Autosmascheramento di una vecchia volpe revisionista
Cossutta rinuncia definitivamente al "comunismo"
Ora vuole un "partito di sinistra senza aggettivi"
Un'altra prova della lungimiranza del PMLI
Fin dalla loro nascita il PMLI aveva denunciato che il PdCI, come il PRC, erano dei falsi partiti comunisti e previsto che erano destinati a sciogliersi per dar vita ad altri raggruppamenti politici non più formalmente comunisti. Una lungimiranza conferitagli non da una "palla di cristallo" ma dall'analisi della politica, della ideologia e dei programmi di questi partiti, a partire dalla considerazione che escluso il nome "comunista" non si richiamavano neppure formalmente al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, alla rivoluzione socialista e all'esperienza della dittatura del proletariato.
Non siamo ancora al vero e proprio scioglimento, ma si può ben dire che i relativi gruppi dirigenti ci stanno lavorando. E guarda caso tra i più attivi troviamo, ancora una volta, la vecchia volpe revisionista Armando Cossutta, che, anche dopo l'emarginazione nel PdCI e le sue dimissioni da presidente del partito, ha come ragione di vita quella di coprire a sinistra la destra revisionista e neoliberale. Prima dall'interno del PCI revisionista con la sua corrente filosovietica, e poi dall'esterno dando vita al PRC prima e poi al PdCI. Ovviamente, spostandosi sempre più a destra, seguendo dappresso la deriva anticomunista e neoliberale del partito di Fassino e D'Alema. Cosicché arrivati alla vigilia dello scioglimento dei DS nel famigerato partito democratico, per scongiurare "il rischio" che "nel vuoto determinato dall'assenza di una forte sinistra masse consistenti di elettori si astengano e si sottraggano all'impegno politico", Cossutta lancia il progetto di costituire il partito della "sinistra plurale, senza altro aggettivo o meglio, senza l'aggettivo comunista", come lui stesso precisa in un articolo pubblicato su l'Unità del 21 ottobre scorso.
E così Cossutta si autosmaschera definitivamente. Ieri, all'indomani della liquidazione del PCI da parte di Occhetto, si appuntò al petto l'aggettivo comunista per turlupinare e ingabbiare i sostenitori del socialismo e del comunismo nauseati dalla svolta neoliberale del loro partito. Oggi, che c'è bisogno di drenare tutto ciò che si muove alla sinistra dei DS, dalle sue correnti di sinistra interne riottose al disegno del partito democratico ai Verdi, passando ovviamente per PRC e PdCI, Cossutta, pur ostinandosi a definirsi intimamente e formalmente un comunista, sostiene che "una sinistra radicale ed estremista che si arrocca sulla testimonianza di se stessa" non serve più. Serve invece una "sinistra unitaria e plurale, dentro, ben dentro alla grande e comune coalizione democratica" (intervista alla testata on-line "dilloadalice.it, n. 25). Insomma, riprendendo pari pari le tesi di Occhetto di 15 anni fa Cossutta teorizza che il nuovo partito non deve e non può richiamarsi, neppure a parole al disegno strategico del socialismo e del comunismo, perché, udite udite, "un comunista non può essere cieco e miope. Oggi fa parte del senso comune, come modalità di autodifesa, non vedere troppo lontano nel futuro e attenersi a un tempo progettuale il più breve possibile, negando la speranza al processo storico". Insomma il capitalismo è l'unica società possibile e per Cossutta "l'imperativo che la storia" impone ai comunisti, non è di abbattere questa ingiusta e inumana società ma di "operare per garantire l'esistenza di uno spazio politico di sinistra come territorio necessario alla ripresa di un cammino verso una società e un mondo profondamente diversi".

8 novembre 2006