Al vertice di Siviglia
IL CONSIGLIO EUROPEO DA' VIA LIBERA ALLE "RIFORME'' DEL "MERCATO DEL LAVORO'', DEI BENI E DEI SERVIZI
Sbarrate le frontiere dell'Unione europea e "monetarizzati'' i migranti
Il rallentamento dell'economia è finito, la ripresa è dietro l'angolo cioè nel secondo semestre dell'anno e deve essere accompagnata dalla riforma del mercato del lavoro, dei beni e dei servizi, hanno affermato i quindici leader europei al vertice di Siviglia del 21 e 22 giugno. I principali osservatori economici internazionali sono meno ottimisti del Consiglio europeo sulla ripresa economica ma al vertice dell'Unione europea (Ue) preme sbandierare la fiducia nella crescita per rivedere i rigidi vincoli di bilancio previsti nel patto di stabilità a favore di Germania, Francia e Italia e giustificare l'accelerazione delle controriforme sindacali e sociali e la liberalizzazione dei mercati. Più libertà per i padroni, meno per i lavoratori e gli immigrati verso i quali vengono sbarrate le frontiere della Ue secondo quanto previsto nell'apposito "Piano globale di lotta contro i clandestini''.
Secondo il patto di stabilità i quindici paesi della Ue devono raggiungere una situazione di pareggio del bilancio entro il 2004; un obiettivo possibile se la crescita economica viaggiasse al ritmo del 3% all'anno, inarrivabile per diversi paesi tra cui Germania, Francia e Italia dato che la crescita è attorno a un terzo. I ministri delle Finanze hanno quindi raggiunto un compromesso per il quale i bilanci nazionali devono essere nel 2004 "vicini'' al pareggio. L'intesa, recepita nel documento sui Grandi orientamenti di politica economica (Gope), è stata approvata dal Consiglio. Nel documento si afferma che "il rallentamento è finito'' e "l'economia europea può ora raccogliere i frutti di politiche macroeconomiche sane e di riforme economiche ambiziose che sosterranno la crescita già avviata e la creazione di occupazione''.
Il mercato dell'Euro comincia a dare i suoi frutti alle imprese europee, quella stabilità macroeconomica richiamata dal Gope realizzata a partire dal mercato comune di 300 milioni di consumatori europei che usano la stessa moneta. Il consiglio europeo, si afferma nel documento finale, fa propri gli orientamenti del Gope e in particolare quelli basati sulla crescita economica e "la riforma dei mercati del lavoro, dei beni e dei servizi, e ne raccomanda l'adozione''. Ovvero procedere nell'applicazione di maggiori flessibilità nei rapporti di lavoro, meno garantiti e sempre più precari; nell'applicazione della decisione di aprire entro l'anno il mercato del gas e dell'elettricità, di liberalizzare il mercato dei servizi.
Tra gli altri argomenti all'ordine del giorno il Consiglio ha ascoltato la relazione di Giscard d'Estaing, il presidente della Convenzione che deve presentare il progetto di revisione degli assetti istituzionali e la Costituzione della Ue allargata ai paesi dell'Est; ha sottolineato con soddisfazione che i negoziati avviati con i paesi che hanno fatto domanda di adesione procedono a ritmo spedito tanto che i Quindici confermano l'obiettivo di concluderli entro la fine dell'anno con Cipro, Malta, Ungheria, Polonia, Repubblica slovacca, Lituania, Lettonia, Estonia, Repubblica ceca e Slovenia affinché siano ratificati entro il 2003 e i nuovi dieci membri possano partecipare alle elezioni per il rinnovo dell'europarlamento nel 2004. Secondo il presidente della Commissione, Romano Prodi, è ormai vicino il "coronamento del sogno di riunificare il continente europeo'' sotto le insegne della superpotenza imperialista europea.
Pieno accordo tra i Quindici anche sulla necessità di sbarrare le frontiere dell'Unione agli immigrati. L'asse Aznar-Berlusconi-Blair ha premuto affinché l'Ue decidesse di adottare sanzioni contro i paesi che non collaborano per frenare l'immigrazione clandestina; la proposta non è passata in questi termini ma per la Ue la lotta all'immigrazione illegale resta essenzialmente un problema di polizia. Lo confermano le misure decise a Siviglia. Entro il prossimo autunno i paesi della Ue si impegnano ad armonizzare le leggi vigenti nei singoli paesi per prevenire ingresso, transito e residenza non autorizzati; entro la fine dell'anno saranno aggiornati la lista dei paesi per i quali è necessario il visto di ingresso in Europa e le procedure di un sistema comune di identificazione. Accompagnati da un programma di espulsioni. Sarà creato immediatamente un organismo comune dei capi dei servizi che controllano le frontiere e entro l'anno un sistema di collegamento tra i militari; via libera infine alle operazioni congiunte di controllo dei confini esterni. Entro il giugno 2003 l'Ue dovrà mettere a punto un sistema unico di valutazione dei "rischi delle frontiere esterne'' che saranno affrontati con costi suddivisi fra tutti i paesi membri.
La politica d'immigrazione "sarà integrata nelle relazioni con i paesi terzi'', afferma il documento finale del vertice, e tutti i nuovi accordi di cooperazione o associazione dovranno contenere "una clausola sulla gestione congiunta dei flussi migratori''. Specifici accordi di riammissione dei clandestini espulsi dall'Europa saranno negoziati con i paesi d'origine. Qualora i paesi interessati si rifiutassero di collaborare i Quindici potranno "constatare all'unanimità'' l'assenza di cooperazione e "adottare misure o posizioni nel quadro della politica estera e di sicurezza comune e delle altre politiche dell'Unione europea''. L'Ue minaccia che "una cooperazione insufficiente da parte di un paese potrebbe rendere più difficile l'approfondimento delle relazioni fra il paese in questione e l'Unione''; per i paesi pronti a collaborare ci sarà invece sostegno tecnico e finanziario. In altre parole l'Ue "monetarizza'' i migranti.
"L'Unione non può più permettersi alcun ritardo. Questa volta dobbiamo a tutti i costi mantenere le promesse e la Commissione vigilerà molto seriamente sui tempi'' ha commentato Prodi, soddisfatto degli esiti del vertice. Vertice contestato da 100.000 manifestanti no global e immigrati che sono sfilati in corteo per le strade di Siviglia il 22 giugno denunciando in particolare il giro di vite della Ue sull'immigrazione.

3 luglio 2002