Separandosi dall'ex compare Bertinotti
Cossutta dà vita a un secondo partito neorevisionista e trotzkista
Un altro ostacolo al risveglio rivoluzionario della classe operaia e delle masse
Riproporre il vecchio PCI significa incrementare le illusioni governative e parlamentariste e sabotare la lotta per il socialismo
 
Il PRC si è definitivamente spaccato in due. Cossutta ha dato l'addio al suo ex compare Bertinotti e si appresta a dar vita a un nuovo partito che probabilmente si chiamerà "partito dei comunisti italiani" o qualcosa di molto simile. Il nuovo partito dovrebbe assumere, con il via libera dei DS, il vecchio simbolo del PCI, solo un po' modificato e dovrebbe debuttare già alle prossime elezioni provinciali di Roma e di altre città di metà novembre. Oliviero Diliberto, ex capogruppo del PRC alla Camera, per ora sembra essere l'unico candidato ad assumerne la segreteria. Cossutta e i suoi hanno già costituito il "gruppo comunista" alla Camera, mentre al Senato attendono due senatori in prestito dai DS necessari a raggiungere il numero di 10 per costituire un gruppo parlamentare a sé.
Non è un fulmine a ciel sereno. Probabilmente era da tempo che le correnti e le sottocorrenti che all'interno di Rifondazione facevano capo a Cossutta, visto che questi aveva perduto il controllo di Bertinotti, si preparavano a questo sbocco. La caduta in minoranza nel Comitato politico nazionale (Cpn) del 4 ottobre e la necessità di soccorrere il governo Prodi hanno tolto ogni indugio. Il governo è poi caduto lo stesso, ma il processo di separazione era ormai iniziato e la frattura non più ricucibile dopo che la maggioranza dei deputati di Rifondazione schierati con Cossutta ha votato la fiducia a Prodi contravvenendo alla decisione assunta dal Cpn.
Anzi, la caduta del governo, lo scenario politico in movimento e l'eventualità di elezioni politiche anticipate hanno accelerato per certi versi la scissione e i preparativi per giungere a fondare il nuovo partito.
La prima tappa ufficiale è stata l'assemblea nazionale indetta dal nuovo gruppo politico a Roma l'11 ottobre al cinema Metropolitan (peraltro di proprietà di Berlusconi) dove Cossutta di fronte a 1-3 mila sostenitori, secondo le agenzie, ha annunciato l'avvio di un percorso che porterà a una "costituente" per dar vita "a un nuovo partito comunista".
Ma sarà davvero un partito comunista?
Per definirsi tali non basta certo usarne il nome o sventolare la bandiera rossa. Occorre vedere quali sono i fondamenti ideologici, politici e organizzativi del nuovo partito, qual è la sua strategia, com'è composto il suo gruppo dirigente. Ancora non vi sono documenti ufficiali, ma la storia, le concezioni, gli atti, la pratica politica e le prime dichiarazioni dei promotori di questo nuovo partito la dicono già lunga e non occorrono sfere magiche per capire che non sta nascendo un "nuovo partito comunista" ma un nuovo partito neorevisionista e trotzkista come lo era e continua ad esserlo il PRC.
Non vi sono fra i due partiti contraddizioni di ordine strategico. E come potrebbero esserci dal momento che Cossutta è il padre fondatore di entrambi e non rinnega niente della storia, dell'ideologia, della politica di Rifondazione e gli contesta solo di aver tolto la fiducia al governo Prodi? Ha veramente poco, per non dire niente di comunista un partito che nasce proprio con lo scopo di sostenere un governo anticomunista e antipopolare come quello del democristiano Prodi e una finanziaria incentrata sugli sgravi e gli incentivi alle imprese e sullo "Stato sociale" dei poveri e sul familismo.
è questo che intende Cossutta quando auspica un "partito antagonista, ma ancorato al realismo"? Un partito cioè che solo a parole afferma di essere "anticapitalista" ma che poi nei fatti, in nome delle "compatibilità", degli "interessi supremi del paese", ossia del capitalismo italiano, di una presunta e distorta "lotta alle destre", si limita a fare la copertura a "sinistra" dei governi borghesi, del regime neofascista e persino dell'Europa imperialista? Un partito che, come afferma Cossutta né si "contrappone" né si colloca in "difformità" rispetto "alle altre forze della sinistra", ossia si propone in partenza il dialogo, la convivenza e la compartecipazione governativa col PDS e si reputa componente della "sinistra europea".
Il nuovo partito di Cossutta neanche formalmente si richiama al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, alla rivoluzione socialista e all'esperienza della dittatura del proletariato. "Mi ispiro a Palmiro Togliatti e a Luigi Longo, - ha detto Cossutta a Panorama - gli uomini che hanno costruito una politica antagonistica in Italia". Ossia elegge a propri padrini spirituali e politici coloro che hanno rinnegato apertamente Stalin, la III internazionale, la rivoluzione socialista e la dittatura del proletariato e sabotato la lotta per il socialismo in Italia non sfruttando nemmeno le spinte rivoluzionarie e insurrezionali di massa nel '48 e nel '68.

Eclettici e imbroglioni
Cossutta ha ormai da tempo scavalcato a destra persino Togliatti e Longo, finendo su posizioni neorevisioniste che altro non sono che la versione di "sinistra" del sistema delle concezioni liberali borghesi. Il partito che si appresta a fondare affonderà le sue radici ideologiche e organizzative nell'eclettismo, nella "contaminazione" e nella "coesistenza" di idee e culture diverse, ossia nel trotzkismo. In questo Cossutta e Bertinotti non si differenziano granché, anche se quest'ultimo recentemente ha cambiato i suoi padri spirituali da Lombardi, Foa, Rossanda e Ingrao a San Francesco, Voltaire e Ghandi.
Proprio Cossutta ha teorizzato un simile partito già prima della scissione quando a proposito delle differenze politiche e culturali affermava: "Non si superano. Si rispettano" e con enfasi ammoniva che "non si mettono ai voti le culture e le concezioni! Devono essere fra di loro complementari e non esclusive" (intervento al Cpn del PRC del 4-5/7/98).
è in nome di questo eclettismo e opportunismo che Cossutta ha tranquillamente convissuto in Rifondazione per sette anni con ogni tipo di componente: da quella cattolica, a quella socialdemocratica e riformista classica, a quella anarco-sindacalista, guevarista, operaista e trotzkista, allevando amorevolmente in seno persino i rappresentanti ufficiali della cosiddetta "IV internazionale" trotzkista che solo oggi addita come nemici e solo perché hanno contribuito a metterlo in minoranza nel partito.
Non c'è dubbio che il nuovo partito avrà la stessa impronta ideologica e organizzativa di tipo trotzkista, borghese e parlamentarista che ha il PRC. Basta guardare la composizione del gruppo dirigente. I più stretti collaboratori di Cossutta sono Oliviero Diliberto, docente di diritto romano, proveniente dalla FGCI, schierato al XX congresso con la mozione ingraiana e amico di vecchia data del massone Niki Grauso detto il "Berlusconi sardo"; Marco Rizzo, che prima di arrivare al PCI e poi al PRC come pupillo del trotzkista e operaista storico Lucio Libertini, è transitato da "Lotta continua" e da "Senza tregua"; il banchiere Nerio Nesi, già democristiano, viene invece dalla stessa corrente lombardiana del PSI di cui faceva parte Bertinotti; Ersilia Salvato dalla corrente ingraiana trotzkista e femminista del PCI; poi c'è il filone cattolico a cui fanno capo la deputata Gabriella Pistone e il senatore Piergiorgio Bergonzi; dal PSIUP, con passaggio nel PdUP e in DP, provengono i deputati Mario Brunetti e Giovanni De Murtas; da il manifesto e poi dal PdUP viene anche il deputato Giovanni Meloni. Hanno poi dato la loro adesione politica al nuovo partito anche il berlingueriano Adalberto Minucci, fino al '97 iscritto al PDS, e lo storico nonché provocatore e opportunista liberale Luciano Canfora.
Insomma i padri fondatori del "nuovo partito comunista", sono una nuova e al tempo stesso vecchia accozzaglia di opportunisti, arrivisti e imbroglioni di ogni risma già responsabili di avere per decenni, attraverso partiti riformisti e sedicenti comunisti e rivoluzionari, ingannato e turlupinato il proletariato e le masse, imbevendoli di parlamentarismo, elettoralismo, partecipazionismo e pacifismo borghesi.
Oggi costoro ripropongono il vecchio PCI per incrementare ulteriormente le illusioni governative e parlamentariste e per sabotare la lotta per il socialismo in Italia. Vogliono frapporre un altro ostacolo al risveglio rivoluzionario della classe operaia e delle masse per impedirne la maturazione ideologica, politica e organizzativa in senso marxista-leninista, per farne una massa di manovra e di consenso ai governi borghesi, alla seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista e all'Europa imperialista come ha fatto fin qui Rifondazione.
Chi aspira veramente al socialismo ha il dovere di far fallire questa nuova trappola controrivoluzionaria e anticomunista.

(articolo apparso su Il Bolscevico n. 38/1998)