Vertice di Göteborg in Svezia
IL CONSIGLIO EUROPEO
CONFERMA L'ESPANSIONISMO A EST DELLA SUPERPOTENZA IMPERIALISTA EUROPEA
La polizia spara sui
contestatori. Un giovane in coma. 59 feriti. 600 fermi
IMMENSO CORTEO
ANTIGLOBALIZZAZIONE
Il vertice dell'Unione europea (Ue) che si
è tenuto il 15 e 16 giugno a Göteborg, in Svezia, ha confermato l'espansionismo a est
della superpotenza imperialista europea, un processo che il documento finale definisce
"irreversibile''. Neanche la bocciatura nel referendum irlandese del documento di
Nizza che definiva fra l'altro le tappe dell'inglobamento nella Ue dei paesi dell'est
europeo ha scosso più di tanto i quindici capi di Stato e di governo riuniti nella città
svedese; valga per tutti il commento del cancelliere tedesco Schroeder, che pure ha
contestato la ristrettezza dei tempi previsti per l'adesione dei 14 paesi in lista
d'attesa, quando ha affermato che l'esito del referendum irlandese "non avrà nessuna
influenza''.
Lo stesso stizzoso atteggiamento tenuto verso i contestatori antiglobalizzazione che
protestavano per le strade della città e contro i quali la polizia ha usato le armi da
fuoco riducendo in coma un giovane dimostrante.
La riunione di Göteborg ha avuto un antefatto nell'incontro del 14 giugno tra il
presidente americano Bush e il presidente della commissione Romano Prodi e il premier
svedese Persson in rappresentanza della Ue. Il vertice Usa-Ue ha registrato le divergenze
tra i due partner sull'applicazione delle già inconsistenti misure del protocollo di
Kyoto in difesa dell'ambiente; Bush lo ha respinto, la Ue lo sostiene. Accordo invece sul
rilancio dei negoziati commerciali multilaterali in sede di Wto, l'organizzazione mondiale
del commercio, per liberalizzare ancora di più i mercati internazionali e sull'intervento
in Medio Oriente per "fermare le violenze'', ovvero l'Intifada del popolo
palestinese. Il documento finale del vertice di Göteborg riprenderà questi argomenti
riaffermando la posizione della Ue.
La prima parte della discussione e tema centrale del vertice è stato lo sviluppo dei
negoziati di adesione dei paesi in lista d'attesa per entrare nella Ue e occupare i posti
secondari che sono stati loro riservati nella Commissione e nell'europarlamento allargati
dal trattato di Nizza.
"Il processo di ratifica del trattato di Nizza proseguirà per mettere l'Unione in
condizione di accogliere nuovi Stati membri a partire dalla fine del 2002'' conferma il
comunicato finale che spende solo poche parole per affermare "la disponibilità a
contribuire in tutti i modi ad aiutare il governo irlandese a trovare una via d'uscita''
dopo l'esito negativo del referendum.
A gettare un segnale di allarme ci aveva pensato l'europarlamento che in una risoluzione
approvata prima del vertice svedese esprimeva "grave preoccupazione del fatto che,
nei paesi dell'Europa centrale e orientale, (e non solo, ndr) l'adesione raccoglie sempre
meno consensi''. Mentre sottolineava che "la riunificazione dell'Europa in un'area di
pace, sicurezza, prosperità e stabilità resta il compito storico dell'Unione europea e
l'ultima grande sfida dell'Europa''.
Gli europarlamentari possono stare tranquilli perché, afferma il documento finale del
vertice "il processo di allargamento è irreversibile. Sulla base dei progressi
sinora compiuti, il Consiglio europeo ribadisce che la tabella di marcia costituisce il
quadro per portare a buon fine i negoziati di allargamento. Se si continuasse a procedere
a ritmo costante verso la conformità con i criteri di adesione, la tabella di marcia
dovrebbe consentire ai paesi candidati che sono pronti di concludere i negoziati entro la
fine del 2002, con l'obiettivo di una loro partecipazione, quali Stati membri, alle
elezioni per il Parlamento europeo del 2004''. Per Germania e Francia le date non sono del
tutto vincolanti. Ritengono che prioritaria sia la rispondenza dei candidati ai requisiti
economici e politici capitalisti e imperialisti per appartenere a pieno titolo ad una
ancora più larga superpotenza europea.
Altro importante capitolo del vertice è stato la conferma del rafforzamento militare
della superpotenza europea. Il documento finale afferma la responsabilità primaria delle
Nazioni Unite nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. Smentito alla
prova dei fatti dall'intervento Nato, Usa e della Ue nelle recenti crisi principali, dai
Balcani al Medio Oriente. E infatti la Ue, sottolinea il documento finale, "è
impegnata a sviluppare e perfezionare le sue capacità, strutture e procedure per
migliorare la capacità di assolvere tutti i compiti in materia di prevenzione dei
conflitti e di gestione delle crisi facendo uso di mezzi militari e civili''. E in
particolare "sono state gettate le basi per il successo delle conferenze sul
miglioramento delle capacità militari e sulle capacità di polizia che si svolgeranno
durante la prossima Presidenza''. Nel frattempo chiede più spazio autonomo nella Nato
quando afferma che "si auspica un rapido accordo su disposizioni che permettano
all'Ue di accedere ai mezzi e alle capacità della Nato''.
In una dichiarazione a parte gli europei registravano il loro dissenso sullo "scudo
spaziale'' dell'imperialismo americano sottolineando che per "prevenire la
proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei loro vettori'' non servono nuovi
sistemi d'arma ma il rafforzamento delle norme internazionali e gli strumenti politici. La
superpotenza imperialista europea non può ancora competere alla pari sul piano militare
con l'imperialismo americano.
Nella repressione contro il movimento antiglobalizzazione è invece già allineata con gli
Usa. Alcune decine di migliaia di manifestanti, soprattutto giovani, sono arrivati a
Göteborg da tutta Europa e manifestano il 14 giugno contro il presidente americano al
grido di "Bush go home''. La polizia ha sigillato l'area del summit Usa-Ue e del
vertice europeo con reti metalliche alte due metri e sbarrato le strade con i container.
Quando gruppi di manfestanti si staccano dal corteo che sfila per la città e si
avvicinano all'area protetta partono gli scontri; la polizia carica con gli agenti a
cavallo e lancia i cani contro i dimostranti che tirano sassi e bottiglie. Al termine
degli scontri ci saranno diversi feriti e 400 dimostranti fermati. La scena si ripete il
giorno seguente allorché un imponente corteo di dimostranti sfila per il centro della
città. La polizia su ordine del ministro degli Interni usa le armi da fuoco e ferisce
almeno tre dimostranti di cui uno in modo grave, ricoverato in coma all'ospedale. Il
bilancio degli scontri sarà di 59 feriti e seicento fermi, di cui quasi un centinaio
tramutati in arresto. La repressione poliziesca non ferma la protesta e il 16 giugno altri
20 mila dimostranti partono dalla Linne Platsen in corteo per le strade del centro della
città.
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