Manifestazioni contro il bavaglio
Milano
Incisiva e qualificata partecipazione del PMLI
Borsellino: la strage di Via D'Amelio è stata una strage di Stato non di mafia
Redazione di Milano
In concomitanza e diretto collegamento con la manifestazione nazionale di Roma del 1° luglio alcune migliaia di manifestanti democratici e antifascisti milanesi hanno riempito, fino a saturarla, Piazza Cordusio per testimoniare la "Milano contro il bavaglio" come era scritto sullo striscione che sovrastava il palco dei comizi allestito dagli organizzatori dell'iniziativa, l'associazione "QuiMilanoLibera" guidata dal blogger Piero Ricca che ha presentato e moderato gli interventi programmati.
Numerose le associazioni antiberlusconiane e antimafiose presenti, tra le quali Agende Rosse, Arci Milano, Associazione Saveria Antiochia Omicron, Le Girandole, Libera Milano, Libera Informazione, Libertà e Giustizia, Nobavaglio.it, Popolo Viola Milano e Sottolapanca. Dei partiti presenti, oltre al PMLI, c'erano, nell'intento di recuperare la perduta credibilità politica, anche il PD e il PRC.
Incisiva e qualificata la presenza dei marxisti-leninisti militanti e simpatizzanti della Cellula "Mao" di Milano del PMLI, a cui ha dato man forte un combattivo anziano simpatizzante della provincia di Bergamo, che instancabilmente hanno sventolato le rosse bandiere del Partito e diffuso centinaia di volantini dal titolo "Abbattere il nuovo Mussolini per affossare la legge bavaglio fascista e piduista. Le parole non bastano, occorre un nuovo 25 Aprile". Anche nei corpetti indossati dai compagni spiccavano tali parole d'ordine mentre sull'asta di una bandiera era appesa una locandina con su scritto: "Via le mafie dal governo e dalle istituzioni. Abbattiamo il governo del neoduce Berlusconi colluso con la mafia". Diffuse diverse copie abbinate dei numeri 24 e 25 de Il Bolscevico.
Aprendo la manifestazione Ricca ha definito il ddl Alfano "una legge che, con il pretesto della tutela della privacy, legittima il sistema del crimine organizzato e della corruzione" e che agisce contro i giornalisti d'inchiesta, prima che con la censura, con il rafforzamento del potere deterrente intimidatorio tramite la minaccia di querela da parte della criminalità politica, economica e mafiosa.
Tra gli interventi quello del giornalista Peter Gomez, nuovo direttore della versione online de Il Fatto Quotidiano, che ha puntato il dito contro i partiti di "centrosinistra", che per primi hanno cercato nel 2006, durante il governo Prodi-Mastella, di mettere il bavaglio alla stampa ed alla magistratura e che oggi non muovono un dito per opporsi alle iniziative liberticide dei partiti del governo Berlusconi. "Le leggi peggiori in materia di giustizia - ha denunciato Gomez - sono state fatte o avviate dal centrosinistra con l'avallo del centrodestra". Inoltre ha ben spiegato come nel concreto la legge bavaglio - non a caso in gestazione in concomitanza alla condanna a 7 anni di Dell'Utri per concorso in associazione mafiosa - garantisca gli interessi della mafia.
Negli interventi che si sono susseguiti dal palco unanime è la condanna del Lodo Alfano e della legge bavaglio. Parlano del Sud, della Sicilia, di mafia, del putrido intreccio tra affari e politica. Vengono citati gli scandali criminali scoperti grazie alle intercettazioni come quello della clinica di Villa Santa Teresa a Bagheria di proprietà del "colletto bianco" mafioso Michele Aiello, sodale di Totò Cuffaro. O come i risvolti della stragi di Ustica e di via dei Georgofili a Firenze, della trattativa Stato-mafia, del processo a Dell'Utri. Si parla di giornalisti caduti in trincea: Mario Francese, Giancarlo Siani, Mauro de Mauro. Si parla del G8 alla Maddalena, di Libero Grassi. Si parla, in sostanza, di tutti quei fatti che con la legge bavaglio sarebbero occultati.
Infine è arrivato il forte e applaudito intervenuto di Salvatore Borsellino, esponente di spicco del Movimento "Agende Rosse" e fratello dello scomparso magistrato antimafia. "Quando è stato ucciso mio fratello e la sua scorta - ha esordito dal palco - ero convinto che si trattasse solamente di una strage di mafia, mentre approfondendo ho scoperto che è stata una strage di Stato. Se in questi anni ci fosse già stata la legge bavaglio non avrei saputo che la morte di mio fratello fosse scaturita da un patto Stato-mafia che continua ad esistere ancora oggi". E conclude con un grido di lotta che infiamma tutta la piazza: "faremo le barricate contro questa legge e non voglio gridare più 'resistenza', oggi dobbiamo gridare rivoluzione!". "In piazza per un nuovo 25 Aprile / questo regime deve finire" gli hanno risposto i marxisti-leninisti dalla piazza coinvolgendo nel ripetuto lancio dello slogan altri manifestanti nel generale boato di applausi e sventolare di bandiere.

7 luglio 2010