Le aziende potranno più facilmente pretendere lavoro straordinario e cambiare a piacimento la collocazione oraria del lavoratore.
"Certificazione". Un organo formato da aziende e sindacati "certificherà" il tipo di rapporto stipulato. In caso di contestazione, anche se il lavoratore ha firmato sotto ricatto, fa fede quanto attestato dall'ente bilaterale.