Consiglio Nato-Russia
IL NUOVO ZAR DEL CREMLINO SI UNISCE ALLA NATO PER COMBATTERE I PAESI E I MOVIMENTI ANTIMPERIALISTI
Berlusconi: ora Mosca entri nella Ue
MANIFESTAZIONI A ROMA CONTRO LA NATO

Il 28 maggio nell'aeroporto militare di Pratica di Mare, presso Roma, trasformato per l'occasione in una fortezza bunker si è tenuta la cerimonia ufficiale della firma dell'accordo che istituisce il Consiglio a 20, il nuovo organismo della Nato che riunisce i 19 paesi membri più la Russia. I documenti firmati dai capi di Stato e di governo dei 20 paesi erano stati approvati nella Sessione Ministeriale del Consiglio Permanente Congiunto Nato-Russia (PJC, nella sigla inglese) che si era tenuta a Reykjavik lo scorso 14 maggio. L'intesa, definita "storica'' dai partecipanti, sancisce l'alleanza tra la Nato e la Russia del nuovo zar Putin per l'intervento comune sui nove temi definiti negli accordi e primo di tutti nella cosiddetta lotta al terrorismo.
La Russia non entra nella Nato; non ha firmato l'adesione al Trattato istitutivo, resta fuori dagli organismi militari e non ha gli stessi diritti dei paesi membri. Ma compie un primo passo per entrare negli organismi imperialisti internazionali da cui è ancora fuori. Non a caso Putin e il suo ministro degli Esteri Ivanov hanno più volte ripetuto a Pratica di Mare la "necessità'' della firma dell'accordo con la Nato che è "uno degli strumenti'' dell'avvicinamento della Russia all'Occidente; di una Russia in attesa davanti alla porta dell'Osce, del Wto e perché no dell'Unione europea, come ha rilanciato Berlusconi, nel quadro di "una rafforzata legalità internazionale'', ovvero compartecipe con gli altri paesi imperialisti per combattere i paesi e i movimenti antimperialisti.
Il nuovo organismo di 20 paesi sostituirà il PJC, creato con l'Atto Fondatore del 1997, quale luogo di consultazione, cooperazione e codecisione tra l'Alleanza Atlantica e Mosca. Nel nuovo Consiglio, gli Stati membri della Nato e la Federazione Russa lavoreranno insieme in aree di comune interesse, dal terrorismo alle crisi regionali, dal disarmo e proliferazione alle missioni di pace, dagli interventi di salvataggio in mare alle calamità naturali "in base alle proprie capacità nazionali ed in maniera coerente con i propri rispettivi impegni ed obblighi collettivi, prenderanno decisioni congiunte e si assumeranno eguale responsabilità, individualmente e congiuntamente, per la loro applicazione''. Ovvero collaboreranno più strettamente per partecipare assieme alle aggressioni militari nelle aree di crisi, per imporre la pace imperialista, per mantenere il monopolio delle armi nucleari, batteriologiche e chimiche, minacciare altri paesi che si dotano di missili a corto ragggio.
Il Consiglio sarà presieduto dal Segretario generale della Nato. Si riunirà a livello di ministri degli Esteri e della Difesa due volte all'anno, e almeno una volta al mese a livello di Ambasciatori. I lavori del Consiglio saranno preparati da un apposito Comitato congiunto, che si riunirà almeno due volte al mese.
Le decisioni verranno prese sulla base del principio del consenso. I paesi membri del Consiglio a 20, recita la dichiarazione comune, avranno pari diritti; in realtà il rappresentante russo non avrà diritto di veto e se uno degli altri paesi membri non vorrà condividere le proprie informazioni con la Russia su uno dei temi di competenza del nuovo organismo la discussione e le decisioni torneranno in sede di Consiglio atlantico.
L'accordo firmato a Roma è l'approdo del percorso di avvicinamento tra Nato e Russia avviato dopo la "caduta del muro'' di Berlino nell'89. I paesi imperialisti occidentali foraggiarono i neoliberali di Mosca per accelerare lo smantellamento del blocco militare e economico socialimperialista e il vertice Nato di Roma del novembre 1991 adottò la Dichiarazione di Roma sulla Pace e la Cooperazione con la quale l'Alleanza Atlantica invitava i Paesi del disciolto Patto di Varsavia ad unirsi in un "Consiglio di Cooperazione Nord Atlantico'' (NACC), che nel 1994 prenderà il nome di "Consiglio di Partenariato Euro-Atlantico'' (EAPC). Il vertice Nato di Parigi del maggio 1997 creerà un nuovo organismo di consultazione e cooperazione tra le parti, il "Consiglio Permanente Congiunto NATO-Russia'' (PJC). L'organismo che viene superato con la creazione del nuovo Consiglio a 20, a suggello anche della cooperazione Nato-Russia, o meglio sarebbe dire tra gli Usa e la Russia, nella lotta al terrorismo dopo gli attentati dell'11 settembre 2001.
Nei brevi discorsi ufficiali alla cerimonia della firma e nella conferenza stampa il presidente americano Bush e il segretario di Stato Powell hanno sottolineato che l'accordo è funzionale alla lunga guerra al terrorismo, per renderla più efficace; quella guerra dichiarata dall'imperialismo americano soprattutto ai paesi e ai movimenti antimperialisti cui Putin si è associato. "I nemici di ieri sono gli amici di oggi'' ha sostenuto il segretario generale della Nato, l'inglese Robertson, sono partner per fronteggiare la sfida del terrorismo, del controllo degli armamenti, della gestione delle crisi.
Putin ha affermato che "la Russia ritorna nella famiglia delle nazioni civili e vuole solo che i suoi interessi siano riconosciuti e la sua voce ascoltata''. A dire il vero le proteste russe contro l'allargamento della Nato a est, e in particolare sull'ingresso dei paesi baltici e dell'Ucraina, sono cadute nel vuoto e il nuovo zar del Cremlino quando è partito da Mosca è stato salutato da proteste contro la firma dell'accordo e con l'accusa del suo predecessore Eltsin di "svendere'' la Russia. Non a caso mentre aveva salutato l'intesa di Reykjavik definendola "una chiave per cambiare il mondo'' e prospettato un futuro "possibile ingresso della Russia nella Nato'' a Roma è stato molto più cauto.
A dargli un sostegno supplementare ci ha pensato l'amico Berlusconi; ha garantito che Putin "è sicuramente un democratico, un liberale, un occidentale'', ha annunciato una nuova pioggia di 20 miliardi di dollari sulla Russia per aiutarla a distruggere parte delle armi nucleari, chimiche e biologiche, gli vuole aprire le porte dell'Europa agganciando la Russia alla superpotenza imperialista europea.
Con la firma dell'accordo sul Consiglio a 20 "finalmente l'occidente si è ricomposto'', ha sostenuto Berlusconi nella conferenza stampa finale, perché "la Russia, per la sua storia e le sue radici cristiane, è Europa''; perciò adesso "la Russia dovrà entrare nell'Unione europea. So che questo avverrà per gradi, ci vorrà del tempo. Ma è il traguardo su cui dobbiamo lavorare e a cui dobbiamo arrivare''.
Il neoduce Berlusconi ha utilizzato la scena del vertice romano per esibirsi da protagonista imperialista, oltre i meriti effettivi, dell'accordo Nato-Russia ma ne ha svelato i veri contenuti. In un intervento di presentazione del vertice e con i toni da crociata già usati nel panegirico sulla superiorità della civiltà occidentale aveva affermato che il nuovo Consiglio a 20 è "il perfezionamento del progetto di sicurezza globale e di un nuovo ordine internazionale cui lavorano americani e europei nell'ambito della guera al terrorismo''. Questa coalizione, proseguiva, "deve essere capace di esercitare un'influenza decisiva sulle crisi regionali, (...) sulla sfida a quegli Stati dittatoriali che si oppongono ai controlli della comunità internazionale in merito alla produzione di armi di sterminio di massa''. Vedi gli interventi armati nei Balcani o in Afghanistan per imporre la pace e il controllo imperialisti e quelli minacciati contro l'Irak e gli altri paesi della lista degli "stati canaglia'' stilata dalla Casa Bianca.
Contro il vertice di Pratica di Mare, la Nato e Bush si sono svolte a Roma il 27 e 28 maggio due manifestazioni cui hanno partecipato alcune migliaia di dimostranti. La sera del 27 maggio al Circo Massimo i manifestanti con le fiaccole hanno disegnato un'enorme scritta "No Nato no Bush''. Il 28 maggio un corteo ha sfilato da piazza Venezia fino a piazza Navona; fra gli slogan "Fuori l'Italia dalla Nato'' e "Bush assassino''. Numerosa la presenza di curdi e palestinesi con molte bandiere e striscioni, di rappresentanti dei popoli cui è negato ogni diritto, popoli "assassinati'' come era scritto su uno striscione.

5 giugno 2002