Comunicato del PMLI.Sicilia
In Sicilia vince l'astensionismo
Il 40,8% degli elettori ha disertatole urne per le regionali
Il dato certamente più importante nelle elezioni in Sicilia è quello della diserzione della urne, benché i giornali e i telegiornali, asserviti al regime, lo nascondano completamente o ne parlino con toni dispregiativi e offensivi nei confronti della maggioranza astensionista dei siciliani.
In questa tornata elettorale, infatti, la diserzione dalle urne in Sicilia ha raggiunto una vittoria storica, attestandosi al 40,83% dell'elettorato, con un aumento di 4,3 punti percentuali rispetto al dato del 2001, quando disertarono dalle urne il 36,53% degli aventi diritto al voto.
Per calcolare il dato complessivo dell'astensionismo (che, oltre alla diserzione dalle urne, comprende anche le schede annullate o lasciate in bianco) bisognerà attendere i dati ufficiali del Ministero dell'Interno sui voti nulli e bianchi. Tuttavia, anche senza questi dati, possiamo già notare che la sola diserzione dalle urne nel 2006 ha superato il dato dell'astensionismo totale che si ebbe nel 2001 e che fu del 40,4%.
Peraltro, la sola diserzione dalle urne per le regionali supera, di quasi 16 punti percentuali, il dato già alto dell'astensionismo complessivo per le politiche del 9 e 10 aprile, che in Sicilia si attestava sul 28,7% del corpo elettorale.
Il governatore filomafioso Cuffaro mantiene il potere, ma esce indebolito da queste consultazioni. Migliaia sono i voti che prima andavano alla Casa del fascio e ora sono andati sia verso l'astensionismo, sia verso gli altri candidati alla presidenza, ovvero Borsellino e Musumeci.
I piccoli partiti del "centro-sinistra" siciliano non hanno convinto neanche i loro elettori tradizionali, molti dei quali si sono spostati, ancora una volta, verso l'astensionismo. Che questa possibilità fosse, in qualche maniera, prevista e molto temuta dai vertici di Rifondazione trotzkista in Sicilia, lo segnalava la campagna elettorale del partito molto giocata su iniziative e slogan apertamente anti-astensionisti che, evidentemente, non sono serviti a nulla: la totalità dei piccoli partiti, che nelle politiche ottenevano una somma di oltre l'11% e che alle regionali si sono presentati con un'unica lista, hanno a malapena superato lo sbarramento del 5%, perdendo migliaia di voti.
Certo non si può dire che l'astensionismo in Sicilia abbia motivazioni politiche rivoluzionarie, a parte una piccola percentuale, ma non si può neanche affermare che sia dettato da qualunquismo politico, come ha sostenuto la stampa di regime. La stragrande maggioranza dell'astensionismo in Sicilia è dettata da un profondo malcontento nei confronti della politica antioperaia, antipopolare, antimeridionale e filomafiosa sulla quale si sono appiattiti sia il "centro-destra" che il "centro-sinistra" nazionale e regionale.
Il PMLI chiede all'elettorato siciliano di sinistra fautore del socialismo di lavorare insieme al nostro Partito per sfruttare in senso rivoluzionario questo straordinario risultato della diserzione dalle urne in Sicilia.
Gli anticapitalisti e i fautori del socialismo non possono accontentarsi solo del voto di astensione, ma bisogna che si impegnino anche a creare ovunque le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.
Le Assemblee popolari devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti - compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni - che si astengono alle elezioni, che si dichiarano anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e disposti a combattere politicamente ed elettoralmente le istituzioni borghesi, i governi centrale e locale borghesi e il sistema capitalista e il suo regime.
Ogni Assemblea popolare di quartiere elegge il suo Comitato e l'Assemblea dei Comitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comitato popolare cittadino. E così via fino all'elezione dei Comitati popolari provinciali, regionali e del Comitato popolare nazionale.
I Comitati popolari devono essere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse anticapitaliste, antifasciste, astensioniste fautrici del socialismo eletti con voto palese su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini - eleggibili fin dall'età di 16 anni - devono essere rappresentati in maniera paritaria.
I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare nazionale devono rappresentare il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale.

La Responsabile del PMLI per la Sicilia
Giovanna Vitrano

Palermo, 30 maggio 2006