Il PdCI emargina la vecchia volpe revisionista e trotzkista
Cossutta si sposta più a destra
I suoi fedelissimi eliminati dalle liste elettorali

Come prevedibile, in occasione della formazione delle liste per le elezioni del 9 aprile, sono venuti al pettine i nodi dello scontro interno al PdCI fra il presidente Armando Cossutta e il segretario Oliviero Diliberto e i rispettivi fedelissimi. Uno scontro che era emerso già dopo le dichiarazioni di Cossutta al "Corriere della Sera" del 27 novembre 2005, quando il presidente del PdCI aveva sentenziato che "il comunismo non c'è più" e che sarebbe stato disposto a rinunciare a falce e martello pur di fare la lista Arcobaleno con i Verdi e altri per le elezioni politiche 2006.
Al momento, dopo una riunione straordinaria della direzione del partito, sembrava che la cosa fosse finita lì. Ma la resa dei conti era stata solo rimandata. Lo spostamento sempre più a destra di Cossutta e le conseguenti reazioni che ha suscitato all'interno del partito, sono state state colte al balzo dal segretario Diliberto per emarginare la vecchia volpe revisionista e trotzkista e fare posto ai suoi. Come già era avvenuto alle europee 2004 quando Marco Rizzo riuscì a farsi eleggere al parlamento europeo proprio facendo le scarpe a Cossutta.
Così il 18 gennaio, a conclusione di una infuocata direzione, il PdCI ha varato le liste elettorali che vedono Diliberto capolista ovunque alla Camera e l'esclusione dei fedelissimi di Cossutta, a cominciare dalla figlia, Maura, e dal direttore del settimanale del partito, "la Rinascita della sinistra", Gianfranco Pagliarulo.
Per la Cossutta l'esclusione è stata ufficialmente motivata con la regola interna che impedisce di andare oltre due mandati parlamentari. Dopo un giro di consultazioni, è risultato che non avrebbe potuto ottenere i 2/3 dei voti della direzione necessari a una deroga. L'esclusione di Pagliarulo, senatore alla prima legislatura, è stata invece motivata con la sua partecipazione all'assemblea costitutiva dell'Associazione Rossoverde per l'Arcobaleno, associazione fondata da Alessandro D'Amato, ex segretario romano del PdCI, fuoriuscito dal partito.
Sia la Cossutta che Pagliarulo si sono dimessi da tutti gli incarichi. Pagliarulo si è scagliato contro "l'epurazione dei non allineati alla diarchia Diliberto-Rizzo" e il "ridimensionamento" del ruolo di Cossutta. Non si sa per ora dove approderà. Intanto ha partecipato alla prima assemblea nazionale dell'Associazione Rossoverde tenutasi il 12 febbraio che presenterà propri candidati nelle liste dei Verdi.
A Cossutta alla fine non è rimasto che accettare di candidarsi nella lista unitaria con i Verdi al Senato, senza con ciò rinunciare a sostenere la sua linea sempre più apertamente anticomunista. Davanti alla platea milanese di un convegno sull'85° anniversario della nascita del PdCI (così si chiamava all'inizio il PCI revisionista), prima si leva qualche sassolino dalla scarpa denunciando che "è in atto il tentativo di mettere da parte questo presidente del partito, che è troppo vecchio... Vecchio lo sono, ma finché sarò presidente io non posso essere quello che taglia i nastri o celebra i matrimoni tra compagni" e aggiunge "non ci sarà nessuno mai che potrà obbligarmi a tacere", per poi tornare a rammaricarsi del fatto che i Verdi alla fine si siano tirati indietro sulla lista Arcobaleno e "di non aver insistito a sufficienza" e a ribadire che avrebbe rinunciato anche alla falce e martello come "del resto lo avevamo già fatto nel '48...".
Il PMLI ha da subito previsto che il PdCI, come il PRC, del resto, è un falso partito comunista e che a un certo punto si sarebbe sciolto per dar vita a altri raggruppamenti politici non più formalmente comunisti. Fra Cossutta e Diliberto non c'è su questo una contraddizione di fondo, anche perché da sempre perseguono entrambi l'obiettivo della "Confederazione della sinistra" e la lista Arcobaleno. Lo scontro verte sui tempi e le poltrone e a uscirne con le ossa rotte al momento sembra proprio Cossutta che si è comunque autosmascherato come un imbroglione politico e falso comunista.

15 febbraio 2006