I precedenti sul crocifisso nei luoghi pubblici
Il nuovo Vittorio Emanuele III e il nuovo Mussolini uniti nella difesa del crocifisso nei luoghi pubblici
Per la difesa del crocifisso nei luoghi pubblici è in atto una campagna che è quanto mai appropriato definire una crociata, condotta con inaudita violenza e arroganza dalle autorità ecclesiastiche, dal governo, dalla Casa del fascio e dalla stragrande maggioranza dei mass-media, nell'assordante silenzio della "sinistra" borghese, se non addirittura nella sua vergognosa connivenza.
Connivenza testimoniata dall'attivo arruolamento di molti esponenti del PD all'ultima spedizione condotta dal Vaticano in sede europea per imporre il crocifisso nei luoghi pubblici. Il Partito di Bersani infatti non solo ha presentato insieme a PDL, UDC e Lega Nord una vergognosa petizione al Parlamento europeo per la "libertà di esposizione in luoghi pubblici di simboli religiosi rappresentativi della cultura e della identità di un popolo", ma con la benedizione del nuovo Vittorio Emanuele III, Giorgio Napolitano, sta addirittura appoggiando il ricorso predisposto dal Vaticano e del governo in camicia nera contro le sentenze in difesa della laicità dello Stato pronunciate dalla Corte europea di Strasburgo.

La Corte europea dei diritti dell'uomo dice "No" ai crocifissi nelle scuole
Accogliendo all'unanimità il ricorso della cittadina veneta Lautsi Soile, assistita dai legali dell'associazione Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) che ne aveva promosso, sostenuto e curato tecnicamente il lungo iter giuridico (dal Tar del Veneto, alla Corte Costituzionale, al Consiglio di Stato), il 3 novembre 2009 la "Corte europea dei diritti dell'uomo" ha stabilito che l'obbligo di esporre il crocifisso nelle scuole e nelle aule pubbliche: 1) "lede il principio supremo di laicità dello Stato ed il diritto di libertà religiosa delle persone (nella specie: gli alunni) che sono costrette a frequentare quelle aule" 2) è "contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le proprie convinzioni e al diritto alla libertà religiosa dei bambini", che in tal modo sarebbero costretti ad essere "educati in un ambiente scolastico che porta il segno di una certa religione" 3) viola l'articolo 2 del protocollo numero 1 della convenzione europea dei diritti dell'uomo, riguardante il diritto all'istruzione, e l'articolo 9 della stessa convenzione, che concerne la libertà di pensiero, di coscienza e di religione. 4) non "promuove un pensiero critico negli alunni", non "serve al pluralismo educativo" essenziale per la preservazione di una "società democratica" e può essere "emotivamente inquietante" per gli alunni.
Strasburgo insomma con una elementare lezione sui fondamenti del diritto borghese bocciava su tutta la linea l'interpretazione del Consiglio di Stato italiano che aveva respinto il ricorso adoperando la formula delirante: "il crocifisso è un simbolo della laicità dello Stato".
"È un grande giorno per la laicità italiana", affermava Raffaele Carcano, segretario nazionale dell'Uaar, "siamo dovuti ricorrere all'Europa per avere ragione, ma finalmente la laicità dello Stato italiano, affermata da tutti a parole, trova conferma in un provvedimento epocale". "Gli alunni potranno finalmente studiare in una classe priva di simboli religiosi" - proseguiva - "Perché la scuola è laica, cioè di tutti: credenti e non credenti. Ed è assurdo che bambini anche di pochi anni siano costretti a subire l'inevitabile condizionamento indotto dalla presenza del simbolo di una sola confessione religiosa".

I crociati razzisti all'assalto di Strasburgo
I clerico-fascisti italiani, com'era lecito aspettarsi, sono andati su tutte le furie e hanno presentato un ricorso alla "Grande Camera" che ha cominciato a esaminarlo nella seduta del 30 giugno scorso. Al fianco del contrattacco Vaticano si è schierato subito il neoduce Berlusconi che ha manifestato "profondo sconcerto per una decisione inaccettabile non solo per l'Italia e la stragrande maggioranza degli italiani, ma per buona parte dell'Ue" - in quanto, ha aggiunto - in Europa "non possiamo non dirci cristiani''.
Ricordava ai cronisti compiacenti di essere stato tra i primi, già in sede di formazione della nuova costituzione europea, ad avanzare la richiesta di riconoscimento delle radici giudaico-cristiane dell'Europa.  Esaltandone la forza simbolica e "i valori" del crocifisso alla maniera del generale spagnolo e dittatore fascista Franco ha poi affermato: "Questo complesso di valori ha sostenuto negli anni lo sviluppo delle coscienze, ha rafforzato le convinzioni e l'abnegazione di tante eroiche personalità, anche oscure, sempre vicine al prossimo che soffre, ha animato la vita politica, ed ha, comunque, permesso, negli anni, alle giovani menti di questo Paese di formarsi e, se di idee diverse, di poter confrontarsi con il messaggio cristiano, ancora oggi considerato vivo ed attuale in ogni parte della terra". Ancora una volta perfettamente allineato al nuovo Mussolini il presidente della Repubblica, il nuovo Vittorio Emanuele III, il quale ha espresso l'auspicio che "la laicità dell'Europa non entri in conflitto coi sentimenti popolari" e che "sarebbe meglio che su tali questioni fossero i singoli Stati ad esprimersi".
Sull'entità delle forze da schierare sul campo di battaglia ha parlato il ministro degli Esteri Franco Frattini nel corso della presentazione del 31° meeting ciellino dell'amicizia di Rimini, che si è tenuto presso l'ambasciata d'Italia in Santa Sede. Ha rassicurato il papa nero Ratzinger sul suo ruolo di capofila dell'oscurantismo medioevale in Europa e sulle pressioni esercitate su alcuni governi per sostenere il ricorso in sede europea (Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Russia e San Marino). Secondo il titolare della Farnesina anche Serbia, Moldavia, Ucraina e Albania avrebbero manifestato l'intenzione di "appoggiare l'Italia" attraverso una lettera inviata al Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa.
A coordinare il campo dei giuristi-crociati l'eminenza grigia, e trade union tra Palazzo Chigi e piazza S. Pietro, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che ha assicurato alle tesi vandeane della Santa Sede la difesa dell'"avvocato di Stato" Giuseppe Albenzio, dei professori Joseph Weiler e Carlo Cardia (giurista statunitense, ebreo osservante, autore di numerosi scritti in sostegno della introduzione delle radici giudeo-cristiane all'interno della Costituzione europea), e dai legali della Alliance Defense Fund (Adf), organizzazione di statunitensi cristiani che si pronuncerà in favore del documento sottoscritto da 33 eurodeputati.
Tra i più interessati alleati della monarchia assoluta dello Stato Pontificio si è distinta ancora una volta la Lega secessionista, neofascista, razzista e xenofoba che rivendica il ruolo di "forza politica più attiva e propositiva nel difendere il simbolo della cristianità" e sentenzia "il crocifisso è simbolo nazionale dell'Italia" la stessa identica fandonia propagandate dalla Destra di Storace, che da sempre ripete: "Il crocifisso è espressione dell'identità del nostro popolo". Se per Umberto Bossi la decisione della corte europea "è una stronzata perché il crocifisso va messo in tutti i luoghi pubblici", per l'ex-guardasigilli Castelli va messo addirittura nella bandiera. Dopo avere denigrato la figura di Giuseppe Garibaldi e i patrioti della "breccia di Porta Pia" (che sarebbe stata "mitizzata", come la Resistenza partigiana) il fogliaccio la Padania è passato all'attacco della Uaar definita "alleata dell'Islam", sottolineando che "i 'nemici' della croce non arrivano solo dal mondo arabo, ma spesso ce li ritroviamo in casa. Alleati più o meno inconsapevoli di quelli che sognano di riempire le nostre città di minareti". "Ancora una volta - aggiunge il governatore leghista del Veneto, Zaia - il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha indicato la giusta direzione: la laicità dell'Europa non deve calpestare identità e comune sentire di alcuni territori. Per ciò che riguarda il Veneto - ha sottolineato - da nessuna aula, né ufficio pubblico verrà tolto il crocifisso. L'intera tradizione europea è costruita anche su questo simbolo, cui non intendiamo rinunciare".
A fargli da eco l'ex-DS Cesare Salvi, giurista, ex vicepresidente del Senato e attuale portavoce della Federazione della Sinistra e Gianni Pittella, PD e vicepresidente del parlamento Ue secondo cui: "il crocifisso è un simbolo di valori universali, è un valore culturale laico, la nostra posizione è che rimanga nelle scuole" oltre ovviamente a Carlo Casini, UDC e presidente del Movimento per la vita: "Metterò il crocifisso nei miei uffici di Bruxelles e Strasburgo invitando anche gli altri eurodeputati a seguire il mio esempio". Infine lo squadrismo fuori dai denti del ministro della guerra Ignazio La Russa che il crocifisso lo metterebbe volentieri pure sui carro armati e che con la bava alla bocca a Porta a Porta aveva affermato: "Non leveremo il crocifisso. Possono morire! Il crocifisso resterà in tutte le aule della scuola. Possono morire! Possono morire loro e quei finti organismi internazionali che non contano nulla".
Tutti in coro insomma i partiti del regime affermano che: "non si tratta solo di una questione religiosa, ma di una questione politica ed ideologica". Ed è vero. La campagna "crocifisso ovunque" assurge, come nei regimi mussoliniano e franchista, a simbolo della fascistizzazione della società, come prescrivono per la scuola e pubblica amministrazione i ministri Gelmini e Brunetta, per l'industria il ministro Sacconi, per la giustizia il ministro Alfano, per l'agricoltura il caporalato mafioso e schiavista.

Le proteste
Tra i primi a esprimere il proprio sdegno per queste dichiarazioni e prese di posizione, oltre alla Uaar, al movimento studentesco dell'Onda e al movimento Lbgt, Luigi Tosti, il giudice di Camerino (Macerata) accusato di omissione di atti d'ufficio e licenziato dal Consiglio superiore della magistratura (Csm) per essersi rifiutato di celebrare le udienze del tribunale, per la presenza del crocifisso in aula. "Il fatto che il Governo tenti oggi di ingannare i Giudici della Corte europea con 'memorie difensive' mendaci - afferma - non è soltanto un atto gravemente offensivo della Grande Camera, ma dimostra anche che il Governo è in perfetta mala fede, perché è consapevole del fatto che l'esposizione del solo crocifisso è un atto che discrimina i 'diversi' e che, in quanto tale, viola ineluttabilmente il diritto all'eguaglianza e alla non discriminazione religiosa di tutti coloro che non sono cattolici". Le conseguenze delle loro tesi sulle radici cristiane del popolo e dello Stato italiano sono molto gravi - prosegue: "si potrebbe ad esempio affermare che è giusto vietare ai 'negri' di salire sui mezzi di trasporto pubblici, perché la 'maggioranza' della popolazione è bianca e non gradisce la presenza dei 'negri' sui mezzi di trasporto, perché ritenuti 'inferiori' e 'non graditi'. Inoltre secondo il governo "la Corte europea non potrebbe condannare uno Stato ad astenersi dalla tortura e dai genocidi perché, altrimenti, verrebbe pregiudicata la 'pace sociale' di quello Stato (magari nazista), in quanto verrebbe turbata la 'serenità' ...degli assassini e dei torturatori!". "Personalmente ritengo - conclude coraggiosamente - che il 'ricorso' della Grande Camera da parte della Colonia del Vaticano - che qualcuno si ostina ancora a chiamare 'Italia'- sia destinato ad un inglorioso e clamoroso tonfo. Se così non fosse, significherebbe che la Corte europea ci ha di nuovo precipitati nel 'clima', tutt'altro che civile, della seconda guerra mondiale, quando i nazisti torturavano ed infilavano nelle camere a gas gli ebrei, i rom e gli omosessuali".

Scendere in campo per abrogare il Concordato
Noi marxisti-leninisti invitiamo nuovamente 'tutte le forze democratiche e progressiste, sia i non credenti sia i credenti, a prendere posizione e scendere in campo contro la crociata clerico-fascista e razzista che strumentalizza il simbolo del crocifisso per riaffermare e allargare l'indebita invadenza della chiesa nella scuola e nello Stato sovrano. La tesi che il crocifisso è un simbolo dell'"identità nazionale" è totalmente falsa, ed è stata coniata apposta per sopperire all'insostenibilità giuridica e religiosa del mantenimento del crocifisso nelle scuole e nei tribunali. Insostenibilità giuridica, perché si basa unicamente su due regi decreti fascisti che imponevano l'esposizione del crocifisso e del ritratto del re, palesemente in contrasto con la Costituzione repubblicana e da cancellare al più presto. Insostenibilità religiosa perché si basa sul concetto di religione di Stato, abolito dalle nuove norme concordatarie, e sul principio etico aberrante della "superiorità" della religione cattolica su tutte le altre. Si tratta quindi, palesemente, di un'invenzione clericale del tutto simile a quella delle "radici cristiane" e "giudaico-cristiane" dell'Europa che la chiesa cattolica e altre correnti ultra-reazionarie pretenderebbero di imporre nella Costituzione europea. Come sostiene il giudice Tosti, se le tesi di Ratzinger, Bagnasco, Fisichella e Ruini dovessero passare, passerebbe la tesi che milioni di cittadini italiani, non credenti, o credenti in altre fedi, non fanno parte del nostro popolo e si darebbe il sigillo alla discriminazione e persecuzione dei migranti che ha avuto già libero sfogo con il varo delle nuove leggi razziali, come la tristemente nota legge Bossi-Fini. Non solo, la Chiesa forte della nuova vittoria intensificherà l'interferenza nella vita politica italiana, e ricordiamo solo tra le ultime la pressante crociata antiabortista messa in campo dalla CEI che si è addirittura spinta a richiedere la presenza di medici antiabortisti nei consultori e nelle farmacie pubbliche per impedire la somministrazione/vendita delle pillole contraccettive.
Per il PMLI le continue ingerenze, gli arroganti diktat e gli altrettanto scandalosi privilegi dello Stato Vaticano che gravano da decenni sul popolo italiano devono essere cancellati per sempre abrogando il Concordato firmato da Mussolini nel 1929, e "riformato" da Craxi nel 1984. La chiesa cattolica romana dev'essere espropriata dei suoi beni mobili ed immobili (a cominciare da quelli in mano alla loggia "propaganda Fide" le cui malversazioni vedono coinvolto in primo piano l'arcivescovo di Napoli ed organizzatore del Giubileo del 2000, Crescenzio Sepe), e di cui "Dio solo sa" le masse popolari quanto hanno bisogno. I simboli religiosi d'altra parte devono essere messi tutti sullo stesso piano, fuori dalle scuole, dalle sedi istituzionali e da ogni luogo pubblico, mentre la libertà di professare la religione va garantita a tutti senza alcuna distinzione, come un fatto privato!

7 luglio 2010