Comunicato della 1ª Riunione plenaria del 5° Ufficio politico del PMLI

Il 25 giugno 2012 si è tenuta la 1ª Riunione plenaria del 5° Ufficio politico del PMLI con all'ordine del giorno la critica e l'autocritica. La prima riunione in assoluto del genere della storia del PMLI. Nel passato, sono state trattate delle critiche e delle autocritiche, in particolare ricordiamo le contraddizioni con i rinnegati Eleandro Garuglieri, Lucio Pasca, Francesco Vigorito e Omar Minniti, ma mai come punto esclusivo all'ordine del giorno come questa volta.
Il Segretario generale del Partito, compagno Giovanni Scuderi, ha presentato un rapporto dal titolo "Lavoriamo uniti per il trionfo del socialismo in Italia" col quale ha illustrato e documentato le contraddizioni emerse in questo ultimo periodo all'interno dell'Ufficio politico, confutandone la giustezza ed esprimendo il punto di vista del Partito su ciascuna di esse.
Attraverso una ampia, approfondita e dialettica discussione, alcune delle contraddizioni esaminate si sono concluse con la piena e soddisfacente autocritica dei compagni interessati. Altre sono rimaste aperte, poiché il compagno che le ha sollevate ha mantenuto le sue posizioni iniziali. A nulla sono valsi gli sforzi corali degli altri membri dell'Ufficio politico per fargli capire l'erroneità delle sue critiche a punti fondamentali della linea politica e organizzativa del PMLI. Questi punti riguardano la situazione nazionale, il nemico principale su scala nazionale e nel Mezzogiorno, il fronte unito, la storia del federalismo, l'astensionismo, la giunta De Magistris, il revisionismo, il centralismo democratico, i metodi di lotta, la critica e l'autocritica, il giudizio su Stalin.
Su ciascuno di essi, l'Ufficio politico ha riaffermato con determinazione la posizione ufficiale del Partito, che è quella del 5° Congresso nazionale, dei documenti del Comitato centrale e dell'Ufficio politico adottati dopo il Congresso, dei discorsi e degli scritti del Segretario generale, nonché dello Statuto e del Programma generale del Partito.
Dobbiamo soltanto applicare correttamente la linea del Partito, stando bene attenti a non deviare a destra, cosa attualmente più facile, o a "sinistra", e affinare maggiormente le nostre tattiche nel lavoro di massa, di fronte unito e delle alleanze. In ogni caso in questo lavoro non bisogna avere una posizione codista e subalterna alle altre forze e dobbiamo tendere a conquistare l'egemonia praticando il principio dell'unità-lotta-unità.
Il regime neofascista non è una aperta dittatura fascista come quella di Mussolini, e quindi non si possono applicare meccanicamente le indicazioni sulle alleanze e sul fronte unito della 3ª Internazionale all'attuale situazione politica del nostro Paese. Anche perché la "sinistra" borghese e i suoi partiti hanno contribuito all'instaurazione del regime neofascista e contribuiscono al suo completamento. Salvo alcune frazioni di essa, tra cui i partiti falsi comunisti, gli arancioni, ecc., che sono rimaste ancorate alla Costituzione del '48, che però è già stata cancellata con le modifiche costituzionali successive. Tuttavia anche queste frazioni borghesi quando si arriva alle elezioni politiche si alleano con il grosso della "sinistra" borghese. Quindi per il PMLI non è facile trovare alleati nell'ambito della borghesia, anche in quella antifascista e antimafiosa, per abbattere questo regime neofascista. Dobbiamo allora puntare in primo luogo a trovare alleanze nelle altre classi sociali, ossia nel proletariato industriale e agricolo, nel semiproletariato, nei contadini poveri, nella piccola e media borghesia degli strati inferiori, nel sottoproletariato, nonché nei movimenti sindacali, studenteschi, dei precari e dei disoccupati, nei centri sociali e nei gruppi di credenti antifascisti.
Il nemico principale a livello politico è il governo in carica, qualunque sia la denominazione e anche se presenta un volto antifascista e antimafioso. Questo determina le nostre alleanze per abbatterlo. Oggi il nemico politico principale è il governo del tecnocrate liberista borghese Monti sostenuto dalla destra e dalla "sinistra" borghese, per cui bisogna unirsi con tutte le forze che vogliono abbatterlo. Poi noi proseguiremo la lotta di classe per disarcionare dal potere la borghesia, abbattere il capitalismo e conquistare l'Italia unita, rossa e socialista e il potere politico da parte del proletariato.
Non è possibile combattere efficacemente le mafie se non si combattono i governi centrale, regionali e locali poiché sostengono il capitalismo e le istituzioni di cui le mafie fanno parte integrante e influente. Perdurando le attuali condizioni del nostro Paese, è escluso che si possano stipulare delle alleanze organiche, strategiche e stabili con tali governi. Ciò però non esclude eventuali convergenze di fatto o tattiche con essi su specifiche questioni.
L'astensionismo elettorale tattico e le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, che non vanno confuse con i comitati su questioni specifiche, e che non vanno viste come potenziali futuri soviet, sono le nostre armi elettorali coerenti e funzionali alla nostra strategia rivoluzionaria per il socialismo. Esse vanno difese a spada tratta contro ogni tentativo di revisionarle e riformarle per portare gradualmente il Partito sulla via del parlamentarismo, dell'elettoralismo, del governismo e del riformismo. Tali armi necessitano solo di essere maggiormente illustrate e propagandate, e lo faremo man mano che avremo le forze per farlo. Per il successo del Partito è fondamentale avere compagne e compagni capaci di argomentare a fondo i vari punti della sua linea, specie quelli più controversi e più difficili da capire da parte delle masse.
Come ha già detto più volte il Partito nel passato, non si può escludere a priori che un giorno presenti una lista elettorale, se cambia in un certo modo la situazione politica o se vuole realizzare una determinata operazione parlamentare. Ma perdurando l'attuale situazione politica, legge elettorale e la tendenza alla crescita dell'astensionismo spontaneo delle masse, tale ipotesi è puramente teorica.
L'Ufficio politico ha appoggiato ed elogiato il Responsabile del PMLI per la Campania, compagno Franco Di Matteo, e la Cellula "Vesuvio Rosso" di Napoli per la corretta e coraggiosa campagna elettorale astensionista fatta in occasione dell'elezione del sindaco e del consiglio comunale e per la giusta posizione assunta verso la giunta arancione di De Magistris. Una nuova sirena della "sinistra" borghese, un democratico borghese, riformista, antifascista e antimafioso, non certo assimilabile al neopodestà fascista di Roma Alemanno. Tuttavia in quanto sindaco e politicante borghese egli è coscientemente al servizio della classe dominante borghese, del sistema capitalistico e delle sue istituzioni e del suo regime. A tutti gli effetti, politicamente, è un neopodestà come Alemanno, poiché l'etichetta "neopodestà" il Partito non la dà alla persona ma alla carica di sindaco. Ciò in base alle funzioni che il sindaco svolge, ai poteri conferitigli dalla legge elettorale vigente, alla elezione diretta e al regime neofascista imperante. Tale etichetta però non è sinonimo di fascista o neofascista.
L'Ufficio politico ha respinto con particolare forza l'idea secondo cui attualmente è necessario approfondire gli errori commessi da Stalin durante la costruzione del socialismo in Urss. Al contrario ritiene necessario in questo momento concentrarsi sulla propaganda dei grandi meriti e dei grandi contributi dati da Stalin a livello teorico, politico, organizzativo e militare al marxismo-leninismo, al socialismo e alla lotta al fascismo, al nazismo, all'imperialismo, al colonialismo, al razzismo, al revisionismo e al trotzkismo. In fondo gli errori di Stalin, quelli veri non quelli presunti attribuitegli dalla borghesia, dagli anticomunisti, dai revisionisti e dai trotzkisti, sono secondari rispetto ai suoi meriti. Su Stalin il PMLI ha già una posizione codificata e su quella dobbiamo tutti attestarci. Guai a spostarci sul terreno dei nemici di classe.
Il revisionismo moderno, e non il revisionismo di "sinistra", ossia il dogmatismo e il settarismo, è ancora adesso il più influente e il più pericoloso all'interno del movimento operaio nazionale e internazionale, e quindi anche all'interno del nostro Partito. Bisogna sbarrargli la strada e nel contempo convincere i compagni che lo praticano ad abbandonarlo e a collaborare per migliorare e rafforzare la linea proletaria rivoluzionaria e marxista-leninista del Partito.
L'Ufficio politico ha riaffermato la giustezza della posizione assunta dal Partito e da "Il Bolscevico" in occasione dell'assalto al Senato del 14 dicembre 2010 da parte delle masse studentesche appena saputo che Berlusconi aveva ottenuto la fiducia del parlamento. Non è stato affatto né un'azione avventuristica né un atto terroristico né una provocazione imbastita dal governo, e l'Ufficio stampa del PMLI ha fatto bene a definirlo subito "Un fatto storico", che non ha precedenti nella storia del nostro Paese dal '45 a oggi.
Sulla interpretazione della violenza che si è verificata il 14 dicembre il compagno critico è caduto nel legalitarismo, nel pacifismo, nel riformismo sposando acriticamente le tesi di Roberto Saviano e più in generale quelle della "sinistra" borghese. Addirittura è arrivato a sostenere che "oggi a differenza del ventennio il potere politico passa in egual misura (sottolineo io 'in egual misura') per la canna del fucile e per il tubo catodico... 'chi ha in mano l'informazione ha in mano il potere', sosteneva non a caso Licio Gelli". Tutto ciò rovescia come un calzino il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la strategia della rivoluzione socialista del Partito.
Il Partito ci insegna a utilizzare tutto ciò che è utile al nostro discorso rivoluzionario e alle nostre alleanze, ma sempre in senso critico, e non a lasciarsi utilizzare e mettersi alla coda altrui e dei nostri alleati veri o potenziali. Bisogna utilizzare tutto ciò che ci possono dare gli esperti bianchi, ma al solo scopo di rafforzare la linea proletaria rivoluzionaria del PMLI, non per modificarla e rovesciarla. Dobbiamo valutare tutto dal punto di vista di classe e del Partito, altrimenti si va facilmente fuori strada.
Il compagno Scuderi nella parte finale del suo rapporto ha sintetizzato la linea del PMLI sul centralismo democratico, che l'Ufficio politico ha deciso di rendere pubblica tramite "Il Bolscevico". Questa parte comincia così: "Le divergenze all'interno del Partito, più o meno rilevanti, ci sono sempre state e continueranno inevitabilmente ad esserci anche in futuro, e più complesse rispetto al passato. Sono il riflesso delle contraddizioni di classe che esistono nella società. Bisogna adoperarsi per risolverle correttamente attraverso la critica e l'autocritica. Ma anche se non riusciamo a risolverle e permangono, dobbiamo rimanere uniti e rispettare la linea ufficiale del Partito sulla base del centralismo democratico".
E ha concluso con queste parole, condivise da tutti i membri dell'Ufficio politico: "Qualunque siano le contraddizioni che affrontiamo, noi abbiamo l'imprescindibile dovere proletario rivoluzionario e marxista-leninista, anche se non riusciamo a risolvere qualche contraddizione, di rimanere uniti e lavorare uniti per il trionfo del socialismo in Italia. Uniti, coi Maestri e il PMLI vinceremo!".

27 giugno 2012