Alla conferenza di Washington promosso da Obama sulla "sicurezza nucleare"
I principali paesi imperialisti si accordano contro il pericolo dell'atomica di Al Qaeda e dell'Iran
Rilanciate le centrali nucleari

Dopo aver firmato con la Russia un trattato per ridurre il numero di testate nucleari attive controllate dai due paesi, il presidente americano Barack Obama ha invitato a Washington per il 13 e 14 aprile i capi di stato e di governo di 47 paesi ai quali ha proposto un piano per mettere in sicurezza, entro quattro anni, tutto il materiale nucleare che potrebbe finire nelle mani di organizzazioni terroriste o di stati "pericolosi".
"Accogliamo l'appello del presidente americano Barack Obama - afferma il comunicato finale del vertice - per alzare il livello di sicurezza nucleare. I partecipanti si impegnano a rafforzare la sicurezza e ridurre la minaccia di terrorismo nucleare", con "azioni responsabili e una collaborazione internazionale decisa ed efficace". Nella pratica la "sicurezza nucleare" si dovrebbe realizzare, secondo i principali paesi imperialisti, nel combattere il pericolo dell'atomica di Al Qaeda e dell'Iran. Mentre il prossimo summit è convocato nel 2012 nella Corea del Sud, un evidente ammonimento indiretto verso l'altro stato "pericoloso", la Corea del Nord.
Era stato Obama nel suo discorso in apertura dei lavori a indicare che "il più immediato ed estremo pericolo è oggi il terrorismo nucleare". "Due decenni dopo la fine della Guerra Fredda - ha affermato il presidente americano - il rischio di un confronto nucleare tra nazioni si è affievolito ma il rischio di un attacco nucleare è aumentato. (...) Materiale nucleare che può essere venduto o rubato e usato per armi nucleari esiste in decine di paesi, solo la più piccola quantità di plutonio, delle dimensioni di una mela, può uccidere o ferire centinaia di migliaia di persone innocenti. Network terroristici come Al Qaeda hanno cercato di entrare in possesso di materiale per armi atomiche e se dovessero riuscirci sicuramente le userebbero. In questo caso sarebbe una catastrofe per il mondo". Non sappiamo se sia vero o meno quanto affermato da Obama certo è che sembrava di sentire il segretario di Stato americano, Colin Powell, che inviato da Bush all'Onu mostrava le "prove inconfutabili" contro le inesistenti armi di distruzione di massa in possesso di Baghdad e prospettava una catastrofe mondiale per preparare l'aggressione all'Iraq.
A margine dei lavori del summit Obama ha incontrato i leader di Pakistan e India, le potenze nucleari come Israele che non aderiscono al trattato di non proliferazione (Tnp). Il premier sionista Benyamin Netanyahu non è neppure volato a Washington ma non ci sono problemi, per questi paesi garantisce l'imperialismo americano. Anche se il Pakistan sta costruendo tre nuovi impianti per realizzare "una seconda generazione di armi nucleari" mentre nel caso dell'India Obama ha reso operativo l'accordo stipulato nel 2008 dal predecessore Bush, che prevedeva la fornitura all'India di materiale fissile e tecnologia nucleare in cambio della promessa di Nuova Delhi di aderire "in parte" al Tnp; la parte sotratta alle ispezioni internazionali sono gli 8 impianti nucleari militari.
I programmi del governo di Nuova Delhi prevedono uno sviluppo esponenziale dell'industria nucleare, un mercato valutato in oltre 150 miliardi di dollari, di cui gli Usa vogliono la fetta più grossa, in concorrenza con la Russia che ha a sua volta stipulato con l'India un grosso accordo per la fornitura di tecnologie nucleari. Accordi simili gli Usa li hanno definiti con gli Emirati arabi uniti, l'Arabia Saudita, il Bahrain, l'Egitto, il Marocco e l'Algeria. Un rilancio alla grande delle centrali nucleari, vendute "chiavi in mano" anche da Francia, Giappone, Russia e Cina. Il club dei paesi nucleari imperialisti che vuole tenere stretto in mano il monopolio del settore.
L'altro argomento caro a Obama, messo al centro del summit, è il "pericolo" rappresentato dallo sviluppo del nucleare civile dell'Iran. Uno sviluppo legittimo, ammesso dal Tnp cui l'Iran aderisce, ma sbandierato come una minaccia dall'imperialismo americano di concerto coi sionisti di Tel Aviv.
Obama ha ribadito la necessità di preparare nuove sanzioni per spingere la Repubblica islamica dell'Iran a frenare il programma atomico. Sanzioni accettate dai principali paesi imperialisti a partire dalla Russia, purché non tocchino il settore energetico. Non accolte a braccia aperte dalla Cina, che ha anche bisogno del petrolio iraniano, con la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Jiang Yu, che ricordava come "la Cina ha sempre sostenuto che il dialogo e il negoziato sono il miglior modo di trovare una soluzione a questo problema, che pressioni e sanzioni non possono risolvere alla radice". Contrari alle sanzioni Brasile e Turchia.
Non è perciò ancora sicuro che, come ha affermato il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner, sia raggiunto "entro la fine del mese" un accordo su nuove sanzioni all'Iran al Consiglio di sicurezza dell'Onu.

21 aprile 2010