Convegno a Roma "Una giovane Costituzione"
Il ministro Meloni cerca di recuperare i giovani alla politica borghese e al regime neofascista

Di Federico Picerni*
Il rapporto fra i giovani e la politica borghese è a dir poco conflittuale. Questo è il dato che emerge dalle indagini presentate dall'Istituto per gli studi sulla pubblica opinione (Ispo) e dal Dipartimento Studi sociali della "Sapienza" di Roma al convegno "Una giovane Costituzione" organizzato il 14 aprile dal ministro della Gioventù Giorgia Meloni.
Ciò che è particolarmente evidente è l'alto tasso di sfiducia che i giovani nutrono nei confronti della politica borghese. Secondo il rapporto Ispo I giovani e la politica, oltre la metà dei giovani non ha fiducia nelle istituzioni e nei partiti; nel merito l'indagine a campione parla di un 66% di sfiducia generale, nonché un 58% verso il capo del governo, 70% verso il Parlamento e ben 82% verso i partiti. Il dato è ancora più rilevante se si tiene conto che l'indagine della "Sapienza" Informazione e partecipazione politica dei giovani in Italia evidenzia che elevate percentuali di giovani trascurano la politica "per sfiducia", mentre percentuali ancora più elevate la trascurano "per disinteresse", che non per forza significa "apolitica", quanto piuttosto allontanamento dalle istituzioni di un sistema che non garantisce partecipazione.
A sentirsi distanti dalla politica sono soprattutto le giovani, e non potrebbe essere diversamente dato che il sistema politico italiano checché se ne dica è ancora molto chiuso nei confronti delle donne in quanto frutto di una cultura borghese maschilista e cattolica che vorrebbe le donne relegate alle attività domestiche.
Il fatto che il "disinteresse" non si debba tradurre necessariamente in antipolitica lo dimostra il fatto che, pur aumentando la percentuale dei giovani che non si informano regolarmente sui fatti politici, o che hanno sfiducia verso le istituzioni e i partiti, aumenta pure la percentuale di quelli che partecipano a manifestazioni, comizi e dibattiti, cioè a quei momenti in cui possono sentirsi più direttamente coinvolti. Insomma, i giovani vogliono poter dire la loro, ma vanno a sbattere contro un sistema che gli impedisce di farlo.
Peraltro nel Mezzogiorno aumenta spaventosamente la percentuale delle giovani "sfiduciate", ma aumentano anche i ragazzi lontani dalla politica, frutto della loro giusta disillusione per le istituzioni borghesi che nulla fanno per risolvere le pietose condizioni in cui sono costretti a vivere.
Non è da mettere in secondo piano il fatto che quasi l'80% dei giovani italiani (oltre il 90% al Sud e nelle isole) considera un grave problema la ricerca del lavoro; ancora una volta sono le giovani ad essere più penalizzate. Inevitabilmente il fatto che essi si trovino circondati da istituzioni, governi e partiti che sono sordi ai loro richiami e ciechi alle loro difficoltà, non può che portare ad un allontanamento; la stessa indagine della "Sapienza" lo rileva timidamente nelle sue conclusioni.
Questo fatto viene ulteriormente dimostrato dall'analisi della tendenza al voto (che non sempre si riscontra nel voto effettivo in quanto l'analisi interessa anche i giovani al di sotto dei 18 anni): in testa Lega e "sinistra radicale", mentre gli altri partiti sono generalmente in secondo piano. Con ciò si dimostra che i giovani sono tendenzialmente più propensi a votare quelle forze che si presentano come alternativa ai partiti "tradizionali", visti come espressione di una gerontocrazia e del tutto lontani ai giovani e ai loro interessi. Del resto è proprio su questo che la Lega punta tutta la sua propaganda, salvo poi andarsi ad accomodare alle poltrone di "Roma ladrona" insieme ai partiti "tradizionali".
Quanto all'astensionismo, dall'analisi generale si rivela che i giovani sono meno propensi ad astenersi rispetto alla media della popolazione, e anche qui non è difficile rintracciarne la causa: se i giovani, appena entrati in possesso del diritto di voto, cercano di influire sulla società e sulla politica votando il partito in cui essi si credono rappresentati, basterà l'esperienza a fargli cambiare idea sulla natura dei partiti borghesi. In special modo sono i giovani di sinistra che sempre più disertano le urne delusi per via delle tante promesse disattese e dell'immobilità della "sinistra" borghese, Pd in testa (che tra l'altro è uno dei partiti con minore incidenza fra i giovani).
È quindi fuori da ogni dubbio che il sistema politico borghese italiano non ha il sostegno e la fiducia della maggioranza dei giovani, benché giorno dopo giorno essi siano oggetto di una martellante campagna elettoralista e parlamentarista anche e soprattutto da parte della "sinistra" borghese.

Il convegno della Meloni
In questo quadro si è mosso il già citato convegno "Una giovane Costituzione", promosso dalla Meloni, che ha visto la partecipazione di Fini, Schifani, Anna Finocchiaro e Bertinotti, ormai votatosi interamente al suo destro adepto Vendola e a suo agio nei salotti borghesi, disposto addirittura a discutere insieme alla destra berlusconiana la contro-riforma neofascista alla Costituzione, proprio come quel Pd che dice di criticare. Al centro dell'evento stava dunque il ripopolamento della politica con i giovani.
Da denunciare che Napolitano, nel messaggio inviato al convegno, ha colto un'altra occasione per appoggiare l'affossamento a larga maggioranza della Costituzione del '48 in favore della Costituzione della terza repubblica. Auspicando che "dalla conferenza possano emergere costruttivi suggerimenti largamente condivisi", il Vittorio Emanuele III di oggi ha invitato a fare riforme per adeguare "indirizzi e istituti" della Carta ai "cambiamenti della società", in sostanza ha dato il via libera al presidenzialismo e al federalismo.
Tornando specificamente al convegno, scopo piuttosto dichiarato della Meloni è quello di recuperare i giovani alla politica borghese e all'elettoralismo. Non si spiega altrimenti l'ondata demagogica scaturita dalla Meloni, che propone di abbassare l'età dell'elettorato attivo e passivo (cioè per votare e per essere eletti) a 18 anni, anche per il Senato, e dalle varie organizzazioni giovanili dei partiti parlamentari, che da Lega a Idv si sono dichiarati d'accordo, tranne i giovani dell'Udc, mentre Italo Bocchino e Francesco Pasquali, coordinatore di "Giovane Italia", arrivavano persino ad auspicare il voto dei 16enni alle amministrative. "La Meloni vuole svecchiare le Camere" titolava trionfante Il Giornale di famiglia Berlusconi il 13 aprile, mentre l'indomani la gerarca alla gioventù annunciava che presenterà in Consiglio dei ministri un disegno di legge per un "Consiglio della gioventù" dai contorni non meglio definiti, ma che probabilmente sarà l'ennesimo inganno per far credere ai giovani di avere qualche peso istituzionale. D'altra parte, la proposta di rendere eleggibili i 18enni non è che una copertura per lo stravolgimento della Costituzione in senso neofascista, presidenzialista e federalista; naturalmente la "sinistra" borghese ci è cascata in pieno, anche perché non è affatto contraria alle "riforme" istituzionali.
Per noi marxisti-leninisti il capitalismo è un sistema che non può essere riformato "a misura di giovani", perché in ultima analisi a governare sono e saranno sempre i padroni e i magnati dell'industria e della finanza. Noi siamo per la cancellazione di tutti gli pseudo-organismi illusori come i "consigli comunali dei bambini" e, presumibilmente, il "Consiglio della gioventù", e quindi per permettere una vera partecipazione attiva dei giovani alla vita politica abbassando a 16 anni il diritto di votare e di essere eletti, anche per la Camera e il Senato, e a 14 anni il diritto di voto alle elezioni comunali; tuttavia ai giovani, che sono giustamente sfiduciati nei confronti del sistema capitalista, proponiamo di rompere definitivamente con i partiti e le istituzioni del regime, e a lottare per costituire le assemblee rappresentative delle masse fautrici del socialismo, le Assemblee e i Comitati popolari, in cui siano eleggibili anche i 16enni.
Ai giovani chiediamo altresì di dare la loro fiducia al PMLI, come militanti o simpatizzanti e di essere alla testa della lotta per l'Italia unita, rossa e socialista, l'unica società dove potranno vedere realizzati appieno i loro diritti, primi fra tutti i diritti politici, il diritto al lavoro e la parità dei sessi.

*Responsabile per il lavoro giovanile del CC del PMLI

12 maggio 2010