Lo rileva la Corte dei Conti
La corruzione è aumentata del 229%
La concussione +153%. Lo Stato ha perso 70 milioni. Ai primi posti della corruzione Toscana, Lombardia, Puglia e Sicilia

La corruzione è "un tumore maligno" una "patologia" che resta "assai grave" in Italia e non accenna "neppur lentamente a dissolversi" o "a flettere nella sua intensità ispessita".
È l'allarme lanciato il 17 febbraio dal presidente della Corte dei Conti Tullio Lazzaro e dal procuratore generale Mario Ristuccia, nel corso della cerimonia d'inaugurazione dell'anno giudiziario.
Nel 2009, ha sottolineato infatti la magistratura contabile, ci sono state 221 denunce per corruzione, il 229 per cento in più rispetto al 2008, 219 per concussione, pari al 153 per cento in più rispetto all'anno precedente, e 1.714 per abuso di ufficio. "Vicende corruttive e percezioni di tangenti" che, ha spiegato Lazzaro, frenano lo sviluppo perché "si verificano nell'ambito di gare, di appalti, di realizzazione di opere pubbliche e lavori, di interventi di manutenzione su beni della collettività" fino a costituire "una sorta di ombra o di nebbia che sovrasta e avvolge il tessuto più vitale e operoso del Paese". Tutto ciò è costato alle casse dello Stato circa 70 milioni di euro.
Non solo. Dalla relazione della Corte risulta lampante che la corruzione e il malaffare sono trasversali e vengono praticate, in misura proporzionale alle poltrone occupate, tanto dalla destra quanto dalla "sinistra" del regime neofascista. Lo confermano anche i dati del ministero della Pubblica amministrazione a commento dei quali il Porocuratore generale Ristuccia ha detto: la corruzione dilaga nei territori in cui "maggiori sono le opportunità criminali in considerazione del Pil pubblico più elevato, delle transazioni a rischio quantitativamente più numerose e del maggior numero di dipendenti pubblici". Non esistono insomma territori "modello" immuni dalla corruzione perché governati da uomini e schieramenti politici "onesti". Tutti, appena si presenta l'occasione, sono pronti a trasformarsi in corrotti o concussi pur di arraffare una parte del malloppo. Una verità confermata dalla classifica delle regioni in cui la Corte dei Conti ha emesso il maggior numero di citazioni in giudizio per danno erariale e che vede ai primi posti la Toscana (governata dal "centrosinistra" con 21 su un totale nazionale di 92), seguita da Lombardia ("centrodestra" con 18), Puglia ("centrosinistra" 11) e Sicilia, dove addirittura una parte del Pdl è stata sostituita dal Pd, con 10 citazioni.
In particolare, secondo la Corte "le patologie maggiormente ricorrenti negli appalti pubblici di opere, beni e servizi sono rappresentate da quelle iniziative volte alla realizzazione di un'opera pubblica senza una preventiva accurata verifica della sua concreta eseguibilità economica, tecnica, logistica, l'assenza o la superficialità in tali casi di un'analisi di fattibilità sono le cause del sorgere, in corso d'opera, di difficoltà di esecuzione e del conseguente fallimento dell'opera o del servizio appaltati, rendendosi così vano il dispendio di risorse finanziarie nel frattempo utilizzate".
Solo lo scorso anno, ha ricordato la Corte dei Conti, le sezioni centrali e regionali hanno emesso 46 sentenze per danno erariale derivante da attività contrattuale svolta dalle amministrazioni pubbliche, delle quali 29 sfociate nella condanna dei chiamati in giudizio per un importo complessivo pari a 14.858.718 euro.
Quanto invece alle riscossioni irregolari, sono oltre 200 mila i casi di infrazione commessi dalle società concessionarie, nei confronti delle quali "sono state pronunciate condanne per circa 30 milioni di euro".

10 marzo 2010