Cronaca e retroscena delle elezioni comunali
Le cosche partitiche dei due poli in guerra per gestire il nuovo sacco urbanistico a Napoli
Promesse, regali e ricatti agli elettori ma la diserzione delle urne ha toccato il tetto del 38,15%
Redazione di Napoli

Le elezioni, nel sistema capitalistico, si svolgono tramite l'occupazione di ogni spazio vitale delle masse popolari per convincerle a "scegliere" chi deve opprimerle, sfruttarle e derubarle negli anni a venire.
Questa campagna elettorale in particolare è stata l'apoteosi propagandistica delle cosche partitiche dei due poli del regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista e delle loro appendici: ogni muro, ogni cassetta postale, ogni giornale e tv privata, ogni luogo di vita e di lavoro, persino il telefono, è stato preso d'assalto dalle ruffiane promesse e dai collaudati ricatti dei governanti borghesi uscenti e degli aspiranti tali.
Delle tante scandalose forme di corruzione elettorale ricordiamo quelle emerse di recente: 40 centesimi quale prezzo medio concordato tra i partiti in camicia nera da consegnare agli attacchini disoccupati per ogni manifesto con faccione incollato, circa 50 euro in cambio di un voto, circa 1.500 euro per un pacchetto dimostrabile di 150 voti; ed ancora il giorno del voto schede vidimate sottratte alle sezioni e segnate all'esterno del seggio, un po' ovunque candidati con il loro codazzo, a presidiare i seggi, a Pianura e Qualiano elettori sorpresi a fotografare le schede votate, a Barra una scrutatrice risultava anche candidata nella stessa zona, in un seggio di S. Ferdinando un rappresentante di lista beccato a distribuire eroina e cocaina; sempre all'interno di un seggio, questa volta in via S. Sebastiano, scatole di dolciumi con dentro bigliettini elettorali; fino alle risse in diverse sezioni vomeresi quando, poco dopo le 12 di lunedì 29 maggio, alcuni scrutatori hanno aperto le urne manipolando i voti, senza l'autorizzazione del presidente di seggio.
Per quanto riguarda il regolamento sulle affissioni Napoli è al primo posto con un milione di violazioni registrate. "Se le amministrazioni facessero pagare le sanzioni a candidati e partiti - ha osservato giustamente il presidente dell'associazione contribuenti.it - si potrebbe provvedere ad eliminare subito l'Ici sulla prima casa e la odiosa tassa sull'immondizia, Tarsu".
È evidente dunque che la borghesia monopolistica cittadina, in gran parte fusasi negli scorsi decenni con quella di estrazione camorrista, mai come in questa occasione ha investito tanto per comprare il voto dei napoletani. È solo questione di dorate poltrone, di stipendi e privilegi da nababbo, della possibilità di avere il controllo clientelare della grande "impresa comunale" e delle sue partecipate o c'è dell'altro?
In realtà la piovra politico-affaristico-mafiosa ha annusato nel controllo del prossimo governo cittadino, da capo guidato dalla Iervolino in base all'esito del voto, straordinarie occasioni di fare favolosi profitti sulle pelle del popolo.
La prima occasione riguarda l'area deindustrializzata di Bagnoli (periferia ovest), di Gianturco, S. Giovanni e Ponticelli (periferia est) e di Miano (periferia nord) dove il potere politico borghese ha calendarizzato tre megaspeculazioni fondiarie e immobiliari foraggiate da un fiume di denaro pubblico.
Se per Bagnoli almeno c'è un "piano urbanistico esecutivo" di riferimento (anche se con la benedizione dei verdi Pecoraro Scanio e Di Palma la lottizzazione dei suoli è stata fatta a bonifica non avvenuta e già Mastella, De Mita, Bassolino premono per innalzare a dismisura gli indici di edificabilità stabiliti), per Napoli Nord e ancor di più per Napoli Est si prevede un vero e proprio far west, visto che l'intero progetto di "riqualificazione" è affidato ai privati con la formula del "Project financing".
A far venire l'acquolina in bocca ai faccendieri c'è anche il progetto Sirena, per il rifacimento della facciata di 1.016 palazzi del centro storico con i soldi della "manutenzione straordinaria", la costruzione di un inceneritore cittadino e il completamento della linea1 della metropolitana, fetido pozzo senza fondo di tangenti e sperpero di denaro pubblico fin dal lontano 1970.
Sarà forse questo il motivo per cui l'ex-palazzinaro piduista Silvio Berlusconi, appena sloggiato da Palazzo Chigi, si è buttato in prima persona nella mischia elettorale? Farò il "consulente personale del sindaco nelle scelte importanti" aveva detto in un comizio per sponsorizzare la sua candidatura e quella del chiacchieratissimo ex-questore Franco Malvano, tradendo la vera motivazione della sua discesa a Napoli: ossia accaparrare alla sua fazione di banche e cartelli di imprese la grande torta, facendo da mediatore con quelle holding camorristiche locali, che dopo aver fatto fuori i contendenti, si sono piazzate in prima fila ai nastri di partenza della grande spartizione urbanistica e stanno provando a piazzare propri uomini al governo della città.
La seconda "grande occasione" riguarda la "riforma della macchina comunale", approvata dalla giunta uscente che ha cancellato le vecchie circoscrizioni sostituendole con le "nuove municipalità", organi "sussidiari" del potere politico-amministrativo cittadino, con potere decisionale autonomo in campo gestionale e di imposizione fiscale, i cui presidenti, per la prima volta, nel segno della generalizzazione capillare del presidenzialismo neofascista, sono stati eletti direttamente dal popolo, acquisendo così ampio potere decisionale a scapito delle assemblee elettive, consigli circoscrizionali e consiglio comunale. In questo senso si può facilmente comprendere come mai la magistratura abbia trovato (senza escluderli però ufficialmente dalla competizione) oltre duecento inquisiti, pregiudicati e camorristi nelle liste elettorali di tutti i partiti in lizza per quel "nuovo Municipio" magnificato come esempio di "democrazia partecipata" da parte dei governanti del Prc.
Torniamo ancora una volta a Bagnoli o a Ponticelli: grazie a questa controriforma dell'assetto istituzionale, il presidente e la sua giunta municipale avranno mano libera non solo di imporre nuovi balzelli, non solo di privatizzare ed esternalizzare i servizi pubblici ma anche di assegnare a proprio piacimento gli appalti di manutenzione ordinaria e straordinaria di strade, acquedotti, sottoservizi, ecc. È difficile prevedere che favoriranno le imprese dei propri "grandi elettori"?
Di fronte a tutto ciò, registrando con soddisfazione che i napoletani che hanno deciso di disertare le urne hanno raggiunto ed ampiamente superato la straordinaria quota del 38% sul totale degli aventi diritto al voto, ribadiamo: "Abbasso le istituzioni in camicia nera! W l'astensionismo marxista-leninista! Lottiamo uniti per Napoli governata dal popolo e al servizio del popolo!".

31 maggio 2006