Dal parlamento nero. Anche lo SDI vota a favore
VARATA LA CONTRORIFORMA DEL CSM

Ridotti i membri del Consiglio. Non più liste riconducibili alle correnti
L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEI MAGISTRATI LA BOCCIA

Controriforma del Csm? Fatto! Con questo slogan berlusconiano si potrebbe sintetizzare il voto con cui il 27 marzo scorso il parlamento nero ha realizzato un altro tassello del programma neofascista del neoduce volto a ``cambiare l'Italia'': la legge che modifica la composizione e l'elezione del Consiglio superiore della magistratura, l'organo di autogoverno dei giudici, concepita appositamente per ridurre la sua indipendenza dal potere politico e sottometterlo al controllo diretto del governo.
La legge in questione, infatti, riduce da 30 a 24 il numero dei membri del Consiglio, modoficando il rapporto tra membri togati e membri laici, che sono espressione dei partiti politici, a favore di questi ultimi. Inoltre, già a partire dalle prossime elezioni previste per giugno, i componenti togati saranno eletti non più con il sistema proporzionale su liste proposte dalle stesse associazioni dei magistrati, ma con un sistema maggioritario uninominale, senza liste e con schede in bianco.
Questa la sostanza del provvedimento, che è passato definitivamente in Senato con il voto della maggioranza, a cui si è aggiunto quello dello SDI in rottura con il voto contrario del ``centro-sinistra''. Nella precedente votazione del 20 marzo alla Camera l'inciucio era stato anche più ampio, perché oltre allo SDI di Boselli anche i Verdi avevano aperto alla maggioranza, astenendosi in riconoscimento della ``buona volontà'' del governo che aveva accettato di rialzare a 24 il numero dei membri del Csm, dopo che nel testo originale passato in prima lettura i membri erano stati ridotti da 30 a 21.
Con questa controriforma non solo i membri togati vedono notevolmente ridotto il loro peso rispetto ai membri ``laici'', ma tra questi ultimi quelli espressione della maggioranza assumono un peso politico nettamente preponderante rispetto a quelli espressione dei partiti di opposizione. I ``laici'' infatti sono 8, di cui 5 per la maggioranza e 3 per l'opposizione. Il quorum per validare le decisioni del Csm è di 10 togati e 5 laici: dunque la maggioranza è in grado da sola di assicurare il quorum e rendere valida qualsiasi decisione tagliando fuori del tutto l'opposizione.
I membri togati sono 16 in tutto, di cui 10 eletti tra i giudici di merito, 4 tra i pubblici ministeri e 2 tra i magistrati di Cassazione. Anche la sezione disciplinare avrà meno membri, 6 da 9 che erano. Si voterà in tre collegi uninominali nazionali, con schede bianche in cui si potrà indicare una sola preferenza. Spariscono quindi le liste di candidati espressioni delle varie correnti organizzate di magistrati, che vengono in questo modo fortemente ridimensionate nel loro ruolo istituzionale. Non a caso il ministro della Giustizia, Castelli, a nome dell'esecutivo, ha espresso grande soddisfazione per l'approvazione di questa controriforma che, ha detto , ``è il primo tassello di una serie di provvedimenti che si dispiegheranno nel corso della legislatura'': tra cui ha citato espressamente la ``riforma dell'ordinamento giudiziario, assieme al provvedimento sui minori. Un pacchetto significativo''.
Completamente opposto, invece, il giudizio dei diretti interessati: l'Associazione nazionale dei magistrati nel ribadire il ``proprio netto dissenso'', sottolinea che la riduzione dei membri renderà più difficile il lavoro del Consiglio anche per la ``tutela dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura''. In un successivo, tempestoso faccia a faccia tra Castelli e il Csm, davanti al quale il ministro si era recato per ``spiegare'' la sua controriforma dell'ordinamento giudiziario, una valanga di critiche e di attacchi sono piovuti sulla testa del guardasigilli da parte di giudici togati come Nello Rossi di Magistratura democratica e Armando Spataro dei Movimenti riuniti, ma anche da parte di esponenti delle correnti più moderate, come Ettore Ferrara di Unicost e Margherita Cassano di Magistratura indipendente.
Particolarmente duro e fuori dai denti l'intervento di Nello Rossi, che ha accusato il ministro leghista di non essere un riformatore ``ma un uomo che si è assunto il compito di attuare un'anacronistica restaurazione, un vero e proprio ritorno all'ancien regime, e che si muove come se fosse fermamente intenzionato a guidarci a ritroso nel tempo verso la magistratura, la giustizia, l'Italietta degli anni '50 e '60''.
La controriforma del Csm ha esasperato la tensione tra i magistrati, già in agitazione in tutta Italia contro la ``riforma'' della giustizia annunciata da Castelli.

22 maggio 2002