Su pressioni, ingerenze e ricatti dei governi imperialisti
LA CONFERENZA DI BONN DEI GRUPPI AFGHANI VERSO L'ACCORDO SUL GOVERNO DI TRANSIZIONE
Sarà la Germania a guidare le truppe imperialiste di "pace''
SONO SBARCATI IN TAGIKISTAN I PRIMI MILITARI ITALIANI

La Conferenza di Bonn dei gruppi afghani si avvia, al momento in cui scriviamo, a chiudersi con un accordo sulla composizione del governo di transizione e la ripartizione degli incarichi; sulle due questioni si è reso necessario un prolungamento dei lavori oltre i sette giorni previsti. Solo il 4 dicembre i delegati afghani hanno raggiunto l'accordo su un governo provvisorio per 6 mesi, composto da 29 membri; non c'è ancora intesa definitiva sul capo del governo che potrebbe essere il monarchico Hamid Karzai, di etnia pashtun, nonostante le ultime pressioni del delegato Onu, dell'inviato speciale degli Usa, degli osservatori dell'Unione europea e dei padroni di casa, il cancelliere Schroeder e il ministro degli Esteri Fischer che si apprestano a presenziare alla cerimonia della firma e a incassare il probabile compito di guida del contingente delle truppe imperialiste di "pace'' da dislocare nel paese.
Alla Conferenza di Bonn prendono parte delegati dell'Alleanza del Nord, esponenti della cosiddetta delegazione di Roma inviata dall'ex re Mohammed Zahir, il "gruppo di Peshawar'' in rappresentanza dei rifugiati afghani in Pakistan e il "gruppo di Cipro'' composto da intellettuali esuli. Il delegato Onu, Lakhdar Brahimi, dopo sei giorni di dibattito fra i rappresentanti dei quattro gruppi afghani, ha steso la bozza di accordo definitiva che doveva essere completata con i nomi del responsabile del governo e dei ministri. Gli altri punti chiave erano definiti: la costituzione di una Corte suprema provvisoria e di una Commissione speciale per la convocazione della Loya Jirga, l'assemblea dei rappresentanti delle tribù afghane che dovrà riunirsi entro un massimo di sei mesi col compito di definire il futuro governo del paese. Alla presidenza dell'assemblea delle tribù afghane è stato designato l'ex re Zahir.
La soluzione che prende corpo dall'intesa di Bonn è un governo composto da rappresentanti delle diverse etnie e gruppi afghani ma imposto da pressioni, ingerenze e ricatti da parte dei governi imperialisti. L'inviato Onu, il rappresentante speciale degli Usa James Dobbins e gli osservatori europei hanno portato a Bonn i rappresentanti dei gruppi afghani e li hanno tenuti sotto pressione fino all'ultimo per avere già pronta la soluzione sul futuro del paese. Non hanno voluto aspettare nemmeno la conclusione della guerra e hanno voluto lasciar fuori Rabbani, il presidente del governo tuttora in carica e titolare del seggio alle Nazioni Unite, cacciato da Kabul nel 1996 dai talebani.
Rabbani, rientrato a Kabul lo scorso 17 novembre dopo la conquista della capitale da parte delle forze dell'Alleanza del Nord, aveva chiesto che la conferenza sul futuro del paese si tenesse in Afghanistan al termine della guerra e non era voluto andare a Bonn. Solo dopo forti pressioni da Mosca e Washington ha accettato di sciogliere lo Stato islamico dell'Afghanistan e dimettersi per cedere il posto al nuovo governo.
In allegato all'accordo è definita la questione della "forza multinazionale di sicurezza'', sotto mandato Onu, che sarà dispiegata nel paese. Il testo in discussione afferma che il contingente multinazionale deve essere schierato al più presto possibile ma non ne precisa ancora quantità, composizione, mandato e durata. Prende sempre più corpo, secondo i diplomatici europei presenti a Bonn, la candidatura della Germania alla guida del contingente, una candidatura gradita alle potenze occidentali, a Mosca e Pechino. Con il che la superpotenza imperialista europea si guadagna uno spazio maggiore nel controllo del futuro dell'Afghanistan e delle vie del petrolio che incrociano nella regione dopo aver dato il suo contributo all'aggressione militare guidata dagli Usa.
Nel frattempo il contingente militare europeo in Afghanistan e zone circostanti registra l'arrivo dei primi mezzi italiani. Un aereo da trasporto C-130 ha sbarcato il 2 dicembre un gruppo di militari nell'aeroporto di Kuljab, in Tagikistan. Una decina di tecnici dell'Aviazione, ha spiegato il ministro della Guerra Martino, controlleranno le piste, le strutture e le radioassistenze, per verificare se l'aeroporto è in grado di ospitare gli 8 cacciabombardieri Tornado assegnati dal neoduce Berlusconi alla missione imperialista "Libertà duratura'' e gli altri aerei da trasporto necessari a trasferire in prossimità della zona di guerra le blindo Centauro per il contingente di terra. Un'altra decina di ufficiali e sottufficiali dell'Esercito hanno verificato la possibilità dell'aeroporto tagiko di ospitare le autoblindo, gli elicotteri Mangusta e il reparto dei carabinieri del Tuscania coi loro mezzi.
Kuljab potrebbe diventare la base avanzata dell'imperialismo italiano che arrivato in ritardo per partecipare alla prima fase dell'aggressione guidata dagli Usa si candida comunque per far parte della forza multinazionale Onu che rimarrà in Afghanistan.
Già sul posto al completo è invece la squadra navale italiana composta dalla portaerei Garibaldi, dalla fregata Zeffiro, dal pattugliatore Aviere e dalla nave appoggio Etna, che hanno ormeggiato il 4 dicembre al largo delle coste del Bahrein, nel Golfo Persico; espletate in pochi giorni le procedure di integrazione con le altre flotte presenti in zona la squadra navale passerà, come previsto dagli accordi in sede Nato, sotto il comando americano e sarà operativa e impegnata probabilmente nel pattugliamento del Golfo Persico.

5 dicembre 2001