Conferenza dei giovani del Prc
I dirigenti dei giovani comunisti attaccano il socialismo e propagandano una falsa idea di comunismo
Per non essere imbrogliati e per agire da veri comunisti occorre studiare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e metterlo in pratica

Di Federico Picerni*
Dal 19 al 21 febbraio si terrà la 4a Conferenza nazionale dei Giovani comunisti (GC), l'organizzazione giovanile di Rifondazione. Conferenza che si preannuncia molto importante per i GC, che si trovano in un periodo di profonda crisi politica e organizzativa. Non solo perché interi coordinamenti, a partire da quello nazionale, sono vacanti; ma soprattutto perché sono contaminati da anni e anni di continue involuzioni a destra, culminate con l'adesione dell'intero Esecutivo nazionale alla scissione dei destri vendoliani. È quindi evidente che il malcontento alla base sia molto elevato e che la Conferenza venga vista come una "speranza" di rinnovare l'organizzazione.
Questo malcontento inevitabilmente è stato recepito da entrambe le fazioni in lotta per conquistare l'egemonia della Conferenza e quindi la direzione dei GC. Infatti sono stati presentati due documenti: il primo è frutto del compromesso fra la vecchia maggioranza ("Rigenerazioni"), i trotzkisti ferreriani, e le correnti revisioniste di "Essere comunisti" e "L'Ernesto"; il secondo risponde invece alla corrente apertamente trotzkista di "FalceMartello" guidata da Claudio Bellotti. In entrambi i documenti è forte la critica al passato, entrambi si propongono di effettuare svolte a sinistra e di chiudere con la linea fallimentare che ha portato i GC a questo punto. Ma si tratta di valutare dove porta la linea "nuova" che propongono.
Come ammettono i documenti stessi, i GC, seguendo Rifondazione, si sono trovati impantanati in una fallimentare linea riformista, neorevisionista e trotzkista. Ai giovani comunisti sinceri insomma non si proponeva affatto di lottare contro il capitalismo. Ma ora, cosa propongono loro entrambi i documenti?

Il primo documento
Il primo documento, dicevamo, è frutto della maggioranza e riprende in larga parte quelle "16 tesi" propose dal coordinatore nazionale Oggionni che avevamo criticato su Il Bolscevico n. 26/2009. Già allora evidenziavamo come queste tesi criticassero sì la linea precedente, ma non operavano, come si proponevano di fare, una svolta a sinistra e continuavano di fatto sulla stessa linea revisionista. Lo stesso discorso vale per il documento. Laddove lamenta "anni di errori nella linea politica" e, per esempio, rimpiangono la mancata critica al governo Prodi, eppure continua a proporre "una nuova idea di comunismo", che dovrebbe lasciarsi alle spalle quella che viene definita "ubriacatura ideologica", un modo neanche troppo velato per nascondere il rifiuto del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e contrapponendogli il comunismo come "democrazia radicale" che nega l'esperienza del socialismo realizzato nell'Urss di Lenin e Stalin e nella Cina di Mao. E ancora: accusa il riformismo di produrre "delusione e disincanto" al governo, poi però considera quella della "Federazione della Sinistra" una strada "giusta" e "avanzata"! Insomma, dice ai giovani comunisti sinceri ciò che vogliono sentirsi dire, li abbindola con false critiche del passato e altrettante false promesse di svolte, e poi torna al punto di partenza.
Inutile dire che questa strada porta inevitabilmente a denunciare come antipolitica e non come sfiducia delle masse verso le istituzioni borghesi la "diffidenza verso soggetti partitici organizzati" (leggi partiti borghesi di destra e di "sinistra"), e la separazione fra "politica" e "vita quotidiana", il che genererebbe una "crisi di credibilità dell'intero sistema politico". Naturalmente ciò non può che essere seguito da un attacco frontale all'astensionismo. E questa dovrebbe essere la linea dei giovani comunisti? Anziché approfondire la spaccatura fra le istituzioni borghesi e le masse popolari, anziché lottare contro il sistema borghese e per le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo - le Assemblee popolari e i Comitati popolari -, i comunisti dovrebbero riavvicinare masse e borghesia, facendo quindi il gioco del capitalismo! Ecco dove porta il riformismo.

Il secondo documento
Quanto al secondo documento, esso all'apparenza fa ricorso a una fraseologia più forte, a partire dal titolo stesso "Lottare, occupare, resistere" e visto che compie una critica della suddetta Federazione, attaccando così la "sinistra senza aggettivi"; ma, nonostante questo, arriva a sostenere comunque una "unità anticapitalista" che abbia, come unica base, nientemeno che l'"antistalinismo", ovvero l'"antimarxismo-leninismo.
Peraltro, secondo entrambi i documenti, non solo bisogna continuare a "rifondare" il comunismo (ossia a snaturarlo del suo contenuto rivoluzionario), ma bisogna anche rinunciare al Partito marxista-leninista in favore del "partito nuovo", appunto di un partito che consideri il marxismo-leninismo niente più che una zavorra di cui doversi liberare e che perseveri nel riformismo, nel neorevisionismo e nel trotzkismo.
Gravissimo poi il fatto che né il primo né il secondo documento denuncino in alcun modo il regime neofascista del neoduce Berlusconi, parlano appena di "ascesa costante dei gruppi neofascisti", ma ancora si ostinano a chiudere gli occhi sulla natura di questo regime, assumendosi così la responsabilità di non denunciarlo agli occhi delle masse giovanili e di non chiamarle, giovani comunisti in primo luogo, ad attaccarlo e rovesciarlo.
È evidente che la vera differenza fra i due documenti stia solamente nell'interpretazione che danno al ruolo dei GC nei confronti di Rifondazione.
Il primo documento intravede nei GC una copertura a sinistra per Rifondazione, eventualmente criticandone ogni tanto le mosse riformiste più sfacciate, ma senza comunque scalfirne la linea politica (visto che, dice il documento, "siamo mossi dalle medesime ambizioni").
Il secondo documento vede nei GC un trampolino di lancio per raggiungere la direzione del PRC. In ultima analisi, è una danza infame delle correnti, del tutto disinteressata alle vere questioni che dovrebbero riguardare i giovani comunisti.

Convergenze strategiche
Nemmeno diversa è l'idea di comunismo che propongono. I due documenti partono infatti dal principio che il marxismo-leninismo, gli insegnamenti dei Maestri Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao e l'esperienza del socialismo realizzato non sono più (o, meglio, non sono mai stati) validi. Il primo documento sostiene che il comunismo "è un orizzonte tangibile, un campo di ricerca, è l'esercizio scientifico del dubbio e della critica", tante parole vuote per nascondere il contenuto, e cioè che il marxismo-leninismo - per i neorevisionisti - non è una guida per l'azione per combattere e abbattere il capitalismo e costruire il socialismo. Ma del resto sono gli stessi autori del documento che liquidano gli insegnamenti dei Maestri come "verità inossidabili agitate" da quelli che vengono definiti "sacerdoti del Verbo". E cosa avanzano al loro posto? Una falsa idea di comunismo che viene definita "nuova", ma che è in realtà ripresa dai ben noti revisionisti e trotzkisti di ieri e di oggi. Dice infatti il documento: "Il comunismo è un processo che qui e ora (sic!) intendiamo avviare e non un feticcio che affossa le nostre posizioni nella nostalgia della storia", chiudendo quindi con i principi marxisti-leninisti e con tutta l'esperienza del movimento comunista del Novecento, che addirittura vengono molto chiaramente definiti un fardello, un impiccio e non un tesoro di insegnamenti del tutto attuali nella lotta dei sinceri comunisti contro il capitalismo e per la conquista del potere politico da parte del proletariato.
Cosa dice il secondo documento in proposito? Evidentemente preoccupati dal fatto che l'aggravarsi della crisi del capitalismo e l'evidente precarietà del sistema borghese hanno reso ancor più lampanti i meriti e i successi del socialismo realizzato, che ha avuto in Stalin uno dei suoi maestri e dirigenti principali, i trotzkisti dichiarati affermano: "È irrimandabile il dibattito sullo stalinismo. La nostra tesi è che lo stalinismo sia stato una degenerazione del marxismo e non una sua continuazione". Ma come sempre la negazione del cosiddetto "stalinismo" porta con sé la negazione del marxismo-leninismo e del socialismo e la minoranza trotzkista a sua volta abbraccia la necessità di "rifondare" il comunismo su nuove basi antistaliniste, cioè antimarxiste-leniniste. E allora che differenza c'è fra questo antistalinismo e il rifiuto delle cosiddette "verità inossidabili"? Nulla, a parte le parole: in entrambi i casi si tratta né più né meno di rifiuto del comunismo.
Per noi non è questa la strada che i giovani comunisti autentici devono percorrere, perché questa strada, come abbiamo spiegato, è ipotecata da una direzione nella sostanza riformista, che di "nuovo" non ha assolutamente niente e che ha invece l'effetto di bruciare e imbavagliare tante energie rivoluzionarie.
Ai giovani comunisti noi proponiamo di chiudere una volta per tutte con il revisionismo, il trotzkismo, il parlamentarismo, il pacifismo ed il riformismo comunque mascherati, di unirsi al PMLI, come militanti o simpatizzanti, e a studiare e a mettere in pratica il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, per schierarsi dalla parte della classe operaia e del socialismo. Questo è l'unico modo per agire da veri comunisti contro il capitalismo e lo Stato borghese e il suo governo, l'unico modo per non cadere preda degli inganni dei falsi comunisti.
Al contempo invitiamo tutti i giovani a confrontarsi con il PMLI e a lottare insieme contro il sistema capitalista e il regime neofascista del neoduce Berlusconi, che li stanno sempre più privando della certezza di un lavoro stabile e del diritto allo studio, costringendoli a un nero futuro di precarietà.

* Responsabile per il lavoro giovanile del CC del PMLI

20 gennaio 2010